27 gennaio 2007

‘Sta vita e na catena…

Salve! Sono Bedrosian Baol, forse vi ricorderete di me per altri dialoghi inventati tipo: “Babbi natale” o “La pubblicità è l’anima del commercio…”. Il dialogo inventato che andremo a proporvi oggi avrà come antagonista un personaggio particolare che chiameremo Coscienza di Baol, abbreviato C.d.B.

Coscienza di Baol: Bedrosian, guarda che Viola e Johnson ti hanno inguaiato con la catena delle 5 cose che non hai mai detto di te.
Baol: Lo so, lo so, sono giorni che devo farlo ma non mi viene in mente niente…
C.d.B.: Potresti iniziare dicendo che sei ipocondriaco.
B.: Cioè tu vuoi che mi sputtani del tutto vero?
C.d.B.: Maddai che è una cosa simpatica.
B.: Seee…vabbè…..se è tanto simpatica dì 5 cose segrete tue.
C.d.B.: Guarda che io sono la tua coscienza, quindi 5 segreti miei, sono 5 segreti tuoi, ma di quelli pesanti. Vuoi sul serio che parli, oppure le decidi tu le 5 cose da dire?
B.: Bastarda….vabbè, allora lo dico: sono ipocondriaco, non di quelli che ogni malattia è la sua, ma un po’ più subdolo.
C.d.B.: Che razza di ipocondriaco saresti scusa? L’ipocondriaco è proprio chi crede di essere sempre malato!
B.: Massì, massì, è così; solo che io, finchè mi sento bene, non mi spavento di niente, sono una roccia, starnutisco ma tanto so che è un semplice sbalzo termico e cose così.
C.d.B.: E dove sarebbe l’ipocondria?
B.: Quando comincio a non sentirmi in forma, inizio ad avere dei doloretti, allora divento di un pessimismo ancestrale, mi immagino malattie tremende, casi più unici che rari e cose così. In questi casi, mi viene il muso, mi agito, mi cago sotto insomma.
C.d.B: Tutto qui? Non mi sembra mica una cosa da tenere così segreta.
B.: Aspetta che c’è il pezzo forte; per rincarare, sono un fan di ER e del Dott. House, non mi perdo una puntata!
C.d.B.: Cioè sei un ipocondriaco e guardi dei telefilm di medici?
B.: Sì.
C.d.B.: Devo chiedere al Gran Capo se mi manda a fare la coscienza del sindaco…
B.: Ma se quello fa un sacco di stronzate?!
C.d.B: Sì, ma non la usa mai…Vabbè, questa è la prima, la seconda?
B.: Pensavo di fare come Daniela e scrivere qualcosa di schifoso.
C.d.B.: Tipo?
B.: Bhè, lei ha parlato della sua ciste, potrei farlo anche io.
C.d.B.: Vorrei solo ricordarti che la sua era in faccia la tua era sacro-coccigea, so che per te sono parti uguali ma forse esagereresti un po’.
B.: Se gli fa schifo fa audience! Dico che mi hanno tolto senza anestesia una ciste sacro-coccigea che si era infettata e non mi permetteva di camminare.
C.d.B.: Bleah! Ma che schifo!
B.: Che dici, sottolineo che per il dolore ho urlato come un vitello?
C.d.B.: Se il tuo scopo è l’audience il dolore qui da noi ha sempre successo. Siamo alla terza.
B.: Qui inizio a vacillare, non so cos’altro dire.
C.d.B.: Potresti raccontare del canalone…
B.: No dai!
C.d.B.: Massì, che vuoi che sia, eri ancora piccolo, certe stupidaggini si fanno a quell’età.
B.: Ma la mia è stata grossa: non solo sono andato volontariamente con la bici sul bordo del canalone di scolo dell’acqua piovana, tra l’altro senza protezione, ma in più per mostrare che sapevo andare lungo il bordo, manco fossi Indiana Jones, ci sono scivolato dentro.
C.d.B: Caduto.
B.: No, prego, scivolato, caduto in verticale insomma, tanto che ho avuto il tempo di appendermi al bordo come un salame stringendo la bici tra le gambe perché se cadevo sulla bici mi facevo dei bei danni.
C.d.B.: Ne sei uscito indenne insomma.
B.: Indenne un corno! Avevo tutte e due le braccia graffiate a sangue, mi sono dovuto fare l’antitetano.
C.d.B.: E nessuno ti aiutava…
B.: Grazie, l’unico amico che c’era era troppo impegnato a ridere per aiutarmi.
C.d.B.: E questa è la terza. La quarta?
B.: La quarta….Ah, sì: non riesco a dormire se non chiudo la porta dello sgabuzzino che c’è nella mia stanza.
C.d.B: A trent’anni hai ancora paura dell’uomo nero….vergognati!
B.: A parte che è una cosa che mi porto avanti dall’infanzia, se non fossi la MIA coscienza ti augurerei di incontrarlo sul serio l’uomo nero…
C.d.B.: Ehm…..vabbè, vai con la quinta.
B.: La quinta è un ricordo; quando ero piccolo dormivo con un pupazzo di pezza che adoravo, si chiamava Pucci, era un cane rosa con le orecchie bianche, gli erano rimasti solo gli occhi e il naso, la bocca si era scollata, ma a me piaceva tanto.
C.d.B.: Ma quanto sei teeeeeneeeerooo….
B.: Poco a prendere per il culo, tu comunque fai parte di me! E, per la cronaca, il pupazzo ce l’ho ancora.
C.d.B.: Vabbè, hai visto? Hai finito, mica è stato difficile.
B.: Finito?! Ora ce la parte migliore, gli altri 5 a cui passo la catena.
C.d.B.: Ma se tu non credi a ‘ste cose!?
B.: Mica lo faccio per scaramanzia, lo faccio perché sono bastardo.
C.d.B.: Vabbè, a chi la passi la catena?
B.: Allora: M&M.
C.d.B.: Appena tornato da Praga si trova la catena, carino.
B.: Sì, sì, poi Paparazza che visto che vuole il link vediamo se se lo guadagna.
C.d.B.: Altri tre.
B.: Ortica, Carmen e Apepam.
C.d.B.: Ora non devi che postare.
B.: Grazie per l’aiuto.
C.d.B.: Sempre a disposizione.

12 gennaio 2007

Uomini-libro

Questo post di Bra mi ha fatto pensare molto; in un ipotetico futuro alla Bradbury in cui i libri fossero messi all’indice e ci fosse un gruppo di resistenti pronti a farsi uomini-libro, cioè a memorizzare per i posteri un libro in particolare, io, visto che farei sicuramente parte dei resistenti, quale libro sarei? Bhè, visto il nome del blog la risposta avrebbe dovuto essere facile: “Baol” di Stefano Benni oppure uno qualsiasi dei suoi stupendi libri, poi però il mio cervello mi ha ricordato tanti altri libri che ho amato; potrei essere “Cyrano” di Rostand, ma in quale traduzione? Quella più moderna del ’76 di Cuomo, in prosa, oppure quella più vecchia, la prima di Mario Giobbe del ’24, rimata in alessandrini? Oppure potrei essere “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez…quanto ho amato quel libro! Mi sono immaginato per le vie di Macondo, ancora adesso è il libro di cui ricordo abbastanza bene l’incipit: “Anche a distanza di anni, davanti al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si ricordò del giorno in cui suo padre lo portò a conoscere il ghiaccio” (più o meno); poi però ho pensato, se devo ricordare questo libro perché non “La casa degli spiriti” della Allende? Oppure “Se questo è un uomo” di Levi, ma di Levi anche “Il sistema periodico”, la bellissima raccolta di racconti. E Calvino allora? Potrei ricordare qualcosa di Calvino, potrei essere “Il castello dei destini incrociati” oppure “Le città invisibile”, il primo per l’idea geniale e la perfezione di incastri il secondo per il potere evocativo. Quale? Quale libro sarei? Mi sono ricordato di Paul Auster e della sua “Trilogia di New York” o “Mr Vertigo” oppure uno degli sfortunatamente pochi libri di Jean Claude Izzo, magari mi metto d’accordo con altri due e ci ricordiamo tutta la trilogia di Marsiglia. Mi accorgo che sarebbe un compito improbo scegliere un libro da tramandare a memoria ai posteri, non avrei la forza di abbandonare gli altri all’oblio quindi, cerchiamo di non arrivare ad una in-civiltà che li mette al bando, mi si complicherebbe troppo la vita!

03 gennaio 2007

Sombras

“Sombras”
Viola Simonetti
pp. 86
Ed. il Filo

Mi piace quando mi raccontano una storia, sto ad ascoltare con molta attenzione, soprattutto se chi me la racconta è bravo a raccontarla. Quando poi ti raccontano una vita, un periodo di vita che, breve o lungo che sia, si porta dentro tante storie, tante altre vite, allora, mi viene naturale, ripenso anche alla mia.

Tutto qua Clara… sembrerebbe abbastanza facile a dirsi, tutt’e due sappiamo che nella realtà non è poi così semplice gettare cia le maschere ed essere davvero ciò che siamo. Ma è questo alla fine di tutto che ci salverà. Amarci, Clara, semplicemente amarci.