31 marzo 2011

L'uomo che risolve i problemi

Arriva in aereo l'uomo che risolve i problemi, con il jet privato, per essere precisi; lui se la sarebbe fatta a piedi camminando sulle acque ma gli hanno consigliato di tenere un profilo basso. Arriva con il sorriso delle grandi occasioni l'uomo che risolve i problemi, quello di maiolica, abbaglia le prime due o tre file e per sicurezza vengono distribuite maschere da saldatore alle donne anziane. Ha i tacchi alti e il culo basso ma non è la Ramona di Vinicio, è l'uomo che risolve i problemi, non ha avuto il tempo di crescere di più, lui doveva lavorare, crescere è roba per nullafacenti. Fa uno sguardo di commiserazione l'uomo che risolve i problemi, sa bene cos'è la pietà, glielo ha spiegato il suo segretario poco prima di scendere altrimenti si scordava, non ha tempo per queste cose l'uomo che risolve i problemi, lui risolve i problemi, non ha mica tempo di sapere quali. Abbraccia la folla con lo sguardo e bacia i bambini, l'uomo che risolve i problemi, bacerebbe volentieri anche la biondina in terza fila ma l'altro segretario gli ha detto che sarebbe meglio evitare; si è chiesto il perchè l'uomo che risolve i problemi, lui risolve i problemi, avrà diritto anche ad un po' di svago, cribbio! Perchè dice "cribbio" l'uomo che risolve i problemi, lo dice spesso, a volte è come la linea di sottolineatura nelle parole scritte; "io risolvo i problemi, cribbio!". Cammina per le strade l'uomo che risolve i problemi e vede che è stata davvero una visita improvvisata, non hanno fatto in tempo a spargere i petali, per questa volta si accontenta, l'uomo che risolve i problemi, perchè lui è magnanimo; il consigliere gli ha consigliato di fare il magnanimo e lui ha fatto una battuta su quello che c'era da magnare perchè è simpatico, l'uomo che risolve i problemi e ridono tutti alle sue battute, da nord a sud, rientrano un attimo la lingua e ridono. Uno, una volta, ha riso senza rientrare la lingua e se l'è morsa. Dice che in meno di due mesi farà tornare le cose come prima, ha inventato il teletrasporto l'uomo che risolve i problemi, tutta la gente applaude e dice "bravo"; farà tornare il turismo l'uomo che risolve i problemi perchè la gente lì vive con il turismo ed è preoccupata per il turismo; dice che ha comprato una villa, la gente è sempre più preoccupata per il turismo ma applaude e dice "bravo" e le donne dicono "bello" perchè il contratto diceva almeno cinque applausi due "bravo" e qualche "bello" alla bisogna. Torna a casa l'uomo che risolve i problemi, lo riportano sul jet privato e mentre guarda il mare fuori dall'oblò, si volta verso il segretario principale e gli chiede: "Com'è che si chiama il posto dove siamo stati?".



Dedicato ad un'isola meravigliosa e, visto lo stile, con tutti i limiti, ad Ascanio Celestini...

ps
Ho parlato di "meno di due mesi", circa 60 giorni, in realtà ha detto "60 ore"! Probabilmente non ce la faceva nemmeno la parte ironica del mio cervello ad accettare questa cazzata.

22 marzo 2011

Centrali "nuculari"

Sicuramente molti si staranno chiedendo perché non mi sono ancora espresso sulle centrali nucleari (perché tutti voi, la mattina, vi domandate su cosa mi esprimerò, quali pregnanti argomenti toccherò, quali illuminanti considerazioni partorirò...vero?!), però, siete dei bei curiosi eh? Eppure ci sono tanti argomenti su cui non mi sono mai espresso: la precessione degli equinozi, le monocotiledoni, il ripieno dei fichi secchi...no, un attimo, sul ripieno dei fichi secchi mi sono espresso ampiamente. Vabbè, la precessione degli equinozi è un movimento della Terra che fa cambiare in modo lento ma continuo l'orientamento del suo asse di rotazione rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse; oh, non lo dico io, lo dice wikipedia, io non c'ho nemmeno capito niente in realtà, solo che si scombina tutto, che il Premier sia la nostra precessione degli equinozi? Chi ha detto "No, la nostra rottura di coglioni!"? Vabbè, cosa sono tutte quelle mani alzate? Abbassatele. Comunque non dovevo parlare di precessione degli equinozi, l'argomento all'inizio era un altro. Le monocotiledoni sono...ok, ok, la finisco (avete visto che ho messo pochissime parentesi? (Ecco, avessi finito di dirlo)). Dicevo che non mi sono espresso sulle centrali nucleari nè qui nè in nessuno dei millemila blog che hanno trattato l'argomento, molto di attualità sfortunatamente per la terribile disgrazia avvenuta in Giappone, perchè credo che abbiano parlato tutti tranne chi aveva titolo per esprimersi (che non sono io eh, ma gli esperti, i fisici (ma come, di colpo così serio? No, sono sempre scemo, solo che ogni tanto ho lampi di imbecillità (ok, ok, questa è di Flaiano))). Come la penso io? Non vedo le centrali nucleari come il problema, il problema lo vedo in chi le costruisce, come e dove lo fa; centrali fatte con cemento disarmato su un territorio instabile gestite da soggetti quanto meno inadatti, per non dire di peggio. Il problema sta nel partire già vecchi, con una tecnologia già sorpassata, senza investire anche in altro...insieme a quello. Ma allora tu vuoi le centrali nucleari?! Sì, ne ho giusto una in bagno, ci faccio andare la lavatrice. Vorrei solo che il problema fosse affrontato con il cervello, non con la pancia come si fa dalle nostre parti e soprattutto non mi piace il "Sì ma non nel mio giardino", troppo comodo! Adesso siamo spaventati da quello che è accaduto in Giappone, terribile, davvero terribile ma perché costruire una centrale nucleare su una faglia? Ancora me lo domando, perchè il Giappone è semplicemente l'emersione di due belle faglie che ballano la samba. Poi si parla delle scorie, di dove piazzarle, di dove metterle, altro problema molto importante; come ha giustamente detto la Littizzetto, non riusciamo a smaltire la normale immondizia e crediamo di poter smaltire le scorie? Cerchiamo di essere chiari su questa cosa, il problema non è l'energia nucleare che non è peggiore della termoelettrica, ma gli uomini che devono cercare di produrla, che, per farlo bene, devono rinuciare a far lavorare l'amicodelconoscentedelfratellodelministro, devono rinunciare a risparmiare sul materiale che viene utilizzato, devono rinunciare a prendersi delle belle stecche, devono rinuciare a tutto quello che, secondo loro, ci ha fatto "grandi"; è quello il problema e non la centrale, non la fissione, le barre di uranio e plutonio, l'acqua pesante, gli ioni, ecco, il problema non sono gli ioni, sono i coglioni, se da questi ultimi si potesse ottenere altrettanta energia saremmo i primi esportatori della stessa nel mondo; ci sarebbero i coglionodotti dall'Italia verso il resto del mondo; ne bastano due o tre che appaiono spesso in televisione e vedete quanta energia si produrrebbe! Ora so che magari potrei anche riceve delle gentilissime frasi del tipo, "allora fattela a casa tua la centrale nucleare, coglione!" (tanto per avere un po' di energia da me stesso, vi assicuro che ci sono state occasioni nella mia vita che con una sola frase avrei illuminato New York per tre capodanni consecutivi), io lascio i commenti aperti, sperando di non pentirmente...

09 marzo 2011

Constatando

- Sai, come diceva Kierkegaard...
- Chi?!
- Soren Kierkegaard!
- Il centravanti del Goteborg?
- Il filosofo!!
- Aaah, era detto "il filosofo", allora non era centravanti, era regista!
- Ossignore! Era un filosofo danese del 1800.
- Io di danesi conosco solo i biscotti al burro, quelli che alzano il colesterolo anche solo leggendo l'etichetta della scatola.
- Ho presente ma non c'entra un cazzo. Insomma, vuoi sapere cosa diceva Kierkegaard oppure no?
- Ho qualche speranza che, dicendo no tu non me lo dica?
- Nessuna.
- Ok, cosa diceva Kierkegaard? Sono curiosissimo...
- Diceva: "La vita si può comprendere solo guardando indietro, ma si può vivere soltanto guardando avanti".
- Insomma, come la fai e la fai ce l'hai al culo!
- Il tuo dono della sintesi mi stupisce tutte le volte.

ps
il dialogo è inventato, sono semplicemente due delle mie troppe personalità che parlano tra loro :D

02 marzo 2011

400 parole

Ieri ha piovuto. Tanto. I tergicristalli spostavano secchiate d'acqua ad ogni colpo di spazzola e non facevano nemmeno in tempo a tornare indietro che dovevano spostarne ancora. Ho ripensato che avevo un ombrello, nella preistoria dell'adolescenza. Anche adesso ho un ombrello, anche più di uno ma sono ombrelli comunitari, di tutta la famiglia; nella preistoria dell'adolescenza avevo un ombrello tutto mio, era l'ombrello di mio nonno ed era mio; l'ho voluto quando mio nonno non c'è più stato, e l'ho avuto. Questo ombrello, nero, con il manico di pelle, nera, e la punta in metallo, era grande, da riparare due persone meno due spalle, ma a me non importava perché ero uno e quindi mi riparavo tutto per bene; i vantaggi dell'essere uno. A volte ospitavo sotto l'ombrello qualche amico ma erano passaggi saltuari, la maggior parte delle volte ero uno e mi salvavo dalla pioggia. Se non pioveva ma minacciava di farlo, con nuvole tutte grigie e compatte, portavo il mio ombrello con me e lo usavo a mo di bastone oppure, con la punta di metallo, schiacciavo con estrema precisione le ghiande cadute dagli alberi del viale. Nella preistoria dell'adolescenza, come diceva De Andrè, “mi innamoravo di tutto”, e andavo anche alle feste, anche quelle in maschera, quelle del carnevale; un anno mi sono vestito come Rosario Chiarchiaro, il protagonista de “La patente” di Pirandello, come lo fa Totò in una delle sue interpretazioni. Tutto fatto per bene: l'abito nero, il panciotto nero, la camicia bianca e la cravatta nera con il nodo piccolo, un po' storto ed allargato, i calzini neri e le scarpe nere di suola, i guanti neri, l'occhiale nero dalle lenti piccole e tonde e la bombetta nera, i baffetti neri, rasati con cura dopo averli fatti crescere, in previsione, e poi, come tocco finale, il mio ombrello nero con il manico di pelle, nera. Perfetto. Un giorno ho prestato l'ombrello a mio fratello, doveva andare a fare un servizio con la macchina; quando ho ripreso l'ombrello dalla macchina non era lo stesso, si era confuso, era un semplice ombrello nero con il manico di legno marrone. Credo che si sia rotto quasi subito, forse sentendosi non amato, ed io da allora non ho più un ombrello mio, a volte uso il primo che trovo, a volte preferisco bagnarmi la testa.

Quattrocento parole per il mio post numero quattrocento (comprese queste qui)