27 aprile 2011

Libro, rispondere, incantevole

Una piccola premessa per i nuovi lettori (ed una rinfrescata di memoria ai vecchi, se ce ne sono ancora); il 25 ottobre 2009, in preda al timore di avere l'ispirazione molto stanca ho chiesto ai miei amati lettori di propormi tre parole, per l'esattezza un sostantivo, un aggettivo ed un verbo, e poi io ci avrei scritto un post. Oltre le mie più rosee aspettative mi sono state proposte trentaquattro triplette di parole ed io mi sono ripromesso che avrei scritto un post per ognuna delle trentaquattro triplette. E' passato un sacco di tempo e più della metà dei post è stato scritto, li potete leggere tutti cliccando qui ma ne ho ancora altri da scrivere: una promessa è una promessa no? Questo è uno di quei post.

Il post dalle tre parole di Shaina


Il senso del dubbio

Mi chiamo Domenico Malatesta, ho compiuto cinquantatre anni ed insegno matematica al liceo. I miei amici ed i colleghi affermano che sono all'antica perché dico ancora “incantevole” davanti ad un tramonto ed uso l'acqua di colonia, faccio passare prima le donne e sull'autobus mi alzo per far sedere gli anziani; anche se, ormai, dovrei far parte anch'io della categoria. Insegno matematica da oltre venticinque anni ma amo le parole tanto quanto i numeri, infatti alla fine dell'anno scolastico, all'ultima lezione, dopo mesi di teoremi e studi di funzione e di segni astratti che compongono una lingua a parte, leggo un lungo passo di un libro. Non dico subito il titolo, solo al termine, consapevole che, nella maggioranza dei casi poi il libro verrà scovato in qualche libreria e letto tutto; “L'Aleph” di Borges, “Il barile di Amontillado” di Poe oppure “Ultimo viene il corvo” di Calvino o altri ancora. Dopo aver finito di leggere chiedo sempre, ai ragazzi, la stessa cosa; domando loro quanta matematica c'è nelle parole. Mi diverte il loro smarrimento prima di rispondere, quella perplessità in cui ci si chiede se si è inteso bene la domanda e quale possa essere la risposta. Lo si legge negli occhi, il senso del dubbio, la necessità di elaborare una risposta anche solo con la fantasia; adoro quel brillare negli occhi perché significa che tutte le parole che in un anno ho donato loro, gli ho tirato in faccia o costretto ad ingoiare; anche avessero la forma di numeri o segni astratti, sono servite a qualcosa; significa che ho vinto.

22 aprile 2011

Made in China 4

Niente da fare, la crisi non stenta ad allentare la presa e mentre in politica ci si interroga se modificare l'articolo 1 della Costituzione o abrogarla direttamente qui c'è chi non arriva alla fine del mese e deve ingegnarsi. Per fortuna ci sono sempre i miei amici cinesi pronti a pagarmi qualcosa per dei blog taroccati, dopo i primi, i secondi ed i terzi ne ho pronti altri, tutti per loro:

Il blog dell'allagatore: Sito vetrina di un esperto nel procurare lavoro agli idraulici

La cerchiatura del quadro: Blog di un corniciaio con la fissa per le cornici rotonde

Siiclemente: Raccolta di frasi per chiedere perdono

Finchè c'è Rita...: Diario di un marito che sta bene solo se c'è la moglie

Il rantolo della vaiassa: Le confessioni di una donna sguaiata e volgare raccolte prima che esalasse l'ultimo respiro

Il blog di chi?: Misterioso diario online di cui non si conosce l'autore


Ogni tanto mi viene la stupidera e mi piace divertirmi così, questo è per augurare a tutti voi una bellissima e felicissima Pasqua!!!

17 aprile 2011

Ancora fottutamente attuale...



Tentò la fuga in tram
verso le sei del mattino
dalla bottiglia di orzata
dove galleggia Milano

non fu difficile seguirlo

il poeta della Baggina
la sua anima accesa
mandava luce di lampadina
gli incendiarono il letto
sulla strada di Trento

riuscì a salvarsi dalla sua barba
un pettirosso da combattimento

I Polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori
rifacevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare

i trafficanti di saponette
mettevano pancia verso est
chi si convertiva nel novanta
ne era dispensato nel novantuno

la scimmia del quarto Reich
ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava
le abbiamo visto tutto il culo

la piramide di Cheope
volle essere ricostruita in quel giorno di festa
masso per masso
schiavo per schiavo
comunista per comunista

La domenica delle salme
non si udirono fucilate
il gas esilarante
presidiava le strade
la domenica delle salme
si portò via tutti i pensieri
e le regine del ‘’tua culpa’’
affollarono i parrucchieri

Nell’assolata galera patria
il secondo secondino
disse a ‘’Baffi di Sego’’ che era il primo
si può fare domani sul far del mattino
e furono inviati messi
fanti cavalli cani ed un somaro
ad annunciare l’amputazione della gamba
di Renato Curcio
il carbonaro

il ministro dei temporali
in un tripudio di tromboni
auspicava democrazia
con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni
voglio vivere in una città
dove all’ora dell’aperitivo
non ci siano spargimenti di sangue
o di detersivo
a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile

La domenica delle salme
nessuno si fece male
tutti a seguire il feretro
del defunto ideale
la domenica delle salme
si sentiva cantare
quant’è bella giovinezza
non vogliamo più invecchiare

Gli ultimi viandanti
si ritirarono nelle catacombe
accesero la televisione e ci guardarono cantare
per una mezz’oretta
poi ci mandarono a cagare
voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio
coi pianoforti a tracolla travestiti da Pinocchio
voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti
per l’Amazzonia e per la pecunia
nei palastilisti
e dai padri Maristi
voi avete voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo

La domenica delle salme
gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i flauti
il cadavere di Utopia
la domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c’erano i segni
di una pace terrificante
mentre il cuore d’Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta

11 aprile 2011

Ma come le fanno le matite al giorno d'oggi?!

Stamattina sono andato a comprare una di quelle matite del Bologna, quelle rosse da un lato e blu dall'altro, avete presente? Quelle che usavano i professori per segnare gli errori dei compiti in classe e tu stavi lì a controllare quanti ce ne erano di blu e quanti di rossi e da lì calcolavi, attraverso una equazione conosciuta da tutti gli studenti, la gradazione di viola dei lividi delle mazzate che avresti preso per quegli errori. Quando sono uscito di casa ho visto il cielo terso, il sole splendente e la brezza primaverile e mi sono detto: Perchè entrare subito in ufficio? Quasi quasi mi vado a comprare una di quelle matite del Bologna, quelle rosse da un lato e blu dall'altro, quelle che usavano i professori una volta, quando i risultati dei compiti non te li davano su facebook. In realtà mi chiedo tutti i giorni perché entrare subito in ufficio, anche in quelle giornate in cui piove e fa freddo. Uso quelle matite sul lavoro, no, non segno in blu o in rosso gli errori sulle dichiarazioni dei redditi dei miei clienti, no, le uso quando mi preparo su un qualsiasi argomento, è un'abitudine che ho preso a Milano, è come se dicessi al mio cervello: concentrati moltissimo sulle cose in rosso e molto su quelle in blu e visto che mi piace prepararmi bene cerco di dire al mio cervello di stare il più attento possibile, gli prometto anche un po' di endorfine come zuccherino se si comporta bene. Il cielo era terso, il sole caldo e mi sono incamminato verso una cartoleria, avrei potuto recarmi alla cartoleria di un mio amico ma sarei finito nel mercato settimanale, sia chiaro, non c'è niente di male nel mercato settimanale ma c'è quel chioschetto di salumi e formaggi a metà percorso che emana un odore di pecorino di fossa che alle nove del mattino mi mette fame e poi non avevo voglia di fauna locale di primo mattino ed allora sono andato ad un'altra cartoleria. Visto che è anche la mia edicola di fiducia ho comprato l'ultimo numero di Topolino dato che avevo saltato l'uscita di mercoledì scorso; certo i giornali li vende anche il mio amico ma ci vado da anni lì, perchè cambiare? Insomma avevo pure da prendere il Topolino ed infatti mentre camminavo sotto il cielo terso nella brezza primaverile, mi chiedevo se mercoledì il Topolino lo avessi preso oppure no ed infatti non lo avevo preso. Il Topolino esce il mercoledì ed è una vita che fa parte delle mie letture, mica posso saltare un numero no? Insomma entro e, dopo aver preso l'ultimo Topolino che era proprio come pensavo e non lo avevo ancora preso, chiedo una di quelle matite del Bologna, quelle rosse da un lato e blu dall'altro, quelle che usavano i professori per correggere i compiti ed io utilizzo per studiarmi leggi, libri e circolari. Sulle prime sembra che di queste matite non ce ne siano più perchè hanno poco mercato ed ho pensato che ormai i ragazzi fanno tutti errori rossi e quindi le matite bicolori non servono più; poi però, in uno degli anfratti di un sottocassetto di qualche stipo l'edicolante ha trovato una scatole di queste matite del Bologna, quelle rosse da un lato e blu dall'altro, una scatola nuova nuova di dodici matite rosse e blu che sembravano i giocatori del Bologna con uno in più in campo. Che poi, ora che ci penso, ma si chiama edicolante? Cioè, di nome fa Umberto ma, visto che mi stava vendendo una matita, posso dire "l'edicolante" o devo dire "il cartolaio"? Però mi ha anche venduto il Topolino, e quindi? "Edicolaio"? "Cartolante"? Bel dubbio, la prossima volta pago a parte il Topolino. Insomma prendo Topolino e matita e pago tre euro e trenta che, visto che il Topolino costa due euro e trenta, mi viene una matita del Bologna che costa un euro. La matita era di quelle grosse, quelle che si temperano nel buco grosso dei temperamatite doppi, avete presente no? Quelli che sembrano la faccina perplessa che si mette nelle chat, quella fatta con la "O" maiuscola e la "o" minuscola e l'underscore nel mezzo; io la volevo proprio così perchè ho proprio quel temperamatite ma solo matite normali, in ufficio, e mi sembrava un po' uno spreco avere il temperamatite doppio ed usare un buco solo. Me ne torno in ufficio respirando il più possibile l'aria tersa e la brezza primaverile che, diamine, è un po' esagerata all'ombra, meglio andare per la strada al sole che mi riscaldo un po'; torno in ufficio e mi metto alla mia scrivania e prendo tutto contento il temperamatite doppio ed inizio a fare la punta al lato blu, non so perché ma ho cominciato dal lato blu, la matita non era stata pretemperata, aveva le due punte piatte, esagonali con la mina bene al centro. Ho temperato e temperato e quando stavo per fare una bella punta, la mina si spezza, e ricomincio e giù di nuovo la punta che avevo fatto con tanta fatica; intanto sulla scrivania avevo più riccioli del pavimento di un barbiere. Ho ottenuto una punta utilizzabile quando la parte blu è già più o meno la metà di quella che era prima e comincio con la rossa; forse la mina rossa la fanno più resistente perché la punta mi viene un po' più facilmente. Apro il libro alla pagina che mi interessa, "vediamo un po' questa scissione", mi dico. La prima parte della pagina è roba generale, roba da sottolineatura blu, appoggio la matita del Bologna dal lato blu, faccio una leggera pressione e si spezza la mina; a questo punto potrei dire che ho preso la cosa con filosofia ma credo che ci siano ancora l'eco delle mie bestemmie ai produttori di matite del Bologna che si aggira per i corridoi dell'ufficio. Riprendo il temperamatite a doppio buco e tempero per rifare la punta blu chè quel punto del libro non era assolutamente da sottolineatura rossa e mi si spezza circa tre volte e ritempero altrettante volte fino ad avere la punta che mi serve. L'appoggio al foglio e mi viene una bella riga blu che mi riempie di orgoglio, dopo il primo rigo faccio il secondo ma a metà si spezza ancora e mando una bestemmia ad inseguire quelle di prima. Tutto sommato, mi dico, questo punto credo sia importante e meriti la sottolineatura rossa ed appoggio la punta rossa e sottolineo il periodo; l'ho sempre pensato che la parte rossa la facciano più resistente; parto con il secondo periodo e mi tradisce anche lei, si spezza, ma una temperata se l'è meritata, visto come va mentre tempero, si merita anche la seconda e la terza; alla quarta mando due bestemmie sul lato rosso ad inseguire quelle del lato blu, ormai in ufficio schivano bestemmie. Ho sottolineato mezza pagina di un capitolo di un centinaio di pagine ed ho praticamente finito una matita del Bologna, quelle rosse da un lato e blu dall'altro che i professori usavano per correggere i compiti in classe, costata un euro ed ho capito che il buco all'istruzione è colpa delle matite rosse e blu!

05 aprile 2011

Che brutto posto che siamo diventati...



Forse non è più il mio tempo, quasi sicuramente, ma il loro sì, cazzo, che posto siamo diventati se il futuro deve essere così nero?

01 aprile 2011

A te

A te, sì, dico a te, a te che mentre parlava la deputata Ileana Argentin hai detto "non fatela parlare quella handicappata del cazzo", a te che non hai nemmeno avuto il coraggio di mostrarti

MI FAI SCHIFO

e quelli che erano intorno a te, che magari hanno sorriso, magari accennato un applauso, che non ti hanno preso di forza e sbattuto fuori dagli scranni

MI FANNO SCHIFO ANCHE LORO

e quelli del tuo gruppo, quelli che lo sanno che sei stato tu, che magari adesso dicono che non si fa

MI FANNO SCHIFO ANCHE LORO


ed il tuo capogruppo, perché ce l'hai un capogruppo, quello che non ti ha buttato fuori, non ti ha cacciato, non ti ha radiato da qualsiasi elenco del cazzo in cui fai parte

MI FA SCHIFO ANCHE LUI

ed il capo del tuo partito, chiunque egli sia, rincoglionito da ictus o meno che non ti ha ancora mostrato in pubblica piazza e cacciato

MI FA SCHIFO ANCHE LUI

e quelli che ti hanno votato, tutti quelli che ti hanno votato, direttamente o indirettamente e che adesso non chiedono a gran voce le tue dimissioni

MI FANNO SCHIFO ANCHE LORO

Abbi almeno il coraggio di essere un uomo e di dire "sono stato io"