17 giugno 2016

Comunicare

Tempo fa mi è capitato di seguire un corso di Public Speaking, un corso per imparare a parlare in pubblico insomma, l'ho fatto fondamentalmente per lavoro ma anche per mettermi alla prova, per vincere proprio quella paura di parlare in pubblico che spesso e volentieri manda l'ansia in circolo. Non che l'ansia, con me, abbia bisogno di una spinta per andare in circolo ma ci sono occasioni in cui la stronza (intendo l'ansia (non vorrei che qualcuna, leggendo, fraintendesse (ecco che ricomincio con le parentesi))) scivola dentro con tale facilità che cominci a chiedersi se non fosse sempre stata lì, tra l'aorta e l'intenzione, direbbe De Andrè. Vi domanderete quante occasioni io abbia di parlare in pubblico ed in effetti non sono poi così numerose solo che quando uno dice "parlare in pubblico" ci si immagina una platea gremita di gente ed invece configura "parlare in pubblico" anche il parlare faccia a faccia con una persona, anche quella è una conversazione, anche lì c'è comunicazione e molto spesso è anche di importanza vitale. Lo so che vi sto annoiando, piccoli occhietti stanchi, magari volete semplicemente festeggiare la vittoria dell'Italia contro la Svezia e vi siete detti "Cavoli, Baol ha scritto un altro post, sarà sicuramente un divertentissimo post partita", ed invece vi trovate a leggere una roba sul parlare in pubblico. Abbiate pazienta tenere ciglia cispose che un senso lo si trova sempre; mentre seguivo questo corso il nostro insegnante ci ha giustamente spiegato in cosa consiste la comunicazione perché uno pensa sempre che la "comunicazione" siano le parole e voi sapete bene quanto io le ami, quelle dolcissime puttane che ogni tanto mi lasciano per andare a far baldoria negli angoli più remoti della mia testa (le capisco, solitamente in tali angoli vado a riporre tutti i pensieri più sconci e laidi (sì, ho pensieri sconci e laidi (pure ricordi se è per questo (e continuo a divagare di parentesi))); dicevo dei pensieri sconci e laidi, le parole si vanno a nascondere lì, insieme a quei pensieri e cominciano a ballare e ubriacarsi. Oppure le parole si affollano per uscire e visto che la testa è grande, la bocca meno e non parliamo poi della punta della penna, quelle si incastrano una con l'altra e non riesco a dire nulla. Insomma dicevo uno pensa sempre che la "comunicazione" siano le parole, cioè quello che si dice (o si scrive) ed invece no, almeno, non solo. Praticamente la comunicazione ha tre livelli, il primo è quello delle parole, di "quello che si dice" (o si scrive (e aridanghète con le parentesi)) e viene definito comunicazione verbale, poi ci sono la comunicazione para-verbale e quella non-verbale. La comunicazione para-verbale è il "come lo si dice", il modo, il tono della voce, la velocità, il timbro, il volume, anche le inflessioni; la comunicazione non-verbale, invece, è quello che comunichiamo con il corpo, tipo con la postura, la faccia, anche con i vestiti. Insomma, metti che uno ti dica "ti voglio bene", le parole sono belle no? Il messaggio chiaro. Però poi il tono è scocciato e con le mani mima intensamente di essersi gonfiato i coglioni, voi capirete che a quel punto il messaggio diventa quanto meno più criptico. Ok, ho esagerato, spesso e volentieri sono sfumature, l'incrociare le braccia pare sia chiusura (oppure hai le ascelle sudate e non vuoi farle vedere). A quel punto, una volta spiegataci questa cosa, il nostro docente ci ha chiesto in che percentuale questi tre livelli di comunicazione influissero su come viene percepito il messaggio; tutti, più o meno, abbiamo risposto che la cosa più importante è la comunicazione verbale, diamine dai, quello che si dice DEVE essere la parte più importante di un discorso e lui a quel punto ha sorriso (ma che cazzo c'hai da ridere?!) e ci ha mostrato questa foto:


praticamente "quello che si dice" influisce solo al 7%, per il restante 93%, ripeto novantatré percento, NOVANTATRE, ad influire su come recepiamo il messaggio è proprio il para-verbale e non-verbale; insomma, come lo si dice e come ci poniamo nel dirlo. Ora voi vi chiederete "ma, scusa, tutto questo pippone sulla comunicazione, perché?!", ora ci arrivo, cari scoiattoli curiosi; mi è tornata in mente questa considerazione sulla comunicazione perché ultimamente, con lo sviluppo dei social di qualsiasi tipo si è portati a scriversi, a comunicarsi le cose, usando parole, spesso poche, scambiate attraverso messaggi che sono semplicemente il formarsi di leggere su uno schermo ed ho pensato che così si finisce che non ci si capisce più, mentre le parole, quando uno ha voglia o necessità di farle arrivare all'altra persona, hanno bisogno di voce e corpo. E allora? Lo so, ve lo leggo nelle iridi stanche, allora, quando un messaggio è importante, una comunicazione delicata, bisogna parlarsi faccia a faccia, occhi dentro gli occhi; quando abbiamo qualcosa di importante da dire l'altra parte merita che si abbiano i coglioni per dirla in faccia.
Grazie per l'attenzione