31 dicembre 2019

Fatalismi

Il lancio della moneta fa un tintinnio metallico per il tocco dell'unghia, uno solo, sale in alto fino a quando la spinta glielo consente; quando il vettore in salita equipara quello in discesa della forza di gravità la moneta ha un infinitesimale stallo in aria come fosse tutti i momenti del mondo e poi ricade, con una accelerazione non percepibile ad occhio nudo data la breve distanza. Presa al volo viene messa a mano chiusa sul dorso dell'altra mano e in quel momento è schrodingerianamente sia testa che croce, tutto e la negazione di tutto, il suo contrario; fino a quando, scoperta, rivela la risposta al cui destino il lancio era affidato, salomonica, senza meriti né colpe. Colui che lancia, per un attimo, ipnotizzato dal precedente volo a parabola della moneta, quasi non ricorda la domanda affidata al lancio giusto pochi istanti prima ed è tentato di lasciare tutto così com'è e rimettere la moneta in tasca, poi ricorda e, curioso come gli aruspici con le viscere, controlla l'esito del fato sulla sua scelta, abbozza un sorriso sghembo, rimette la moneta in tasca ed esce.

09 giugno 2019

Di botto

E così, di botto, ti rendi conto che anche quelli lì, quelli che hanno sempre capito tutto, che l'ultimo film visto era un documentario uzbeko sul genocidio armeno, fatto da un regista polacco, in lingua swaili però con sottotitoli in cinese; quelli che quando gli hai chiesto "ma come capivi i dialoghi?" ti rispondevano "ma che ne sai tu della potenza visiva delle immagini?!". Quelli che "la situazione sociopolitica, per quanto instabile, in realtà non si discosta di molto dal periodo tardo settecentesco che, a mio dire, fu fucina di talenti", che tu gli risponderesti "sì ma si moriva per un raffreddore"; ecco, quelli, quelli che ci tengono a farti capire che loro hanno studiato, che loro leggono molto, che "la libertà di espressione è sacra" e tu glielo spiegheresti pure il paradosso di Popper ma tanto alla fine loro, in pratica, con Popper ci cenavano una sera sì ed una no e si ricordano ancora di quella cena da Gigetto il bovaro che ma che te lo racconto a fare. Quelle persone che "ma la bellezza della sinuosità del torcersi dello stile dell'incarnato di quella icona degli anni settanta dello scorso secolo" che tu a malapena ti ricordi, degli anni '70, tipo la Pimpa. Ecco, sì, quelli a cui vorresti dirlo anche tu che, a tuo parere, da magari ignorante, che, insomma, quella bellezza lì, in realtà, faceva cacare anche negli anni' 70 e  che dai e dai a farvela passare per "iconica bellezza" vi siete bevuti e accettato di tutto ed adesso sfracassate il cazzo magari alzando un supponente sopracciglio. Ecco, quelli, quelli che sanno sempre cosa bere e quando, che tu se hai sete ti berresti pure una Peroni scaduta e loro sanno dirti in che botti è invecchiato il vino, in che regione sono state raccolte le bacche da cui hanno fatto quel gin, quante cazzo di spremiture ha avuto la canna da zucchero per poterne fare rum. Quelli, dai, avete capito, quelli con la camicia inamidata ed i calzini in tinta con gli occhi della cameriera del locale dove andranno a cena la sera, quelli che si amano, che scopano davanti allo specchio per guardarsi mentre lo fanno, che ci sia o meno l'altra persona. Quelli che fa intellettuale essere sempre un metro più in là, quelli che se tutti amano X "eh ma X ha fatto, venti e passa anni fa, quella roba lì" che tu ti stai a chiedere come stracazzo è che tu non ti ricordi nemmeno se stamattina hai cacato o meno e loro si stanno a ricordare la mezza caduta di stile di una vita integra. Quelli che la politica la guardano con un che di altezzoso distacco, giusto per arrivare, nel momento opportuno, a dire che "certo, ma quegli altri dove erano quando si facevano gli accordi di Bretton Woods?", che tu stai ancora cercando di uscire vivo dal sistema bimetallistico zoppo e loro hanno la teoria economica definitiva per la salvezza pure dell'anima. Quelli lì che sono di una corrente di pensiero che è giusto un decimo, dell'ottavo, del milionesimo, della metà di un terzo del pensiero maggioritario e che loro hanno ragione e tutto il resto se lo può andare a prendere dritto nel recesso più angusto delle terga. Ecco, quelli lì, che hanno anche un bel po' rotto i coglioni, quando ti accorgi che, a simpatia, danno ragione pure alla merda, come l'ultimo dei lobotomizzati televisivi, ecco, cominciano a starti simpatici. Per 5 minuti.

05 giugno 2019

Il primo del 2019

Stanotte, in una fase di insonnia, mi sono reso conto che non avevo scritto nulla di nulla, su questo blog, nel 2019; ero anche partito con delle buonissime intenzioni, con pezzi di racconti sparsi su taccuini che porto imboscati in diverse borse. Volevo ritornare a scrivere, ero convinto che lo avrei fatto e poi... poi una specie di buco nero, non riesco a capire come mi siano sfuggiti i giorni tra le mani, come si siano sommati fino a diventare mesi, fino ad arrivare al sesto mese dell'anno, in pratica non mi sono ancora reso conto che il 2019 è iniziato e siamo già praticamente a metà. Oddio, certo so cosa è avvenuto in questi mesi ma, soprattutto, cosa non è avvenuto, e cioè che sono incollato ad un divano immaginario, quasi senza forze, vado in giro, parlo, penso, lavoro, mi indigno pure ma per una parte della mia vita mi sento come invischiato dentro delle metaforiche sabbie mobili, non mi dimeno nemmeno più, questa è la verità, come se una parte di me abbia alzato bandiera bianca ed abbia detto alla vita "ok, hai vinto tu, sii clemente almeno" mentre un'altra parte non riesce a farsene una ragione. Non riesce a concepire questi anni che molti chiamano "i migliori della vita" stiano passando con sempre meno stimoli. Ormai ci sono giornate in cui mi sembra le ore passino a vuoto e non so che fare, nemmeno scrivere mi viene più eppure mi rendo conto che in testa ho delle idee ma poi c'è sempre una vocina che dice "ma chi cazzo te lo fa fare?!", ed allora ripongo la penna immaginaria che nella mia testa avevo preso in mano. Questo posto per me è importante, per questo adesso mi ritrovo qui a scrivere, come se fosse una scossa, l'ennesimo levare la polvere dai mobili di una stanza disabitata. Un abbraccio a chi ancora passa. Tornerò.