28 giugno 2009

Una cosa piccola di qualche tempo fa

Guardo la notte dal finestrino del treno, un manto nero macchiato da qualche luce gialla. Un paesino viene lambito dal nostro movimento, quattro casupole su due strade in croce con dei solitari lampioni nella foschia. Si sente il silenzio che si poggia su quei tetti ed il ritmico avanzare del treno come il battito del cuore di un animale in corsa. Le quattro casupole sono già sparite lontano, veloci come sono apparse, tanto da chiedersi se esistano veramente o siano solo un miraggio del sonno. Come sospesi nel niente si va avanti, poche anime che cercano di raggiungere la loro meta, per alcuni più vicina, per altri ancora molto lontana; una meta che vedranno quando tutto quel buio sarà finito. Un paio di scompartimenti più in là, su un tavolo improvvisato, tre temporanei sodali ingannano il tempo ed il sonno giocando a carte. Più avanti c'è chi chiacchiera e racconta una vita, magari nemmeno la sua, magari quella che vorrebbe o che finge di avere, così immerso nella parte da credere a se stesso. Intanto la notte è lì, fuori dal finestrino, che ci guarda con le sue isole di luce, segni di vite che si dipanano. La notte è appena iniziata, non è nemmeno arrivato ancora il nuovo giorno, gli occhi pizzicano un po' ed il silenzio rimbomba nelle orecchie con il sottofondo della vita raccontata dal tizio vicino. Una bici sulla strada lì fuori, una striscia che sembra finta, una vita che si muove. La notte si fa tante domande e fa compagnia, appiattisce un po' le persone, le livella per poco tempo, il tempo giusto di spostarsi da una luce all'altra.

E' un po' che non scrivo, ripesco questa cosa dai miei block-notes visto che a Porzione piacciono tanto i post di "Baol in treno" e la settimana scorsa è stato il suo compleanno.

19 giugno 2009

duecentocinquanta giorni

Stamattina, con l'ultima verifica, si è conclusa la fase d'aula del master iniziato duecentocinquanta giorni fa; mi ricordo la faccia che avevo che si specchiava in quella degli altri e tutti i timori che si hanno all'inizio di ogni cosa nuova. Adesso che è passata si apre un nuovo capitolo e mi rimane un po' di nostalgia per la routine che si era formata, una routine fatta di facce e frasi che ti addomestica giorno per giorno. Questo master mi ha messo alla prova non solo professionalmente, non avrei scommesso un centesimo che sarei riuscito a gestire una casa senza mandarla a fuoco o far chiamare l'ufficio di igiene dai vicini eppure ci sono riuscito. Ho incontrato tante persone, tante vite una diversa dall'altra ed ognuna di esse mi ha dato qualcosa, che sia un sorriso od un attimo di rabbia. Duecentocinquanta giorni che all'inizio vedevo come un periodo enorme ed adesso come un tempo che è volato, aveva ragione Einstein: tutto è relativo! Certo, ho scritto e letto meno e della prima cosa magari qualcuno ne è pure sollevato però non mollo, per quanto il tempo diventerà ancora meno da lunedì, da quando un altro capitolo ancora si aprirà, io continuerò a fare il possibile per mettere in fila le parole. Magari adesso non so ancora quanto questi duecentocinquanta giorni mi abbiano cambiato, se in meglio o in peggio, però sono andati e ne porterò sempre con me un ricordo meravigliosamente strano.

11 giugno 2009

incontri

L'ho guardato negli occhi ed ho visto la stanchezza di chi combatte contro i mulini a vento, di chi è stato costretto a lasciare la propria casa ed ora è in una specie di esilio, di chi non può far altro che guardarsi intorno attento ad ogni variazione, protetto da un muro umano. Ha la faccia di chi non si fermerà mai ma che ogni tanto si chiede se non sia tutto inutile, se non sia, quello che fa, solo uno sforzo che lo logorerà fino alla fine ma che si risponde che non gli importa.
Gli ho stretto la mano e gli ho detto grazie.


Ho incontrato Roberto Saviano