31 dicembre 2008

Delego gli auguri

Anna: Mario? Marioooo?
Mario: Eccomi, dimmi…
A.: Senti, ha chiamato…ma che ci facevi sul balcone con questo freddo?
M.: Ehm…niente…
A.: Niente? E lo vai a fare a meno due? Vabbè, dicevo che ha chiamato…
Driiiin Driiiin
A.: Ancora? Aspetta va…Pronto? Salve signora Marchetti, come va? Tanti augu…i babbi natale sul balcone? Ha visto? Quest’anno ho preso anche due renne di poliuretano che…come? I babbi natale che fanno? Si ingroppano tra loro a trenino?! E le renne gli su…oh mamma! Coi calzoni calati? Oh mamma…guardi, saranno caduti uno sull’altro…eh? Con questa scusa è nato il suo primo figlio? Ehm…ok, corro a rialzarli…buongiorno…

A.: MARIO!!!! Non facevi niente sul balcone vero?! Anche quest’anno?? Ma non ti piacciono proprio quegli addobbi!
M.: Mannò, è che Natale è passato e quindi pensavo avessero voglia di un po’ di svago.
A.: Tra di loro?
M.: Ma che ci posso fare se la befana non è ancora arrivata?
A.: Cretino! Pure le renne hai fatto partecipare? Povere bestie.
M.: Perché, loro non hanno diritto di divertirsi?
A.: Tanto non li butto i babbi natale scalatori, convinciti; ed adesso torna sul balcone e rimettili come stavano che ci sono i figli della Marchetti che mimano il trenino per casa, prima che prendano di mira il cane.
M.: Vabbè vado, ma ‘sti ragazzi invece di guardare i balconi dei vicini non potrebbero giocare alla playstation come tutti?!
A.: Hanno la televisione davanti alla finestra; ti vuoi muovere?!
M.: Uff…

M.: Fatto, contenta?
A.: Fammi controllare prima, non vorrei che insegnassi il Kamasutra ai vicini.
M.: Vista la faccia di quello qui accanto mi sa che gli servirebbe…
A.: MARIO!
M.: Ehehehehehe, allora, vanno bene?
A.: Sì, per fortuna ti sei trattenuto.
M.: Senti, ma chi era al telefono, prima?
A.: Te l’ho detto, la signora Marchetti.
M.: No, la telefonata prima di quella, mi stavi dicendo chi aveva chiamato.
A.: Ah, sì, era Bedrosian, ha chiesto se possiamo farli noi gli auguri per il 2009 ai suoi lettori, quest’anno.
M.: E lui non li può fare?
A.: Ma se non ha un idea decente da mesi!
M.: Anche questo è vero…e cosa potremmo augurare?
A.: Non so, un 2009 pieno di post di Bedrosian?
M.: Anna, guarda che di solito si augurano cose belle.
A.: Hai ragione, scusa. Allora i classici “felicità, salute e amore”?
M.: Aggiungici pure i soldi e facciamo l’oroscopo di Branko. I lettori di Bedrosian sono preziosi e fantasiosi, ci vuole qualcosa di speciale.
A.: Oh, a me non viene in mente niente, proponi tu qualcosa.
M.: Potremmo dire: “Vi auguriamo un 2009 in cui ogni giorno sia bello e felice da far sfigurare il precedente”, eh, che ne dici?
A.: Ma sai che per una volta hai detto una cosa giusta? Mi piace, ok, facciamo gli auguri così.
M.: Hai visto? Donna di poca fede, anche io quando voglio ci so fare. Senti, ma per stasera allora? Cenone?
A.: Con tutto quello che abbiamo mangiato? Sei pazzo? Cena macrobiotica!
M.: Macrobiotica?! Ma porc…ma almeno il cotechino con lenticchie a mezzanotte?? E’ una tradizione, dimmi che c’è il cotechino…
A.: Certo che c’è il cotechino.
M.: Meno male.
A.: Però è di tofu.


FELICISSIMO 2009 A TUTTI!!!!

30 dicembre 2008

Il penultimo dell'anno

E' il penultimo dell'anno ed io che faccio? Vi faccio un regalo di Natale in ritardo (in realtà lo fa Frankie Hi NRG MC) ma credo vada bene lo stesso. Lo so che non sto postando molto ma qualche genio a Milano ha deciso che la verifica orale del modulo che abbiamo fatto ci stava bene la facessimo il 7 gennaio...meglio se non commento!

Per farmi perdonare vi regalo questo video:
Il video l'ho tolto perchè non lo sopportavate più :D

E visto che Frankie è buono vi permette pure di scaricare l'mp3

25 dicembre 2008

Buon Natale...

Avrei voluto farvi gli auguri di Natale con un bel post di "Anna&Mario" (qualcuno se li ricorda?), ma non ho avuto tempo, magari lo farò successivamente. Per ora vi faccio i miei auguri con una delle canzoni che mi piacciono di più in questo momento...

Sono sulle mie ginocchia ed attendo una risposta...

BUON NATALE!!!




23 dicembre 2008

Attenzione ai particolari

Se una donna dice il vostro nome come se fosse il rutto di uno scaricatore di porto ubriaco, non chiedetele di uscire.

11 dicembre 2008

nonsolomamma

"nonsolomamma"
Claudia De Lillo
Ed. Tea

La conoscete Elasti, vero? Sì che la conoscete, non fingete, tanto lo so che ogni giorno vi andate a leggere nonsolomamma, lo so che ce la avete nel vostro reader ed ogni volta che appare un nuovo post correte lì a leggere le sue disavventure. Scommetto che alcuni di voi tentano anche di essere i primi a commentare, io ci ho provato ma al massimo sono arrivato quarto, era una notte insonne e volevo ridere ed allora sono andato su nonsolomamma a tirarmi su di morale. Tanto lo so che ci passano anche gli altri, sì, quelli seri, quelli del tipo "Io solo il blog di Grillo, che chiamo Beppe perchè ormai siamo intimi" o quelli "Nonsolomamma? Cos'è? Un sito di e-commerce per abiti premaman da sera?"; ci passano anche loro e leggono, magari hanno anche aperto qualche sito "serio", tipo quelli di notizie, che poi, "serio", non c'è niente di più "serio" del divertire...vabbè ma ora sto divagando; dicevo che anche se fingete di non esserci mai capitati su nonsolomamma io lo so che non è vero e anche se lo fosse, anche se la vostra connessione non avesse funzionato negli ultimi tre anni o foste appena tornati da "sette anni in Tibet", credo che una visita dovreste farla, tanto per fare la conoscenza di Elasti e cercare di capire come faccia a fare tutto (il suo segreto è che si è fatta clonare di nascosto ed in realtà sono quattro diverse); per leggere degli hobbit che crescono e ricordarvi vostro figlionipotefratello che fa le stesse cose (più o meno); per fare la conoscenza di Mister Incredible, l'uomo, ma che dico "uomo", di più, il barese che ha conquistato il cuore di Elasti, che vive una doppia vita, che insegna il dialetto ai suoi figli, che ha come massima trasgressione culinaria le cicorie bollite e vi assicuro, da buon barese, che un piatto di cicorie il giorno prima di una riunione importante è una trasgressione incredibile, dico di più, è un atto di sconsiderato coraggio. Insomma, fare la conoscenza di questi ed altri personaggi è una cosa per cui, secondo me, vale la pena farsi un giro sul suo blog ma se siete appena tornati dalla MIR come potete fare a recuperare il tempo perduto? Beh, basta il libro "nonsolomamma", dove la carta vi racconterà un anno della vita di Elasti e del mondo che le gira intorno e così, nel giro di poco tempo, sarete in pari e potrete commentare anche voi come gli altri e non vi sentirete esclusi. Dopo la lettura vi ritroverete a pensare "Beh, avere una Crisi nella vita non sarebbe poi un male"; dopo la lettura saprete dire "Mo ti a romb la cap" e conoscerete la fondamentale differenza tra un riduino ed un lisc' e buss' ma soprattutto, dopo la lettura sarete sicuramente un po' più divertiti. Per tutti gli altri, quelli che Elasti la conoscono e che hanno fatto di nonsolomamma la loro lettura quotidiana dico solo che il piacere di portarsi le pagine del libro in giro e scoppiare a ridere sul trenoautobustrammetroaereo vale davvero la spesa.

23 novembre 2008

Un giorno è molto poco

Che giorno era? Era venerdì, era l'ora di pranzo ed io guardavo davanti a me, in realtà non guardavo davvero davanti a me, fissavo un punto che era dentro la mia testa in cui si incrociavano parole in italiano e parole in inglese, magari anche un po' maccheronico, colpa o merito della lezione di lingua appena finita, colpa della fame, colpa della distanza. Non mi sono chiesto per troppo tempo “Lo faccio o non lo faccio?”, l'ho chiesto al mio cervello una volta sola e lui mi ha detto “yes”; perché contraddirlo? In fondo spesso ci prende ed allora lasciando agli eventi il campo libero in cui formarsi mi sono informato meglio che in una canzone di Battisti, mangiando come uno in libertà vigilata, ed ho preso davvero due cose due. Ancora una volta il treno notturno, troppe sensazioni da descrivere ora, magari un'altra volta; chiacchiere da scompartimento e rumore continuo nella notte. Non per tutti la vita si riannoda sempre, alcuni si ritrovano con il gomitolo in mano e l'unica cosa che credono sia possibile in quel momento è tranciare il filo di netto; così ha fatto qualcuno in quella notte, almeno così dicevano in stazione, dicevano che qualcuno non c'era più ed allora ti accorgi che forse si è più egoisti di quanto non sembri se la cosa migliore che ad alcuni è venuto in mente di dire è “ma non poteva scegliere un altro modo così non facevano ritardo?!”, non so, mi dà molto da pensare e non tutti i pensieri sono gentili. Poi però la notte ci ha ripreso ancora una volta e ci ha spinto dove volevamo andare, dove dovevamo andare ed il venerdì è diventato sabato e la notte giorno. Ho trovato il freddo a casa, quello meteorologico, pioggia vento e freddo; tanto di quel vento che anche il ramo di un albero ha avuto voglia di venirmi a salutare in macchina ma era un ramo antipatico e lo abbiamo scansato. La stanchezza è una specie di zaino che ti porti sulle spalle ed ogni ora che passa diventa più pesante, però magari vedi certi sguardi colossali e, come cantava Benigni, come non perdersi in certi sguardi colossali? Quando ci si perde così gli zaini pesano meno, pesano meno le ore ed i chilometri ed allora non ti sembra tanto una follia partire una notte di venerdì per tornare un mattina di domenica, non è poi una così grande cazzata farsi più di milleseicento chilometri tra andata e ritorno, non è questo grande sbaglio viaggiare diciotto ore per poco più di ventiquattro con il proprio cuore che si riempie. Ora è domenica ancora per poco e penso che un giorno sia molto poco, ma è meglio di niente.

14 novembre 2008

Compartimenti stagni

Spesso mi chiedono come faccio, sì, mi chiedono come faccio. Anche io me lo chiedo spesso, come faccio; come faccio a ricordarmi particolari, piccoli, infinitesimi, ed evitare di pensare al concetto generale. Come faccio a ricordarmi facce e scordare i nomi e vivere le sensazioni e lasciarmi scivolare addosso altre cose. Mi domandano come faccio a stare in piedi, ritto, sotto colpi che abbatterebbero una sequoia e poi farmi sbattere per terra da un soffio di vento, da uno sguardo. Me lo chiedo anche io, spesso, come faccio ad essere irascibile e calmo insieme e distintamente, come faccio ad avere il sangue che ribolle e le mani ferme e poi voce tremante senza un motivo apparente. Mi guardano in faccia e me lo chiedono; mi chiedono come faccio ad avere lo sguardo sornione e la voce interessata oppure la voce stanca e lo sguardo sveglio. Ho il cervello a compartimenti stagni, forse, che apro e chiudo quando mi serve e basta, forse ho la vita a compartimenti stagni e mi lascio piovere addosso quando mi sento il sole dentro e poi ci sono giorni in cui il cielo è azzurro ma non lo guardo. Mi chiedono come faccio, come faccio ad essere ansioso quando ho sempre dimostrato di sapere, me lo chiedo anche io da anni e non lo so; è il cervello a compartimenti stagni, forse, ne chiude uno e ne apre un altro ed allora è tutto nuovo e come prima. Mi chiedono come faccio ed anche io me lo chiedo e mi chiedo anche: perchè tutte queste domande?


Primo modulo andato! Due giorni di quasi riposo.

08 novembre 2008

Un tizio alto con gli occhi chiari

"Vengo a Milano per un convegno, ci facciamo una pizza?" Ma quando una blogstar ti dice così puoi rispondere di no? Ma ci mancherebbe! Poi capita che lo dici ad un altro blogger, ma che dico blogger? Un altro amico! Ma la pizza dove? Beh, un posto ci sarà qui a Milano...uno solo?! Seeee, un'infinità! E poi ti chiama un parente, una colonna qui, uno che per me è una bombola di ossigeno, e ti fa "Vado in pizzeria con dei colleghi, vuoi venire?", gli dici di no? Macchè! Gli dici "Sì, siamo in tre". Allora tra metro e strada ti ritrovi davanti alla pizzeria che chiacchieri con l'amico ed aspetti la blogstar, che come tutte le blogstar si fa aspettare perchè si perde con il navigatore poi arriva questo tizio alto con gli occhi chiari che ti dice "Domenico?" che l'aspirazione della "c" è meglio del suo avatar e lo riconosci al volo. Passano via due birre, fritti misti, pizza con la bufala e torta ricotta e pere in mezzo a risate e racconti di vite passate lontane e vicine e ti accorgi che la blogstar è proprio come te la aspettavi, anche se così, in giacca e cravatta sembrerebbe quasi un mio collega di master. Ti saluti molto felice dell'incontro e ti dici che è davvero troppo tempo che non vedi Firenze.

04 novembre 2008

Accidentally...

La caffettiera borbotta sulla fiamma e la schiuma mi si asciuga sulla faccia mentre mi guardo col rasoio in mano, mi allargo un occhio e poi un altro, il colorito è normale, saranno le borse a stonare. Passo la lama sulla faccia avanti ed indietro facendo cambiare colore alla schiuma che diventa di un bel rosa tipo salsa tonnata mentre corro a spegnere il caffè prima che bruci e diventi ancora più schifoso di quanto già è. Devo ancora fare colazione e doccia e le lancette dell'orologio girano sempre dallo stesso lato, ma non si annoiano mai? Decido di bere la mia tazza di latte sotto la doccia ma mi persuado che il latte durerebbe troppo allora con una mano mi verso il latte e con l'altra il caffè, mi ustiono bestemmiando tra i denti e mi rovescio addosso il contenuto della tazza il che mi fa accorgere che sono pronto per mettermi sotto la doccia perché oltre al palato mi ustiono altro. Mi infilo in bocca biscotti per l'equivalente di una colazione equilibrata, tutti in una volta ché non ho tempo, rischio di soffocare e di dovermi tracheotomizzare da solo, lo faccio però sotto la doccia che, nell'ordine, passa da calda a ghiacciata a bollente a ustione con bolle, ma tanto, ustione più, ustione meno, non ci faccio più caso. Pattino sul pavimento uscendo dalla doccia e sento menisco e legamenti del ginocchio che recitano il rosario e mi sa che vengono ascoltati perché raggiungo la camicia che, previdentemente, avevo uscito già ieri, certo potevo sbottonarla invece di cercare adesso di estirpare i bottoni uno per uno. Decido di infilarla dalla testa sperando che la stessa, per una magia voodoo sia rimpicciolita tanto da passare dal collo chiuso, però ho come la sensazione di aver dimenticato qualcosa. Salto a piè pari nei pantaloni evitando di fratturarmi una gamba solo perché non avrei saputo come giustificarmi con il 118 quando sarebbe venuto a prendermi, alzo la cerniera e capisco cosa mi ero scordato: l'intimo va messo prima!. Sono tentato dal lasciare le cose come stanno ma poi penso che, con la fortuna che ho oggi, magari i miei ormoni mi regalano pure una bella figura di merda ed allora, cercando di bestemmiare il meno possibile torno sui miei passi e ricomincio da capo con l'abbigliamento. Ho quasi finito, devo solo fare lo scorsoio alla cravatta e sono pronto, mi sorrido allo specchio perché, dopotutto, fuori c'è il sole, è dietro i litri di pioggia e le nuvole ma c'è. Infilo la giacca ma manca qualcosa, ci penso mentre cerco di ingoiare quei due o tre etti di biscotti che si sono fermati ad osservare il panorama dal piloro come fossero affacciati dalla grave delle Grotte di Castellana poi penso che è tardi e che i biscotti scenderanno da soli. Naturalmente l'ascensore è da qualche parte che non è il mio piano ed allora scendo a piedi e naturalmente è al piano terra che mi accorgo di non aver preso né la borsa né il cellulare e si torna su, un po' di moto fa bene, magari i biscotti si stancano e decidono di scendere. Alla fine arrivo in orario dove devo arrivare e mi domando perché nessuno mi ha avvisato che oggi si entrava più tardi.



Ho scritto questo pezzo "sotto l'effetto" di questa canzone, era da tanto che non scrivevo "sotto l'effetto" della musica e mi ha fatti bene...a proposito, questo è il mio DUECENTESIMO post...

30 ottobre 2008

Tanto per farti rosicare Giù...



Stasera sono andato a vedere lo spettacolo di Proietti, questa cosa qui non l'ha fatta ma, credetemi, non importa, è bastato il resto.

27 ottobre 2008

Due giorni via

Reimmergermi nel mio oceano personale è stato come smontarmi, ripulirmi e rimontarmi, prendermi pezzo per pezzo e sbatacchiare via la polvere, il sedimento dei giorni. Mi sono costretto ad un viaggio della speranza, un giovedì in treno guardando la notte che si dipanava fuori dal finestrino e addormentando il cervello solo per poche brevi pause e per il resto contare le luci gialle che ogni tanto apparivano sul tappeto nero. L'arrivo il venerdì mattina mi ha visto camminare e guardare avanti sorridendo e non vedere nessuno, nemmeno mio padre che mi era venuto a prendere e poi crollare sul divano, a casa, vincitore della maratona con me stesso, senza nemmeno alzare le braccia al cielo ma appoggiando la testa sul bracciolo e facendomi cullare dalle mura familiari. Dovevo essere pronto, quanto meno non troppo stanco, per tuffarmi nel mio oceano, quell'oceano di azzurro che mi ritrovavo davanti tutti i giorni davanti perchè tatuato nella parte interna del mio cervello. Sembrerà strano ma ci disabitua a certi gesti e quando ci si ritrova bisogna togliere la pellicola che si ha sui ricordi, la pellicola che ci abbiamo messo sopra per evitare che si sgualciscano con lo smog; ma è come andare in bicicletta e dopo aver sbandato un po', i piedi vanno da soli e si ritorna a nuotare nell'oceano. Magari si accumulano energie per un altro periodo lontano però pesa tanto perchè andare di nuovo via pesa ancora di più, lasciare le solite piccole battaglie della famiglia, lasciare che l'oceano diventi di nuovo lontano e ricominci ad essere un'immagine sul retro degli occhi, lasciare mio nipote che non si spiega perchè lo zio se ne vada di nuovo via e non voglia rimanere lì nonostante lui glielo chieda; il viaggio di ritorno pesa ancora ancora di più della notte in treno perchè la notte un po' è dentro però con un sacco di immagini nuove a farmi compagnia.

20 ottobre 2008

Fuori come va?

Le cose nuove hanno tutte un sapore strano, come un frutto esotico sconosciuto; non sai mai che gusto avrà quando lo morderai e sulle prime difficilmente ti piace. La notte non mi ha portato consiglio anzi, tutt'altro, mi ha portato pensieri che, uno dietro l'altro, non ho fatto in tempo a fermare e così, tra le spire delle lenzuola, ho teso l'orecchio ad una zanzara, ce ne sono tante qui, che ha insistito per tenermi sveglio, come se i pensieri non bastassero. Una volta che la luce è arrivata mi sono alzato ed i dubbi insieme a me, non se ne sono stati nel letto a riposare, no, si sono fatti la doccia e mi hanno consumato l'acqua calda e la calma. Mi sono vestito di tutto punto come alla prima comunione, al matrimonio di un amico, al funerale di un'idea; mi sentivo positivo e meno male, se fossi stato negativo non so come mi sarei vestito. Ho fatto i passi fino all'ascensore contandoli uno per uno, ho guardato i tasti della pulsantiera e premuto "zero", proprio il livello a cui mi trovo. Ho preso l'aria sulla faccia dopo un "buongiorno" ed ho guardato il cielo, non sembrava nemmeno quello di qui, talmente era azzurro come per ricordarmi il cielo che ho lasciato. Devo smetterla e mettere i piedi uno di fronte all'altro e respirare, aria dentro, aria fuori, aria dentro, aria fuori, guardo il semaforo ed aspetto il verde; oddìo, aria dentro, mi ero scordato. Guardo questo palazzo enorme di vetro e verde e la sua entrata e le sue scale, eccomi qui con l'ultimo respiro a calmare i muscoli che scendo le scale e mi guardo in giro. Inizio a cercare degli occhi con lo stesso sguardo che si muove in giro e dico "ciao" ed incontro tante persone tutte diverse e tutte uguali, tante facce che raccontano storie diverse. Lo so che tutti hanno una storia da raccontare, sono una storia da raccontare, che sia una faccia più sicura, un passo più incerto, un tremito dei nervi; non sono l'unico nervoso, lo so, lo sapevo ma non conforta, a dire la verità. Tanto lo sapevo, sento il peso delle cose nuove, l'ho sempre sentito; per fortuna i miei occhi funzionano ancora, le mie orecchie pure e quando queste cose vanno si capiscono tante cose e ci si accorge che il mondo è fatto di tante facce sulla stessa barca. Arrivo alla fine del giorno con i muscoli della schiena duri per la tensione e mi chiedo ancora dei motivi che non mi servono a niente; per fortuna non ho nemmeno il tempo di pensare tanto so che i pensieri torneranno insieme alle zanzare. I giorni poi vengono uno dietro l'altro e diventano due e poi quattro e la prima settimana se ne va ed in fondo i pensieri alla fine si dipanano, si annodano con altri e si sciolgono ancora ed io continuo a mettere i piedi uno dietro l'altro e guardo davanti.

14 ottobre 2008

Sulle montagne russe della vita

Si va così veloce che ti manca il fiato, curve, salite, discese, viste opache dalle lacrime negli occhi, e pensare che fino ad un attimo prima tutto scorreva placido lungo un binario dritto, talmente placido che pur avendo il tempo di guardarsi intorno, le lacrime venivano agli occhi per gli sbadigli e tutto diventava opaco per la noia. Quando si va così piano ci si fa tante domande, vero, amico mio? Ci si chiede, un po' svogliati, “ed ora che si fa?”, magari con la testa appesa allo schienale ed i piedi appoggiati al sedile di fronte. Si sbadiglia ed alla fine dello sbadiglio ti guardi a destra ed a sinistra e quello che vedi non ti è di alcun interesse, magari intorno a te gli altri sono entusiasti e felici e tu invece hai quasi sonno; poi ti assale un dubbio: “Ma ho sbagliato qualcosa? Magari non è questo il posto per me” e mentre te lo chiedi, preoccupato, sembra che i binari sotto di te spariscano, mostrando l'infinito, ed invece è solo un cambio di scenario ed all'improvviso ti trovi a farti mozzare il fiato. La vita è così amico mio, c'è chi ti dirà di fermarti e tornare ad andare piano, chi di cambiare strada, ma sulla giostra ci sei tu e, beh, se ti va di starci assicurati che la barra di protezione sia salda, alza le braccia al cielo, urla, ridi e va fino in fondo.

07 ottobre 2008

Un veloce aggiornamento

Beh, l'avventura è cominciata, sono a Milano, non so dirvi ancora come mi sento perchè il mio cervello deve ancora macinare tutto e poi...ci sono qui i miei e quindi non posso ancora definirmi "staccato" da tutto il resto. Non vi nascondo che le mie notti sono insonni ed i pensieri tanti ma, come mi ha detto una persona cara, affonterò le cose un passo alla volta e vedrò cosa sono capace di fare. Per adesso vi saluto tutti, appena mi sarò stabilito per bene (e magari, se i tizi della vodafone mi attivano la connessione, sarebbe pure più facile) tornerò ad essere attivamente presente sul mio e sui vostri blog.

02 ottobre 2008

La verità, vi prego, sul dottore

Lo incontrai una sera in un bar, lui ed il suo bastone erano appesi al banco. Era ubriaco, lui; il bastone aveva preso solo un’acqua tonica. Mi avvicinai e gli chiesi: “E’ libero?”, indicando lo sgabello vicino al suo, fece una smorfia “No, ci è seduto l’uomo invisibile”. L’alcool non aveva cancellato il sarcasmo. Continuava a riempire un bicchiere con del whiskey ed a svuotarlo subito dopo; appoggiato vicino al bicchiere c’era l’altro suo inseparabile compagno, un piccolo contenitore cilindrico, marrone, semitrasparente, con il tappo bianco; non avevo bisogno di leggere l’etichetta per sapere cosa contenesse: Vicodin. Ogni tanto ne prendeva un paio, nemmeno fossero confetti. Ordinai al barista un whiskey anche io e ci feci aggiungere il ghiaccio, odio i superalcolici nudi. “Ghiaccio…tzè! Potevi fartelo allungare direttamente con l’acqua, allora”, aveva parlato con una voce nemmeno troppo impastata; “Me lo ha prescritto così il medico, è una cura sperimentale”, “Sarà stato uno di quelli con la laurea scritta a mano con il pennarello”, “Beh, almeno non mi ha prescritto un cocktail di antidolorifici e whiskey, dicono che le due cose non vadano molto d’accordo”. Prese il tubetto e lo guardò con i suoi occhi di ghiaccio, “Ho organizzato un summit, sto cercando di fargli fare pace”. Mi girai di tre quarti per guardarlo meglio, anche con la schiena curva sul bicchiere era alto, “Ma non fa prima a darsi una coltellata nel fegato?”, “Farei prima anche dandomi una martellata nei coglioni eppure continuo a parlare con te; mi piacciono le cose lunghe e dolorose”. Ottima risposta, avrei potuto dirgli che la pensava così perché non aveva mai incontrato Rocco Siffredi ma alzai il bicchiere per un brindisi virtuale ed aggiunsi “Non so, visto quanti antidolorifici prende, non credo le piaccia molto il dolore”, mi guardò sorridendo, “Naaaaa, lo faccio perché non voglio che mi distragga, voglio godermi a pieno il dolore mentale.”. Continuò a guardarsi riflesso nello specchio dietro il barista fino a quando, come se si fosse ricordato una cosa, mi guardò spalancando gli occhi, “Ma tu perché mi fai tutte queste domande? Ci stai provando? Guarda che non sei il mio tipo. A me piacciono biondi” e tornò a bere guardando diritto davanti a se; risi, “No, no, niente del genere, sono uno scrittore, sto scrivendo un libro su un medico misantropo e geniale”, alzò un sopracciglio, “Cos’è, i soggetti interessanti erano finiti? Potresti scrivere un libro su un barista. Sam, per esempio, ascolta un sacco di storie interessanti”, guardò il barista che asciugava i bicchieri perso dentro una goccia secca sul bancone, “Hey Sam, con quante persone hai parlato oggi?”, il barista sì svegliò e ci guardò bovinamente, “Compreso te?”, “Sì”, “Due”, “E l’altra?”, “Aveva sbagliato numero” e tornò a perdersi dentro la goccia secca. “Vabbè” disse, “Sam non è l’esempio migliore ma nemmeno io lo sono” e chiuse la frase come una sentenza definitiva. Non volli demordere, “Lei scrive?”, “No, non ho mai imparato, le ricette per i pazienti le mimo al farmacista”, fece uno sbuffo con il naso, come se fosse una risata; ricominciai a parlare rivolgendomi al vuoto, “Ormai quasi tutti scrivono, grazie ai blog; lei ha un blog?”, “Sì, ci metto su le foto della Cally nuda”, “Avrà un sacco di contatti”, “A milioni”, altra chiusura da sentenza; il bastone cominciò ad innervosirsi ma non volli desistere, avevo una domanda da fare e desideravo la mia risposta. “Insomma, lei non ha un hobby?”, “Io suono”, “Cosa?”, “I tizi troppo curiosi”, “Andiamo dottore, stiamo solo facendo una chiacchierata”, “Chiacchierare è un’attività che tendo ad evitare, si ascoltano troppe stronzate”, terza e definitiva sentenza; si alzò reggendo il suo bastone, pagò per entrambi e si voltò verso la porta; quando fu con la mano alla maniglia glielo chiesi: “Come fa a trovare sempre la diagnosi?”, si girò verso di me fermo sull’uscio del bar, “Ho un gran culo” e se ne andò.

Ora, prima che mi linciate, io adoro il soggetto in questione, rivedrei le sue avventure più e più volte.

29 settembre 2008

Meglio andare a piedi...

L'idrovolante color senape sembrava quasi fermo stagliandosi nel cielo azzurro, scendeva piano verso chissà dove ma l'uomo alla guida della bravo metallizzata non lo vide, forse perchè era intento a scrivere un sms mentre si trovava sulla corsia di sorpasso più esterna, delle tre di cui era composta la statale. Se fosse stato più attento certamente si sarebbe accorto che due corsie più a destra, in un vecchio modello di polo, un signore con gli occhiali parlava al telefono mentre leggeva una lettera, aperta sul volante; se se ne fosse accorto magari gli avrebbe fatto un colpo di clacson per richiamare la sua attenzione sulla tipo grigia che si immetteva a tutta velocità sulla strada con unico deterrente delle inutili luci d'emergenza accese. Anche lui però, in quel caso, avrebbe fatto caso alla mercedes con dentro i quattro ragazzi che dimostravano la loro incapacità nel sorpassare sbandando ed invadendo le corsie a sinistra e a destra. Meno male che il vecchietto che, piazzato sulla corsia centrale ad una velocità talmente bassa da rasentare l'immobilità, non si è accorto di niente altrimenti avrebbe potuto spaventarsi e dare un movimento inconsulto magari dando fastidio alla moto che lo sorpassava da destra...forse è meglio che la prossima volta me ne vado a piedi!

Io questi soggetti li ho incontrati davvero 'stamattina, per fortuna non tutti insieme! E pensare che nessuno di loro indossava il cappello.

25 settembre 2008

Un'opinione please

Mi stavo facendo un po' di conti di quanto costerà il mio periodo milanese e sono andato in crisi ipoglicemica. Vi roderebbe tanto se mettessi gli adsense googleiani?

20 settembre 2008

Il mistero degli uomini che fanno culo

Il cellulare si agitava sulla scrivania come se fosse posseduto, ad ogni vibrazione ruotava di un quarto di giro e si illuminava ad intermittenza, oltre ad emettere a tutto volume un trillo fastidiosissimo. Ero convinto di averlo spento prima di infilarmi sotto la doccia, per questo, imprecando, uscii dal bagno solo con un asciugamano addosso piombando nel mezzo di una riunione della Tupperware che mia madre aveva indetto quel pomeriggio, senza avvisarmi o, con maggiore probabilità, mi aveva avvisato ma io avevo lasciato il cervello sul comodino e la mia soglia di attenzione era stata pari a quella di un deputato durante un question-time sul riordino delle unità locali. Mi trovavo davanti a dodici donne che mi guardavano tenendo sospese a mezz’aria le tazzine con il the; mia madre con un colpetto di tosse disse solo: “Questo è Bedrosian, mio figlio”, “Simpatico, ma cosa ci fa con un turbante in testa?”, aveva parlato la donna al suo fianco, “Quale testa?”, disse la signora che mi stava più vicina. La rappresentante della Tupperware si scosse dal torpore e continuò la presentazione dei prodotto: “Ora vorrei mostrarvi un comodo contenitore per i salumi”. Il telefono continuava a reclamare attenzione e mi diressi verso la mia stanza, non prima di sentire la più anziana proporre a mia madre casa nostra come sede fissa degli incontri; avrei dovuto assolutamente trovare una magia baol per cancellare loro la memoria. Il display del cellulare mi comunicava che a cercarmi con tanta insistenza era il Gran Consiglio Baol; ecco perché squillava, le loro chiamate arrivano anche a cellulare spento. “Risponde la segreteria telefonica di Bedrosian Baol, sono momentaneamente assente, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico…beeeep”, tentai, “Bedrosian, finiscila, ci provi tutte le volte, lo sai che non ci caschiamo; perché non hai risposto subito? Eri occupato?”, “No, di solito lo spengo quando non ho un cazzo da fare ed aspetto una telefonata importante… sì che ero occupato!”, “Ah, mi dispiace, spero che non ci siano stati troppi problemi”, “Noooo, a parte dodici signore con il sonno turbato a cui mia madre adesso starà probabilmente dicendo che uscire nudo dalla doccia con un asciugamano in testa fa parte della mia religione? Oppure la scia d’acqua tipo Rio delle Amazzoni che dal bagno arriva qui in camera e per la quale la sunnominata madre santierà fino a far accartocciare il calendario di Frate Indovino in cucina? Nessun problema”, “Meno male, mi stavo preoccupando”, “…”, “Comunque ti chiamo perché c’è un’emergenza per cui serve un Baol di primo livello”, “Cioè?”, “Cioè di livello A, come te”, “Scusa, toglimi una curiosità, ma tu questo lavoro come lo hai ottenuto?”, “Con un concorso”, “Un gratta&vinci?”, “No, ho fatto un esame con una commissione, il presidente mi ha chiesto ‘come si entra nel Gran Consiglio Baol?’ ed io ho detto ‘Dalla porta principale’ allora mi ha guardato e mi ha detto ‘Bravo, il posto è tuo’ “, “E tu?”, “Ed io ho risposto ‘Grazie papà!’ “, “Vabbè, comunque con ‘Cioè?’ intendevo chiederti che emergenza è”, “Ah sì, a Trento ci sono due a cui gli uomini fanno culo”, “E beh? A parte che c’è a chi piace ma a me cosa importa, non abbiamo una sezione speciale per le richieste sessuali?”, “No, non hai capito, a queste due gli uomini o non le cagano nemmeno di striscio o le cagano solo gli impresentabili e quando lo fa uno presentabile scappa dopo pochissimo. Loro danno la colpa al pianeta bastardoporco”, “Seeee, ma saranno due racchie, il pianeta bastardoporco non è mica così crudele, ti manda qualche fregatura ogni tanto, se lo fai arrabbiare, ma niente di più; guarda me, l’ho fatto incazzare spesso ma comunque ho una splendida ragazza”, “Probabilmente lei lo ha fatto incazzare molto di più…”, “Vabbè, comunque sarà sicuramente un falso allarme, perché ci deve andare un baol di livello A?, “Perché è stata fatta una apposita richiesta e sai bene che un baol non può rifiutarsi”, “Uffaaaaa… ma Trento è a millemila chilometri da qui, che palle! Va bene, parto subito, prima che le amiche di mia madre si inventino la scusa che vogliono qualcuno per portare la spesa a casa”. Ero nervoso, sapevo che non avrei trovato un volo in così breve tempo ed infatti nemmeno con la persuasione baol riuscii a convincere la tizia dell’agenzia. Il mio vicino in treno aveva tentato di attaccare bottone già sulla scaletta del vagone, per fortuna l’induzione del sonno è una cosa che insegnano al primo anno della scuola per baol e quindi non avevo avuto problemi; certo, colpirlo con la valigia fingendo di farla cadere, aveva aiutato. Durante il viaggio ero arrivato alla conclusione che mi sarei trovato di fronte due vecchie cariatidi, due zitellacce brutte e baffute che si facevano passare il singhiozzo a vicenda semplicemente guardandosi in faccia. Sicuramente il Gran Consiglio voleva punirmi per la cazzata fatta all’ultima festa di fine anno; durante il mio classico spettacolo di magia avevo chiesto al pubblico che gioco volevano che eseguissi, ‘Fai sparire l’oca’ mi dissero ed io per sbaglio avevo fatto svanire la moglie del baol supremo. Ormai ero davanti alla porta di ‘cessa e più cessa’ , presi fiato e coraggio baol a pieni polmoni e bussai. Mi venne ad aprire una gnocca da paura, una bionda con due occhi verdi ed un profumo di pesca che nemmeno in Emilia a giugno in un campo di nettarine si sente così. Pensai che doveva essere sicuramente la badante slovena delle due vecchiacce “Io – sto – cercando – le – signorine – Cally Callisti – e – Mafy Mafaldi – sono – in – casa?”, parlavo scandendo le parole, magari non capiva benissimo l’italiano, ed infatti mi guardava stupita poi disse: “Cally sono io e lei è?”, “Un imbecille… ehm, mi chiamo Bedrosian Baol e mi manda il Gran Consiglio Baol su vostra esplicita richiesta”, “Uh, uuuuuh, Mafyyyyy, Mafyyyyyy, vieni, c’è il baol che abbiamo richiesto”. Sinceramente a quel punto le mie certezze iniziavano a vacillare ed i primi dubbi ad assalirmi, ‘Magari adesso arriva una mascolina, uno scaricatore di porto insomma e si scopre che sono una coppia omo, ma perché chiedersi il motivo per cui gli uomini fanno culo?’ questi pensieri mi giravano in testa quando dalla porta sul corridoio apparve un’altra bionda, un po’ più alta, con gli occhi azzurri ed un sorriso da far pagare l’eccedenza dell’Enel. Come cavolo era che a queste due gli uomini facevano culo? Avevano tentato di far esplodere il pianeta bastardoporco? Facevano sacrifici umani? Trento era la città con la più alta densità di cretini del pianeta terra? Pensai all’esito delle ultime elezioni politiche e questa ipotesi si fece plausibile a livello nazionale ma dovevo indagare. Mentre mi accomodavo diedi un’occhiata in giro per cercare degli indizi, magari qualche cadavere nascosto. Ci sedemmo al tavolo della cucina, loro due da un lato ed io di fronte “Spiegatemi la situazione” dissi; le due fecero un movimento sincronizzato per scuotere le chiome bionde, a destra e sinistra, che nemmeno i cavalli nei vernissage. Per fortuna il ‘Tum’ sotto il tavolo lo sentii solo io, oltre al dolore; il video dello scuotimento dei capelli avrebbe dovuto essere venduto in farmacia al posto del Viagra. Il mistero degli uomini che fanno culo si infittiva.

Beh, care le mie derelitte, come promesso ho scritto il post, adesso sta a voi continuarlo, accettate la sfida?

19 settembre 2008

Parole...

No, non le ho perse, lo so dove sono, sono nella mia testa tutte ammassate che aspettano che, come al solito, infili la mano, ruzzoli un po' e ne tiri fuori un pugno. Di solito faccio così, poi spargo le parole sul foglio, quelle si distribuiscono come lo shangai, avete presente? Quel gioco dei bastoncini che vanno tolti uno la volta senza far muovere gli altri; le mie parole si mettono così, ingarbugliate, io poi, piano piano le prendo e le metto in ordine, in quello che io posso definire "ordine", un mio ordine personale, magari a voi non danno nessun senso di ordine ma a me sì; quelle parole messe in fila a dire qualcosa mi calmano, ogni volta che scrivo, alla fine ho un piccolo sorriso sulla faccia e so che il tempo che ho speso nello scriverle non l'ho buttato e visto che per quasi tutto il resto di quello che faccio, Oceano a parte, ho la sensazione di buttare via i minuti, è una cosa che mi fa stare bene. I minuti, gli spiccioli della vita, come spiccioli li utilizziamo, li buttiamo via e poi quando facciamo il bilancio ci accorgiamo di aver dilapidato un patrimonio e di stare peggio dell'Alitalia. Io di parole ne ho, di idee ne ho, stanno sedute lì e si chiedono la mia mano quando arriva, ma arriva, lo sanno che arriva, solo che si scocciano un po' ed io spendo i miei spiccioli nella non voglia, perchè non è che non ho tempo, no, io non ho ossigeno e senza ossigeno i pensieri sono anemici oppure sono stronzate.

15 settembre 2008

Ma cosa sono alcuni di noi? Umani? Non credo!

Di solito i miei post sono "originali", li scrivo io, sono le cose che penso e che dico; di solito le parole che appaiono qui sopra le ho partorite io, magari ispirato da qualcosa o qualcuno ma sempre mie, di solito...questa volta faccio uno strappo alla regola e posto una cosa che ho letto, girovagando tra i blog, una cosa che mi ha fatto accapponare la pelle e venire le lacrime a gli occhi, leggetela anche voi, è qui.

11 settembre 2008

Ma uffa!

Dopo la salute, l'educazione scolastica, la cultura ed il tempo libero, adesso pure andare a puttane diventa una cosa per ricchi...eccheccazz...

10 settembre 2008

La cura del gorilla

"La cura del gorilla"
Sandrone Dazieri
Ed. Einaudi - Stile Libero

Eccomi qui, a più di un anno dal mio primo incontro con il gorilla, che leggo il secondo della serie; dovrei aumentare il ritmo, non si può far passare così tanto tempo tra una sua avventura e l'altra. Certo, la vita fa certi giri assurdi che non si sa quando si ripropone la congiunzione astrale di trovarsi in libreria proprio in quel momento lì in cui vuoi comprare quel libro lì, sì, vado per congiunzioni astrali nei miei acquisti librari, non si era capito? Magari mi consigliano un libro ed io voglio assolutamente comprarlo ma poi, capito in libreria e non ne ho voglia, sono ben strano eh? Vabbè, come con il primo, anche in questo caso la lettura è andata veloce e divertita, con intrecci che si dipanavano man mano che si leggeva ma soprattutto, con la classica ironia di Dazieri che spunta fuori nei dialoghi di cui sono intrisi. Il film non l'ho visto perchè l'unica volta che lo hanno trasmesso in tv l'audio era fuori sincrono con il video, faceva venire la labirintite.

Si vede che non ci sto con la testa in questo periodo, ho lasciato passare il secondo compleanno del mio blog così, senza nemmeno dire niente. Ebbene sì, lo scorso 2 settembre questo blog ha compiuto due anni; avrei voluto festeggiarlo con un bel post ma ero a Milano che mi cucinavo i miei famosi "piedi bolliti"...ah, per la cronaca, non ce l'ho fatta, l'ansia mi ha battuto ancora una volta ed ho rinunciato al "cesso elettrico".

07 settembre 2008

Com'è andata...

La banchina della stazione in attesa del treno, un'ansia nascosta male ed un saluto veloce all'accompagnatore. Una borsa più pesante di quello che sembra, come la mia testa. Un'alba splendida e rossa che spunta dal mare ed un rumore periodico e continuo sulle rotaie; sedili che si riempiono ad ogni stazione e tante facce diverse, qualche frase, le polemiche della fila accanto. Un arrivo in orario in una stazione immensa ed un'afa inaspettata delle tre di pomeriggio; un amico-parente con il sorriso sempre pronto come un'oasi nel deserto. Un guardarsi in giro spaesato e stanco e poi già l'inizio della ricerca e cartelli e telefonate; "salve, chiamo per il monolocale" e prezzi assurdi e cessi elettrici e primi piani e mansarde. Una persona nuova, una cena tranquilla ed una notte normale, breve come ormai tutte le notti. Un'altra giornata di ricerca e di afa e prezzi stellari per quattro pareti spoglie ed il luogo che mi vedrà quasi ogni giorno e le facce di quelli che sputa fuori, i vestiti di quelli che sputa fuori: abitogiaccacravatta ed io come un salmone controcorrente. Un pranzo da solo ed altre facce, tante; una signora senza casa con il suo impermeabile giallo che discute in una lingua che non esiste, con persone che non si vedono. Di nuovo in sella alle mie gambe in mezzo al caldo, come un cercatore d'oro d'altri tempi ma l'oro giustamente costa caro. Una doccia e via, fuori lasciando cervello e pensieri a casa, una pizza con l'amico-parente che Dio lo benedica che c'è, risate vere. Un saluto veloce ad altre persone e poi un'altra notte normale, breve come ormai tutte le notti. Un'altra giornata di caldo, domandarsi "ma non pioveva sempre, qui?!" e facce di mille paesi diversi, più difficili da capire ed un ragazzino manolesta che si accorge in tempo che lo guardo ed una signora ha ancora il suo cellulare, certo, se lo porta così non lo manterrà a lungo. Una persona conosciuta ma mai incontrata ed il piacere di incontrarla nonostante le sigarette ed ancora il luogo che mi vedrà e le facce che non sono io; mille volte chiedermi "chi me lo ha fatto fare?" e constatare di quanto diverso sono e di quanto voglio rimanere tale. Ansia, fedele compagna insieme a suo fratello sconforto ed un altro pranzo da solo e la sorpresa di una faccia conosciuta; un altro giro di ricerca ed altre mura e poi casa e doccia e una frase che ti fa stare bene e poi via di nuovo, correre via più veloce dei pensieri. Telefonate amiche ed altre formali e la consapevolezza di dover prendere una decisione: una cosa che mi mette ansia ma che costa meno o un costo maggiore con un po' meno ansia? Un'altra notte normale, breve come ormai tutte le notti e poi l'ultima giornata di ricerca ed altri appuntamenti formali che fanno saltare quello con un parente stretto e quindi l'ennesimo pranzo da solo; l'ultima camminata nel caldo prima della partenza con i piedi che ormai chiedono pietà e sempre tante cose viste che girano in testa ma senza una decisione presa. La scoperta di un costo aggiuntivo non considerato e la quasi convinzione di optare per un po' d'ansia ma con risparmio. Un'altra serata con altre facce nuove ma soprattutto con un amico vero che si incontra per la seconda volta e risate e cibo e risate. Una notte normale, breve come ormai tutte le notti e poi una mattina a richiudere una borsa più pesante di quello che sembra, come la mia testa; l'attesa dell'amico ed un mezzo di trasporto sotterraneo, la stazione ed un saluto, un treno con il mio posto nel vagone più lontano ed un viaggio lungo. Un viaggio lungo ma tranquillo, con il classico rumore continuo, con i dubbi e le decisioni, con i cruciverba e la musica con un libro finito da recensire e tante cose da fare. L'arrivo a casa con i saluti e gli abbracci, gli "allora hai trovato?" ed i miei "sì", le spiegazioni e cosa c'è e cosa bisogna portare e cosa comprare lì e tanta stanchezza sotto la mia doccia. Una cena con la fame che reclama e poi, finalmente, il sorriso più bello del mondo con intorno tutto il resto dello stesso livello e quasi addormentarsi lì, protetto e felice. Ecco, è andata più o meno così.

28 agosto 2008

Tornato...

Sono tornato, ieri pomeriggio ho parcheggiato l'auto di fronte casa e quando ho messo il piede sull'asfalto le ferie erano finite; le ferie di "prima di Milano", le ferie in cui il cervello ogni tanto mi diceva "chi te lo ha fatto fare?". Dovrei fare un resoconto o qualcosa del genere ma in fondo sono anni che sono ferie molto simili, mare e sole, pallavolo e camminate, pesce e rustici leccesi ed allora vi accenno ad un mare più cristallino del solito con un vento favorevole a schiarirlo e vi racconto di migliaia di piccoli argentini che, in branco, nuotavano sperduti nell'acqua bassa e se ti fermavi un attimo ti si facevano intorno come a chiedersi cosa fosse questa fastidiosa grossa specie di animale. Il mio reader stamattina mi diceva che di nuovi post da leggere ce ne erano più di quattrocento e non mi basterebbe un altro mese di ferie per leggerli tutti come meritano, dovrò cliccare su "segna tutti come già letti" e mettermi l'animo in pace e ricominciare a scoprire giorno per giorno le novità di tutte le vite che leggo, consapevole che dovrò fare di tutto per non farmele mancare nel mio anno da precario in una vita da precario di me stesso. Chi è che diceva che siamo transeunte? (Spero di aver scritto bene e di non essere azzannato dai latinisti che sono una specie in via di estinzione ma assai aggressiva), mi sento sempre così, di passaggio nelle cose e mi sono messo a pensare alle tante (troppe?) cose che mi riprometto di fare: dovrò postare qualche altra lezione di dialetto, dovrò raccontare un po' di cose, dovrò mettere qualche foto tanto per farmi invidiare ma soprattutto dovrò trovare il tempo per fare tutto, master compreso. Intanto vi dico che sono tornato, il cervello è fortunatamente (sfortunatamente?) lo stesso della partenza, solo il mio colore di base è un po' diverso, dovrò radermi altrimenti mi scambiano per un arabo e la casa non me la danno. La blogosfera mi ha ritrovato, quindi consideratevi tutti abbracciati molto forte, quelli che mi leggono da poco e quelli che mi leggono da prima, quelli con cui chiacchiero via msn e quelli con cui addirittura mi sono incontrato. Lunedì salgo a Milano a cercare la casa, incrocereste le dita per me?

06 agosto 2008

Uollano, uollano uollàno, vi saluto con l'altra mano...

Ciao a tutti amici miei, per un paio di giorni ho lasciato la spiaggia per tornare a casa perchè io ed Oceano dovevamo partecipare ad un matrimonio, non il nostro eh! E quindi sono ricapitato davanti ad un pc, ho letto un po' di blog, ho risposto ai vostri commenti, il solito insomma. Domani mattina ce ne torniamo al mare per un altro po' di giorni, anche perchè a fine agosto mi sa proprio che devo iniziare a muovermi per trovare quel benedetto monolocale a Milano, quel monolocale che dovrà accogliermi per l'anno del master. Però non potevo mica lasciarvi senza i compitini per le vacanze ed allora, visto che in estate si dice che "tiri" leggere, beh, ai miei nuovi e vecchi amici lettori dico: leggetevi i miei vecchi post, andate in giro e poi ditemi, dei miei 180 e passa post, quale vi piace di più, mandate amici, parenti e conoscenti e fatemi sapere. Si vince qualcosa? Chissà... Intanto vi abbraccio tutti ad uno ad uno e ci risentiamo, spero, presto.

30 luglio 2008

Anime fragili

In giro ci sono anime fragili, contenute in fragili involucri, sono in mezzo a tutte le altre, mischiate alla rinfusa. Le distingui solo se hai la pazienza di osservare con attenzione, con uno sguardo superficiale non ci fai niente, non saprai mai scovarle in mezzo alle altre anime con gli altri involucri, le anime normali, quelle senza colore o le anime dure come calli su cui anche la pioggia scorre via senza lasciare un segno. Per trovare le anime fragili bisogna guardare bene, sono quelle che si portano dietro più segni perché su di loro sì che la pioggia batte più forte e fa più male; sono quelle che fanno movimenti leggeri anche nei corpi più goffi, come foglie portate in giro dal vento. Per riconoscerle bisogna usare anche l’orecchio, cercare di cogliere la loro musica perché non è vero che le anime fragili non fanno rumore, quelle sono le anime subdole che ti accorgi che ci sono quando ormai ti sorridono in faccia. Le anime fragili fanno il rumore delle sere d’estate, il leggero fruscio del caldo che evapora dal terreno e se ne va via; certo, ci vuole un orecchio allenato ma nessuno ha mai detto che trovare un’anima fragile sia così semplice. Le anime fragili si mimetizzano, si nascondono dentro l’involucro e ti fanno credere di essere altro, così magari le lasci stare. Ci sono quelle con l’involucro scuro e lo sguardo sicuro ma che dentro son fragili uguale; ci sono quelle che si costruiscono un’armatura e se ne vanno in giro e non ti ci puoi nemmeno avvicinare o così ti sembra ma se ti insinui nella cotta di maglia lo senti che fanno il rumore dell’estate; ci sono quelle che ridono sempre perché così non si sente che dentro si rompono e vanno in frantumi perché quando un’anima fragile si rompe si spargono in giro tanti pezzi taglienti anche per gli involucri più duri. Le anime fragili fra loro si riconoscono, per loro è facile, sembra abbiano una specie di sesto senso ma è semplicemente che vibrano della stessa vibrazione; a volte capita che nei loro giri le anime fragili si incrocino, che vadano in giro dalle stesse parti ed allora sono un po’ meno fragili ma non meno speciali, solo che loro spesso non se ne accorgono. E’ difficile distinguere un’anima fragile in mezzo alle altre; ti chiedi se esistano davvero, ti chiedi perché debbano esistere le anime fragili ma se ti capita la fortuna di trovarne una allora capisci che un motivo c’è: servono a riequilibrare l’universo.

Beh, amici miei, domani pomeriggio, se tutto va bene, me ne vado al mare con il mio oceano...ci risentiamo la settimana prossima...per poi salutarci di nuovo (mi mancherete).

29 luglio 2008

Sogni di bambino

Quando ero piccolo dicevo che volevo fare il creativo, ora mi manca solo di cambiare una "n" con una "v" e comprare una "a", ci sono quasi...

23 luglio 2008

Mai riuscito a vedere uno stereogramma

Qualche anno fa andavano molto di moda gli stereogrammi, li trovavi in vendita alle feste patronali, in giro per i luoghi di villeggiatura, nelle sagre di paese, ovunque insomma. Gli stereogrammi sono quei disegni che, a prima vista, sembrano solo un insieme di puntini colorati, una esplosione di piccole palline che seguono un preciso quanto incomprensibile schema geometrico ma che se fissati con attenzione rivelerebbero un disegno tridimensionale. Il condizionale per me è d’obbligo perché io questi fantomatici disegni tridimensionali non sono mai riuscito a vederli, ogni volta che passavo davanti ad uno stereogramma mi fermavo, come tutti, e iniziavo a fissarli ma niente, intorno a me la gente diceva “bello!”, “incredibile!”, “guarda quello con i cavalli…”, “hai visto il bosco?” ed io invece continuavo a vedere dei puntini colorati disposti lungo strane geometrie. Anche i miei amici, ogni volta, cercavano di farmi vedere il disegno nascosto, questa meraviglia in tre dimensioni e mi davano i consigli più disparati: “devi fissare un punto preciso e spostare la messa a fuoco”, come se fossi una macchina fotografica, oppure chi raccontava che con gli occhiali fosse più facile perché uno si concentrava sulle lenti e così si riusciva a mettere a fuoco il disegno tra i puntini. Io ci provavo e mi sforzavo e l’unica cosa che ottenevo era un mal di testa e l’immagine di tanti puntini colorati che seguivano uno strano schema. I miei amici dicevano “bello!”, “incredibile!”, “guarda quello con i cavalli…”, “hai visto il bosco?”, c’erano sempre boschi e cavalli negli stereogrammi, una volta anche dinosauri mi hanno detto ma io niente, solo puntini colorati; iniziavo a pensare fosse una specie di candid camera, che mi stessero prendendo in giro e che quei quadri mostrassero davvero solo dei puntini colorati in uno strano schema. Perché ci riuscivano tutti ed io no? In fondo è come la vita, ci sono alcuni aspetti della vita che tu ti ci metti, li affronti, li studi ma proprio non ci arrivi a capirne il significato, rimani lì dubbioso con tutti intorno a te che ne comprendono il senso e tu invece niente, continui a vedere solo una specie di insieme di puntini colorati che seguono uno strano schema. Gli altri si affannano a spiegartelo loro cosa c’è da capire, a consigliarti come capire, ma niente, per te quella cosa rimane un mistero, come i cavalli e i dinosauri tridimensionali che tu non vedrai mai. Mi hanno anche detto che non ci riesco perché non mi so concentrare su quello che non si vede, che insistiamo, io ed il mio cervello, a dire che quelli sono solo puntini colorati in uno strano schema e niente di più ed invece ci dovremmo convincere che sono cavalli, boschi e dinosauri; che io lo convincerei pure il mio cervello a vedere cavalli, boschi e dinosauri così, a fiducia ma saranno sempre i cavalli, boschi e dinosauri che vede un altro ed allora, ancora adesso, se capito davanti ad uno stereogramma che se ne trovano sempre meno, solo su internet e proprio se li cerchi appositamente; se ci capito davanti mi fermo, li osservo e cerco di vedere il disegno nascosto ma poi mi convinco che vedrò sempre e comunque dei puntini colorati in uno strano schema ed allora guardo il cielo, fisso una nuvola e creo un universo e mi basta così.

18 luglio 2008

Credetemi

Davvero non mi viene niente di buono da scrivere e scusatemi se non riesco a seguire tutti come giusto che sia...mi sento lievemente stanco ultimamente, stanco di noia che è pure la stanchezza peggiore.
Buon weekend!!!

14 luglio 2008

La solitudine dei numeri primi

“la solitudine dei numeri primi”
Paolo Giordano
Ed. Mondadori

Qui in Puglia ci sono, se ci si addentra in campagna, delle antiche ville; sono le case coloniche che venivano costruite dai proprietari terrieri al centro dei loro possedimenti. Per raggiungere queste ville c’è sempre un lungo viale che dalla strada porta al portone principale ed all’inizio di questo viale, ai lati, due alberi, di solito dei pini marittimi che, con gli anni, crescono così uguali e così diversi, separati per sempre solo da un viale. Crescono incuranti della vita che gli si muove intorno, arrivano a sfiorarsi magari, una volta cresciuti quando con la loro chioma formano un arco perfetto per l’entrata, ma si sfiorano soltanto e rimangono comunque solo due alberi divisi dal viale; come i numeri primi invocati dal titolo del libro, numeri che possono essere divisi, “declinati”, solo per uno o per se stessi, destinati alla solitudine. Alcuni di questi numeri primi sono anche più speciali, vengono chiamati “primi gemelli”, numeri primi divisi solo da un numero pari e per questo ancora più soli, come gli alberi del viale che arrivano a sfiorarsi, magari ad intrecciasi per un momento ma che restano comunque divisi per sempre dal viale, soli. Ecco, il libro di Giordano racconta semplicemente due solitudini che si sfiorano ma l’avverbio “semplicemente” non vi tragga in inganno; la scrittura di Giordano è semplice come un vestito. Ci sono scritture che sono come panni di broccato, pesanti con intrecci e fantasie e ci sono invece scritture, come quella di Giordano, che sembrano un semplice vestito bianco, pulito, che però, se lo si osserva bene è pieno di ricami eleganti che non lo appesantiscono per niente. Ho letto il libro in pochi giorni assorbendone molte emozioni e, come ho già detto, per me un libro che da emozioni è un buon libro.

Solo una nota a margine per l’autore che ho avuto il piacere di ascoltare in un’intervista venerdì sera: ti sei laureato in fisica, hai pubblicato un libro che ha vinto il premio Strega, ci manca che adesso mi dici che sei un gran cuoco ed hai avverato i miei tre sogni ed io mi posso pure mettere in pensione!

10 luglio 2008

L’uomo col fiore in testa

“L’uomo col fiore in testa”
Daniela Guida
Ed. Sovera

Avevo promesso a Daniela che avrei letto e recensito il suo libro e finalmente oggi lo posso fare; da quando mi è arrivato, tempo fa, con la bella dedica che mi ha fatto era appoggiato sul mio comodino in placida attesa. Ogni libro ha il suo tempo per essere letto ed anche riletto ed oggi pomeriggio l’ho preso e “bevuto” in meno di un’ora. Questo libro, che cita Pirandello nel titolo e cita Kafka nell’incipit e nel personaggio, racconta una storia, la storia di due persone diverse, di un uomo ed una donna e del male che uno può fare all’altra semplicemente con il proprio egoismo, scaricando sull’altra i propri problemi, e che l’autrice rappresenta come un’anomali fisica. Noi uomini non ne usciamo bene da questo libro, questo è vero, ma il personaggio non rappresenta tutti noi, rappresenta solo quello che possiamo essere e che dovremmo cercare di evitare; leggendolo ho provato vergogna per quel piccolo uomo e quando un libro mi trasmette delle emozioni io lo considero un buon libro.
Se volete leggere questo piccolo romanzo non dovete far altro che andare sul blog dell’autrice e la troverete le informazioni su come procurarvelo.

09 luglio 2008

Semplicememe

Che ora è? 23:57

Nome:
Domenico…vabbè, non mi chiama nessuno così, Mimmo

Compleanno:
18 aprile

Segno zodiacale:
Ariete

Tatuaggi:
No…ma se non facesse male farseli me ne farei uno di corsa, un tribale sul fianco destro

Piercing:
Molto interessante…come? Intendete su di me? Non sia mai!

Sei innamorato/a?


Ti piaci?
Mah…meglio di una colica…

Hai già amato al punto di piangere?
Valgono anche i pianti dentro? Allora sì

Hai già fatto un incidente in macchina?
…eh? Devo rispondere? Ah sì, scusate, mi stavo grattando gli ammennicoli…no, nessun incidente…vabbè, una volta, dopo aver parcheggiato, quando è stato aperto lo sportello del passeggero una moto ha deciso di fare un sorpasso e di prendere in pieno lo sportello

Hai mai avuto una frattura?
No

Vino o birra?
Birra…però se il vino è rosso e dolce (tipo Aglianico del Vulture) allora posso fare uno strappo :D

Ti fidi dei tuoi amici?
Sì, in generale sì….certo, si prendono delle cantonate così che non vi dico

Colore preferito per l'intimo:
Addosso a chi? A me? Mah, bianco o nero o colori accesi….ho certi boxer da chiamare i vigili :D

Numero preferito?
Boh, 18 forse

Musica preferita?
Allora, tutta quella che si può ascoltare tranquillamente a volume normale (però ho una predilezione per Rock e cantautori italiani…De Andrè)
Cosa ti manca? Un po’ di serenità e sicurezza.

Cosa odi?
I presuntuosi, gli arroganti, i prevaricatori ed i maleducati…come? Non posso dire tutti gli italiani? Azz…vabbè ma mica sono tutti…la maggior parte? Ehm…, la prossima domanda?

Cosa pensi appena sveglio/a?
"Che palle…"

Da chi hai ricevuto questo meme?
Da Dressel

Quale dei tuoi amici vive più lontano?
Giampiero che sta a Boston adesso.

Cosa cambieresti della tua vita?
Avete un po’ di tempo? Tornerei indietro e direi un po’ più di no.

Sei felice?
A momenti molto

Proverbio preferito:
“A pensar male si fa peccato ma raramente ci si sbaglia” (l’ha detta Andreotti, quindi è abbastanza antica)

Libro preferito:
No…farei uno sgarro ad un sacco di libri non nominandoli

Di cosa hai paura?
A volte del futuro, mi mette ansia.

Una sola parola per chi ha scritto questo meme
: Dressel? Incredibile.

Film preferito:
Cyrano

Se potessi essere qualcun altro chi saresti?
Mah, non lo so.

Cosa c'è appeso al muro della tua camera?
Il poster del penultimo tour di Fabrizio De Andrè

Cosa non cambieresti?
Il mio modo di inventare.

Un posto dove ti piacerebbe andare:
L’Irlanda e la Spagna.

Pensi che qualcuno farà questo meme?
Siamo in democrazia, chi vuole lo fa…come? Non siete sicuri…ehm…speriamo di sì.

Chi sei sicuro che lo farà?
Boh.

Ottimista o pessimista?
Lievemente pessimista.

Profumo preferito:
Muschio bianco.

Sport preferito:
Sci

Timido/a o estroverso/a?
Timido finchè non rompo il ghiaccio

Il frutto preferito:
Pesche gialle ed anguria.

Mare o montagna?
Mare in estate e montagna in inverno innevata

Hai paura della morte?


A che ora vai a letto di solito?
Tardi, sto sempre davanti al pc oppure leggo

Cane o gatto?
Cane

Colore preferito:
Verde

Il segno zodiacale che più ti piace:
Diciamo che tendo ad apprezzare le persone e non i segni zodiacali

Il segno zodiacale che ti piace di meno:
Vedi sopra

La canzone preferita:
Facciamo che dico quella che mi piace un sacco adesso: Chasing Pavements di Adele

Un oggetto a te caro:
Il mio piccolo block notes.

Con chi faresti un viaggio?
Con il mio oceano personale.

Cosa vuoi dire a chi leggerà questo meme?
Lo so, poca fantasia ‘stavolta, ero stanco, sarà il caldo

05 luglio 2008

Biscotti della fortuna avariati

Se per disegnare la tua vita ci vuole molto marrone inizia a preoccuparti.

Questa ve la devo dire

Beh, quando con Digito abbiamo scritto questo post non immaginavo (ma, credo, nemmeno lui) che sarebbe piaciuto tanto, tanto da essere postato su "a parole tue", ma non solo, è piaciuto così tanto che stamattina (visto che sono l'una meno venti) tra le ore 9 e le ore 9:30 lo speaker di teleradiostereo, una radio laziale, leggerà il nostro post. Per i non laziali mi dicono che si può ascoltare in streaming sul sito della radio, ovvero qui; ecco, visto che io non potrò sentirlo, non è che qualcuno me lo registra?

02 luglio 2008

Le praghesi menano i luzzi

Praga, si sa, si trova sulla Moldava, si specchia nelle sue acque insomma. A primavera i luzzi, tipici pesci della Moldava, raggiunta la loro maturazione sessuale, si accoppiano con le luzze che poi depongono le uova in buche sul fondo del fiume mentre i luzzi si avvicinano alla riva e mettono la bocca fuori dal pelo dell'acqua come se fosse una sigaretta post-coito. Proprio in questa occasione le giovani praghesi si avvicinano alla riva e fanno gli occhi dolci, i luzzi, che non sono immuni al fascino di queste efebiche ed eteree giovini, si avvicina ancora di più e le ragazze li colpiscono forte sulla testa con delle mazze che nascondo dietro la schiena; poi raccolgono i cadaveri dei pesci che ormai galleggiano a pancia in su sulla Moldava e corrono a casa a cucinarli ai proprio uomini usando le tipiche ricette praghesi: luzzo all'acqua pazza, luzzo al cartoccio, luzzo al sale; il luzzo, con le carni intenerite dall'accoppiamento risulta così molto più gustoso al palato.

Questo post è senza senso (come molti altri miei d'altronde), tempo fa ho letto una frase detta da Mr. Incredibile durante il suo viaggio a Praga con la consorte Elasti poi il tempo ed il caldo l'hanno fatta macerare ed è uscita questa cosa qui...

29 giugno 2008

Questa settimana...

Beh, siamo agli sgoccioli di questa settimana che, per me, è stata abbastanza particolare; mi sono ritrovato, di punto in bianco, ad organizzarmi per cambiare la mia vita, lasciare le mie abitudini quotidiane per un'incognita. Se qualcuno mi avesse detto che sarei andato in giro per siti internet a cercare un monolocale a Milano, mi sarei messo a ridere ed invece da un paio di giorni, mi "guardo intorno", ormai dalle indicazioni che scrivono negli annunci riesco a rendermi conto se l'appartamento proposto è o no nella zona che mi interessa (Milano Fiera - Monterosa), se ci sono troppe fermate della metro, se potrei pure farmela a piedi, cose così. Una settimana in cui ho preso sul serio l'imparare a cucinare, a lavare i piatti e successivamente anche il pulire e lavarmi gli indumenti; mi viene quasi da ridere, se non mi avesse già preso la mia ansia, fedele compagna delle mie scelte; l'ansia di lasciare gli affetti, l'ansia di vivere da solo, l'ansia di dover dimostrare il proprio valore (che poi questa è la cosa che mi spaventa di meno). Insomma, questa settimana piena sta quasi per finire, mancano circa dieci minuti e poi ne inizierà un'altra che, credo, sarà abbastanza simile; conoscendomi sarà così fino a quando non avrò tutto sotto controllo ed anche dopo, in realtà.

24 giugno 2008

Le donne...

Tempo fa ho detto a Digito: "Dai, scriviamo un post insieme!", sulle prime lui mi diceva che non era all'altezza (cazzate), poi mi manda un pezzo ed io penso: "E mo come faccio?", come al solito aveva scritto una cosa bellissima, anzi, di più, si era superato. Per un po' mi sono scervellato per trovare il modo di dire la mia, anche se la vedevo molto difficile come cosa poi, pensa che ti ripensa, mi è venuta un’idea, non modificavo niente ma gli “rispondevo” con una cosa mia che il suo scritto mi ha ispirato, lui aveva battuto in prosa ed io rispondevo in rima...speriamo che vi piacciano.

Certe donne, noi altri, ce le dimentichiamo quasi subito.
Altre, invece, ce le ritroviamo ogni notte ai piedi del letto,
che ci guardano dormire, anche quando non ci sono più. E magari
da un bel po'.

Certe donne, poi, ci hanno scavato dentro come un uomo non potrebbe
mai e poi mai scavare in una donna. Perché, certe donne, sono qualcosa
di imprescindibile.

Certe donne, con le braccia scoperte, ci richiamano infanzia. Che a
guardarle da dietro sembrano non finire mai. Che noi, in certi occhi
così profondi, ci si perde come bambini. Anche se poi, non lo ammettiamo
mai.

Certe donne sono il primo pensiero di ogni giorno, anche se poi è un giorno
fottuto. Che quando le cose vanno male le chiamiamo per nome e le amiamo per
come sono. Loro, non noi. Che, quando arriva la sera, è sempre meno male che
arriva la sera.

Certe donne, ad abbracciarle, ci si sente rinati. Con quel profumo naturale
che scende dal collo. Lo stesso profumo che poi ci perseguita, quando non
sono con noi e ci fa impazzire quando non sono più con noi. Certe donne, per
motivi che a noi sfuggono sempre, accettano in modo silenzioso e spontaGneo di
fare un pezzo di strada con noi. Eppoi, quando se ne vanno, per noi niente è
più come prima.

Certe donne, a guardarle bene, le sposeresti al primo bacio e al primo abbraccio.
Poi, quando ci fai all'amore, preghi ogni santo che non ti faccia cambiare mai.
Che quando poi l'abitudine viene c'è qualcosa che sviene ma, quando poi siete
lontane, non ci fate dormire più.


Così mi disse l’amico mio
Ed io ribattei a mia volta:
“Le donne sono sogni
che si sognano più di una volta;

sono profumi che torneranno
alle narici, alla memoria
lasciandoci ancora storditi
come all’inizio di ogni storia.

Le donne sono grammatica,
punteggiatura del nostro romanzo,
sorriso intrigante di una cena
risata squillante dell’ora di pranzo.

Le donne sono un rifugio
Dove non c’è sofferenza e paura
Fatto di abbracci e carezze gentili
Dove scordiamo qualunque sventura;

spesso sono anche dolore
unghie sull’anima lacerata
parole taglienti sui nostri sogni,
fiori recisi da lama affilata.

Le donne sono il nostro destino
Il tutto ed il niente dell’esistenza,
tasselli di un solo mosaico,
voci silenti della coscienza.

Le donne sono sguardi leggeri
a scardinare la resistenza rimasta,
loro tutto questo lo sanno
ed a noi, in fondo, ci basta”.

Un po' di spiegazioni

Beh, rieccomi qui, intanto GRAAAAAAZIE per tutto l'affetto che avete dimostrato mandandomi palate di forza che mi sono servite sul serio; ora però devo darvi almeno una spiegazione del perchè di questa richiesta. Ieri mi sono svegliato alle 4 e con i miei sono andato a Roma (per alcuni di voi, amici blogger, dovrei dire "venuto a Roma") perchè dovevo sostenere il colloquio per un master a Milano. Nonostante la levataccia, non mi sono addormentato, nè durante il colloquio nè durante le due ore di test di logica e di inglese ed ho fatto quello che dovevo fare. La morale è che oggi pomeriggio mi hanno chiamato e mi hanno detto che sono stato preso! Dal 13 ottobre Baol si trasferisce a Milano! Per questo vi chiedo: non è che, per caso, qualcuno di voi sa di qualche monolocale per me solo, da affittare a prezzi non da furto in zona Milano Fiera? Mi farebbe comodo sapete...

Vi abbraccio ancora tutti e vi ringrazio ancora.

22 giugno 2008

Compiti per lunedì

Allora, visto che domani non ci sarò e che, con tutta probabilità potrò farmi un giro sul blog solo martedì sera, per non farvi sentire la mancanza vi lascio un compitino per la mattinata di domani: auguratevi buon inizio di settimana a vicenda, da parte mia.
Se, per caso, si trovasse a passare da queste parti il mio amico e compagno jedi sappia che sarebbe gradita un po' di forza che ne ho bisogno per una cosa...oh, la potete mandare anche voi, anche se non siete jedi!
A martedì

20 giugno 2008

Uno sguardo dal ponte

Guardare la città da qui serve a farmi sentire meglio, vengo sempre qui quando le cose non vanno, mi appoggio alla balaustra e guardo i palazzi che ho di fronte; osservo i giochi di ombre e di luce sulle facciate e per un po’ mi scordo che le cose vanno male. Andava tutto alla grande stamattina, tutto troppo alla grande, i sorrisi delle persone che mi ascoltavano, la felicità dei miei amici e la possibilità concreta di vedere la mia passione tramutarsi in libro, il posto ideale per le mie storie. Dovevo aspettarmelo che non poteva durare, ho ascoltato troppe vite per non sapere che quando il profumo della felicità è troppo forte non ti accorgi su cosa metti i piedi. Nemmeno la balaustra stava funzionando, ero lì ma continuavo a pensare a come fosse bastato un piccolo, lurido insetto a cambiare tutto, a sparigliare il destino. Avevo sentito l’urlo di Amanda ed il rumore dei piatti che si rompevano contro il pavimento ed ancora prima di girarmi a guardare avevo capito che non era uno dei piccoli incidenti che capitano quando devi portare cinque o sei piatti contemporaneamente; no, doveva essere qualcosa di diverso ed infatti, sotto i cocci giaceva spiaccicato uno scarafaggio. No, non era possibile, ero troppo maniaco dell’igiene perché nel mio dinner ci fosse uno schifo del genere, ma magari mi sbagliavo, sapevo bene che anche nelle facciate più pulite si poteva nascondere il lerciume, ma quello valeva per gli uomini, non per i dinner. Mi sentii chiamare, solo una persona poteva indovinare dove fossi ed infatti, come se non fosse bastata la sua voce, quando mi voltai riconobbi l’impermeabile beige ed il cappellaccio, il mio amico Tazz Oz, solo sui avrebbe potuto trovarmi lì, aveva fiuto quel dannato detective. Avrebbe fatto una delle sue solite battute ma probabilmente la mia faccia gli raccontava che non sarebbe servita; non che le sue battute servano mai a qualcosa ma in quel momento meno che mai. Disse un paio di frasi e mi riportò con sé, avevo guardato troppo ed inutilmente la città, per quel giorno poteva bastare.


Questo post si collega a questo qui, lo potete leggere anche su questo blog qui dove ci sono le storie tristi o comiche ispirate alla Chigago anni 30.

15 giugno 2008

Regista di genere

Regista: “Allora, io pensavo di iniziare con un campo lungo sul cantante, vestito in giacca e cravatta…anzi, papillon, al centro di una palude, così diamo questo senso di straniamento che fa molto Lynch. Mentre canta viene assalito da due coccodrilli albini che lo azzannano alle gambe ma lui, stoico, continua, pur avendo una smorfia di dolore sul volto che è una meravigliosa citazione dei film trash di avventura. Dall’alto degli alberi un orangotango viene in suo soccorso cercando, con un ramo spezzato, di far desistere i coccodrilli ma anch’esso è vittima della natura matrigna: due serpenti mamba non troppo grossi gli cingono le braccia e lo mordono e muore tra atroci dolori. Fino a questo momento abbiamo tenuto la camera fissa sui soggetti ma, con un balzo veloce in su puntiamo sul cielo dove un’enorme aquila reale volteggia, a simboleggiare il continuo controllo su tutto, degli Stati Uniti. L’obiettivo torna sul cantante alle prese con i coccodrilli, il suo sguardo viene catturato da qualcosa fuori campo, ma cosa? Subito l’occhio della camera segue lo sguardo del cantante e mostra un gatto che cerca di catturare un topo, ormai all’angolo; sa, in questo modo diamo sia un riferimento alla vita di tutti i giorni che appare nel luogo più inaspettato, come in una puntata di Lost, sia l’eterno predominio del grande sul piccolo ed infatti a maggior sottolineatura di questo aspetto facciamo incombere su di loro un elefante. L’obiettivo torna sul cantante che, se pur ormai esangue, continua a cantare, gli si avvicina sempre di più e poi lo lascia al suo destino, inoltrandosi nella foresta dove, ad un certo punto trova i cadaveri di due liocorni putrefatti come a dire che ormai l’età dell’innocenza e della fantasia è morta. Che ne pensa?”
Produttore: “Ehm, sì, bellissimo signor Infascelli ma “i due liocorni” è una canzone per bambini…”

14 giugno 2008

Non buttiamoci giù

Non buttiamoci giù”
Nick Hornby
Ed. Guanda

La vita non è lineare, sarebbe pure monotona se lo fosse, no, la vita è come le montagne russe, fatta di alti e bassi; si è in alto e ci sentiamo i padroni del mondo, poi inizia la discesa, c’è sempre una discesa e quando siamo nel fondo percepiamo le cose in modo diverso, anche la luce. Ci passiamo tutti quanti, chi per più tempo, chi per meno, ma ci passiamo tutti ed allora capita di pensare che forse andare avanti non è poi l’idea più sensata. Ecco, questo libro parla di quattro persone completamente diverse che vogliono farla finita e si ritrovano, per caso, nello stesso posto. Il suicidio non è un argomento facile ma l’autore lo affronta in modo sereno e divertente e nonostante questo non dissacrante; ci fa sentire i loro punti di vista, la storia ce la fa raccontare da loro, con le loro “voci”. Il libro scorre veloce e fa provare sentimenti e credo che questo sia una cosa molto importante per un libro. Ringrazio tanto Anja per avermelo donato.

12 giugno 2008

La faccia di un baol

La faccia di un baol la conoscono in pochi, quella vera intendo, anche perché la faccia di un baol cambia sempre, altrimenti non sarebbe un baol no? Attenti, non parlo della faccia che si vede, quella si vede perciò non ci si può fare niente, parlo della faccia che rappresenta, quella che mostra chi siamo, ecco, quella di un baol la conoscono in pochi perché un baol facilmente capisce e difficilmente si fa capire ed allora è un occhio che si fa invidiare dalle donne e prima era una pappagorgia irsuta che denotava la propensione alla buona tavola. La faccia di un baol cambia col tempo, ma mica semplicemente con le nuvole ed il sole, no, con la pioggia dentro, quella per cui spesso non esiste ombrello ed allora il baol lo trovi lì al bar apocalypso che parla col suo barista preferito, quel Galles che spesso si stanca ad ascoltarlo. Beh, il mio Galles sono un sacco di gente, quelli che mi ascoltano sproloquiare e che io ascolto con piacere, quelli con cui rido e quelli con cui scrivo. Ma si parlava della faccia di un baol, Galles la conosce la faccia di un baol anche senza bisogno di vederla, sa che quella è la sua faccia quel giorno lì e spesso non ci si può fare niente. Stamattina ho preso la posta e c’era un pacchetto, una bella busta imbottita, senza il mittente e mi sono chiesto cosa potesse essere, il libro di Daniela mi era già arrivato e visto che la curiosità è baol ho preso un bel tagliacarte ed ho aperto il pacchetto e dentro c’era un libro che si chiama Rac-corti ed un foglio scritto a macchina di un mio AMICO, un jedi un po’ yakuza, che si faceva un po’ di domande, perché noi jedi siamo fatti così, ci facciamo domande per eoni ed eoni. Questo amico è uno dei miei Galles e lui la faccia di un baol la conosce checchè ne dica lui, anche se non l’ha mai vista e stamattina la faccia sorrideva.

10 giugno 2008

Troppo vento oggi

Troppo vento oggi, un vento da alzarsi il bavero e calarsi il cappello sulle ventitre, un vento che scompiglia capelli e pensieri. Con un vento così se ne rifugiano tanti nel mio dinner, per un pasto caldo od un whiskey freddo, oppure perché hanno solo voglia di parlare e sanno che da me troveranno orecchie pronte ad ascoltare. Il mio dinner è aperto tutta la notte, soffro d’insonnia e le storie che mi vengono raccontate mi aiutano a passare il tempo, ne sento tante: mariti traditi che lo sanno ma amano troppo per poter fare qualcosa ed allora vengono qui da me e si guardano riflessi nel bicchiere; persone a cui non va di mangiare da sole a casa che vengono qui per non sentire l’urlo della solitudine e si fanno scaldare il cuore dalle mie minestre e dai sorrisi di Amanda Rock, la mia cameriera, quella che indossa i teschi ed ha paura degli insetti. Se venite da me è quella col grembiule, di solito, se non è in giro per i tavoli, la trovate al banco che parla con un uomo alto, il suo fidanzato, Tazz Oz. Lo riconoscerete facilmente, indossa sempre un impermeabile beige ed un cappello con le falde; la prima cosa che penserete a vederlo sarà: “Questo è un investigatore privato!”, beh, ci prendereste in pieno; se siete di Chicago e sospettate che vostra moglie vi tradisca, che il vostro socio vi rubi i soldi dalla cassa o che vostro figlio si droghi, chiamatelo, per 50 dollari al giorno vi levate il dubbio. Lo conosco da una vita, forse da più di una vita, certe croci te le affida il karma. Oggi festeggia, ha risolto un caso grosso per un industriale brasiliano, festeggia alla sua maniera: viene qui e mentre si fa imbambolare dagli occhi bambini di Amanda, si mangia la sua solita bistecca con le patatine fritte e mi racconta il caso ed io faccio come al solito, gli cucino la bistecca, gli friggo le patatine e mi appoggio al banco per sentire quello che ha da dire. Se anche voi avete fame, sete, oppure avete solo una storia da raccontare, io sono qui, il mio dinner è quello con l’insegna al neon sfrigolante, “Paol”; è aperto tutta la notte, soffro d’insonnia e le storie mi aiutano a passare il tempo.

Ieri notte il mio reader mi ha regalato questo splendido racconto di Porzione e questo è il mio modo per ringraziarlo.

05 giugno 2008

Made in China 2

Dopo l'enorme successo riscosso dalle mie prime proposte di blog tarocchi, ho ricevuto un sacco di offerte e così ho deciso di offrire a gli amici orientali nuove idee per il taroccamento:

La vita è un’allusione: Un blog che non dice, accenna; dedicato all’antica arte dei doppi sensi

Angolo cattura: Consigli di un famoso cacciatore esperto in trappole

Where on earth is Carmen Di Pietro: Blog completamente dedicato alla famosa showgirl

Vodka&cioccolato?: Blog promozionale di un bar dove fanno strani cocktail

Madrygopolice: Il diaro personale di una fan dello storico gruppo di Sting

Pringles per scelta altrui: Due patate volevano essere San Carlo Highlander ma il destino è stato avverso (bisogna dire che quest'ultimo taroccamento è farina del sacco di una delle curatrici del blog stesso, dividerò con Angie la percentuale che i cinesi mi offriranno).

02 giugno 2008

Made in China

Parliamoci chiaro, la globalizzazione ormai è un fatto compiuto e con essa la conseguente invasione di prodotti cinesi che spesso e volentieri sono imitazioni malriuscite di prodotti locali; altre volte hanno solo l'immagine del prodotto originale ma sono una cosa completamente diversa. Bisogna rendersi conto che il fenomeno ormai è inarrestabile e comportarsi di conseguenza; io, prima che ci arrivino da soli mi propongo come creativo per i cinesi e gli offro la mia idea geniale: "i blog tarocchi". Nella blogosfera non ci sono arrivati, anche perchè, di solito se un cinese medio apre un blog appena fa "invio" per il primo post il blog automaticamente si autodistrugge; per questo motivo gli do io lo spunto per alcuni blog tarocchi:

Il diario delle barilotte: Avventure e disavventure di due amiche grassottelle, more e pelose a cui, però, gli uomini non sanno dire di no.

Digito ergo rhum: Un giamaicano che scrive sul blog solo quando è ubriaco perso.

Senza predicato verbale: L’interessantissimo blog di una ragazza che ha litigato con la grammatica.

Prescia Soon: Diario di una ragazza sempre di fretta, infatti i post sono tutti lasciati a metà.

Il maestro e la margherita: Un docente di scuola elementare ed i suoi monotematici gusti per la pizza.

Fattabugiarda: Diario segreto di una tossica che non sa dire la verità.

Senza premura: Racconti di vita scritti con mooooolta calma.

Queste sono le prime idee, appena vedrò che verranno apprezzate dagli amici orientali me ne inventerò delle altre.

in realtà confido molto nel senso dell'umorismo dei titolari dei blog :D

29 maggio 2008

Telefonameme…

Si avvisano i gentili lettori che il seguente post è vietato ai minori di anni 18.

Driiiiiiiiin Driiiiiiiiiin
Simpatica Telefonista Discinta: Proooooooontooooooo….mmmmmmm…..chi seeeeeei?
Baol: O Signur…Ehm, salve, mi chiamo Bedrosian Baol.
S.T.D.: Ma che bel noooooome.
B.: Modestamente ce l’ho dalla nascita.
S.T.D.: Io sono Sahmahntah.
B.: C’era una svendita di acca?
S.T.D.: Che simpatico che sei, è la prima volta che chiami?
B.: Ehm, sì.
S.T.D.: E dimmi cosa ti piace allora.
B.: Ecco, allora, mi piace guardare.
S.T.D.: Aaah…sei un voyeur…mmmm…interessante! E con chi mi vorresti guardare? Con un uomo? Con una donna? Con un cavallo? Con uno scaldabagno?
B.: Con uno scaldabagno?!
S.T.D.: Mmmmm…ti piace strano allora…Sono qui con il mio amato boiler che…
B.: No, signorina, era una esclamazione di meraviglia. Quando ho detto guardare non intendevo quello, volevo dire che mi piace guardare, osservare il mondo, farmi raccontare la vita dagli occhi, come diceva De Andrè.
S.T.D.: Chi è? Uno con cui andavi a donne eh…E dimmi, cos’altro ti piace?
B.: Mi piace conoscere gente, le altre persone.
S.T.D.: Ti piacciono le orge eh…mascalzoncello…pure a me, una volta, mi ricordo, con tre amiche ed il Battaglione San Marco…
B.: No, vabbè, volevo dire che penso che ogni persona abbia una storia da raccontare, sia una storia da raccontare.
S.T.D.: E solo queste cose ti piacciono?
B.: Oh, no, mi piace tanto leggere, adoro tutto quello che può essere letto.
S.T.D.: Letto? Solo sul letto? Ma ci sono tanti posti per farlo, mica esiste solo il letto, sei pure un comodone. E dimmi, dimmi, che altro?
B.: Mah, mi piace la cucina…
S.T.D.: Ah! Allora lo vedi che non ti piace solo a letto anche in cucina, sul tavolo; qui da me ho un bel tavolo, tante sedie, ho anche un minipimer…
B.: Oh mamma…volevo dire che mi piace il cibo, mangiare, la buona cucina.
S.T.D.: E nient’altro?
B.: Beh, sono anche un fan della tecnologia.
S.T.D.: Ti piacciono i giocattoli eh, pure a me, ne ho un’intera collezione, ho paperette vibranti, cilindri roteanti, sferette saltellanti.
B.: Non era quella la tecnologia che intendevo però…
S.T.D.: Ma ci sarà qualcosa di strano che ti piace, no?
B.: Beh, ecco, ehm, ha presente quando, camminando per strada, ti trovi i pacchetti delle sigarette vuoti gettati per terra, magari ancora integri?
S.T.D.: Sì, beh?
B.: Ecco, a me piace schiacciarli con il piede e sentire come cedono…
S.T.D.: Ma sei un pervertito!
Tutututututututu…

Come avrete sicuramente capito questa non è una vera telefonata erotica (lo avete capito vero? VERO?!), ma soltanto lo svolgimento del meme delle sei cose che mi piacciono. Ho perso il conto delle persone che me lo hanno passato: Inenarrabile, Daniela, Aldievel, Giorgio Pontrelli, addirittura Jeannette…e mi sa che mi sono pure scordato qualcuno. In realtà le cose che mi piacciono sono più di sei ma se le dicessi tutte poi vi toglierei il gusto di scoprirle. Non espletavo un meme da tempo immemorabile, ne ho saltati un po’, tra cui un sacco di premi ricevuti; adesso dovrei postare il regolamento e passarlo ad altri blogger ma lo avete fatto tutti perciò, beh, la chiudo qui.

24 maggio 2008

Un piccolo luogo oscuro

C’era una che mi piaceva, anni fa; una che poi hanno convinto avesse dei limiti ed allora, di punto in bianco, ha interrotto la strada che stava percorrendo e si è fermata a fare altro. Avevo un amico, certo, c’è ancora quel amico, quando raramente ci vediamo io lo saluto ancora come sempre. Allora lo eravamo di più e si chiacchierava insieme e lui ascoltava me ed io ascoltavo lui. Questo mio amico stava con una mia amica, una che tempo prima piaceva a me ma che non le piacevo, però eravamo amici ed allora, richiestomi, li ho fatti conoscere e loro si sono fatti qualche anno insieme. Questa mia amica era amica di quella che piaceva a me, anche io ero suo amico ma lei di più, era tipo la migliore amica. Lo so che le cose si stanno facendo complicate e si intrecciano, la vita è un po’ così e se prendete carta e penna e vi fate uno schema magari è più facile. Un giorno, a luglio, faceva caldo; tutti i giorni in realtà ma quel sabato pomeriggio forse di più o così ci sembrava ed allora decidemmo che il giorno dopo saremmo andati tutta la giornata al mare, io, i due e quella che mi piaceva e magari al mare trovavamo altri amici. Quando si fanno queste cose ci si organizza, si decide chi prende la macchina e cosa mangiare; l’idea era bella, stare al mare con gli amici, compresa quella che ti piace, non può che essere una grande idea. Mi piaceva essere puntuale, mi piace ancora adesso; all’orario convenuto ero bello e pronto con la busta con le focacce imbottite e guardavo fuori dalla finestra aspettando che passassero a prendermi. Anche dopo aver atteso il ritardo canonico però, non si vedeva l’ombra dei miei amici ed allora provai a telefonare ma non mi rispondevano. Uno si preoccupa quando succedono queste cose ed allora mi misi nella mia macchina e me ne andai a casa del mio amico, citofonai e alla mamma, affacciatasi al balcone, dissi: “Buongiorno signora, c’è G.?”, “E’ andato via da un’ora, è andato al mare. Gli devo dire qualcosa?”, “No signora, arrivederci”, chè mica glielo puoi dire alla mamma che il figlio, tuo amico, un’ora prima doveva passare a prendere pure te. L’abbandono e il tradimento sono traumi che fanno male a tutte le età, fatichi ad accettarli, soprattutto quando non riesci a spiegartene i motivi. Me ne tornai a casa e mi feci un giro in bici e poi mi mangiai la mia focaccia imbottita e la loro la buttai che mica puoi farla trovare lì quando torna tua madre, lei ti chiederebbe spiegazioni, ti direbbe: “E queste? Non sei andato al mare?”, perché è difficile inventarsi una scusa, perché non gli puoi dire: “Mà, sai l’amico mio? Beh, quello mi ha lasciato qui senza avvisare”. Quella sera stessa me li sono ritrovati davanti, i miei amici, che cercavano di spiegarmi attraverso le scuse che non erano passati perché quella che mi piaceva non voleva, le davo fastidio; il fastidio, come un callo o una vescica insomma. In quel momento un po’ sono cresciuto e cambiato, in quel momento esatto lì. Da allora i miei amici sono aumentati, con tanti non mi sento più, altri nuovi sono arrivati ma alcune cose mi sono rimaste da allora: l’ansia dell’attesa quando devono passare a prendermi ma soprattutto la delusione nel constatare che, a volte, gli amici cambiano. Ora come allora mi chiedo il perché delle cose, perché si deve dare l’amicizia per scontata, perché l’amico deve sempre capire. Da allora non sono poi cambiato molto, sempre pronto a dare un braccio per un amico, però mi accorgo di un sacco di cose; mi accorgo di come le cose cambino, di come quello sempre pronto a dire “vediamoci, organizziamo”, una volta trovata una ragione di vita si scordi pure di come si dica, forse perché non ne ha più bisogno; di come si cambino gli affetti e le occasioni. Se sono sempre stupido ma spesso cinico dovete ringraziare tre miei amici ed una giornata al mare saltata.

20 maggio 2008

Ultime news

Interrompiamo le trasmissioni per darvi la notizia di uno scontro avvenuto questa mattina alle 11:30 sul lungomare di Bari all'altezza di S. Giorgio. Una smart durante un sorpasso azzardato si è andata a scontrare frontalmente ad alta velocità con una libellula che viaggiava nella direzione opposta. La libellulla è stata sbalzata via, ha fatto due giri su se stessa ed è atterrata sull'asfalto; non si hanno ancora notizie dello stato della carrozzeria della smart.

Niente, stamattina ho visto 'sta scena tornando da Bari e vedere la libellulla che si girava su se stessa mi ha fatto pensare "poveretta", ecco tutto