02 febbraio 2009

Un indirizzo per ritrovarsi e cento per perdersi

La metro ogni tanto curva e se guardi in fondo vedi nettamente il cambio di prospettiva, sembra che anche il tuo sguardo curvi insieme al treno. Seduto in mezzo alla gente continuava a maltrattare il biglietto che aveva fra le mani; ormai, a furia di piegarlo e riaprirlo, arrotolarlo e svolgerlo, guardarlo e passarlo fra le mani, la carta aveva perso la sua consistenza, sembrava anche più trasparente, a passarci i polpastrelli si sentivano le milioni di piccole rughe che si erano formate. L'inchiostro per fortuna reggeva, quello che c'era scritto si leggeva ancora: via dei Millefiori, 71; sorrise, lo divertiva che in una metropoli come quella, con la quasi totalità delle sue vie formate da incroci di grossi palazzi di pietra e cemento, ci fosse una via con un nome del genere; si ricordava di aver pensato la stessa cosa anche quando gli era stato comunicato quell'indirizzo. Intanto le stazioni si susseguivano con i loro nomi di scultori, musicisti e sconosciuti e quelle che lo dividevano dalla sua meta diventavano sempre meno, ormai ne avanzava una, alzandosi per piazzarsi di fronte all'uscita piegò per l'ennesima volta il biglietto dopo averlo fissato, quasi che l'indirizzo scrittoci su potesse cambiare, e lo mise in tasca. Cercò di non farsi fregare dal finto equilibrio e si mantenne aspettando la frenata. Fuori, sulla banchina, cercò l'uscita per via dei Millefiori, mentre si incamminava diede un'altra occhiata al biglietto e già che c'era, uno sguardo all'orologio: le due del pomeriggio. Ad attenderlo, alla fine delle scale, il bianco della luce improvvisa e poi la solita strada tra i palazzi, come sospettava di fiori nemmeno l'ombra. Il numero 71 non era troppo distante, sul vetro del gabbiotto del custode un biglietto avvisava che era fuori a pranzo, non gli importava molto, sapeva dove andare. Il portone si apriva a spinta, probabilmente un difetto della serratura; le scale profumavano di odori di cucina, la tipica essenza di condominio; la porta che interessava a lui era subito dopo aver girato, alla seconda rampa di scale. Il campanello emise tre note tristi, alla domanda su chi fosse rispose con il nome di chi gli aveva dato il biglietto, ormai consumato, che teneva in tasca. Dopo una piccola overture meccanica per serrature blindate la porta si aprì sulla faccia interrogativa di un uomo di mezza età, lui lo guardava negli occhi ma non si chiedeva niente, disse: “mi scusi” e chiuse la frase con il soffio muto del silenziatore disegnando un punto sulla fronte della faccia interrogativa; richiudendo la porta come se niente fosse diede un'altra occhiata al biglietto, l'ultima, e fece la strada al contrario. Si avviò verso la fine della via dei Millefiori fermandosi nel primo bar, alla cassa domandò se avessero uno stradario e fu felice della risposta positiva. Seduto ad un tavolo con davanti l'elenco delle vie chiuse gli occhi e ci puntò un dito sopra: via Bagnacavallo, ecco, oggi si sarebbe perso lì.

Questo racconto lo avevo promesso, lo avevo promesso quando, leggendo uno dei meravigliosi post di Lorenzo Bartoli avevo letto la splendida frase che mi ha ispirato il racconto.

55 commenti:

lindöz ha detto...

PRIMAAAAAAAAAAAAAAAAA!!
Ecchediamine, come scrivi bene.
Bravo Baollo. Questo racconto mi ha distratto un po'. E ora, al lavoro. Bax

Alessandra ha detto...

tenero Baol!
mi piace.

bacio
Ale :)

Fra ha detto...

Bellissimo racconto! Bravo come sempre
Un abbraccio
fra

Ross ha detto...

Quando ho un po' di tempo libero e mi va di stare da sola, a volte faccio qualcosa di simile, a Milano.
Cioè, non è che vado in giro a suonare il campanello a sconosciuti, ma mi piace farmi scorrere addosso i pensieri e lasciare che il loro flusso si trascini dietro anche i piedi. Vagando così, senza programmare un percorso, mi è capitato di scoprire degli angoli meravigliosi, nascosti agli occhi dei più, e di entrare un po' più a fondo nell'intimo della città. Ogni tanto mi dispiace di avere comunque sempre troppi punti di riferimento e di non riuscire mai a perdermi davvero.

Ottimo racconto, complimenti.

enne ha detto...

Storia di un commercialista con l'animo da poeta...
Mica capita tutti i giorni, eh?
;-)

Mirtilla ha detto...

mi perdo sempre nei tuoi racconti..

Vale ha detto...

Ne serve solo uno, uno per trovarsi..

zefirina ha detto...

che bello questo racconto, è vero come ha già detto qualcuno ti ci perdi e ti ci ritrovi

marge ha detto...

Un applauso a Baol..clap clap clap!!

Simona Carini ha detto...

Mi e' piaciuto molto il tuo racconto. Grazie.

la volpe ha detto...

Non posso commentare, è un post che non mi appartiene.
Non sono in grado di capirlo.
Non mi sono mai persa e/o ritrovata.
Non ho neanche mai avuto l'intenzione di farlo.
A giudicare però i commenti degli altri è molto piaciuto.
Quindi i complimenti te li faccio sulla fiducia.
Baci
la volpe

Lorenzo ha detto...

Bello questo blog!
puoi passare qui e dirmi se ti piace http://erroredistampa.blogspot.com (non è uno spam voglio solo un parere!)
Grazie in anticipo!

Lorenzo ha detto...

Bello questo blog!
puoi passare qui e dirmi se ti piace http://erroredistampa.blogspot.com (non è uno spam voglio solo un parere!)
Grazie in anticipo!

fabio r. ha detto...

inquietante..... non e' che Milano sta rraformandoti in un serial killer random no? tipo tra un po ti troveremo stesi sui tetti a sparare a casaccio???
bello però.
ciao.

Spippy ha detto...

Il protagonista del tuo racconto si lascia trasportare da un dito puntato a occhi chiusi sullo stradario. E si perde in una grande metropoli. Ross fa qualcosa di simile passeggiando per Milano, un'altra grande città.
Io, che abito in un comune ancora sostanzialmente modesto, faccio qualcosa di altrettanto simile per i colli circostanti. Le vie dei quali assumono a poco a poco nomi sempre più "montani" e panoramici.

Non importa dove si va, l'importante è assaporare i dettagli del tragitto. Come ad esempio, la sensazione di un biglietto di carta tra i polpastrelli delle dita.

Un bacio.

rainbowsparks ha detto...

scritto benissimo, sofficemente crudele. chapeau.

Marianna ha detto...

grazie per aver detto la tua, ora cambierò il titolo del blog con
"libertà di parola" siamo in democrazia no?!

Antonia Storace ha detto...

Ma scrivere un libro?Ci hai mai pensato?Io lo leggerei di sicuro ^_^

Un sorriso.Antonia.

Biancamaria ha detto...

ciao a te Baol;-)
come va in quel di Milano?

Baol ha detto...

@ lindoz: Bbrava! Sei stata velocissima! Grazie per i complimenti, faccio del mio meglio. Mi ha fatto piacere distrarti.
Saluta il nostro amico comune eh ;)

@ Alessandra: Grazie :*

@ Fra: Si fa quel che si può ;)

@ Ross: Farsi scivolare addosso i pensieri...cerco di farlo anche io...a volte non ci riesco...
Adesso potrai farmi ancora di più da cicerone allora :P

@ la bislacca: Mica è la mia storia eh?! Credi che vada ammazzando le persone?! O____o

@ Mirtilla: Sono come cento indirizzi allora ;)

Baol ha detto...

@ stellavale: La cosa difficile è trovarlo sulla cartina della vita...

@ zefirina: Grazie, spero sempre che si vaghi con i pensieri quando mi si legge :*

@ Suysan: Graaaaazie :)

@ Simona: Grazie a te :)

@ la volpe: Grazie per i commenti a fiducia, davvero, io cerco sempre di raccontare delle storie che dicano qualcosa, non raccontano solo di me :*

@ Lorenzo: Farò una visita...

Baol ha detto...

@ fabio: Ma noooooo...mica è un serial killer...è un killer a pagamento! :D

@ Spippy: "Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare..." F. De Andrè

Un bacio :*

@ rainbowsparks: Grazie davvero ;)

@ Marianna: Mah, inizio ad avere i dubbi sulla democrazia :)

@ Antonia: Io ci penso, oh se ci penso :)

@ Aglaia: Va e resisto ;)

giraffa.c ha detto...

Però..quel finale non me l'aspettavo..complimenti, Baol, il tuo racconto mi ha intrigato :-) ma non è che l'aria di Milano ti sta facendo diventare pulp, molto pulp? ;-)

Baol ha detto...

@ giraffa: Pure troppo...

:P

Bruja ha detto...

bello perdersi...non solo per le strade di una citta...:-)

MarKino ha detto...

... perche` Milano ti ispira storie di serial killers?

Silvia - Magnolia Wedding Planner ha detto...

ohhh..ma solo oggi scopro che sei un bravissimo narratore! accidenti! complimenti altro che ..ti invidio molto!
Silvia

Alberto ha detto...

Non posso credere che farai solo il commercialista nella tua vita... ;-)
Bravo, bel racconto.

Un abbraccio sponsor :-)

Gata da Plar - Mony ha detto...

questo racconto mi ha un pò immalinconito.... :)
Un abbraccione!!!

Anonimo ha detto...

Ciao Baol
mi ricorda sto racconto il mio
A volte ritornano !!!!
Bellissimo
quasi quasi mi vien voglia di continuare a scrivere sta storia dopo aver letto la tua
un acio!
....A proposito di Te Quiero cosa desideri cosa vuoi profondamente e desideri ahahahah
dillo ammettilo con le stelle ci sta che qualcuno ascolti le tue richieste ahahahah
Anna

ANTONELLA ha detto...

ma che bei racconti scrivi!

Il Gabbrio ha detto...

Bravo Baol...a volte ci si perde anche stando fermi, vero?

Ma quello che hai scritto sul mio blog, il post a quattro mani? Dici sul serio? : D

Pandora ha detto...

complimenti per il blog, mi piace molto come scrivi, mi piacerebbe avere un tuo commento al mio, parla di una storia molto particolare che sto vivendo proprio in questo periodo

un saluto P.

desaparecida ha detto...

quanto cambi baol....
ma rimani sempre con un'anima speciale!
Un abbraccio

Hiraeth ha detto...

Bravo Baoluccio, as usual!
Sai che sto leggendo pian pianino il libro tuo omonimo? ;)
Ma senti un po', com'è che adesso che stiamo a meno di 40 km non ci siamo ancora visti? :(
Insomma bisogna organizzarsi, io per il momento sono giovane e disoccupata, quindi quando puoi ci sono, poi ti devo riportare certi saluti jedi, che l'ho promesso! :)

Anonimo ha detto...

davvero carino il racconto. un vero e prezioso cammeo. ciau

Baol ha detto...

@ Bruja: Sì, è bello perdersi, vagare senza meta e soprattutto senza pensieri in testa perchè quelli lì non si perdono mai...

@ MarKino: Dici? Secondo me tira fuori lati che non conoscevo :F

@ Magnolia Wedding Planner: Grazie! Ogni tanto qualcosa di gustoso lo scrivo :)

Non è che qualche tuo cliente vuole un raccontino personale? :D

@ Alberto: Beh...conoscenze nell'editoria? :D

@ Gatadaplar: Quando meno ve lo aspettate torneranno anche quelli umoristici ;)

@ A&D: Allora continuano ed io continuerò il tuo!
Ho chiesto alle stelle ed è sono arrivate le nuvole O______o

Baol ha detto...

@ Antonella: Grazie! :)

@ Il gabbrio: E proprio quando si sta fermi che ci si perde di più...ne sai qualcosa vero ;)

Quanto alla proposta, è serissima!

@ Pandora: Grazie, ho iniziato e leggere il tuo blog, credo che continuerò!

@ desaparecida: Sono molto gattopardiano...

@ Hiraeth: Prometto che colmeremo quanto prima questa lacuna terribile, un abbraccio...
Spero che il libro omonimo ti piaccia!

@ ivy phoenix: Grazie!

MAX ha detto...

Io ho studiato e lavorato a Milano per anni. Al fondo è tutto come decritto. Il metro, le vie, gli incroci, i palazzi.
Ma non l'ho mai sentita mia.
Ciao

MARGY ha detto...

un bacio Baol!! :*

enne ha detto...

Ho letto il commento della Volpe.
Beata lei: io sono solita perdermi spesso, e ritrovarmi a volte.
Un bacio, Meeeeim.

Ricorda che ti devo un Kinder Bueno. ;-)

Bra ha detto...

Un saluto buon vecchio Baol...

Silvia - Magnolia Wedding Planner ha detto...

ma veramente lo sai che una coppia la avrei che ha bisogno di qualcuno che scrive bene...;-) può darsi anche che te lo chieda lei direttamente però :-D

Baol ha detto...

@ Il Massimo: Ma magari nemmeno io la sento mia e cerco di viverla così :)

@ Margy: Un bacio Margyotta!!! :*

@ la bislacca: Sono un terribile creditore, attenta ;)

@ Bra: Un saluto a te amico mio!

@ Magnolia Wedding Planner: Ottimo! Io sono qui ;)

Ma|Be ha detto...

che scegliere di perdersi è una gran cosa.

e come diribe DGT: 'sticazzi, Baol, 'sticazzi..

AndreA ha detto...

Ehy MastroBaol, tutto o.k.?? :-)

Un abbraccio, a presto!! :-)

Anonimo ha detto...

arrivo un po' tardi ma... che bello, questo racconto!!

Eva ha detto...

questo racconto mi fa pensare a tutte le volte che mi sono persa girovagando nella cittá che mi ospitava per qualche tempo... non conoscevo le vie, le faccie.. non conoscevo le case e le ville... ma diventavano presto punti di referenza... non facevo altro che uscire di casa ed andare, guardare, memorizzare... esplorare...

Rabbit in Distress ha detto...

Bellissimo!

se vuoi passa da me su http://discoantonio.blogspot.com

Ciao

Anna ha detto...

E' sempre bello leggere quello che scrivi! Ho poco tempo ultimamente ma ci sono! :) un abbraccio!

Lone Wolf ha detto...

Urca.

Mcloud ha detto...

Grande narrazione... un abbraccio

Baol ha detto...

@ Ma|Be: Sempre 'sti Cazzi amica mia, Digitone ha ragione :P

@ AndreA: Qua tutto ok amico mio e lì? :)

@ bstevens: Grazie per il complimento...comunque qui è sempre aperto, non preoccuparti ;)

@ Morwsna: Spero senza ammazzare nessuno eh?! :D

@ Antonio: Ci farò un giro :)

@ ANNA: Beh, quanto a tempo nemmeno io posso dire di averne ;)

@ Lone Wolf: Beh, se il protagonista del racconto avrà bisogno di un avvocato lo farò rivolgere a te :D

@ Maurizio: Grazie, troppo buono, ricambio l'abbraccio :)

Anonimo ha detto...

pensa che un mio amico a paris andava a bere da solo, vedeva qualcuno che gli piaceva e lo seguiva per ore cercando di capire che tipo/a fosse.così.finiva anche in posti strani. l'avrà fatto almeno 50 volte.
eheh.
mi par di capire che studi a milano, da poco!cheffai?
ciau
blebo

Baol ha detto...

@ blebo: Ma...quello è stalking :D

Comunque sono a Milano per il master tributario del Sole24Ore...che cosa triste vero? :D