C. ha la testa appoggiata alla parete della doccia, l'acqua bollente sta lavando via la stanchezza della corsa ed il freddo della tramontana; il vapore ha appannato i vetri, c'è una specie di nebbia nel box che assorbe la luce e la rende lattiginosa. C. ha gli occhi chiusi, cerca di rilassare ogni fibra del corpo, la corsa e la doccia sono una specie di rito, un distruggersi e ricostruirsi per uscire nuovo dalla doccia e affrontare la giornata. Gira il caffè nella tazzina dopo aver messo il solito mezzo cucchiaino di zucchero, giusto per abbassarne l'amaro della tostatura; non prende altro, nemmeno un biscotto; non è una questione di linea, di dieta, è solo una abitudine. C. ha costruito la sua quotidianità come una somma di abitudini, di gesti ripetuti con meticolosità, con una precisa scansione dei tempi. Non è sempre stato così, se lo ricorda ancora di quando non riusciva a concentrarsi su una cosa per portarla a termine, e per quanto si sforzasse era solo una somma di fallimenti, dal più piccolo al più grande. Quello che è ora è una costruzione, il risultato di un lavoro di distruzione e rinascita lento e doloroso ma necessario. Le parole di M. erano state quelle: "sarà lento e doloroso, ma necessario", non sapeva come lo aveva trovato, né perché, si ricorda solo che era una mattina fredda come quella iniziata da poco e mentre era seduto a guardare il mare pensando all'ultimo dei suoi fallimenti aveva sentito dei passi alle spalle e quando si era girato aveva visto questo tizio che si grattava la mano destra, poco sotto il mignolo, che lo guardava ma non sembrava vederlo e poi gli aveva parlato, "Riuscire è fondamentalmente una questione di concentrazione, se la si disperde in decine di pensieri non si riesce nemmeno in uno, bisogna essere meticolosi, ci vuole dedizione, applicazione, sforzo. Sarà lento e doloroso, ma necessario".
06 dicembre 2017
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2 commenti:
eccomi arrivato fino qua...
@ Ernest: Avrei voluto continuarlo ancora...
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