31 maggio 2010

Secondo me, in fondo, hanno ragione

il PDL ha dato degli spregiudicati a Ciampi e Veltroni per le loro affermazioni sulle stragi di mafia del 1993; a guardare bene non hanno tutti i torti. La "S", prima di una parola, in molti casi è negativa, ne denota il contrario; ad esempio connesso - sconnesso. Forse, quelli del PDL, hanno semplicemente voluto distanziarsi da Ciampi e Veltroni, forse volevano sottolineare che loro sono diversi, che per loro la parola spregiudicati non si può usare, per lo meno non con la "S" davanti, ma forse mi sbaglio...

28 maggio 2010

I dolori del giovane Werther reloaded

Ludwig: Ciao Guglielmo!
Guglielmo: Ciao, Ludwig.
L.: Ma cosa c'è? Hai una faccia...
G.: Eh, sapessi; oggi mi è arrivata un'altra lettera di Werther.
L.: Ancora?! Ma ti scrive tutti i giorni??
G.: Praticamente sì, non ce la faccio più, il postino ormai pensa che ce la intendiamo.
L.: Per il Cancelliere di Prussia! Davvero?
G.: Sì, stamattina mi ha lasciato la posta dicendomi: 'C'è un'altra lettera del vostro amichetto'. Che mi portasse sua sorella, questo vile!
L.: Mamma mia; vieni, ti offro una birra così mi racconti meglio.
G.: Va bene, grazie.
...
L.: Insomma, mi dicevi che Werther ti ha scritto anche oggi, ma non ha niente di meglio da fare?
G.: Guarda, mi è molto caro, siamo amici da tempo, ma adesso mi ha rotto le scatole. Prima se ne va a Wahlheim per stare in pace e dipingere e poi non fa stare in pace me.
L.: Dipingere?
G.: Sì, lo dovevi sentire all'inizio: 'E quanto è bello qui', 'E le persone semplici ma affettuose', 'un paradiso'. Pensa che mi ha scritto che era talmente bello che non riusciva nemmeno a dipingere.
L: E cosa faceva?
G.: Passeggiava! Passeggiava e mi descriveva tutto per filo e per segno.
L.: Che bella vita! Ma provare a lavorare qualche volta? Quel ragazzo è sempre stato sfaticato, andasse a spaccare legna per l'inverno!
G.: Ma questo è il minimo. Dopo un po' ha conosciuto una, una certa Carlotta, la figlia del borgomastro, ed ha iniziato a scrivermi di quanto è bella, di come sia uno spirito eletto, ed io che gli rispondevo che ero contento e che magari avrebbe potuto scrivere un po' a lei adesso.
L.: E poi?
G.: E poi ha scoperto che questa era promessa sposa ad un certo Alberto.
L.: Che sfortuna però, si sarà fatto da parte a quel punto...
G.: Macchè! Lo ha pure conosciuto, questo Alberto e ad iniziato a scrivermi pure di lui!
L.: Ma è malsana questa cosa, ma tornasse qui che ho un paio di amiche che gliela fanno passare tutta questa voglia di scrivere lettere.
G.: Werther ha proprio perso il lume Ludwig, ma anche senza luce riesce a scrivermi. Gli ho consigliato di allontanarsi, eravamo riusciti a trovargli un buon lavoro.
L.: E?
G.: E lui ha rotto le scatole anche lì! Ha litigato con mezza borghesia ma la cosa peggiore è che non ha nemmeno diminuito le lettere.
L.: Ma non gli vengono i crampi?
G.: Ma cosa ne so?! Sembra immune.
L.: Adesso cosa sta facendo?
G.: Indovina...
L.: Torna a casa?
G.: Macchè! E' tornato a Wahlheim!!!
L.: Ancora?? Ma allora si è giocato il cervello a Peppa Tencia!
G.: Completamente, va scrivendo di notti ed oblio; ha spaventato Carlotta ed Alberto tanto che quest'ultimo ha consigliato alla ragazza di allontanarlo.
L.: Ottimo consiglio, lui come l'ha presa?
G.: Apriti cielo! Vuoi sapere cosa ha scritto nell'ultima lettera?
L.: Cosa?
G.: Durante una tempesta se ne è andato sulla collina a guardarla imperversare sulla valle; scrive che è uno spettacolo che lo smuove dentro.
L.: Non ho parole, non vorrei davvero essere nei tuoi panni. Cosa pensi di fare?
G.: Cambio casa e non comunico il nuovo indirizzo a nessuno.

Un altro reloaded, questa volta mi sono chiesto cosa avrebbero potuto pensare del Werther di Goethe dall'altro lato delle lettere. Naturalmente lo dedico a fabio.

23 maggio 2010

Ma che, per caso, sei tu?


Tu, sì tu, lettore occasionale (perché di sicuro non sei tra i miei lettori abituali), tu che sei arrivato qui per caso, magari cercando "donne che fanno vedere alli uomini il culo" (denotando anche un meraviglioso utilizzo dell'italiano); se sei arrivato qui e ti riconosci nel padrone della Opel Astra GTC che stasera, a Rutigliano (BA), mi ha impedito di rientrare la macchina e mi ha costretto a lasciarla fuori; volevo solo renderti edotto del fatto che sei
UNA GRANDISSIMA TESTA DI CAZZO!!!!

Un'attesa ripagata

UNO TITULI
foto presa da qui

DUE TITULI
foto presa da qui

TRE TITULI
foto presa da qui

20 maggio 2010

Chissà

Qui sono due giorni che piove, deciso, incessante, noioso. Torno a casa col tergicristallo a velocità doppia e la strada lucida che nemmeno nel più classico novembre incrociando solo un altro paio di macchine; gli occupanti si domandano in che stagione siamo. Torno a casa e mi accosto al grosso portone di legno di casa, esco e lo spalanco per sistemare la macchina; sento solo il rumore delle gocce sulla lamiera. Sul cofano della macchina c'è una lumaca, piccola; la prendo con due dita, è tutta bianca e sembra che si giri a guardarmi, la fisso un po', mi guardo in giro. Davanti ad un negozio ci sono delle siepi in vaso, mi avvicino e l'appoggio lì, magari non le servirà a niente ma chissà.

19 maggio 2010

Mi sa che è proprio così...

"non hai mai fatto na na na na
per districarti dai tuoi guai
la mia generazione ha un trucco buono
critica tutti per non criticar nessuno
e fa rivoluzioni che non fanno male
così che poi non cambi mai
essere innocui insomma che sennò è volgare

puoi giudicare come sono se vuoi, ma lo sai"



Baby Fiducia - Afterhours

15 maggio 2010

Latitanza...

Eggià, solita latitanza, ogni tanto capita però 'stavolta c'ho la scusa: come due anni fa "C'ho il blogger ospite", anzi, per la precisione i blogger sono due: M@rcello e MarKino! Sapete come vanno queste cose, mostra questo paese e mostra l'altro e vai al mare a prendere il sole e mangia al fornello e mangia panzerotti e mangia focacce e mangia il pesce crudo e bevi il vino del luogo e bevi birre artigianali e poi di nuovo pranzi e cene: è un lavoro duro ma qualcuno deve pur farlo no?

09 maggio 2010

Promessa, furtivo, viaggiare

Il post dalle tre parole di stellastale


La casa degli insonni*

Insonnia. Furtivo mi muovo per la casa attento a non svegliare i suoi occupanti, in queste ore in cui anche un lieve fruscio si amplifica nell'eco della notte. La notte; se l'alba è una promessa la notte è la constatazione che non si è avverata. Mi siedo ad una sedia in cucina e guardo la tv senza sonoro, prende quasi senso nel susseguirsi di immagini che viaggiano sullo schermo e piano mi assento alla coscienza per concedermi poche ore di un sonno per niente ristoratore.

Di nuovo. Furtivo lo chiama, quel suo muoversi da elefante sul parquet del corridoio; l'unico al mondo con le pantofole di suola ce lo abbiamo noi in casa, sembra di avere Fred Astaire come coinquilino. Sono le due di notte e domani alle cinque devo essere sveglio e pronto per partire: viaggiare in treno per undici ore e la notte prima passarsela rimanendo sveglio! Eppure mi aveva fatto una promessa: che si comprava delle scarpe di gomma.

Poverino. Non riesce a dormire nemmeno stanotte, chissà quanti pensieri nella testa; sono settimane che va avanti così, ha il viso sempre più scavato anche se è ancora più bello. Ormai lo guardo e viaggio con l'immaginazione; sogno di rubargli un bacio di nascosto, furtivo; appartati negli angoli lontani della casa e poi, guardandolo negli occhi, strappargli la promessa di incontrarlo ancora.

Sospira. Finge di dormire ma la sento, con quel suo soffio da operetta, quello struggersi dentro da eroina da romanzo dell'ottocento; gli manca solo la tisi e poi sarebbe perfetta. Persa dietro quell'altro insonne, il ballerino di tip tap in notturna; fa tanto l'intellettuale filosofo ma è solo un fuorisede di trentanni. Lei si affanna a nascondere la sua passione, quel suo amore furtivo di cui, in realtà, siamo tutti a conoscenza; lui compreso, che si diverte a guardarla come una promessa e a vederla sognare ad occhi aperti. Anche a me piacerebbe poter sognare, viaggiare con la fantasia ma non mi posso permettere nemmeno quello, troppo impegnata a fare i conti con la realtà: precaria nel lavoro, precaria nella vita e precaria anche nel sonno. Io, insonne di rabbia, costretta a dividere la stanza con una insonne d'amore; almeno non fingesse, passeremmo il tempo a giocare a carte.

Remoto. “Viaggiai” è passato remoto, un ricordo lontano che diventa sfocato, la promessa di un futuro diverso che questo presente non rappresenta nemmeno per sbaglio. Volevo essere cittadino del Mondo e sono diventato un semplice abitante, una delle tante comparse della vita. Ma quale scelta ha deviato la mia strada? Quale dei tanti possibili destini mi si è parato davanti, subdolo, silenzioso, furtivo, ed ha spostato la mia vita senza nemmeno che me ne accorgessi? E' questo il dubbio che rende le mie notti una finzione, in questa casa in cui tutti hanno un pensiero con cui convivere.



*Sì, mi sono ispirato al titolo del libro di Jonathan Coe, ma solo a quello eh!

05 maggio 2010

Magra consolazione

- Nice diceva che se guardi a lungo nell'abisso, l'abisso guarda dentro di te.
- Lo so, a me è successo.
- E?
- L'abisso ha sbadigliato.