30 gennaio 2010

Speranze

Gli americani non sanno fare un cazzo!




Ora spero che almeno un assessorato regionale me lo diano.

26 gennaio 2010

Scrivere e non scrivere

Stamattina facevo il mio giro dei blog attraverso il reader, un giro piccolo perchè in questi giorni ho un sacco di cose da scrivere, sì, ma per lavoro, non per priscio, come si dice da noi. Facevo il mio giro di blog mentre mi arrovellavo sulle risposte che devo dare e pure sul fatto che dovrei scrivere qualcosa anche per il blog, quando, sul blog di Tito Faraci, ho trovato una poesia di Charles Bukowski, non la conoscevo; ad essere sinceri di Bukowski non conosco molto ma cercherò di recuperare. Questa poesia mi è piaciuta particolarmente perchè, nonostante tutto, l'ho sentita mia e per questo, la faccio leggere anche a voi.

E così vorresti fare lo scrittore?

Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo.
a meno che non ti venga dritto dal
cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.
se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla
macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.
se lo fai solo per soldi o per
fama,
non farlo.
se lo fai perché vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.
se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
se stai cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.


se devi aspettare che ti esca come un
ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos’altro.
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.


non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e pretenzioso, non farti consumare dall’auto-compiacimento.
le biblioteche del mondo hanno
sbadigliato
fino ad addormentarsi
per tipi come te.
non aggiungerti a loro.
non farlo.
a meno che non ti esca
dall’anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all’omicidio,
non farlo.
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.


quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da
sé e continuerà
finché tu morirai o morirà in
te.


non c’è altro modo.


e non c’è mai stato.

19 gennaio 2010

Cristo è grande

No, non ho avuto una crisi mistica, solo che stavo facendo un giretto su youtube ed ho trovato questa perla qui di quando Solfrizzi non faceva le fiction su raiuno...godetevelo



Domani torno a Milano per tre giorni...
 

13 gennaio 2010

Demiurgo, pantagruelico, irridere

Il post dalle tre parole di MarKino


L’evoluzione di un gruppo

La porta si apre con uno schianto seguito da un rutto da fare invidia ad un boeing 747 in fase di atterraggio, per essere precisi è il rutto a spalancare la porta facendola gemere sui cardini; è Giovanni, detto Jo, magro come un chiodo con un diaframma che dovrebbe essere oggetto di studi per quello che riesce a produrre. A dodici anni, durante una lezione di canto lirico il suo maestro gli disse: “Usa il diaframma”; intonò l’aria “Libiamo ne’ lieti calici” dalla Traviata con un unico rutto da 120 decibel; alla “a” di “calici” esplosero i vetri delle finestre e ci furono danni strutturali all’edificio: quindici milioni di lire di danni, per fortuna coperti da una assicurazione contro eventi sismici. L’unico commento del suo maestro fu: “Sembrava che a cantarla fosse Linda Blair ne “L’Esorcista”. Da allora Giovanni cambiò genere di musica e adesso, dopo aver militato per anni nei Macellatori della domenica, gruppo heavy di Castellaneta Marina, come bassista, ha fondato un gruppo suo con i due compagni di appartamento; non avevano ancora scelto il nome ma c’erano già tre denunce per rumori molesti. Jo entra nella stanza, lo sguardo viene calamitato dai suoi due compagni: Michele detto Mick, chitarra solista e seconda voce nonché autore dei testi, per le musiche si affidavano alla fonderia industriale dietro l’angolo, e Oronzo detto Orr, batterista ed esperto di tutto ciò che riguarda il trash metal, conosce a memoria tutti i dischi, side project compresi, di tutti i gruppi, dai più famosi a sconosciute formazioni scandinave di villaggi della costa nord. Dopo la panoramica sul resto del gruppo Jo alza la testa e vede un grosso striscione con su scritto: “The Miurgo”; “Che cazzo è quella cosa?”, Mick lo guarda sogghignando “Non ti piace? E’ il nuovo nome del gruppo”, “Ma non stavamo pensando di chiamarci The evil sons of Efesto?”, “Sì, ma poi Orr mi ha detto che sua cugina ha deciso di cambiare il nome del gruppo in The naughty daughters of Afrodite, ormai gli dei greci erano tutti sputtanati”, “Che palle! Ma quale cugina?”, “Eufy”. Eufemia detta Eufy, figlia della sorella del padre di Orr e tremenda voce solista, diplomata geometra in una classe tutta di maschi, fregava i soldi ai suoi compagni minacciandoli con il compasso. Al suo ultimo concerto, quando ancora si chiamavano Sister Knife, aveva picchiato a sangue una che cercava di salire sul palco, era la bassista che aveva fatto stage diving e cercava di risalire. “Vabbè, ma The Miurgo che significa?”, “Niente, il bello è quello, in inglese non significa niente però suona come Demiurgo”, “E che vuol dire?”, “Nella filosofia platonica l’artefice divino ordinatore del mondo, il creatore; saremo i creatori di un nuovo suono!”, “Dimmi la verità, demiurgo è la nuova parola di oggi?”, “Sì”, Mick aveva deciso di imparare una nuova parola ogni giorno, per questo è considerato l’intellettuale del gruppo ed infatti i testi li scrive lui. Jo sorride aprendosi una bottiglia di birra con i denti, sputa via i pezzi di vetro e fa una sorsata; modula un bitonale “Mi piace” e con la “a” spegne il televisore dei vicini. Mick si alza in piedi e lo abbraccia “Diventeremo più famosi dei Gentle Cannibals con il loro disco My brother for dinner tonight”. Alla citazione del disco Orr si sveglia dal torpore: “My brother for dinner tonight, 1997, LP di maggior successo dei Gentle Cannibals gruppo punk metal di Rovigo, la recensione della rivista di settore Urlo Intonato: My brother for dinner tonight non è un semplice disco, è un pantagruelico pasto di suoni da cui si esce sazi ma ancora affamati”, Orr conclude aprendo una birra con le dita dei piedi e svuotandola prima ancora che il tappo tocchi il pavimento. “Allora siamo d’accordo, domani sera al concorso per nuovi gruppi ci presentiamo come i The Miurgo”, “Sì, spaccheremo, nessuno si permetterà di irriderci!”, “Di farci che?”, “Irridere: ridere e scherzare sopra qualcosa, prendersi gioco, sbeffeggiare”, “Un’altra parola nuova?”, “Sì, ero così felice che ho voluto esagerare, però ora basta che c’ho già mal di testa”.

10 gennaio 2010

Ebbene sì, lo confesso

Sì, ogni volta che eppi ne assegnava uno rodevo di invidia (buona) perchè ne volevo anche io uno ma adesso ci sono riuscito!!!
Anche io figuro tra i vincitori del TEFPOW!!!

bravo


02 gennaio 2010

Chissà dove finiscono, gli anni passati...

Se ti guardi bene nella testa, in una curva (chè angoli, la testa, non ne ha...a parte quei tizi con la testa quadrata), in una curva dicevo, tra le pieghe di cellule nervose e sinapsi stressate, c'è un cassetto che, a vederlo dal di fuori, non gli daresti un euro ma se lo apri ti viene la vertigine perchè sembra come affacciarsi su uno strapiombo, con l'unica differenza che dello strapiombo vedi la fine. Dentro il cassetto è tutto buio però, quando gli occhi ci si abituano iniziano a vedersi un po' di cose ed allora spunta fuori un sorriso dolce dell'infanzia, uno di quelli che ci ha fatto addormentare; oppure la vergogna che ci ha fatti scappare in lacrime o, anche, il dolore che ci ha tolto il fiato.
Ecco, gli anni passati sono in quel cassetto lì.


LaCapa s'è fatta 'sta domanda e a me è venuta 'sta risposta.