Il caldo respira lento tra gli ulivi, nel frinire sfinito delle cicale. Lei è stesa tra le radici accoglienti di uno degli alberi più anziani, le fronde creano un'ombra che dà l'illusione di affievolire l'afa tutto intorno. Lui è seduto al suo fianco, la schiena appoggiata al tronco caldo e rugoso; vorrebbe dire qualcosa, anche di stupido, per rompere il silenzio ma tace e la guarda. Lei ricambia lo sguardo, ha un vestito leggero, bianco, da cui risaltano le lunghe gambe abbronzate; è scalza, i piedi sulla coperta che li protegge dalla terra rossa. Lui è più rigido di quello che dovrebbe, come davanti ad un esame per cui non ci si sente mai preparati, si muove il meno possibile per non farle vedere la sua emozione, come fosse un peccato originale. Lei lo guarda e sorride, lo vede che ha i muscoli tesi, anche lei ma, distesa, si nota meno. Ha i capelli lunghi, sciolti, che le fanno da cuscino e cornice alla testa; lui alza lo sguardo tra i rami a guardare la luce accecante passare tra le foglie. Il tempo è come sospeso in una bolla, forse è l'afa, forse sono loro, ma entrambi pensano che quel silenzio sta pesando troppo e quasi d'accordo esordiscono insieme con un “senti...” sospeso; si fermano e ridono, ognuno adesso vuole che l'altro parli per primo e, di nuovo, sono ad un empasse; lei si morde un labbro, lui respira profondo e come quando ci si tuffa da una scogliera altissima le dice “vorrei il coraggio di raccontarti tutti i brividi che mi dai”. Lei è sorpresa, quasi spiazzata, e non sa che dire; ora nemmeno lui sa bene quello che ha fatto ma, come quando ti tuffi, a metà non puoi mica tornare indietro e come se il suo corpo sapesse meglio di lui quello che è giusto, si piega su di lei e la bacia. Lei quasi non ci crede ma sente se stessa abbandonarsi partecipe. Non esistono più il caldo, la terra rossa, gli ulivi; esiste solo quel bacio e le loro mani che, come una carovana giunta all'oasi, non fanno che dissetarsi l'uno nell'altra. Non si può fermare l'acqua di un fiume in piena, rompe gli argini e le dighe improvvisate e loro, nel frinire sfinito delle cicale, si mischiamo le anime quasi fosse l'ultimo giorno del mondo.
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14 commenti:
non so se sia possibile invidiare due personaggi, ma questi sono così veri che forse si.
quando un uomo scrive un racconto la donna ha sempre le gambe lunghe.... chissà perchè :D
Bello chiudersi in quelle bolle. Desy
..e non lo manda quasi mai a cagare..
E i capelli lisci
Casualmente ho trovato anche la perfetta colonna sonora per questo post: Incontro, F. Guccini, Radici, 1973.
In combo è magia.
A volte essere uno dei tuoi personaggi non sarebbe male.
mi descrivi un domani?
così "sulla carta"...
Un vero peccato che da me non ci siano gli ulivi...
io mi sono emozionata, ma proprio tanto.
Sublime....
@ iofemmina: Forse...un po'...
@ amanda: Per fare in modo che scappi più velocemente?
@ Anonimo: Poi scoppiano.
@ franco battaglia: Quasi.
@ Francesco: Si descrivono meglio :D
@ Pesa: Mitico Guccini :D
@ Mareva: Altre volte no però :D
@ Patalici: Magari lo faccio, davvero ;)
@ E.: Ma ci sono un sacco di boschi, mi sa...
@ Federica: Mi fa piacere :DDD
@ Gata: Grazie *.*
......sei da brividi quando scrivi, ma sono passata in puglia a luglio......purtroppo
@ michela: Next time avvisa prima!
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