02 agosto 2013

Moneygrabber

Il racconto è un po' crudo, vi avviso.



“Alzati”, la mia voce lo va a riprendere dentro gli anfratti remoti dell’incoscienza in cui il sonno lo ha portato. Non mi riconosce subito, no, la consapevolezza si fa strada, a fatica, dentro le ombre di qualche sogno; poi vede i miei occhi e, successivamente, la canna della pistola; delle due cose non credo sia la seconda a spaventarlo di più. “Alzati”, ripeto, questa volta è più pronto e dopo essersi messo a sedere sul letto, fa per alzarsi; lo colpisco alla bocca con il calcio della pistola, lo colpisco bene anche se c’è poca luce; il labbro si spacca e saltano via un incisivo ed un canino, forse un altro paio di denti li ingoia. Dalle labbra esce sempre molto sangue, una grossa macchia amaranto si allarga sulla sua maglietta bianca, ricade seduto sul letto. “Alzati”, gli dico, di nuovo; è titubante, teme un altro colpo ma questa volta lo faccio alzare. Lo spingo verso la cucina, “Perché?”, mi chiede, “Lo sai”, gli rispondo; inizia a farfugliare qualcosa, sembra stia pregando ma non si rivolge a Dio, si rivolge a me; ha capito cosa sta per accadere, cosa sto per fargli; comincia anche a piangere un po’. Lo faccio sedere al tavolo della cucina, sotto la luce che pende dal soffitto, bianca. Gli lego le mani dietro la schiena e i piedi nudi alle gambe della sedia; ho portato con me solo la corda per legarlo, il resto lo trovo lì, siamo in una cucina e, si sa, la cucina è un luogo pericoloso. Non gli ho tappato la bocca, no, devo sentirlo urlare perché non devo concedergli nulla, nemmeno il mugugno; non sentirà nessuno, ha voluto isolarsi dal mondo, lo stronzo, come se ne avesse schifo, come se non dovesse essere il contrario ed essere il mondo ad aver schifo di lui. Mi guarda, il labbro spaccato, gli occhi pieni di lacrime, la maglia sporca di sangue, “Pietà”, mi chiede, nemmeno troppo convinto, in realtà, sa che non gliene darò mai, non ne ha mai avuta quando era il suo turno di darla e adesso non ha crediti da scontare ma solo debiti da pagare; lo guardo ridendo mentre armeggio col cassetto degli utensili da cucina, “Ma perché, sai anche che cos’è la pietà? Me la vorresti spiegare? Io devo averla persa giusto qualche mese fa, era gennaio, ti ricorda qualcosa?”, e gli sparo al ginocchio destro. L’urlo mi entra direttamente nelle fibre, non so nemmeno se passa per le orecchie per quanto lo sento fisicamente. Accendo il gas, “Che fai?!”, mi chiede tra lacrime e dolore, “Mi faccio un caffè, mi sta venendo sonno”, piange, gli infilo uno spiedo incandescente di calore rosso, nel fegato; batte i denti dal dolore ed io spiego “Sai perché l’ho arroventato? Perché così cauterizza i vasi e non muori dissanguato, mi rovineresti il divertimento” e ne infilo un altro, in un polmone, gli manca il fiato. Ero un uomo ed in questo momento sono un mostro, ero un uomo e questa merda che comincia a somigliare a San Sebastiano m’ha dato questa trasformazione, me l’ha fatta pagare cara ma adesso è qui; forse c’era già da prima, non siamo tutti qualcosa, in potenza? Non abbiamo tutti un limite? Una tensione di rottura? Il punto di frammentazione? Chiamiamolo come vogliamo ma succede che si supera e si diventa quello che sono io, adesso, mentre gli disarticolo una clavicola con un batticarne. Ormai quello che grida e quello che sputa non mi interessano nemmeno, mi laverò dopo, mi farò una doccia, adesso sono troppo impegnato a controllare se uno schiaccianoci riesce a fratturare tre dita insieme. Sì, ci riesce. Lo guardo, è quasi svenuto dal dolore, ansima, e respira a fatica, uno spiedo in un polmone, un coltello da carne nell’altro non lo aiutano; gli vado vicino, gli tiro indietro la testa e gli chiedo “Vuoi morire?”, credo mi risponda di “Sì”, non ne sono nemmeno troppo sicuro, “Va bene, ma solo perché ormai mi sono rotto il cazzo di te” e gli squarcio la gola con il coltello per il pane, con tanta di quella forza che lo scheggio sulla spina dorsale, vertebre cervicali. Sul tavolo lascio un biglietto: 'Non ringraziatemi, è stato un piacere'.

Questo racconto lo avevo promesso e lo avevo anche iniziato l'undici novembre 2011 ed allora nessuno aveva indovinato di cosa avrebbe parlato; eppure non sono stato il primo a collegare questa canzone ad una cosa simile, è stata colonna sonora di un episodio di Criminal Minds. Lo so, ci metto tempo ma le promesse le mantengo, tutte.

31 luglio 2013

Home


Il tempo sulle scale è tempo dedicato ai pensieri, fai mente locale sulle cose mentre, infilando la mano in tasca, cerchi con la punta delle dita le chiavi di casa; nello spazio del corridoio ti sei quasi dato tutte le risposte e infilando la chiave nella serratura, prendendo inconsapevolmente la mira, già non te ne frega più un cazzo. Appoggi la borsa e ti togli le scarpe, riprendi confidenza con il pavimento, lo gratti un po' con le dita dei piedi, quasi fosse un gatto; molli le chiavi nel posacenere e ti slacci la cravatta, senti il respiro che un po' si allunga e lanci la giacca sulla poltrona. Apri il frigo e cacci fuori una birra mentre, con l'altra mano, hai ritrovato un apribottiglie vintage dentro un cassetto. Con gesto quasi meccanico apri la birra godendoti il fresco della bottiglia ed il piacevole sibilo dell'aria, intrappolata nel collo, che si libera nello stappo. Apri la finestra sulla sera e t'affacci, piedi nudi e birra in mano; mentre dai un senso alla birra che hai stappato, cerchi di ricordare le risposte che t'erano venute e le domande a cui corrispondono, non fai a tempo a farle combaciare che la birra è finita, regalandoti un sospiro di goduria colto ad occhi chiusi e collo esteso e ti dici che, alla fine, se le risposte sono giuste, che arrivino quando servono.

24 luglio 2013

Tanto per dire

A: Quando fai così giuro che non ti sopporto, va all'inferno!!!
B: Io non andrò mai all'inferno, sono sicuro che Dio mi metterà tra gli angeli.
A: Certo, perchè Dio, nella sua immensa grandezza essendo gli angeli, senza sesso, ti metterà dove non potrai rompere il cazzo a nessuno!

19 luglio 2013

Quella cosa che chiami vita

L'erba del lungofiume è verde delle piogge invernali appena finite, brilla nel primo sole, caldo, di aprile ed urla alla primavera di essere pronta; l'acqua scorre veloce sui sassi lisci, grigi e marroni, ed accompagna le pinnate decise di alcuni pesci. Tutto intorno le montagne guardano, come a controllare, lo svolgimento solito delle cose; la ragazza dai capelli sottili cammina svelta con le mani in tasca, fingendo un broncio, mascherando un sorriso; ha falcate sicure di chi conosce la strada ed evita l'erba più alta senza schiacciarla. Il ragazzo si affretta incerto, meno sicuro di dove saranno i suoi piedi al passo successivo ma, grazie a leve più lunghe, con qualche passo veloce ha colmato il distacco. Finge un fiatone più grosso di quello che ha e la ferma cingendole le spalle, lei cerca di trattenere il broncio finto che il sorriso sta spingendo via con forza, lui riesce solo a dire “Hey...”, piano, quasi accompagnando un sospiro; stringe un po' di più le braccia e l'avvicina a sé, affonda la faccia nei capelli sottili e le bacia, lieve, il retro del collo. Un uomo in tenuta da jogging li incrocia e sorpassa sorridendo a quella vista, i suoi passi sono l'unico rumore che supera il fruscio del vento; in alto due rondini si incrociano in volo e macchiano, per un attimo, il sole.

13 luglio 2013

La fine di un mito?

“E siamo qui riuniti per condividere la gioia immensa di questo giorno con Andrea e Caterina...”. Ma come cazzo mi ci sono trovato in questa situazione?! Baol, tutta colpa sua, lo so, mortacci sua! “Vedo la commozione del testimone...”, commozione un cazzo! Quello sta'a'ride e si nasconde la faccia, e poi, 'sta Caterina ma chi cazzo la conosce?! "Ti devo fa' conoscere una", mi fa quo'o stronzo, "si chiama Caterina. Namo a bere". Ma che minchia amo bevuto?! Cherosene?? Questa Caterina ridefinisce i limiti del concetto di roito, c'ha più barba di me e la barba le sta pure bene, sfina il volto, anche perché per affinare il resto ci vuole una fresa industriale. C'ha begli occhi però, vabbè, uno, quello di vetro, sarà vetro buono, tipo Murano. Guardo Baol implorante, e quello ride!!! Lo possino... Ma tanto mo' quando mi chiede se la voglio prendere come mia sposa dico di no, chemmèfrega a me! Famme vedè chi altro sta in chiesa...TUTTE! Tutte le ha invitate, tutte quelle con cui so' stato, almeno tutte quelle del mio quartiere, tutte tutte non ci stavano; mezza navata della cattedrale so' ex! E rideeee, mo mo'o'magno. Che fa? Mi indica di guardare dall'altro lato, tra i parenti della sposa. E chi so' quei tre colossi?! Saranno padre e fratelli de 'sta Caterina, mi guardano, me fanno cenni strani con le mani, tipo parentesi ma più minacciose, sembra che mi abbiano letto in faccia il mio intento, mi sa che se dico di no qua mi fanno la pelle. “Ma è un giorno felice, perché tutte queste lacrime?” Eh, già, perché?! “Andrea, le tue amiche piangono tutte, sono così sensibili?”, "Sò disperate" je dovrei dì; e Baol ride, anfame!! Ma quando gliel'ho chiesto, a questa, de sposamme?? Io manco la so formulare la frase “mi vuoi sposare?”, mi esce sempre, “scopiamo”, senza nemmeno il punto interrogativo. Ma poi, tutte le pratiche per il matrimonio chi cazzo le ha fatte? Baol! Sempre lui, quello c'ha lo zio da'a'moje che è prete; guardalo come ride! “Prima di procedere con la formula di rito, ci sono gli anelli?”, bene, manco so dove si comprano, le fedi, mi basta l'anello al pollice, quello d'argento; l'anello, non il pollice. “Certo, li ho io”, chi cazzo ha parlato?! Baol! Ma grandissimo fijo de na' mignotta! Mi sa che questo l'ho detto ad alta voce perché mi stanno guardando, il prete è pure sbiancato che secondo me gli viene un infarto. Magari. Sorrido, ridono, me viè da piagne. Baol ride. Guardo ancora i parenti di Caterina, magari non sono poi così grossi; se n'è aggiunto n'artro, pare n'armadio a quattro ante, solo il collo è grosso quanto la mia coscia destra; mi guarda e mi sorride, c'ha un dente sì ed uno no e quello sì è d'oro; c'ha la faccia di uno che chiama per nome tutti i secondini di Rebibbia. Riguardo Caterina, magari non è poi così male, ha pure i baffi curati. Magari ha un buon carattere. Ma che ha fatto? Ja mostrato il dito medio a quelle del mio lato? 'Na signora. E Baol ride, se sopravvivo lo smonto. “Vuoi tu, Caterina, prendere il qui presente Andrea il Banale come tuo legittimo sposo?”, “Avoja!”, confermo: una signora. Sudo freddo, sudo pure l'acqua con cui m'hanno battezzato, la poca che non è evaporata al contatto. E Baol ride e mi fa cenno di guardare il prete, “Vuoi tu, Andrea il Banale, prendere la qui presente Caterina come tua legittima sposa?”, guardo Caterina che mi sorride, ha lo stesso dentista dell'armadio, mi sa; guardo i suoi parenti che stritolano le panche in legno, l'armadio stritola direttamente la balaustra di marmo; guardo il prete che aspetta la risposta; guardo Baol, che ride, e urlo “NOOOOOOOOOOOOOO!”. Mi sveglio nel mio letto, madido di sudore, due barche di sushi e sei birre mi sa che so' tante, o forse è stato il kekab prima di andare a dormire. Squilla il cellulare, è Baol: “Banà, ti devo fa' conoscere una, si chiama Caterina”, “Mavattelapijànderculo!” e chiudo.

Confido nel senso dell'umorismo di Andrea il Banale

10 luglio 2013

Intermezzo


Perchè il vuoto c'è, il vuoto arriva, il vuoto accade; come un'improvvisa variazione di pressione. E' la mancanza di sostegno, l'appiglio consueto che si spezza. Il vuoto avviene, si appalesa, e lo senti mentre cadi e sembra non fermarsi mai, non finire mai. Ma lo senti anche quando ti rialzi, quando lotti e quando imprechi e lo senti che ti spinge e risali, sia una mano, sia una vita, sia un sorriso.

08 luglio 2013

Tornato

E' che ce ne sarebbero di parole, tante, su ogni volta che torno a Milano, che ogni volta è uguale, che ogni volta è diversa. Ho rispettato quello che avevo scritto, viverla libero da certi pesi che comunque ci sono, sono dentro, non se ne andranno mai ma se li metti nel loro compartimento stagno, dopo che sono tracimati per un sacco di tempo, beh, forse riesci ad essere quello che dovresti essere, te stesso. Sono tornato, come ogni volta, più ricco; no, non di soldi (magari) ma più ricco di vita, di immagini, di rabbia buona, di fame. Sono tornato ed ogni tanto penso e sorrido e per questa cosa ringrazio, ma tanto. Scriverò ancora, ne ho voglia, ne ho rabbia, scriverò ancora. Sono tornato.


02 luglio 2013

Milano

Sono a Milano, appena arrivato. Come ogni volta ho fatto mio, da subito, ogni passo, ogni respiro. Non importa sia di polvere e caldo, ogni respiro è un ricordo, ogni strada un'immagine. Si dice che un posto, per capirlo, va vissuto; io questa città l'ho vissuta, un tempo breve e eterno ed ogni volta che torno mi riconosce e mi dà qualcosa. Sempre uguale, sempre diversa; felicità, tristezza, euforia, rabbia. Da sole e tutte insieme. Per un periodo l'ho guardata appannata, dietro una cataratta di tristezza e rabbia, cercavo risposte dentro le cose, cercavo persone dentro le facce, senza nemmeno sapere cosa avrei fatto una volta trovate le risposte. Senza nemmeno sapere cosa avrei detto se avessi incontrato le persone. Quando ogni angolo ti racconta qualcosa è difficile tirare un respiro; che sia una fermata della metro, o un tram o, addirittura, una fredda panchina di cemento. Poi, l'ultima volta che sono stato qui, una rivelazione, come il click di una telefonata che si chiude e cadono, con la comunicazione, anche gli orpelli e cade, addosso a te, la tua stanchezza e ti ripiomba addosso anche la tua logica ma, soprattutto, il tuo orgoglio e allora quella cataratta, quella patina, cade anche lei e vedi tutto. Tutto il bello che tale rimarrà ma anche tutte le stronzate che le persone hanno il coraggio di dirti, le stronzate che hanno il coraggio di bersi. Sono di nuovo a Milano e torno a rivedere i ricordi, nitidi, belli; torno a ripensare alle penombre e alle strade, al caldo di luglio e al freddo di febbraio. Sono di nuovo a Milano ma, soprattutto, ho di nuovo fame.

29 giugno 2013

Ciao Margherita


Oggi è venuta a mancare Margherita Hack, aveva 91 anni ed io la saluto così, con questo video. Perché proprio questo, vi chiederete, non ha nulla a che vedere né con lei, né con un lutto e, in più, è anche un video che sta scatenando un sacco di polemiche perché ritenuto sessista. Invece metto questo video perché, proprio in occasione di un lutto, chi rimane dovrebbe cercare di trovare, ovunque, un po' di allegria; metto questo video perché lei, a vederlo, si sarebbe fatta una risata, ne sono convinto, una risata sguaiata da toscanaccia. Ho avuto la fortuna di ascoltarla, qualche anno fa, in una scuola, parlare a dei ragazzi ed essere come si dovrebbe:pratica, diretta, goliardica. Metto questo video perché, se le avessero detto, "è sessista", se lo sarebbe guardato con più attenzione e si sarebbe fatta un'altra risata ed avrebbe esortato ad essere meno bacchettoni e un po' più attenti a guardare bene dove sta il vero "sessismo", in che pieghe si nasconde per davvero; lei, prima donna a dirigere un osservatorio astronomico, in Italia penso che sapesse bene il significato della parola "sessismo". Metto questo video per salutarla, lei, scienziata, comunista, tostissima perché, in fondo, è un bel modo per salutare, con una bel giro di basso. Mi dispiace sia andata via ma ha avuto una vita lunga, piena di soddisfazioni, molto più di quanto io stesso credo otterrò mai e sono triste, sì, sono triste che sia andata via perchè la cosa che punge, la cosa che fa male, non è sapere che lei non ci sarà più ma sapere che molte, moltissime merde, invece, sono rimaste ancora qui.

26 giugno 2013

Intervista ad un baol

Onde evitare orde di fotografi e autografi da firmare ho concesso al buon MikiMoz un'intervista esclusiva, correte a leggervela QUI

25 giugno 2013

La mala educacion

Questo è un post di scuse, sì, di scuse, perché oggi mi sono accorto che molti contatti della chat di Gmail risultavano bloccati da Google, a mia insaputa (sì, lo so, fa tanto politico italiano). Ho dovuto fare l'upgrade a Google+ per poterli sbloccare, praticamente Google mi ha costretto ad essere su Google+ (e m'ha pure costretto a trovare un nuovo feedreader perché Google Reader dal primo luglio non funzionerà più). Mi girano vorticosamente; scusatemi se non mi vedevate più online o avete pensato vi avessi bloccato. Scusate.

23 giugno 2013

Dei libri

Ho appena chiuso un libro, oddìo, non so quanto si possa usare il termine "chiuso" per un ebook, comunque l'ho finito un attimo fa e lo avevo cominciato ieri. Il libro è "Un lungo fortissimo abbraccio" di Lorenzo Licalzi ma, alla fine, non è del libro che voglio scrivere, non di quello nello specifico, almeno (che, comunque, a me è piaciuto molto). Da qualche anno, per ogni anno, mi creo un file in cui mi segno tutti i libri che leggo, appena finisco di leggerli apro il file e lo segno (non ditemi che pensavate che il post che faccio ogni inizio di anno lo facessi a memoria eh?!); anche questa volta ho fatto così e mi sono accorto che, dall'inizio dell'anno questo è il settimo libro letto. A marzo ero già arrivato a sei e poi, un blocco, non sono più riuscito a mettermi lì a leggere, aprire un libro (o un ebook) e tirare lungo per finirlo, sì, ho cominciato un libro di racconti di Durrenmatt ma, proprio perché sono racconti, mi sono fermato e ci ho inframmezzato il libro di Licalzi. Non lo so perché mi sono bloccato. No, in realtà lo so perché, e sono tanti motivi insieme; stanchezza, impegni, il tablet in fissa su Twitter, il pc in fissa sui blog, pensieri, parole, opere, omissioni...no, vabbè, questo magari c'entra poco. Tanti motivi, tutti insieme e tutti separati ma le parole dei libri non mi scendevano più perché dicono tutto e non dicono nulla ed uno si blocca ad interpretarle, a dire "ma io vivo in questa maniera?" oppure "allora anche a me andrà così" e si insinua in un vortice che, alla fine, non porta da nessuna parte. Non sempre eh, per me un libro è sempre stato un libro, rappresenta la bellezza che le sue parole riescono a costruire, le emozioni che riescono a dare, solo che, come una specie di nausea, ho cominciato a pensare che, a volte, è come se ci si faccia insegnare come vivere, dai libri, anzi, peggio, dalla nostra interpretazione dei libri, di quello che dicono, di quello che noi vogliamo ci dicano, come l'interpretazione di segni, a posteriori. In questo periodo lungo mesi m'è capitato (mi capiterà ancora, lo so) anche con le frasi lette online ma lì è diverso, prendi il poetastro da twitter e smonti la sua smielosità da operetta con una frase ad effetto oppure lo lasci stare, pensi "ma che cazzata" e vai avanti; anche con i blog, no? Succede la stessa cosa, alla fine, indeciso se lasciare o non lasciare un commento, se cominciare una discussione, oppure no. Di solito decido di lasciar perdere e poi, almeno i blog, so di essermeli scelti molto bene, mai avuto problemi. Un libro è diverso invece, è più intimo, è il tuo stesso rapporto con le pagine, con le frasi, con le singole parole, con la punteggiatura, addirittura; lì non si scherza, sei tu e il libro, ed il libro vince sempre perché lui racconta soltanto, poi sta a te. Mesi di lontananza dai libri ne ho avuti, altre volte, ma mai, come in questo caso, dovuti ad una rielaborazione del senso stesso dell'approccio alle parole. Si sa, in realtà quello che siamo è figlio delle esperienze vissute e percepite e forse anche quello ha contribuito a tenermi lontano dai libri, come se fossi consapevole che non me li sarei goduti, come se fossi andato in sovraccarico e ne avrei solo smosso le pagine e non è da me leggere in questo modo. Periodi, capitano a tutti, capiteranno sempre, per fortuna, perchè la monotonia è la cosa peggiore che possa capitare ma comunque, quando i periodi arrivano, bisogna vedere che cosa portano con sè, a me hanno portato, tra le altre cose, diverse consapevolezze, una è l'amore per i libri, per la loro scoperta, per le loro parole, le storie che raccontano, i sogni e le emozioni che fanno nascere. Le altre? Beh, le altre sono consapevolezze diverse, una di queste è che, ogni tanto, mi rompo il cazzo anche io.

20 giugno 2013

Ci sono giornate...

...in cui basta poco per sentirsi addosso più anni di quelli anagrafici, basta la sveglia, basta una faccia, basta un "appunto".

16 giugno 2013

Altro biscottino

Quando cominci seriamente a credere alle cazzate che racconti, è male. Quando cominci seriamente a credere alle cazzate che TI racconti, è molto molto peggio.

10 giugno 2013

Outing

Questo blog ha ormai quasi la bellezza di sette anni, sì, è nato a settembre del 2006 e a settembre di quest'anno compirà sette anni, praticamente ormai è un ometto. In questi anni il blog mi ha dato la fortuna di conoscere molte, moltissime persone, persone che reputo, a ragione, Amici (sì, con la A maiuscola), persone a cui mi sento legato in maniera molto profonda. Di quei primi anni sono rimasti in pochi i miei lettori e altri ne sono arrivati; in sette anni di blog ho visto tanti blog aprire e tanti altri chiudere, e per ogni blog che ha chiuso mi sono chiesto il perché, mi sono fatto domande, mi sono dispiaciuto. Alcuni blogger sono passati al lato oscuro della rete (facebook), altri hanno preso le redini della loro vita, quella vera, e non hanno più trovato il tempo di scrivere, altri ancora hanno esaurito la loro vena e basta, finito lì. Alcuni hanno anche ritentato, dopo un po', con poca fortuna e tutti questi blogger io me li ricordo, con alcuni mi sento ancora, altri non so, ahimè, che fine abbiano fatto ma credo che nessuno di loro se la prenderà se dico che, fra tutti, a me

MARAPTICA MANCA DA FAR SCHIFO!!!

Ecco, ho fatto l'outing del lunedì.

07 giugno 2013

Intermezzo


Buon venerdì

Aggiornamento:

Il buon pOpale mi ha scritto una mail, mi chiede di dargli una mano con un suo progetto su facebook, che io odio, come voi ben sapetO, ma all'amico pOpale non posso dire di no e quindi, ordunque, andate sulla pagina facebook di STUCK e cliccate "mi piace" in quantità industriale. Andate ma poi tornate qui eh che, se no, mi incazzo.

06 giugno 2013

Piccoli momenti di contentezza

Te lo strappa un sorriso di sollievo, oltre al sospiro, scoprire che il micio randagio a cui porti da mangiare e che non si vedeva da più di dieci giorni, stamattina era lì ad aspettarti.


Almeno qualcosa che torna...

05 giugno 2013

Biscottino della fortuna

Il problema non è quando scambi una merda per un soufflè al cioccolato ma quando continui a mangiarlo sperando che, prima o poi, sappia di cioccolato.

30 maggio 2013

Fever


E ti ritrovi così, appoggiato al bancone di un locale fumoso con in mano un whisky d’annata, dannato anche tu come un po’ tutti, lì dentro. Lei è sul palco, inguainata in un abito nero che calza come un guanto, un guanto elegante sulle sue curve. C’è anche lui, il nuovo lui, quello con la faccia per bene e le parole per male, seduto in prima fila a vantarsi del trofeo. Quell’abito lì glielo hai regalato tu, sembra quasi che lo sapesse che oggi saresti stato lì e lo ha messo a posta, come un regalo, come un affronto. Ancora ti ricordi quando quell’abito lo sfilavi, piano, con la lentezza che si riserva alla scoperta dei capolavori o ad una buona mano a poker; oppure lo toglievi dalla strada tra te e lei con la bramosia e la furia del temporale estivo che si abbatte sulla terra arida. Fai girare il whisky nel bicchiere pensando che, adesso, è quel lui a sfilare il vestito ma, lo vedi, non ha nemmeno le mani adatte per farlo. Il grillo parlante ti direbbe che sei stati tu a non voler stare seduto lì, in prima fila ma il grillo parlante s’è fatto insegnare la volontà dai libri Harmony, tu dalla realtà dei fatti. Si spengono anche le poche luci rimaste, adesso lei è al centro dell’unica luce e dell’attenzione di tutti, non solo della tua; il pezzo parte come sempre, due colpi di Tom Tom e poi lo scorrere di dita sul contrabbasso.

Never know how much I love you
Never know how much I care
When you put your arms around me
I get a fever that's so hard to bear

Già, mica l’ha mai saputo quanto l’amavi e quanto ti importasse, quanta febbre ti mettessero i suoi abbracci, perché, a volte, viene più facile il silenzio di tante parole. Ti sei girato di tre quarti sullo sgabello scomodo e ti risenti la febbre, non ti è mai passata.

You give me fever
When you kiss me
Fever when you hold me tight
Fever
In the morning Fever all through the night

Lei dà la febbre, sì, al mattino e per tutta la notte, sempre. Le spazzole strisciano sulla pelle del rullante come le tue dita leggevano la sua, quando il tempo si fermava. Nella sala non c’è altro suono che non provenga dal palco, nemmeno il ghiaccio nei bicchieri fa rumore; anche se è buio sai che tutti gli sguardi sono per lei, persi nei riflessi del vestito, nella scollatura in cui le tue preoccupazioni sparivano cullandosi nel suo respiro.

Everybody's got the fever
That is something you all know
Fever isn't such a new thing
Fever started long ago

In questo momento tutti hanno la febbre, sì, anche le donne che, sedute ai tavoli, fissano i suoi occhi, il sorriso impreciso che appare tra un battere ed un levare, ed hanno i brividi. Lei guarda dritto davanti a sé, sai che ti sta guardando, senza nemmeno sapere se ti ha visto. Ti accendi una sigaretta e ti aggiungi alle decine di braci che, nel buio, appaiono e scompaiono, bruciando e avvampando velocemente, come chi le fuma.

Thou givest fever
When we kisseth
Fever with thy flaming youth
Fever, I'm a fire
Fever, yay, I burn forsooth

Le sue labbra cantano dei baci e tu te li ricordi, facendo finta di esserteli scordati; quando, con il pollice, carezzavi la piccola cicatrice sotto il labbro o vi ritrovavate mischiati e sudati. Prendi un altro whisky appoggiando il bicchiere vuoto sul bancone e facendo un semplice gesto al barista. Il pezzo è arrangiato diversamente dal solito, più lento, più sensuale; canta tirando le strofe e regalando ottave basse che vibrano dentro lo stomaco. La sua voce non scende su chi sta ascoltando ma risale dal basso e si attorciglia attorno al corpo, sinuosa, come il suo corpo quando inarcava la schiena e piantava i suoi occhi nei tuoi, e si mordeva piano un labbro, e ti mordeva piano un labbro. Chiudi un attimo gli occhi e ti tieni al bancone, ti mantieni al bicchiere.

Now you've listened to my story,
Here's the point that I have made
Chicks were born to give you fever
Be it farenheit or centigrade

Ha ragione e lo sai, le donne sono fatte per far venire la febbre e lei, lì, è l’Ebola, la Spagnola, un’epidemia. Tra quei tavoli hanno tutti la febbre, il sudore imperla le fronti, i pensieri impestano la testa e lei, con misurata gestualità, tiene la temperatura di tutti. Lui, quello in prima fila, guarda solo un pezzo di carne, e ride.

They give you fever
When you kiss them
Fever if you live, you learn
Fever, till you sizzle
What a lovely way to burn

E’ stata e sarà sempre la tua pandemia virale, lo capisci mentre guardi il fondo del terzo bicchiere di whisky e sei più lucido di quando sei entrato. Avvampi ma è un meraviglioso modo di bruciare, sì. La sua voce si abbassa piano di volume…

What a lovely way to burn

…sparisce l’altro lui…

What a lovely way to burn

…sparisce la gente…

What a lovely way to burn

…adesso canta per te soltanto e dai l’ultima vampata ma…

What a lovely way to burn!


Erano anni che volevo scrivere un pezzo su questa meravigliosa canzone e finalmente il mio cervello ha creato la storia giusta.

21 maggio 2013

Intermezzo



Da grande voglio fare quello del casting di questo video (testo molto poco capito, a Sanremo)

20 maggio 2013

L'ottava? Ma poi ha vinto o ha perso?

Alla fine (perchè siamo alla fine) lo so che vi mancheranno i miei titoli stupidi e non è detto che non ve li ritroverete, prima o poi, su queste pagine. Comunque, come dicevo, siamo arrivati alla fine, rispondo alle ultime domande che mi avete fatto e, per quanto alcuni anonimi senza palle abbiano scritto che sono tutte cazzate demmerda, sono soddisfatto di questa intervista e spero che, adesso, sappiate un po' più di me.


come ti piace la Iolanda? Implume? Hairy? O Orzigolata?

Beh, quello, come il taglio di capelli, dipende dalla testa su cui viene fatto, no? Quindi varia, almeno per me. Grazie per i complimenti al blog.

Patalice chiede:
domani è un altro giorno, o oggi è già domani?

Assolutamente, per me, domani è un altro giorno, un tutto da fare (cit. Stadio), anche se, magari, poi la giornata la ripeto tutta uguale a quelle precedente è comunque un foglio bianco da scrivere.

Charlie68g chiede:
Se dovessero darti un dono, ma a scelta tra solo due.
Ovvero giocare bene a calcio oppure suonare bene il blues; tu quale dono sceglieresti

A questa rispondo davvero facile: sceglierei di suonare bene il blues, per due motivi, il primo è che a calcio, pur quadagnando tantissimo, ci giochi per un numero limitato di anni mentre il blues lo suoni tutta la vita, direi che lo vivi, addirittura e poi perché tra fare una meravigliosa rabona in campo e delle svisate che fanno emozionare, alla chitarra, io preferisco queste ultime.

fatacarabina, in un altro post chiede:
Se tu non fossi tu, come sei oggi, come ti vorresti? ;)

Mi vorrei in tanti modi, a dire la verità; c'è la parte di me, quella più antica, si vorrebbe scienziato, come sognavo; quella un po' più moderna si vorrebbe sempre professionista ma non dove lo fa. La verità, però, è che mi vorrei almeno doppio.

Eccoci arrivati alla fine, grazie a tutti voi delle domande, dal prossimo post (credo) si torna alla normalità dei racconti e dei post delle mille vite non vissute.

17 maggio 2013

La settima...na sta per finire, eccovi un'altra cinquina

Lo so che non vedete l'ora che finisca di rispondere alle domande perché non ce la fate più a sopportare i miei titoli, non preoccupatevi siamo in dirittura d'arrivo, si vede il traguardo (sempre che, nel frattempo non mi vengano a fare altre decine di domande in questo post qui). Siamo alla settima cinquina di domande (se non lo avevate capito dal titolo)

pOpale chiede:
Domanda seria (?):
è più facile scrivere un post o un twitter?

Domanda interessata:
Che marca di birra preferisci?

Amico mio, secondo me sono tutte e due domande serie, soprattutto la seconda. Per me è molto più facile scrivere un tweet che un post; principalmente su twitter cazzeggio alla grande, è prettamente un luogo in cui faccio battute, principalmente in risposta ad altri tweet, niente di particolarmente serio. Il blog invece per me è molto più importante per tantissimi motivi, uno dei più importanti è la quantità di persone meravigliose che mi ha fatto conoscere (sì, dico soprattutto a te, mi leggi ancora?) e poi è il canale in cui, come ho scritto tante volte, metto i miei racconti; pensa che buona parte dei miei post prima nasce su carta, poi viene ricopiato, corretto ed integrato su word e solo a quel punto arriva sul blog (chi è che ha detto "E nonostante questo ti escono 'ste cazzate?!"???). Quanto alla birra, non mi considero un espertone, sono un fan delle lager o, meglio, non mi piacciono molto le weiss; una birra che adoro bere, non ci crederai mai, è la Peroni Gran Riserva (sia rossa che bionda) che trovo davvero ottima, se, però, la volta che avremo la fortuna di berne una insieme tu volessi farmene conoscere un'altra altrettanto buona, mica mi tiro indietro.

Fata Morgana chiede:
ti ritieni un moralista? sei uno di quelli che "io non tradisco mai", "io non perdono", "se è sposata o fidanzata non potrei mai"...e poi un bel "che schifo!" con faccia disgustata? la vita è multisfaccettata...

No, mi ritengo il contrario, un immoralista. Non mi piacciono quelli che dicono "io mai" o "io non perdono", in trentasette anni ho conosciuto tante persone, tante storie mi sono state raccontate, tante ne ho viste con i miei occhi, altre ne ho vissute, che se emanassi sentenze assolute non sarei un moralista, sarei proprio uno stupido. Alla base delle scelte della vita ci sono milioni di componenti che, consciamente o inconsciamente, prendiamo in considerazione, il "bianco o nero" non è mai stato nelle mie corde. Sono perfettamente d'accordo con te, la vita è multisfaccettata e quelli che credono che sia solo in un modo si perdono un sacco di cose, soprattutto emettendo sentenze.

endi chiede:
ti piace doraemon?

Sono nato nel 1976 quindi la mia infanzia e prima adolescenza è stata tutta negli anni '80, potrebbe non piacermi doraemon?? Magari avercela una tasca come la sua (o come il gonnellino di Eta Beta)

Zion chiede:
io ne faccio una: ti piacerebbe diventare papà adesso?

Sinceramente no, per tantissimi motivi. Magari in futuro sarà diverso ma adesso è così. (Mi viene da sorridere però, pensando al fatto che credevi che Oceano fosse un uomo e quindi fossimo una coppia gay)

elena chiede:
come mai questa idea?
... ma tu sai come funziona una risaia? :) ciao
p.s. lo so sono due... sccegli :)

Visto che sul "come mai questa idea?" ho già risposto a Lorenzo, rispondo a quella sulla risaia. Certo che so come funziona una risaia, chi non lo sa?? Praticamente si crea un terreno perfettamente livellato e lo si concima, lo si allaga la prima volta, poi si prosciuga, si semina, si allaga una seconda volta per circa otto giorni per fare in modo che il chicco di riso si gonfi e tiri fuori le piccole radici e si prosciuga un'altra volta, da lì il chicco e già abbastanza cresciuto e se la deve vedere da solo, e chi sono io? La mamma chioccia??

Bene, anche questa cinquina è termina, passate un buon weekend.

15 maggio 2013

Lacci tubolari

Ci sono scarpe che hanno quei lacci tubolari, quelli stretti, che non fanno che sciogliersi. Tu, quando le calzi, che calzare le scarpe è una cosa meccanica, no? Una cosa che fai tutti i giorni, magari più volte al giorno, e non ci pensi nemmeno; quando le calzi prendi bene i capi dei lacci e incroci mani e dita come ti hanno insegnato da piccolo, con i cappi, i giri in torno e topolini e coniglietti nelle tane, e stringi per bene e ti ritrovi le scarpe ben allacciate. Tu lo sai che quei fiocchi sono fatti come Dio comanda, te li guardi un attimo, fuori dalla meccanicità dei gesti e sono i fiocchi che hai sempre fatto, quelli che sempre farai e cominci a camminare. Quei lacci tubolari lì però scivolano tra di loro e piano piano cominci a sentire la scarpa che ti balla un po', solo una, e ti fermi un attimo e ti pieghi, rifai il nodo con gli stessi movimenti meccanici e stringi un po' di più e dopo un po' è l'altra scarpa a starti larga perché i lacci sono quelli tubolari stretti anche lì, mica sono diversi. Ti domandi perché succede, hai sempre fatto i nodi così, i nodi alle scarpe si fanno così e non in altri modi, sempre così: incroci i lacci poi fai un cappio con quello sinistro, ci giri intorno quello destro e, passando sotto, fai fare un cappio anche a quello, e tiri. Sembra sempre un gioco di prestigio, lo fai e le scarpe non scappano più; i fiocchi alle scarpe si fanno così. Solo che i lacci tubolari, quelli lì, quelli stretti, continuano a scivolare tra loro e a sciogliersi e tu a piegarti e a rifarli; certo, arriva un momento in cui cominci a pensare che sarebbe meglio, sarebbe giusto, comprarsi dei mocassini ma poi ci ripensi, no, insisti lì, tu vuoi avere quelle scarpe ai piedi, vuoi camminare con quelle e basta, dovessi annodare quei cavolo di lacci altre dieci volte, sai che quelle sono le scarpe per camminare, quelli i lacci che ci stanno bene, per quanto tubolari e stretti. Meglio fare tante fermate durante il cammino che non avere quelle scarpe, meglio poco che nulla. Al massimo, fai un nodo doppio.

Per oggi niente risposte, ma un post così perché m'è venuta voglia di parlare di lacci e di scarpe, stamattina.

14 maggio 2013

sesta...te aspettando le nuove risposte, eccole!!!

Continua la sagra dei titoli scemi, lo so, ma ogni tanto ci vuole un po' di leggerezza, no? Comunque ridendo (ma che ci sarà da ridere poi?!) e scherzando (Essì, pensate sempre a giocare, voi! (Scusatemi, sono particolarmente cretino in questi giorni, capitemi (chi ha detto "non solo in questi giorni"?? (Per i nuovi lettori, sì, spesso abuso delle parentesi)))). Ridendo&Scherzando, dicevo, sono arrivato alla sesta cinquina di domande, le sto quasi per finire e quindi, chi fosse interessato a farmi una domanda, ha ancora poco tempo per andare in questo post qui e farmela!

qual'è il tuo cluster di appartenenza?

Coltivatore diretto, come te, no? Questa la capiscono solo i commercialisti, e nemmeno tutti, lo sai, vero?

Alessandra chiede:
come si calcola l'area di una corona circolare?

Ma semplicissimo! A= π (R^2- r^2) dove R sta per il raggio della circonferenza esterna alla corona e r sta per il raggio della circonferenza interna della corona.

nico chiede:
Quando cavolo ci venite a trovare tu e Palma?

Hehehehehe, sì, omonimo, me l'aspettavo questa domanda e la risposta, sincera, è "Boh???". Siamo talmente incasinati (fortunatamente) che anche noi ci incrociamo a stento.

Caty chiede:
il bicchiere lo vedi mezzo pieno o mezzo vuoto?

Dipende da cosa c'è dentro, se è birra ce n'è sempre troppo poca! Scherzi a parte, non ho uno status fisso, non sono sempre ottimista o sempre pessimista, cerco di essere ottimista perché è il modo migliore per affrontare le giornate ma non sempre è possibile.


Lorenzo chiede:
Perché vuoi che ti facciamo una domanda?

Perchè, credo, così potete conoscere un po' meglio me ed io, attraverso le domande, conoscere un po' meglio voi... Ok, in realtà avevo poche idee per nuovi post!

Ed anche questa cinquina è finita, spero di essere stato esauriente!!!

13 maggio 2013

La quinta cinquina, sarà un problema di marmitta

Sì, lo so, il titolo del post è una stronzata ma non volevo che vi disabituaste al fatto che scrivo stronzate, l'ho fatto per voi. Dopo un altro weekend ricomincio, puntuale come Equitalia, a rispondere alle vostre domande, siamo alla quinta tranche.


Il tuo regista preferito?

Mi fai davvero una domanda difficile Silvia, per una serie di motivi: 1) non sono un cinefilo accanito, considera che ieri sono andato al cinema a vedere l'ultimo film di Sergio Rubini (che mi è piaciuto e mi ha divertito) ma non ci andavo da quasi due anni e nemmeno in tv guardo molti film, preferisco le serie, di cui sono fan accanito. 2) Anche tra i film che ho visto in questi anni non sono sicuro di riuscire ad individuare un regista che possa considerare "il preferito", o perché ho visto pochi film dello stesso o perché a volte i film mi sono piaciuti a volte no. Però, visto che ho detto che avrei risposto, ti faccio un nome: George Lucas anche se sono consapevole di averne esclusi tantissimi che mi piacciono (Nolan, per esempio, che con Batman ha fatto dei capolavori, a mio parere), oppure Kubrik.

Metiu chiede:
lasci o raddoppi? (anche se credo di sapere già la risposta

Questa domanda invece è facile: raddoppio (quasi) sempre perchè ci sono cose che non si possono lasciare, cose che non ce la faccio proprio a lasciare e sono sempre pronto a rifare tutto e raddoppiare...

Sandra (ex frollini) chiede:
se verrai a milano mi contatterai?

Ogni volta che salgo a Milano cerco sempre di incontrare più amici possibile, compatibilmente con gli impegni di lavoro, quindi credo di poter rispondere: sì.

I Filibustieri chiedono:
l'Oceano è sempre accanto a te?

Sì, l'Oceano è accanto a me, a parte quando siamo al lavoro, in quel caso sono all'asciutto.

silvia chiede:
mi sono sempre chiesta se gli occhi del tuo profilo fossero tuoi, perchè mi sembrano occhi femminili.

Ebbene sì, è il mio occhio (senza mascara); come avrai visto dalle altre domande è una cosa che si chiedono in molti ma chi ha avuto modo di incontrarmi di persona ha constatato che è il mio.

Anche questa cinquina è andata, per ora le domande sono ancora aperte,qui.

09 maggio 2013

Avrei voluto

Davvero, avrei voluto rispondere alle domande anche oggi ma sono andato a Napoli a mangiarmi questa cosa qui sotto...



So che mi perdonerete...

08 maggio 2013

Le chiacchiere stanno a zero? No, a quattro!

Eccoci qui, dopo l'intermezzo musicale che spero vi sia piaciuto, parto con la quarta tranche di risposte alle domande che mi avete fatto e che, vi ricordo, potete ancora fare, in questo post qui.

Tampellini chiede:
perché tieni un blog?

Alle volte arrivo a credere che sia lui a tenere me e non il contrario, comunque ho il blog come canale per far leggere le cose che scrivo, poi è stato sempre un bellissimo canale per ampliare le mie conoscenze.

Rabb-it chiede:
Qual è il tuo colore preferito?

Non ricordo, a dire la verità, se in questi sei anni e mezzo l'ho mai detto ma credo che, guardando il blog, si capisca: è il verde.

zefirina dice:
io non faccio mai domande così non corro il rischio di udir menzogne, quindi passo la mano

Beh, anche quello fa parte del gioco...

antonella chiede:
Allora, vediamo un po'... la mia domanda e' Qual e' la domanda a cui hai la risposta ma che mai nessuno ti pone?

I denti vanno spazzolati in verticale, in orizzontale, in diagonale o circolarmente?

MikiMoz chiede:
1) la tua più grande paura?
2) meglio comandare o meglio fottere?
3) He-Man o Big Jim?

1) Il futuro;
2) fottere, per me è sempre meglio fottere;
3) He-Man, da piccolo anche io lo guardavo.

Alla prossimaaaaaaaaaaa....

07 maggio 2013

Intermezzo


Piccola pausa dalle risposte alle vostre domande. Una meravigliosa versione, di un meraviglioso pezzo, scoperta grazie al blog dell'amico e collega Resto in ascolto. Godetevi voce, musica e testo che magari un giorno ci scrivo anche un racconto.

06 maggio 2013

Le interviste passabili terza tranche

Passato il weekend torno a rispondere ad altre cinque domande tra quelle che mi sono state poste.


Anna Maria chiede:
Che domanda vorresti che ti facessi? Potresti rispondere a questa domanda?

Vorrei mi facessi questa domanda: "senti, ho vinto 60 milioni di euro al Superenalotto e vorrei dartene la metà, mi potresti dare il tuo codice IBAN?" ed io risponderei: "Certo che ti do il mio IBAN"

ciku chiede:
pizza preferita?

Quella che cambia nome al mutare della pizzeria: la romana/napoletana, margherita con acciughe e capperi, insomma! Non prendo sempre quella ma, tra le varie pizze, è quella presente in percentuale maggiore.

Coem si costruiscono le barche?

Facilissimo, così:

mgg64 chiede:
Ma la domanda quale era? ( no scusa..non ho resistito all'idea di autocitarmi...:-D:-D:-D:-D) quanto pesano i tuoi pensieri?

A volte sono pesanti macigni, a volte leggere farfalle. Ultimamente più macigni che farfalle...

Signor Ponza chiede:
Take That o Spice Girls?

Assolutamente Spice Girls, per spicciarmi casa (e anche per un altro paio di cosette...)

Bene, anche questa cinquina è andata, vi ricordo che si possono continuare a fare domande, qui

03 maggio 2013

Secondo giro di risposte

Visto che siamo a venerdì e che la settimana sta per finire, faccio un'altra cinquina di risposte e settimana prossima si vede.


red chiede:
perché ogni volta che guardo il dito c'è sempre qualcuno che mi dà dello stolto mentre, dietro, sale la marea?

Perché a forza di gurdare la luna, i saggi il dito se lo stanno facendo mettere dietro, dalla marea. Giustissimo non fermarsi alle piccole cose ma bisogna anche, a volte, cercare di non confondere il sogno di quello che vogliamo con la realtà di quello che abbiamo perché la realtà può fare male.

Debora chiede:
La domanda che volevo farti io te l'ha già fatta Federica, quindi aspetto ansiosa di conoscere la risposta, che così è anche la risposta a tutte le volte che te l'ho detto che ormai si perdono nella notte dei tempi....
La mia domanda..
Cos'è l'amicizia? Che differenza c'è, se c'è, fra quella che vedi, senti e tocchi tutti i giorni e quella che nasce dalla lettura delle parole su uno schermo?

Per quanto riguarda la risposta a Federica, hai potuto vedere che nemmeno io so quando scriverò un libro, so solo che mi piacerebbe. L'amicizia cos'è? Fai una domandona; l'amicizia è un sentimento, come l'amore, è l'affinità, il collegamento quasi paranormale tra due persone; ricordo che io ed il mio migliore amico, ai tempi d'oro, non avevamo bisogno di parlarci, ci bastava uno sguardo o un semplice movimento del corpo. C'è un tizio americano che si chiama Elbert Hubbard che ha detto: "Un amico è uno che sa tutto di te e nonostante questo gli piaci" e credo che sia una frase che rappresenti perfettamente l'amicizia. Non credo ci sia differenza tra l'amicizia che tocchi tutti i giorni e quella che nasce attraverso le parole su uno schermo; ho conosciuto, in questi anni di blog, persone meravigliose, attraverso il canale virtuale, persone che sono diventate amici e amiche, persone a cui voglio bene, tanto bene. Le fregature si possono prendere in un caso o nell'altro, se uno ti vuole fregare, se tu sei nella disposizione di farti fregare, vieni fregato. L'importante è non continure a farsi fregare sempre sulla base di non si sa cosa. Tutte le volte che ho incontrato di persona un amico blogger non sono mai rimasto deluso (ma so che potrei anche rimanere fregato, una volta)


Ale [Tredici] chiede:
Usbrani?

Sì teng faam cert che lu sbrane, che t cred???

Chaill chiede:
Bel quesito hai lasciato: lo sai che rimettersi al pubblico (a volte) è deleterio. Questa la domanda: quanto pesa la vita che fai? Il resto, come mi hai detto te stamane, è uno snodo di vita :-)

Lo so che potrebbe essere deleterio ma poi sta a me rispondere, no? Comunque la mia vita pesa tanto, per tanti motivi, per le responsabilità di lavoro, per le scelte di vita, per le giornate lunghe. Tutto dipende dalle scelte che si fanno ma non sempre tutte le scelte sono nette, non sempre tra quello che si sceglie e quello che si lascia c'è una differenza così netta. La vita che faccio pesa, qualche volta di più, qualche volta di meno; per questo dico che, a volte, non ci si dovrebbe appensatire troppo, si dovrebbero prendere le cose che si hanno, con leggerezza.

Boh chiede:
“Questo è il posto dei miei racconti e dei miei pensieri, delle mille vite non vissute, dei what if, degli arzigogoli e dei ricami di parole, più che del mio essere” Mi stai dicendo che i tuoi pensieri non fan parte del tuo essere, se io ti faccio una domanda c’è comunque il rischio che mi risponda il tuo “non essere”. Quindi la domanda mi vien spontanea:
Quanto il tuo essere (vita reale) diverge dal tuo “non essere” (vita virtuale) ?

A volte ne diverge tantissimo, altre volte è la mia vita reale, altre ancora è semplicemente asintotico, il virtuale, al reale. Mi piace scrivere, non posso aver fatto tutto quello che scrivo nei racconti; in alcuni casi mi arresterebbero, in altri casi non starei qui a raccontarli. Mi piace osservare e capire la gente, riporto anche quello; non sempre sono io ma, a volte, sì

Anche il secondo quintetto di domande è stato adempiuto, si possono ancora sottoporre domande in questo post qui.

02 maggio 2013

Cominciamo a rispondere

Al post precedente sono arrivate un po' di domande, questa cosa mi fa molto piacere; comincio a rispondere a cinque per volta, così ci faccio uscire anche un po' di post (che non fa mai male).


Ernest chiede:
uhmmmm così a bruci pelo.... vediamo... il primo libro che hai letto? E quello che non consiglieresti al tuo peggior nemico?

Cavoli, il primo libro è davvero difficile da ricordare anche perchè, fortunatamente, ho cominciato abbastanza presto ad interessarmi ai libri, comunque direi "Storie per 365 giorni" di Richard Scarry, adoravo quell'autore (in realtà ancora adesso), i suoni animaletti antropomorfi mi hanno insegnato un sacco di cose. Il libro che non consiglierei nemmeno al mio peggior nemico, invece, è facile: "L'isola dei cani" di Patricia Cornwell, detto da uno a cui i suoi libri sono sempre piaciuti; per fare una citazione: è una cagata pazzesca!

Calzino chiede:
Ma ti metti il mascara negli occhi? Ogni volta che guardo la tua immagine profilo vedo quell'occhione sempre più "flap flap".

No, no, per l'invidia di molte donne, sono ciglia naturali!

Mareva chiede:
C'è un giorno in cui tutto è cambiato?

Credo che nella vita, vuoi o non vuoi, di giorni così ce ne siano un po' comunque te ne dico due: il 12 ottobre del 2008, era domenica e l'8 aprile del 2010, era giovedì.

** Sara ** chiede:
Se potessi tornare indietro c'é una scelta che non rifaresti? Se si, quale?

Anche a te ne dico due perché al momento sono quelle che più pesano: tornerei indietro ad un giorno di ottobre del 2009 in cui decisi di lasciare Milano e tornare in Puglia, allo studio di famiglia e, potendo, tornerei indietro ad un caldo primo pomeriggio di settembre del 2011 in cui non mi metterei in macchina, non chiuderei la portiera, non metterei in moto, rimarrei lì ancora.


Federica chiede:
quando scriverai un libro?

Hehehehehe, con mia sorpresa ed immenso piacere questa domanda, da quando ho aperto il blog, me l'hanno fatta spesso, ne sono lusingato. Non so quando scriverò un libro, posso dire che spero di farlo, un giorno.

Ok, la prima cinquina di domande ha trovato risposta; naturalmente, per ora, è possibile farne ancora, nel post precedente!

29 aprile 2013

Venghino signori, venghino...

Occasione irripetibile, IRRIPETIBILE; mi si dice sempre che di me, qui, parlo pochissimo, ed è la verità. Questo è il posto dei miei racconti e dei miei pensieri, delle mille vite non vissute, dei what if, degli arzigogoli e dei ricami di parole, più che del mio essere. Allora approfittate:

FATEMI UNA DOMANDA!

Io risponderò...

Mi ero scordato di aggiungere che, dopo aver fatto accumulare un po' di domande, risponderò in un apposito post, non nei commenti.

25 aprile 2013

Liberi, tutti!


Da ciò che uccide te e tutto ciò che ho intorno
Dall'uomo che non è padrone del suo giorno
Da tutti quelli che inquinano il mio campo
Io mi libererò perché ora sono stanco

"Libertà", parola enorme, bella, assordante; parola sfruttata, stuprata, vilipesa e svilita. Che torni a significare quello che ha sempre significato, che torni ad essere bandiera pulita e nitida e non marchio di partito. Bisogna capire di essere schiavi, di essere succubi, per poter cercare la libertà perché le dittature ci sono sempre, anche solo tra due persone e vanno distrutte, non vanno subite.

23 aprile 2013

Non ci si immunizza

Mio padre è ragioniere commercialista, da quarant'anni, ed anche prima praticamente faceva quello. E' bravo, anche a non voler essere soggettivi e di parte, è bravo; fa il lavoro che ama. Mio padre ha preso il diploma di ragioniere che aveva già un figlio; sì, ma non è stato un ragazzo-padre, mio padre, no, semplicemente si è diplomato che era adulto. Lui ha sempre voluto studiare ragioneria ma il padre, mio nonno, non voleva, per lui desiderava altro e lo obbligò ad andare al classico. Mio padre, per lacune ed intemperanze, fu bocciato per due volte di fila e non potè continuare il classico; erano gli anni sessanta, niente "corsi di recupero", cominciò a lavorare. Con i numeri è sempre stato bravo e quindi, comunque, aiutava qualche commerciante a tenere i propri conti; poi vinse un concorso nelle poste, e qui sarebbe troppo lungo da raccontare come padre e figlio si siano somigliati anche nell'esperienza a Milano; fino a che, adulto, marito e padre, non prese il suo amato diploma in ragioneria e diventò ragionierie e, con gli anni e l'esperienza, anche senza laurea, ragioniere commercialista. Questo però non è un post sulla costanza e sul "volere è potere" perchè "volere è potere" è una stronzata fatta per chi non si è mai trovato davanti scelte impossibili. Io sono commercialista, lo sono da un po', ormai, solo che io non volevo fare il commercialista, io volevo studiare materie scientifiche, chimica o fisica, per essere precisi; volevo andare al liceo scientifico, non a ragioneria, ma mio padre non ha voluto, erano gli anni novanta. I motivi sono tanti tra cui il suo studio avviato e la mia mancanza di palle, ma io ho fatto ragioneria. Io però, a differenza sua, non sono stato bocciato, no, la mia strada, per quanto riguarda l'istruzione, è sempre stata una strada dritta, senza ostacoli; bravo? Studioso? Intelligente? Non lo so, so che se devo fare una cosa la devo fare bene, che mi piaccia o no. Insomma mi sono diplomato e nemmeno allora sono stato capace di seguire la strada che volevo ma mi sono iscritto ad economia. Mio padre aveva fatto con me come mio nonno con lui; con le migliori intenzioni, sia chiaro, ma, alla fine, il succo era quello. Come il succo di questo post è che non ci si immunizza, no, non ci si immunizza. Si dice che "l'esperienza insegna" ma ci sono cose per cui non vale; mio padre era stato obbligato a fare una cosa che non voleva, ne aveva sofferto, eppure lo aveva rifatto con me. Gli errori che un padre, o di una madre, fa non ci rendono immuni dallo stesso errore, per quanto possa averci fatto male quello sbaglio. Non lo si comprende, si pensa di agire diversamente ed invece ci si comporta tale e quale; no, non ci si immunizza. Quando è successo che ho rinfacciato a mio padre di avermi obbligato a seguire una strada che non volevo è caduto dalle nuvole ed ha detto che non era possibile perchè avendolo subito lui non avrebbe mai potuto farlo; non se ne rendeva conto, nemmeno adesso, credo. No, non ci si immunizza; per quanto male possano averci fatto gli errori di un genitore, o di entrambi, non saremo mai sicuri di non rifarli, persino peggiori, è più ci ripetiamo "io non lo farò mai" e più è facile che ci cadremo, nel peggiore dei modi. Io non so, se e quando avrò un figlio, se sarò capace di non ripetere lo stesso identico sbaglio di mio padre e del padre di mio padre, so solo che non ho una predisposizione genetica a quell'errore, non ce l'ha nessuno, solo che potrà succedere. Sì, può accadere di ripetere gli stessi sbagli che abbiamo subito, forti, a monte ma dobbiamo essere capaci di capirlo e non prenderci in giro dicendo "per me è diverso".

22 aprile 2013

Parole d'altri

"Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare"

Albert Einstein

ps
troppe volte sono uno di questi, troppe volte...

19 aprile 2013

Il mio lettore mp3 è meglio di me

Non che ci voglia molto, lo so, penso che anche un tombino, a volte, sia meglio del sottoscritto ma non stiamo qui a divagare. Ho un lettore mp3 che mi è stato regalato quando, in un attimo di follia collettiva, sono diventato commercialista (lo so che questa cosa vi shokka (o come cazzo si scrive) ma, incredibilmente, sono commercialista). Il suddetto lettore mp3 mi accompagna praticamente in ogni spostamento essendo diventato, da quando la mia autoradio ha deciso di perdere il rispetto di se stessa e non prendere nemmeno radiomaria, la fonte di musica anche in macchina; ma non solo lì, l'esimio lettore è stato lo schermo tra me è il mondo in moltissime occasione che non sto qui a raccontarvi (o forse sì, ancora non so). I suoi auricolari mi hanno reso tetragono in mezzo al traffico di persone delle strade di Milano, mi hanno escluso dai discorsi politici nella metro, mi hanno accompagnato in treno e in aereo e ispirato un sacco di racconti, e tutto questo senza nemmeno far partire la musica! Quando facevo partire quella le cose miglioravano, addirittura. Ci ho messo un po' a capirlo ma alla fine ce l'ho fatta. L'amico lettore s'è sorbito tutte le mie corse sia su strada che sul tapis roulant, in palestra e, secondo me, a volte ne avrebbe fatto volentieri a meno (e anche io, ad essere sincero). Comunque nella sua abbastanza capiente memoria (4 giga di musica (ché voi me lo dovete spiegare quando mai avrete il tempo di ascoltare 150 giga di musica, non ci riuscireste nemmeno foste Matusalemme)), nella sua abbastanza capiente memoria, dicevo, ci ho raccolto tante e tante canzoni legate ognuna ad un ricordo, solo che i ricordi, anche quelli belli, ci sono momenti in cui fanno male ed allora, colto da furia iconoclasta (musicoclasta, in questo caso), ho cancellato dei pezzi, senza avere, in alcuni casi, nemmeno idea di dove fosse l'originale, sul mio pc. Tutto questo è successo con una canzone specifica, sapete, una di quelle bellissime canzoni che mentre le ascoltate vi fate in testa proprio il film di tutte le altre volte in cui le avete ascoltate, del perché le avete ascoltate, di cosa facevate mentre le ascoltavate e quando tutte queste cose insieme divetavano delle specie di stiletti dentro il cervello, la canzone è stata cancellata. Oggi, facendo una pulizia generale proprio dentro il benemerito lettore, riorganizzando i file per poterli trovare più facilmente, mi sono accorto di un suo difetto: ogni tanto, quando si passano file dal pc al lettore, li duplica e cambia pure i dati su titolo, autore e album che ci stanno dentro, tanto per far rincoglionire l'ascoltatore (con me ha vita difficile, sono rincoglionito di mio). Ho scoperto, tra i file modificati, nascosto sotto un nome sbagliato, quel pezzo cancellato tempo fa ed ho capito che il mio lettore mp3 è molto meglio di me (e scusate la rima), sa meglio di me che non ci si libera di certe canzoni. L'ho imparato anche io ed ho deciso che quella canzone starà sempre lì, sempre. Ah, la canzone è questa.


18 aprile 2013

Oggi sono 37


Mi hanno detto che questa canzone me la dovrei mettere come suoneria del cellulare, il che vi fa capire che sono una persona magmatica, una crosta ed i borborigmi sotto che, ogni tanto, esplodono. Non l'avevo mai sentita, sono andato a posta a cercarla e me la sono ascoltata attentamente, mi sono guardato il video con attenzione e non potevo che essere d'accordo che, forse, sarebbe davvero giusta come suoneria del mio cellulare, quel suo "devi stare molto calmo, devi stare molto calmo" ripetuto, dovrei prenderlo come un consiglio, un mantra. Direttamente o indirettamente mi sento molto in affinità con le parole e con le immagini, con il bianco e nero e con la litania. Dicono che, di me, non dico mai nulla qui sul blog anche se alcuni mi hanno capito lo stesso, chi più e chi meno, vi voglio bene per questo. Ah, sì, oggi sono 37. I miei anni, intendo.

12 aprile 2013

Ci sta

Ci sta un pomeriggio di vento, dentro il primo giorno caldo dell'anno; una tenda che sbatte come un vessillo pirata, bianca con le strisce verdi, o verde con le strisce bianche. Ci sta un brivido tiepido nel calare della temperatura, a sera; un accrocchio di auto in transito che si scioglie risolvendo l'incastro. Ci sta il saluto con un cenno del capo, automatico, quasi incosciente, rivolto a un conoscente sfocato. Ci sta una canzone in testa, una breve colonna sonora che va in loop come un disco incagliato e due o tre immagini, sullo sfondo del marciapiede di fronte. Ci sta una considerazione da poco e due o tre spicci di saggezza low cost, un dubbio dal valore elevato ed una certezza che si valorizzerà nel tempo. Ci sta una grattata di culo con sguardo di controllo per non essere sgamato ed un occhio chiuso per ricordare qualcosa. Ci sta un respiro profondo e quanche decina di punture di spillo. Ci sta la ricerca delle chiavi in tasca ed il ritrovamento di qualche moneta; ci sta pure il conto mentale della somma, guardandole nel palmo aperto della mano e la valutazione di cosa ci compri; ci sta la decisione di risparmiarle. Ci sta il tornarsene dentro. Tutto questo e altro, tutto dentro un minuto, ci sta.

08 aprile 2013

Si va...

Aggiustate le mille carte che coprono la scrivania, la moltitudine di fogli che te ne ha fatto scordare anche il colore, fissi la tua casella di posta praticamente sempre aperta e cancelli l'ennesima mail che offre coupon per qualsiasi cosa; non prima di aver guardato se tra i coupon ce n'è uno utile, tipo per una macchina del tempo o per un teletrasporto con il 70% di sconto ed aver constatato che non ce n'è. Per un attimo pensi di scrivere ad uno qualsiasi degli offerenti per chiedere se hanno una clonazione con sviluppo accelerato ma poi ti fai una risata da solo, amara, e cancelli la bozza perché, sì, in realtà l'avevi pure cominciata, la mail e già che ci sei cancelli anche quell'altra mail in bozza, quella lunga, quella piena di parole che se fosse scritta su carta forse sarebbe anche chiazzata ed invece, forse, è solo una cazzata; la cancelli sapendo che domani la riscrivi, uguale e diversa. Dai un'occhiata all'elenco della chat, tanti verdi, tanti rossi, tanti gialli, cerchi ma non importa davvero se la ricerca è fruttuosa o meno, ci passi pure sopra con la freccetta del mouse ma poi lasci stare, sarebbero saluti e domani sarai di nuovo qui. Chiudi la posta, chiudi internet, chiudi anche skype, dopo un altro controllo ché non si sa mai. Guardi quell'orologino sulla scrivania, bellissimo regalo, fermo, senza batteria e ti ripeti che la dovresti comprare, te lo segni anche sul planner, tanto mi sa che non la comprerai nemmeno domani. Tra una sistole ed una diastole chiudi la sessione, spegni il pc e aspetti la chiusura; cerchi di ricordare se devi prendere qualcosa e cerchi di scordare un sacco di altre cose. Ti alzi e raccogli i tuoi pezzi sparsi, l'orologio, i due cellulari, controlli se ci siano chiamate, sms, whatsApp, una qualsiasi cosa e trovi una lucetta verde che non è altro che un saluto a cui rispondi con una battuta. Infili la giacca e rimetti in tasca i tuoi pezzi e le mani, ti avvii alla porta e con un gesto automatico della mano sinistra, spegni la luce. Fino a domani.

06 aprile 2013

There was no Malady

They say that "Time assuages" -
Time never did assuage -
An actual suffering strengthens
As Sinews do, with Age -

Time is a Test of Trouble -
But not a Remedy -
If such it prove, it prove too
There was no Malady - 

 Emily Dickinson

27 marzo 2013

Ha detto che non c'è

- Pronto?
- Premiata Imbecilleria Bedrosian Baol, diciamo cazzate dal 1976, mi dica.
- Salve, sono Voglia Di Lavorare, potrei parlare con il cervello?
- Un attimo...
- ...
- Mi spiace, ha detto che non c'è.
- Va bene, grazie, può dirgli che ho chiamato?
- Ho già preso un appunto, non si preoccupi.
- Grazie e buona giornata.
- Buona giornata anche a lei.

13 marzo 2013

Saving Grace


L'angelo mi guarda storto e sputa per terra, non sono mai stato un buon custodito ne lui un buon custode, abbiamo gli stessi limiti, illimitati. Un cane passa e ci guarda, entrambi, con una pietà che non ho visto in nessun uomo, abbaia e passa oltre. Dico all'angelo "Che facciamo?", mi risponde "Non lo so". Me lo hanno dato fallato, lo sapevo già ma non ne posso avere altri e nemmeno altri ne voglio, mi farebbero prediche troppo lunghe mentre lui si limita a mandarmi a cagare. "Ti offro una birra, allora", è il meglio che posso offrirgli, insieme ai miei peccati; li conta a sera, prima di addormentarsi, finisce che è già giorno, angelo insonne. "Ci sto", l'angelo non rifiuta mai, ha sempre troppa sete o, almeno, così dice. Gli credo, si deve credere al proprio angelo custode, ai propri genitori e ai propri limiti; e poi fare esattamente il contrario. Ci spostiamo nel bar peggiore che possiamo trovare e prendiamo due birre al bancone, umido come solo il bancone di un infimo bar di periferia sa essere, di quelli con il parcheggio sul retro per non far vedere ai passanti che schifo di macchine hanno i clienti ed il grigliato a delimitare lo spazio. La birra, almeno, è fredda; l'angelo si incazza se beve birra calda, lo intristisce più dei racconti su prima della caduta degli angeli ed essere triste lo fa incazzare; io non ci faccio più caso ma gli altri sì, anche perchè di solito li mena. Suo fratello è uno dei caduti, uno degli angeli che Dio ha scagliato all'inferno perché ribelli. Lui non è un caduto ma come minimo deve essere inciampato un paio di volte, ha le ali sporche di terra e l'anima sporca di umanità. Finisco la birra con un sorso in apnea e concludo con un rutto su cui lui rilancia; il barista guarda i bicchieri che tremano e ci fulmina con lo sguardo, non dice niente, abbiamo la faccia dei clienti che gli svoltano la giornata, nel bene o nel male; non corre il rischio di cacciarci; ci cacciamo da soli, abbiamo tutta la giornata per non fare un cazzo e non ci piace non farlo in un unico posto. Usciamo, il bar era talmente buio che, fuori, ci acceca anche il sole smorto dalle nuvole; "Ed ora?", gli chiedo, "Si continua a vivere" mi risponde, tira un altro sputo e ce ne andiamo.

12 marzo 2013

Seriamente

Ma che problemi hanno quelli che soffiano e fanno "Meeeeeeooooow" ai gatti che incrociano per strada e poi ne ridono con gli amici?

05 marzo 2013

Una cosa che, credo, non ho mai fatto

Per una volta non posto una cosa mia ma vi metto un link ad un altro post, ad un post del Blog di Matteo Bordone. Lo leggo spesso e questa volta ho deciso di linkarlo perché condivido ciò che dice, in tutto e per tutto e allora, mi sono detto, perché cercare di trovare io le frasi adatte se lui ha già fatto molto meglio di me? E allora vi consiglio di leggerlo cliccando...

01 marzo 2013

Che sarà?


E niente, in questi giorni di silenzio la memoria mi sta regalando immagini e parole che calzano a pennello.

Aggiornamento: Mi sa che sono stato frainteso, quando parlavo di immagini mi riferivo al post precedente, non alle immagini di questo video che ho messo solo perché mi interessavano le PAROLE della canzone.

21 febbraio 2013

Nemmeno un post a settimana

Ero partito bene, a gennaio, praticamente tre post in tre giorni di seguito (ok, erano cazzate, ma quali non lo sono? (intendo dei miei (e vai con le parentesi))) ma mi sono arenato subito. Ma lo sapete che non lo so proprio dove vanno a finire le parole? Alcune mi si infilano tra i denti mentre li digrigno che hai voglia a mettere il bite, tra un paio di notti quello dà forfait, io lo so. Mi si infilano tra i denti, sono quelle che sibilano, biforcute e cattive, le parole dell'insonnia, quelle in cui ti odio (ma solo un poco), quelle che, tra dente e dente, si bloccano e cariano le frasi (ed i periodi... (ed i discorsi)), ci vorrebbe un filo interdentolessicale, di quelli che le prendono, quelle parole lì, e le trascinano via, come i batteri delle gengive. Tutte quelle parole lì sono parole nere ma sempre parole sarebbero. Poi inizia a filtrare la luce e digrigno un po' meno, i denti li uso per la colazione e lì stanno le parole che hanno ripreso sonno, quelle placide, stese sulle fette biscottate con la marmellata, sono parole ipotizzanti, la congettura di ciliegie. Le parole assonnate non mi vengono alla bocca, alle dita, s'addormentano prima lungo le pieghe del cervello. Ma dove vanno a finire le parole sveglie? Quelle che, finalmente, si formano, lettera dopo lettera, una volta che il cervello è uscito dal letto (circa mezz'ora dopo di me)? Vanno a finire nel tempo vero, nel tempo perso, nel tempo del lavoro e della mani, vanno a finire in rivoli spersi di mille pensieri, nei fatti del giorno, nelle pareti, sulla carta dei documenti. Le parole di UNA vita (mica di tutte) va a finire che tengono ferme, bloccate, le parole inventate, quelle cazzute, quelle sfrontate e quelle non riesco più a trovarle, dentro un tempo senza respiro, non riesco più ad afferrarle come piace a me, con i tempi giusti, le frasi ad effetto (qualunque effetto sia), i periodi, i racconti, le mille vite. No, in questo febbraio che va a finire, secondo mese di un anno che sembra arrivato ieri, io, nemmeno un post a settimana (ma magari mi ripiglio).

13 febbraio 2013

No, dico

Ma con tutti i cazzo di problemi che ci stanno uno ora deve stare a pensare al captcha?! Ma nel proprio blog non si dovrebbe poter fare come pare e piace?

25 gennaio 2013

Ritornare sui luoghi

Sono stato a Milano, sempre troppo poco, sempre troppe cose; il tempo prende accelerazioni improvvise a volte, come trovarsi con i freni rotti, in discesa. Il tempo ed i ricordi. Ero in metro e constatavo che è da tanto che non vivo più a Milano, non riesco più a stare in piedi senza reggermi. Lo so, è un pensiero stupido ma i pensieri grossi sono tondi, non lo sapete? I pensieri grossi sono tondi e quindi si formano degli interstizi tra i pensieri grossi e li dentro ci si infilano i pensieri piccoli; delle lenzuola rosse, una casa vuota, un frigo blu. Ci si infilano anche i pensieri sullo stare in piedi, mentre la metro va, senza reggersi. E' un bell'esercizio, sapete? Quello di mantenersi ritto nonostante i movimenti della metro, insegna un sacco della vita, sì, perchè anche in quella bisogna rimanere ritti. Mica ce la facevo più, a rimanere ritto senza mantenermi e poi ho pensato che anche il mio accento o, meglio, la mia cadenza, mi ricorda che è tanto che non vivo più a Milano, nella mia parlata si sente, marcato, il risopatateecozze, le orecchietteconlecimedirape, insomma si sente la baresità; nulla in contrario eh, a parte che le orecchiette con le cime di rape a me non piacciono ma sono atipico, lo sono sempre stato. Anche la cadenza muove attacco alla mio modo di vivere, mi ricorda i cambiamenti, quello che non c'è, che non è stato, a voi no? Poi, mentre vagavo per le strade che avevo imparato a memoria grazie ad una cartina regalatami e consumata fino all'inveromile, ho visto che non c'è più un bar dove, con un collega, per molte mattine siamo andati a prendere il caffè, giusto prima di cominciare a lavorare, potevamo esserci arrivati in metro, magari stando in piedi senza reggerci, oppure a piedi, approfittando di calde giornate di quasi estate. Pagavamo a turno e, ricordo, i turni ce li teneva la cassiera; ora non c'è più, il bar, spero la cassiera ci sia ancora, era giovane. Le cose cambiano anche se non stiamo lì a guardarle, alla fine, le cose cambiano e finiscono pure ed altre ne iniziano. Ho camminato strade nuove, visto angoli sconosciuti ed altre facce, ho rinfrescato la memoria, pronto per un nuovo giro, spero presto.

11 gennaio 2013

11 gennaio 1999

Te ne sei andato quattordici anni fa, d'inverno, come cantavi fosse meglio. La tua mancanza ha l'età di un ragazzino che comincia la scuola superiore, la stessa che avevo io quando t'ho scoperto grazie ad uno strano passaggio televisivo di Don Raffaè. Da lì è stata una vertigine, come una macchia d'olio buono che si allarga sulla tovaglia bianca sono andato a cercarmi quello che c'era prima, ho aspettato con ansia quello che ci sarebbe stato dopo. Ingenuamente pensavo che non ci sarebbe stata fine, no, non sarebbe mai arrivato il giorno in cui non ci sarebbe stato un dopo, che ci sarebbe stata sempre un'altra canzone a spiegarmi le cose ma non è andata così, come natura vuole, e mi tocca ripercorrere il tempo sulle tue parole, sulle strofe lunghe e quelle brevi e interpretare il mondo senza le tue istruzioni in musica ma, semplicemente, con tutto quello che ho accumulato.

10 gennaio 2013

I conti col passato...e col presente

Avevo detto che avrei fatto dei cambiamenti e sto continuando; da secoli non toccavo il (o la? Boh?) blogroll ed oggi era giunto il momento di farlo. Adesso è ripulita e, via via, cercherò di aggiungere i blog che seguo di più. Mi sono trattenuto fino ad oggi non solo per pigrizia, ve lo confesso, ma anche per sentimento. Molti dei blog che ho cancellato erano lì dall'inizio, da quando, più di sei anni fa, ho aperto questa finestra sul mondo e cancellarli, devo dire, è stato un po' triste. Certo, con alcuni di quei blogger sono diventato amico e dunque ho comunque un canale con cui contattarli ma gli altri? Ogni tanto mi chiedo che fine abbiano fatto, dove siano andate a finire le loro parole, se stiano bene, se stiano male. Ho cancellato i blog che ormai non esistono più, tra questi, almeno uno a cui ero molto legato. Ho cancellato i blog che, pur essendo ancora online, non erano aggiornati da più di un anno. Ho cancellato anche quei blog che sono stati sostituiti con altri e qui dovrò solo cambiare il link, in fondo è un male minore. Insomma, la verità è che, vi verrà da ridere, ho cancellato un pezzetto di me perché in quei blog c'erano anche le mie parole, i miei pensieri, i miei ricordi. Magari qualcuno di quei blogger tornerà, comunque altri se ne aggiungeranno. Un cambiamento ci volevo, si fanno tanti buoni propositi ma, alla fine, si cambiano le cose per sentirsi diversi...o uguali a tre anni fa.

09 gennaio 2013

Guarda l'uccellino

Ebbene sì, in alto a destra c'è il pulsante per seguirmi su Twitter, lo avevo detto che il 2013 avrebbe portato novità!

(Naturalmente adesso ho bisogno di qualche esperto che mi dica come si utilizza Twitter...)

07 gennaio 2013

2012

1) Margaret Mazzantini – Venuto al mondo
2) Giorgio Scerbanenco – Rose ruggine e altri racconti (5 racconti)
3) Gianni Farinetti – La verità del serpente (e-book)
4) Henrik Lange – 90 classici da leggere per chi ha fretta
5) Stieg Larsson – La regina dei castelli di carta (e-book)
6) Paolo Sorrentino – Hanno tutti ragione
7) Michael Connelly – L'uomo di paglia (e-book)
8) Massimo Pisa – Milano Cold Cases
9) Lars Kepler – L'ipnotista
10) Stefano Benni – L'ora più bella (racconto, e-book)
11) Giancarlo De Cataldo – Romanzo Criminale (e-book)
12) Francesco Guccini – Dizionario delle cose perdute (e-book)
13) Josh Bazell – A tuo rischio e pericolo
14) Donato Carrisi – Il tribunale delle anime (e-book)
15) Giuseppe Genna – Grande Madre Rossa
16) Diego De Silva – Non avevo capito niente (e-book)
17) Marco Presta – Un calcio in bocca fa miracoli (e-book)
18) Philip Roth – Il teatro di Sabbath (e-book)
19) Francesco Guccini – Non so che viso avesse

Questi sono i libri che ho letto nel 2012, molti meno dell'anno precedente ma il 2012 è stato un anno particolare, pieno di cose che cambiano, di pensieri, di emozioni, di presenze e di mancanze. Non sto nemmeno a fare i soliti bilanci, non ne ho nessuna voglia (come sempre d'altronde) credo che in questo 2013 farò delle modifiche al blog, magari alle mie stesse parole ma, tanto per chiarire a chi sta già esultando: non me ne vado.