Prima o poi riuscirò a fissare questa luce, questi squarci di sereno che bucano le nubi, questo sguardo di Dio che si affaccia sul mondo. Troverò l’apertura giusta ed avrò un obiettivo luminoso, mi piazzerò in un posto calmo e tranquillo perché, pochi lo sanno ma, anche se non si vedono, i rumori in foto vengono. Avrò con me il cavalletto, magari me lo sarò portato per caso, per semplice scrupolo, prima di partire, magari anche un po’ controvoglia dicendomi: “che me lo porto a fare?” e poi convincendomi, sbuffando ancora per quell’ingombro in più. Quel giorno sarò in compagnia, quella giusta, quella che sorride quando non è inquadrata e magari si mette in posa quando non la vedi. La foto nemmeno me la andrò a cercare ma mi capiterà per caso, alzerò gli occhi al cielo e vedrò e saprò che il momento è quello, lo saprò come poche cose si sanno così nella vita; mi fermerò e, con calma, preparerò tutto, tanto saprò di avere tutto il tempo perché le nuvole mi aspetteranno vanitose, pronte ad essere fotografate, quasi sorridendo ed io farò mia questa luce, questi raggi di sole che sempre mi meravigliano pur sapendo che è tutto normale. Bloccherò quel cielo che sarà bello come questo che ho di fronte ora. Riguarderò la foto sorridendo compiaciuto e poi la cancellerò: perché scattare la foto perfetta se dopo non si avrà voglia di scattare più?
Questo post è ispirato e dedicato a Marcello ha cui ho assegnato il premio della critica per la sua foto della "pappagorgia irsuta".
Faccio un aggiornamento per segnalarvi i meravigliosi menù creati da Berso, il mitico cuoco d'artificio, per la pappagorgia baoliana!