26 novembre 2018

Incontri di periferia

Il negozio non ha vetrine sulla strada ma solo una porta in anticorodal rosso ed un’insegna al neon; è una rivendita di bevande o, come le chiamo io, un negozio di articoli per alcolisti. Una volta dentro non solo si capisce il perché non abbia vetrine ma viene pure da chiedersi perché non oscuri quelle della porta. Alla fine, quando ti invitano per una cena all'ultimo minuto e ti trovi in periferia, ti devi accontentare, tanto non mi serve un Chateau Lafite ma semplicemente un vino che non sia borderline all'essere buono solo per condirci l’insalata. Tutto sommato non è nemmeno il posto peggiore in cui sono entrato, ma questa è un’altra storia. Ci sono diversi scaffali ed è abbastanza fornito; divisione in “bianchi” e “rossi”, birre nazionali ed estere, superalcolici e poi c’è un frigo pieno di birre tenute in fresco e pronte per essere bevute; poi c’è una stanza separata, come quelle dedicate ai porno nelle vecchie videoteche, per le bevande analcoliche; mi aspetto da un momento all’altro che spunti un tizio con il cappello ed il bavero alzato che nasconde sotto il braccio due chinotti. Dentro ci sono solo due tizi, quello dietro la cassa dovrebbe essere il titolare, potrebbe avere una quarantina d’anni portati male o una sessantina portati altrettanto male; è seduto e sta facendo un cruciverba vecchio di sei mesi, probabilmente non gli va di lasciarlo incompleto. L’altro tizio pare essere di casa perché gira per gli scaffali con una Peroni in mani, indossa una tuta da meccanico, deduco sia il padrone dell’officina accanto, oppure uno che vuole lanciare una nuova moda ma dalle macchie credo più nella prima ipotesi. Il mio “buonasera” cade inascoltato perché stanno parlando tra loro e l’argomento deve essere abbastanza importante tanto che il tizio dall'età indefinita ha alzato lo sguardo dal suo “senza schema” mentre il meccanico è mezzo dentro il frigo che scuote la testa:

- Franco ma ancora la prendi la Corona? Ma perché? Ci sono le altre birre che si offendono.
- Guarda che la vendo, va tantissimo tra i giovani fighetti.
- In effetti il tuo è il locale più alla moda qui in Barriera, il sabato vengono dal centro a fare aperitivo.

Il dialogo è talmente interessante che pensavo di tagliarmi le vene rompendo una bottiglia e usando i cocci, quando entra un tizio sulla quarantina portati come uno di quarantanni che ne avute di sfighe; indossa un parka verde talmente stazzonato che sembra appena uscito da una lavatrice con la centrifuga impazzita. Saluta il titolare con un cenno della testa:

- Oh Franco, la solita cassa di Corona, ce l’hai fresca di frigo?
- Sì, nel ripiano in basso, chi te la tocca quella? La prendo solo per te!
- I tuoi clienti non ci capiscono un cazzo, si sa.

Il meccanico lo guarda nemmeno fosse un semplice carrozziere e gli indica le birre seminascoste nel frigo poi, quando si avvicina gli porge la bottiglia che ha in mano:

- Toh, vuoi assaggiare di che sa una birra vera?

C’è un’aria da OK Corral del luppolo, sulla carta è una sfida impari, anche perché il meccanico ha due mani che secondo me svita le testate con colpi secchi del polso ma lo stazzonato potrebbe avere delle doti nascoste o partire con un calcio nei coglioni che, si sa, è come l’apertura Réti negli scacchi che l’avversario pensa “e mo dove cazzo va con il cavallo?”. Mi sto appassionando, osservo facendo finta di essere indeciso tra un Aglianico del Vulture e un Amarone della Valpolicella, tanto per non offendere nessuno, ma in realtà aspetto la rissa da un momento all'altro. Invece lo stazzonato incassa scrollando le spalle e va verso la cassa, sono quasi deluso ma pare che il meccanico non voglia demordere:

- Contrera ma il marocchino lì ti fa ancora stare nella sua lavanderia? Non è che mi diventi un terrorista?
- Volevo venire nella tua officina Alfredo ma poi avevo paura di diventare un coglione.

Gioco, partita e incontro per lo stazzonato, il meccanico mugugna qualcosa tra i denti mentre quello va via ma non insiste oltre. Mi avvio alla cassa trattenendo le risate e pago una bottiglia di vino presa a caso che spero sappia almeno di tappo. Uscendo passo davanti alla lavanderia, il tizio è seduto su una sedia pieghevole e sta bevendo una Corona a collo, sembra un tipo tosto, certo che però, che gusti di merda per la birra.


Raccontino ispirato dal bellissimo "Fa troppo freddo per morire" di Christian Frascella, leggetelo perché è bellissimo.

4 commenti:

amanda ha detto...

Mo' tocca

MadMath ha detto...

devo decidere se andare domani tarda mattinata in trentino ospite di due miei amici. Praticamente ubriachi da almeno tre giorni. Musica e birra. O vino. Dovrei poi tornare venerdì prima serata (ci vogliono più di tre ore per arrivare). Ha un senso? Una bevuta in trentino di una sola notte? non so decidermi..
madmath-child.blogspot.com

MadMath ha detto...

alla fine non sono andato.

Gus O. ha detto...

Scrivi molto bene tanto che quello che leggi sembra un romanzo, o un racconto breve alla Kafka.