La distrazione è solo attenzione spostata su un piano diverso, una monopolizzazione del cervello, una momentanea ossessione che ci isola dal contorno. G. rimesta svogliato il suo piatto di spaghetti con lo sguardo a metà tra il tavolo e l'infinito, avvicina ogni tanto la forchetta alla bocca più per un automatismo che per reale volontà. Solitamente c'è sempre qualcuno che ci riporta alla realtà, che come il filo di Arianna ci fa uscire dal labirinto; ma G. è tanto che deve ritornare da solo dal suo labirinto, Arianna non c'è più. La sua distrazione è un dubbio, pensa all'altra sera e si chiede se andare a parlare con quel M. sia stata la scelta giusta, anche se andare avanti sia la scelta giusta ma quella è una domanda che va avanti da tempo. Ha raccontato la sua storia, quella che si ripete da così tanto tempo che ormai sembra la storia di un altro, quella che non vorrebbe fosse la storia di nessuno; si è seduto davanti alla scrivania ed ha sciorinato tutto il copione. Non lo sa se ha fatto bene, non ne era convinto prima, lo era anche meno dopo ma quando non avanza più niente da perdere non c'è differenza se si racconta la propria storia una volta di più. Solo che quel M. ascoltava ma sembrava anche lui nel suo labirinto, il suo sguardo lo trapassava da parte a parte, come fosse altrove, ma quando i suoi occhi sono tornati a fissarlo aveva capito che aveva ascoltato tutto, e che forse era stato un errore.
04 dicembre 2017
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3 commenti:
quanto è bello constatare che il blog - come entità e forma di comunicazione / informazione - non è morto. temevo di essere rimasta una zattera in un oceano di food blogger...
Eh no cavoli!
@ pao: Vorrei tanto riuscire a farlo sopravvivere.
@ amanda: Eh...
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