C'è una cosa che facevo ogni anno, di oggi, ed era un semplice post su Carlo Giuliani in cui non scrivevo nulla, mettevo il link alla canzone di Guccini "Piazza Alimonda" e chiudevo i commenti perché Carlo Giuliani è sempre un argomento che fa ribollire gli animi, mi chiedo perché però; me lo sono sempre chiesto, in fondo basta un attimo di lucidità e di ricerca sul web per capire che "se l'è cercata" non è esattamente la realtà dei fatti; per capire che non ci sarebbe stata tutta la mistificazione dell'avvenuto che, invece, è stato dimostrato sia avvenuta. Basterebbe leggere un po' per accorgersi che quel povero ragazzo è morto non tanto per il proiettile che gli è stato sparato deliberatamente, non a cazzo, non in aria e deviato da un sasso volante che si trovava a passare per caso (converrete che questa è la scusa più cretina dai tempi del compito mangiato dal cane); quanto dal Defender che gli è passato sopra tre volte. Capisco anche che uno non accetti che possa essere successa una cosa che pensiamo accada solo in Paesi non democratici, che le forze che sono lì per difenderci abbiano offeso; ma io nemmeno credo nel male in tutti loro, anzi, io sono convinto che la maggioranza delle persone che fanno parte delle forze dell'ordine abbiano diritto ad un abbraccio ed un "grazie". La maggioranza, non quelli che erano lì, dalla base ai capi; questo è un fatto, dimostrato ma non accettato. Tutto qui. Non ve la metto la canzone quest'anno, faccio il mio solito saluto a Carlo con cui, se lo avessi conosciuto, ci avrei pure litigato, lo so, ma che alla fine è quello che si è trovato, come un Pharmakon, ad accumulare in sé tutti i peccati del nostro mondo, e non è giusto.
20 luglio 2016
07 luglio 2016
Dio si intravede
Dio si intravede dentro tramonti che fanno le nuvole rosa, che ne definiscono i contorni; si intravede nel mare che urla e spuma ed in quello che riposa placido confondendosi con il cielo. Dio si intravede nell’odore del pane appena sfornato, nel vapore profumato che sprigiona quando lo spezzi; si intravede in quel gesto di morderti un labbro per frenare un sorriso, nello sguardo sfuggito a nascondere un luccichio. Dio si intravede nelle parole confuse dalle emozioni e dentro il suono di una chitarra; si intravede nell’ondeggiare sincrono delle braccia alzate dentro una notte calda di note e parole. Dio si intravede nelle mancanze, quelle nascoste senza confessarle, perché “non sarebbe giusto”. Dio si intravede nella rabbia, quella che fa stringere i pugni e sbiancare le nocche; nel pianto che ricacci dentro. Si intravede dentro il dolore taciuto e in quello urlato. Dio si intravede nei fiori che appassiscono ma con eleganza, negli occhi tristi e negli sguardi profondi, quelli che dicono anche ciò che non vogliamo raccontare nemmeno a noi. Si intravede nel tocco delle dita sulla pelle e nel brivido che lo accompagna, e dentro il caldo che toglie il fiato. Dio si intravede nella penombra artificiale del pieno della notte, nell’urgenza di sentirsi; nel coraggio di parlarsi. Dio si intravede nelle domande dei bambini e dentro il silenzio degli adulti; si intravede nel coraggio del confronto e nella paura dello stesso. Si intravede nelle storie di sconosciuti e nei segreti dei vicini, dentro i gesti non raccontati ed in quelli frenati. Dio si intravede in quello che ci nascondiamo ed in quello che ci ripetiamo allo stremo per convincerci. Si intravede nelle notti estive, silenziose, nel frinire dei grilli, e dentro la pioggia battente che lava le strade ed i pensieri. Dio si intravede nelle sensazioni e nella confusione, dentro le scelte comodo ed in quelle difficili. Si intravede nelle parole scritte, nello scorrere della penna sul foglio, nel ticchettio delle dita sulla tastiera, nel suono dei fonemi formati in gola. Dio si intravede in noi, in ciò che siamo; ma spesso guarda altrove.
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