Qualcuno si ricorda ancora dei miei racconti "solo tre parole"? Spero di sì perché io non me ne ero scordato affatto, solo che non sempre si va in linea con i propri desideri, soprattutto nello scrivere. Il 25 ottobre del 2009, temendo di avere l'immaginazione un po' assonnata ho chiesto ai lettori di propormi tre parole, un aggettivo, un sostantivo ed un verbo, ed io ci avrei scritto un post sopra, di proposte me ne sono arrivate trentatre ed io ho promesso a voi, ma soprattutto a me, che, anche se ci sarebbe voluto un secolo, avrei utilizzato le trentatre triplette. Solo che alcuni hanno esagerato con la proposta, una di queste è stata la volpe che, più che proporre le tre parole, ha proposto un vero e proprio plot, vi riporto il commento che lasciò ormai più di un anno fa e poi il racconto che ne è uscito:
Bene sono ancora in tempo....
Allora scelgo un altro metodo di ispirazione:
Soggetto: Pin-up
Esterno notte : banchina del porto
Oggetto: foglietto di carta
fin qui facile vero??!!
Difficoltà aggiunte: scimmietta ammaestrata- altalena appesa al ramo di un albero - messa cantata.
Si è proprio divertita, vero, beh, ci ho messo un bel po' ma finalmente il post dalle parole de la volpe è pronto
Un cumulo di neve sporca
Faccio sempre il turno di notte, soffro di insonnia, tutto quello che ho visto al massimo mi concede un paio d'ore di sonno tormentato e sfiancante più della veglia; e poi la notte mi è sempre piaciuta, si incrociano persone vere, le ore della notte cancellano la maschera di normalità che tutti indossiamo durante il giorno. “Abbiamo avuto la segnalazione di un cadavere al molo trentadue del porto, commissario, che fa? Viene con me?”, è quasi l'una ed una telefonata anonima ha appena fatto rimbombare le stanze del commissariato, il mio vice è entrato facendosi anticipare da un bussare leggero e mi fissa con gli occhi stanchi di chi ne ha vista una di troppo; la domanda me l'ha fatta per pura formalità, ci conosciamo troppo bene, sa che ci andrò anche io, come sempre. Quando arriviamo al porto il vento freddo di maestrale proveniente dal mare ci taglia la faccia scavalcando il bavero alzato; il cadavere c'è davvero, dietro uno dei container, proprio davanti alla banchina del molo trentadue, una ragazza, pallida, lunghi capelli neri a cornice del volto, un taglio ad aprirle il collo come un secondo sorriso e tutt'intorno una pozza di sangue vermiglio; gettata lì, come un rifiuto, vicino ad un cumulo di neve sporca. Ad individuare chi è ci mettiamo poco, vicino al corpo c'è una borsa e non è stato rubato nulla, documenti, soldi, cellulare. Si chiamava Marie Swan ed aveva ventidue anni, faceva la pin up in un locale di burlesque del centro; indossa ancora il costume con pizzi e bustino che, probabilmente, usava sul lavoro; nella mano sinistra stringe un foglietto di carta con una frase in corsivo elegante: “Lo farò ancora”. La storia di Marie è quella di tante; un piccolo paese di provincia, la vita sempre uguale da generazioni, la scuola, il coro della chiesa, magari il ruolo di solista nella messa cantata di Pasqua o Natale ed i sogni che iniziano a stare stretti. Ne arrivano tante qui, in città, di ragazze uguali a lei, alcune hanno fortuna, altre incontrano la persona sbagliata, come è successo a Marie, e finiscono in un gioco più grande di loro. C'è chi crede che la cosa peggiore di questo lavoro siano le vittime, lo scempio che di loro l'umano è capace di fare, ma non è così, la cosa peggiore e chi rimane, guardare negli occhi un marito, un figlio, una madre, mentre dici quello che è accaduto, vedi il dolore, lo senti, ti arriva forte, in faccia, come uno schiaffo e poi vedi tutti i dubbi e le domande del mondo che spengono lo sguardo di chi hai di fronte. Non delego mai questo compito, lo faccio sempre io, come un'espiazione dei mali del mondo; anche in questo caso faccio così, decido di farmi accompagnare da un'agente in un silenzioso viaggio verso la provincia, verso un parente ignaro, prima che lo scopra in qualche altro modo. La casa d'infanzia di Marie è una villetta in periferia, un prato, cespugli e qualche albero e, ad uno di questi, un po' sulla sinistra della casa, appesa ad un robusto ramo, una vecchia altalena che avrà sicuramente accompagnato tanti momenti di Marie; mi sembra quasi di vederla, cercare di afferrare il cielo, cercare di salire ancora più su. La donna che mi viene ad aprire ha meno di cinquant'anni, lunghi capelli neri come la figlia ed in mano un canovaccio per asciugare i piatti appena lavati. Quando le dico chi sono il sorriso le si appiattisce in uno sguardo di preoccupazione, mi fa accomodare in un luminoso salotto con una vetrata sul giardino da cui si vedono perfettamente gli alberi e l'altalena. La stanza è piena di foto di Marie, della sua infanzia, proprio davanti a lei, sul tavolino, ce n'è una in cui una Marie di circa dieci anni tiene in braccio, divertita, una scimmietta ammaestrata, di quelle con il gilet rosso ed il fez, probabilmente scattata ad una fiera o ad un circo. Quando le dico cosa è successo, mentre recito il solito copione di formalità, le sue nocche sbiancano stringendo il canovaccio ed esplode in un pianto silenzioso tenendosi la testa tra le mani. Mi racconta di sua figlia, della sua vita e delle scelte fatte, del suo non farle mai mancare l'affetto attraverso una telefonata, una lettera; ascolto senza dire nulla, sono venuto per quello, per assorbire le sue parole. Quando sto andando via, sulla porta, mi accorgo di avere ancora in tasca il foglietto di carta che le abbiamo trovato in mano, “Lo farò ancora” e guardando negli occhi ormai spenti quella donna, faccio quello che un buon poliziotto non dovrebbe fare mai: prometto.
Solo un'ultima cosa, una dedica; il 14 dicembre scorso è stato il ventennale della morte di Friedrich Dürrenmatt e lo scorso 5 gennaio il novantennale dalla nascita; considero Dürrenmatt un grandissimo scrittore che ha ricostruito il romanzo giallo, per questo, questo post è dedicato alla sua memoria.
Bene sono ancora in tempo....
Allora scelgo un altro metodo di ispirazione:
Soggetto: Pin-up
Esterno notte : banchina del porto
Oggetto: foglietto di carta
fin qui facile vero??!!
Difficoltà aggiunte: scimmietta ammaestrata- altalena appesa al ramo di un albero - messa cantata.
Si è proprio divertita, vero, beh, ci ho messo un bel po' ma finalmente il post dalle parole de la volpe è pronto
Un cumulo di neve sporca
Faccio sempre il turno di notte, soffro di insonnia, tutto quello che ho visto al massimo mi concede un paio d'ore di sonno tormentato e sfiancante più della veglia; e poi la notte mi è sempre piaciuta, si incrociano persone vere, le ore della notte cancellano la maschera di normalità che tutti indossiamo durante il giorno. “Abbiamo avuto la segnalazione di un cadavere al molo trentadue del porto, commissario, che fa? Viene con me?”, è quasi l'una ed una telefonata anonima ha appena fatto rimbombare le stanze del commissariato, il mio vice è entrato facendosi anticipare da un bussare leggero e mi fissa con gli occhi stanchi di chi ne ha vista una di troppo; la domanda me l'ha fatta per pura formalità, ci conosciamo troppo bene, sa che ci andrò anche io, come sempre. Quando arriviamo al porto il vento freddo di maestrale proveniente dal mare ci taglia la faccia scavalcando il bavero alzato; il cadavere c'è davvero, dietro uno dei container, proprio davanti alla banchina del molo trentadue, una ragazza, pallida, lunghi capelli neri a cornice del volto, un taglio ad aprirle il collo come un secondo sorriso e tutt'intorno una pozza di sangue vermiglio; gettata lì, come un rifiuto, vicino ad un cumulo di neve sporca. Ad individuare chi è ci mettiamo poco, vicino al corpo c'è una borsa e non è stato rubato nulla, documenti, soldi, cellulare. Si chiamava Marie Swan ed aveva ventidue anni, faceva la pin up in un locale di burlesque del centro; indossa ancora il costume con pizzi e bustino che, probabilmente, usava sul lavoro; nella mano sinistra stringe un foglietto di carta con una frase in corsivo elegante: “Lo farò ancora”. La storia di Marie è quella di tante; un piccolo paese di provincia, la vita sempre uguale da generazioni, la scuola, il coro della chiesa, magari il ruolo di solista nella messa cantata di Pasqua o Natale ed i sogni che iniziano a stare stretti. Ne arrivano tante qui, in città, di ragazze uguali a lei, alcune hanno fortuna, altre incontrano la persona sbagliata, come è successo a Marie, e finiscono in un gioco più grande di loro. C'è chi crede che la cosa peggiore di questo lavoro siano le vittime, lo scempio che di loro l'umano è capace di fare, ma non è così, la cosa peggiore e chi rimane, guardare negli occhi un marito, un figlio, una madre, mentre dici quello che è accaduto, vedi il dolore, lo senti, ti arriva forte, in faccia, come uno schiaffo e poi vedi tutti i dubbi e le domande del mondo che spengono lo sguardo di chi hai di fronte. Non delego mai questo compito, lo faccio sempre io, come un'espiazione dei mali del mondo; anche in questo caso faccio così, decido di farmi accompagnare da un'agente in un silenzioso viaggio verso la provincia, verso un parente ignaro, prima che lo scopra in qualche altro modo. La casa d'infanzia di Marie è una villetta in periferia, un prato, cespugli e qualche albero e, ad uno di questi, un po' sulla sinistra della casa, appesa ad un robusto ramo, una vecchia altalena che avrà sicuramente accompagnato tanti momenti di Marie; mi sembra quasi di vederla, cercare di afferrare il cielo, cercare di salire ancora più su. La donna che mi viene ad aprire ha meno di cinquant'anni, lunghi capelli neri come la figlia ed in mano un canovaccio per asciugare i piatti appena lavati. Quando le dico chi sono il sorriso le si appiattisce in uno sguardo di preoccupazione, mi fa accomodare in un luminoso salotto con una vetrata sul giardino da cui si vedono perfettamente gli alberi e l'altalena. La stanza è piena di foto di Marie, della sua infanzia, proprio davanti a lei, sul tavolino, ce n'è una in cui una Marie di circa dieci anni tiene in braccio, divertita, una scimmietta ammaestrata, di quelle con il gilet rosso ed il fez, probabilmente scattata ad una fiera o ad un circo. Quando le dico cosa è successo, mentre recito il solito copione di formalità, le sue nocche sbiancano stringendo il canovaccio ed esplode in un pianto silenzioso tenendosi la testa tra le mani. Mi racconta di sua figlia, della sua vita e delle scelte fatte, del suo non farle mai mancare l'affetto attraverso una telefonata, una lettera; ascolto senza dire nulla, sono venuto per quello, per assorbire le sue parole. Quando sto andando via, sulla porta, mi accorgo di avere ancora in tasca il foglietto di carta che le abbiamo trovato in mano, “Lo farò ancora” e guardando negli occhi ormai spenti quella donna, faccio quello che un buon poliziotto non dovrebbe fare mai: prometto.
Solo un'ultima cosa, una dedica; il 14 dicembre scorso è stato il ventennale della morte di Friedrich Dürrenmatt e lo scorso 5 gennaio il novantennale dalla nascita; considero Dürrenmatt un grandissimo scrittore che ha ricostruito il romanzo giallo, per questo, questo post è dedicato alla sua memoria.
37 commenti:
Clap Clap Clap... sarebbe bello se ci fosse un seguito ;)
Anch'io voglio lasciarti le mie tre parole!!
Non ti conoscevo ancora come scrittore, quando chiedesti la serie delle parole. Pensavo a qualcosa di meno raffinato... invece il tuo talento è sopraffino, scemo io a non riconoscerlo!
E per questo, sconterò la pena prevista: non potrò mai darti le mie tre parole e non avrò mai l'onore di un racconto scritto "per me". :D
Quest'ultimo è semplicemente dolcissimo e di una malinconia struggente. BRAVO!
Un noir come deve essere: scrittura rapida ma significante con attenzione all'ambiente, analisi sociale, personaggi veri, investigatori con le loro debolezze umane.
applauso! (sto scrivendo con una mano e l'altra la picchietto sul tavolo, eh)
ma è bellissimo!
:-))
chapeau !!!
Sicuramente non facile mettere insieme quegli elementi. Bravo!
"prometto" è come una coltellata per finire questo racconto.
bello! ne voglio ancora!
love, mod
bravo come sempre !bene , non appena da qualche parte della memoria recupererò le immagini del film che mi ha ricordato ripasso ( ..magari intanto scrivi il seguito,,,)
"La promessa". Bel finale (o ulteriore inizio), e bell'omaggio.
Sei sempre bravo occhiuzzo. Non stancarti di scrivere per il blog.
ecco. Io adesso voglio sapere come va a finire. :(
un mito
Non amo molto i gialli, ma bello.
Compliments.
:)
great job
@ Maraptica: Chissà, magari riesco pure a scriverlo, il seguito... ;)
@ Eva: Sorry ma non si può, magari al prossimo giro, al prossimo addormentarsi della mia creatività :)
@ Regulus21: Vabbè, ma sei troppo cattivo con te stesse, magari al prossimo giro partecipi...uomo di poca fede! :P
@ Adriano Maini: Molte grazie per il tuo giudizio e l'analisi! :)
@ digito ergo sum: Amico mio, per un attimo ho temuto che stessi scrivendo in altro modo, applaudendo...temevo per la tua tastiera :D
@ Saamaya: Grazie :)
@ Charlie68g: Si fa quel che si può :P
@ web runner: Infatti, tra svogliatezza e difficoltà, ci ho messo un sacco a scriverlo :-/
@ mod: Come ho detto a Maraptica, magari riesco pure a continuarlo, oppure scriverò altro
@ Caty: Grazie, magari ti ho ricordato il film tratto dal libro di Dürrenmatt, "La promessa", film con Jack Nicholson
@ Ross: Lo hai letto? i libri di Dürrenmatt mi sono piaciuti un sacco. Spero sempre che la mia fantasia mi aiuti a continuare il blog :)
@ TuristadiMestiere: Magari continuerà, non so, di solito scrivo i pezzi e rimangono così...
@ zefirina: Grazie :)
@ Stefania248: Grazie anche a te
@ [11]: Thanks!!!
grazie per la storia e per la dedica a Dürrenmatt, uno dei miei amori letterari germanici!
.. impossibile dimenticarsi dei tuoi dammi.. "tre parole" ^ __ ^
e sei davvero incredibile e superlativo, sei riusciti a dar vita ad un post assolutissimamente spettacolare con queste difficili parole che avrebbero messo in crisi molte buone penne
. e la tua abile ed accurata capacità descrittiva mi trasporta come sempre dentro il racconto
e bello anche da parte tua la dedica
un caro saluto e un abbraccio
e felice che tu sia ancora qui
Davvero bellissimo, continua a scrivere. Per tutto il tempo della lettura non ho percepito piu' nulla attorno a me.
25 ottobre 2009.
gia' tutto questo tempo e' passato?
madonna
valescrive
Incastro perfetto. Sì, come dice Maraptica, ci vorrebbe un seguito.
Non solo il poliziotto, in generale nessuno dovrebbe mai promettere. Implica una possibilità di fallimento che chi ascolta non contempla.
Bel racconto.
grande durrenmatt... bella la tua dedica.
per quanto riguarda il post... anzi le tre parole con il plot e poi il tuo post.. sono più che altro stupita. ma come cavolo ci sei riuscito??
I ringraziamenti te li ho pubblicati direttamente sul mio blog.
Ovvero sei riuscito a farmi scrivere due righe dopo tanti mesi e stai a vedere che, rotto il ghiaccio mi riprendo ciò che mi ero tolta da sola.... la vogia di comunicare!
baci
Bravo,non trovo altre parole perchè sono ancora dentro la storia,con la voglia di saperne si più.
Sei davvero bravissimo Baol,mi inchino davanti a tanta versatilità !
ciao baol, bello come sempre, una senzazione di prendersi il tempo per mettere insieme le parole, senza fretta! bravo. ciao
accidenti, è proprio bello!
i miei rispetti.
davvero, ancora una volta, bravissimo!
quel 'prometto' finale, è il finale di una visita che né medici né polizziotti dovrebbero mai valicare. Ma dentro esplode, assieme al pianto di chi sta davanti.
Lila
@ fabio: Grazie a te bro, sapevo che avresti apprezzato la dedica, grande scrittore!
@ albafucens: Grazie, cerco sempre di riuscire a fare il piatto migliore possibile con gli ingredienti che mi vengono dati, tipo "La prova del cuoco" :)
@ Vittoria A.: Spero almeno non siano entrati a fregarti qualcosa :)
@ valescrive: Già, troppo tempo :-/
@ Alberto: Ogni tanto mi salta in mente di continuare qualche vecchio racconto, prima o poi lo farò...grazie per i complimenti :)
@ Ettore Aldimari: Concordo con te perché molto spesso la nostra capacità di portare a buon fine una promessa non dipende dal nostro impegno.
@ ivy phoenix: Grazie per i complimenti; quando ho visto le parole, tutto il plot, mi sono immaginato una storia e poi ho cercato di scriverla al meglio possibile :)
@ la volpe: Mi fa piacere ti sia tornata la voglia di comunicare perché non è mai una buona cosa perderla...grazie per i ringraziamenti sul tuo blog :)
@ vitty: Grazie davvero, ho messo infila le parole :)
@ elena: Di solito le parole vagano nella testa e poi escono di botto, questa volta è stato un po' più complicato
@ katika: Grazie prof :)
@ Lila: Come ho scritto un po' più su, le promesse si fanno spesso e il fatto che non si riesca a metterle in pratica a volte non dipende da noi
e passavo di qua... ;)
...ovviamente attendiamo il seguito...se vuoi mi impegno a darti qualche parola a casaccio per vedere che ne esce fuori, tu chiedi e io ti servo ;)
@ TuristadiMestiere: Proprio da turista :)
@ La coniglia: I miei seguiti latitano sempre nel cervello. No, no, niente parole, ci provo da solo :D
ecco vedi, io leggo in ritardo e mi perdo per diverse giornate racconti belli come questo.
E mi domando, e perchè, perchè non saprò mai come finisce? E invece è lì, in bilico e per poter continuare c'è solo la nostra fantasia. O la tua, e io lo preferirei di gran lunga :D
.. e ci riesci benissimo amiscelare gli ingredienti :)
ma riusciresti a scrivere qualunque cosa tu
un caro saluto
@ Zion: Beh, le parole scritte stanno lì, non si perdono e quindi le puoi leggere...quanto alla continua, boh? Magari lo continuo...chissà...
@ albafucens: Sono lusingato, grazie! :)
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