La finestra mostrava un prato all’inglese perfettamente tenuto, con vialetti di pietra e poco più distante gli alberi della pineta. Anche se era abbastanza presto c’era già qualcuno che, passeggiando lentamente, si godeva l’aria del mattino. Mentre era immerso in questi pensieri una voce lo sorprese alle spalle:
- L’ospite della sette stanotte ha dato un po’ di problemi.
Era Jinx, non lo aveva sentito entrare, non se ne accorgeva mai, era convinto che più che arrivare Jinx apparisse e questo lo inquietava; da quando lui era lì ci aveva parlato qualche volta, era nativo di Tallinn ma i suoi genitori erano inglesi ed infatti il suo inglese era perfetto, non aveva nessuna inflessione estone. Aveva preso il diploma e poi aveva subito iniziato a lavorare lì, ormai lo faceva da quasi vent’anni; faceva i turni di notte perché soffriva di insonnia, almeno così diceva, anche se pensava non dormisse mai in realtà. Gli fece un sorriso e gli rispose:
- Da come me lo hai detto Jinx, sembrava che fossimo in un ospedale e non nel migliore albergo di tutta l’Estonia.
- Non capisco.
- Quando hai detto “l’ospite della sette stanotte ha dato problemi” mi sono immaginato un tizio con una flebo attaccata al braccio che si lamentava per una terapia che non funzionava. Stavo per consigliarti di dargli un sedativo.
- A volte sarebbe la cosa migliore…
La sua risposta non lo meravigliò più di tanto, sapeva che Jinx era fatto così ed in fondo, a volte, anche lui pensava quelle cose; spesso gli ospiti avevano un concetto tutto personale di ospitalità che travalicava sia il rispetto per il lavoro degli altri che la decenza stessa.
- Deve averti indisposto molto Jinx, che cosa desiderava?
- Mi ha chiamato quasi ogni ora stanotte perché non gli andava bene la temperatura della stanza: o era troppo alta oppure troppo bassa, avrò regolato il termostato almeno otto volte e poi mi ha detto che sarebbe venuto a lamentarsi con lei per la mia incompetenza.
- Quindi stamattina dovrò aspettarmi la visita di questo signore, non credo che uscirà di qui molto soddisfatto, conosco la tua professionalità e non sarà certo lui a convincermi del contrario.
- La ringrazio.
Jinx uscì silenziosamente come era entrato, non avrebbe mai creduto alla sua incompetenza, Jinx era quel albergo e senza di lui non sarebbe quello che è: uno degli alberghi più eleganti del mondo. Pensava queste cose guardando la foto aerea di Tallinn che aveva di fronte e si ricordò della prima volta che era stato lì qualche anno prima per uno stage di quattro mesi in una struttura alberghiera, da settembre a dicembre. Ripensò al suo arrivo all’aeroporto di Tallinn, lui, italiano del sud abituato al caldo, nella fredda e nordica Estonia; era stanco, spaventato e distrutto dal Jet-lag, con la fidanzata e gli amici lasciati a migliaia di chilometri e si ricordò della prima cosa che gli era venuta in mente allora: “Beh Tallinn, mi vedi in questi quattro mesi e poi non mi vedi più”, a ripensarci rise, rise di gusto e sonoramente perché quella città, in quei quattro mesi, lo aveva affascinato, nonostante il freddo glaciale e la lingua incomprensibile; lo aveva affascinato con le sue contraddizioni di città antica e, al tempo stesso, giovane e tecnologica. Per questo motivo, una volta tornato a casa, quando, a carriera avviata, gli chiesero quale albergo volesse dirigere, tra le tante possibilità, senza pensarci su troppo, scelse Tallinn.
- L’ospite della sette stanotte ha dato un po’ di problemi.
Era Jinx, non lo aveva sentito entrare, non se ne accorgeva mai, era convinto che più che arrivare Jinx apparisse e questo lo inquietava; da quando lui era lì ci aveva parlato qualche volta, era nativo di Tallinn ma i suoi genitori erano inglesi ed infatti il suo inglese era perfetto, non aveva nessuna inflessione estone. Aveva preso il diploma e poi aveva subito iniziato a lavorare lì, ormai lo faceva da quasi vent’anni; faceva i turni di notte perché soffriva di insonnia, almeno così diceva, anche se pensava non dormisse mai in realtà. Gli fece un sorriso e gli rispose:
- Da come me lo hai detto Jinx, sembrava che fossimo in un ospedale e non nel migliore albergo di tutta l’Estonia.
- Non capisco.
- Quando hai detto “l’ospite della sette stanotte ha dato problemi” mi sono immaginato un tizio con una flebo attaccata al braccio che si lamentava per una terapia che non funzionava. Stavo per consigliarti di dargli un sedativo.
- A volte sarebbe la cosa migliore…
La sua risposta non lo meravigliò più di tanto, sapeva che Jinx era fatto così ed in fondo, a volte, anche lui pensava quelle cose; spesso gli ospiti avevano un concetto tutto personale di ospitalità che travalicava sia il rispetto per il lavoro degli altri che la decenza stessa.
- Deve averti indisposto molto Jinx, che cosa desiderava?
- Mi ha chiamato quasi ogni ora stanotte perché non gli andava bene la temperatura della stanza: o era troppo alta oppure troppo bassa, avrò regolato il termostato almeno otto volte e poi mi ha detto che sarebbe venuto a lamentarsi con lei per la mia incompetenza.
- Quindi stamattina dovrò aspettarmi la visita di questo signore, non credo che uscirà di qui molto soddisfatto, conosco la tua professionalità e non sarà certo lui a convincermi del contrario.
- La ringrazio.
Jinx uscì silenziosamente come era entrato, non avrebbe mai creduto alla sua incompetenza, Jinx era quel albergo e senza di lui non sarebbe quello che è: uno degli alberghi più eleganti del mondo. Pensava queste cose guardando la foto aerea di Tallinn che aveva di fronte e si ricordò della prima volta che era stato lì qualche anno prima per uno stage di quattro mesi in una struttura alberghiera, da settembre a dicembre. Ripensò al suo arrivo all’aeroporto di Tallinn, lui, italiano del sud abituato al caldo, nella fredda e nordica Estonia; era stanco, spaventato e distrutto dal Jet-lag, con la fidanzata e gli amici lasciati a migliaia di chilometri e si ricordò della prima cosa che gli era venuta in mente allora: “Beh Tallinn, mi vedi in questi quattro mesi e poi non mi vedi più”, a ripensarci rise, rise di gusto e sonoramente perché quella città, in quei quattro mesi, lo aveva affascinato, nonostante il freddo glaciale e la lingua incomprensibile; lo aveva affascinato con le sue contraddizioni di città antica e, al tempo stesso, giovane e tecnologica. Per questo motivo, una volta tornato a casa, quando, a carriera avviata, gli chiesero quale albergo volesse dirigere, tra le tante possibilità, senza pensarci su troppo, scelse Tallinn.
Dedico questo post ad un amico che parte per un po', vedi di tornare per il tuo compleanno InTerysta: ci devi offrire una cena!