Il post dalle tre parole di Porzione
costipazione
- Ego te absolvo in nomine… -
Ormai non lo ascolto più, ho raggiunto lo scopo di lavare la mia coscienza e darle anche una bella inamidata perché, secondo me dopo non c’è niente, ma metti che mi sbaglio? Almeno così mi sono guadagnato la mia porzione di paradiso.
- Figliolo... Figliolo mi hai sentito? -
- Eh?! -
- Ho detto che puoi andare. -
- Grazie, non avevo sendido, guesto raffeddore mi sfinga, mi sendo duddo il naso bloggado ed ho un gerghio alla desda ghe non si immagina, mi berdoni. -
- Di nuovo? L’ho appena fatto. -
Pure il prete cabarettista doveva capitarmi.
- Hahahahahaha, simbadigo. Arrivederla badre. -
- E ricordati, ci vuole forza di volontà! -
La penso esattamente come lui, infatti sto uscendo dalla chiesa con la ferrea volontà di fare almeno un peccato mortale e due veniale entro la fine del telegiornale delle venti.
- Michele! -
Oh Signore, la Scassi! Ogni volta che la incontro non posso che cogliere l’infinita saggezza degli antichi romani che affermavano “nomen omen”, se mi attacca bottone mi scasserà, appunto, peggio di uno di quei film iraniani sottotitolati che vado a vedere per rimorchiare le intellettuali.
- Salve signora, gome sda? -
- Eeeeeh…. -
Eccola che inizia, ha lanciato il grido di battaglia.
- Come vuoi che sto? Son vecchia, mi fanno male le giunture, le ossa, sarà tutta questa umidità; pensa che stamattina non riuscivo nemmeno ad alzarmi da quanto mi faceva male la schiena, già pensavo che non sarei venuta in chiesa, come faccio tutti i giorni, poi ho fatto un sforzo ed eccomi qui. -
Che culo che ho avuto.
- Gabisgo ma sdia addenda, si riguradi. -
- Che caro che sei, Michele, l’ho sempre detto anche a mia nipote Genoveffa, “Michele è proprio un bravo ragazzo, sarei proprio contenta se vi frequentaste”. -
Dio me ne scampi! Sarebbe la volta che mi converto davvero; Genoveffa è così brutta che quando va in pescheria le cozze si aprono per manifesta inferiorità.
- Signora, mi lusinga, è drobbo buona. -
- Ma è la verità! Guarda il mio Fuffi come ti fa le feste. -
Feste un corno, mi sta ringhiando contro mostrandomi anche le gengive.
- Ghe garo… -
- Sì, il mio cucciolino ti adora -
“cucciolino” lo chiama; è un chihuahua ma sembra un cinghiale ipertrofico, una specie di incrocio tra una nutria geneticamente modificata ed un dobermann incazzato. Se potesse staccarmi una mano a morsi lo farebbe molto lentamente per godersi la mia sofferenza.
- Ora devo andare signora, mi sgusi ma non mi sendo moldo bene -
- Eh, me ne sono accorta, avrai preso freddo, ti sarai scoperto troppo… -
Ma che fa?! Allude?! Oddio che spettacolo indecente, ‘ste sottospecie di prugna secca m’ha fatto anche l’occhiolino!
- Signora, ma gosa dige?! Ieri ho breso dudda la bioggia dornando dal lavoro. -
- Povero Michele, se vuoi ti mando Genoveffa, è un’ottima infermiera. -
Sì, così oltre a starnuti e febbre aggiungiamo anche il vomito, ai sintomi.
- No guardi, sono moldo infeddivo e l’ultima gosa ghe voglio è ghe sua nibode brenda gualgosa da me. -
- Che peccato… -
Giuro che la prossima volta che mi viene voglia di lavarmi l’anima le do due gettoni, che se ne andasse da sola alla lavanderia automatica.
Visto che già so che Porzione, peggio della Scassi, avrà sicuramente da ridire sull’utilizzo del verbo questa volta ci metto un altro raccontino.
Seduta di autoanalisi
Tutto è cominciato per gioco, di solito va sempre così, invece di chiedersi “perché?”, ci si chiede “perché no?” e si comincia. Mi sono affacciato alla rete come fosse una piazza e forse lo è, la piazza più grande che ci sia, ed ho osservato. Poi è arrivato il blog, mettere le proprie parole sparse in frasi, anche piccole, di senso incompiuto, come fossero enigmistici pensieri da completare e stare a vedere cosa succede. Non posso non confessarlo, bloggare è stato come pompare benzina sul fuoco, il mio ego, già a malapena contenuto in un corpo tutto sommato abbondante, è cresciuto come un bubbone ipertrofico fino a straripare, ad esondare, sì, io “esondo” come mi ha detto un altro blogger, lui sì, bello e bravo, in risposta ad un mio commento. Esondo su tutti gli altri lasciando la firma come faceva zorro, lascio la mia “P” dopo la mia chiosa, cercando di lasciare il seme della zizzania solo per vedere l’effetto che fa. In fondo sono buono, buono e sagace, è la tastiera a portare le mie dita su parole che non vorrei ed a pigiare “pubblica”. Adesso che ho raggiunto il peggio del “non – essere” internettiano, adesso che non spreco nemmeno più parole perché “faccialibro” ha gli status ed i “mi piace, non mi piace”, solo adesso, guardandomi indietro tra una focaccina con lo strutto ed uno strudel di ciccioli alla carbonara, capisco che non posso più andare avanti così ed ho capito che devo chiedere aiuto. Mi chiamo M. e sono un blogger.