26 dicembre 2007

Incontri di Natale....

Giulio: Ciao Mario.
Mario: Buon Natale Giulio!
G.: Guarda che sono ateo, se non credo in Dio perché dovrei festeggiarne la nascita?
M.: Vabbè, dai, lo facevo per affetto. Ma almeno i regali li avrai fatti?
G.: Regali? Sei impazzito per caso?! Questa folle corsa verso il consumismo più sfrenato ci distruggerà; ha stravolto il significato religioso del Natale.
M.: Ma non eri ateo?
G.: Sì.
M.: Ed allora cosa te ne frega del significato religioso del Natale scusa?
G.: Che c’entra? Io lo faccio per contrastare il consumismo.
M.: Sì, forse si esagera, però è bello fare regali a chi si vuol bene.
G.: Ma se io voglio bene a qualcuno posso fargli un regalo quando voglio, perché devo aspettare Natale?
M.: Vero, ma se approfitto della scusa del Natale mica commetto un reato. Guarda che bel cappotto grigio mi ha regalato Anna.
G.: Troppo classico, ormai sembra che si sia imposta la divisa del giovane rampante: abito, cappotto, scarpe…
M.: Sì, ma a me piace, è bello, è di marca.
G.: Ecco, vedi?! Sei anche tu vittima del fashion, ormai sei uguale agli altri, imiti uno stile, vai dietro alle firme, sei indistinguibile; io invece metto in risalto la mia unicità.
M.: Beh, questo è vero, ti si vede da un chilometro…
G.: Giusto!
M.: Con le tue belle Nike ai piedi, i Levi’s rossi, la felpa verde dell’Adidas…tutto equo e solidale giusto?
Driiiiiin Driiiiiiiin
G.: Scusa, mi squilla il cellulare…Ciao! Sì, ok, ci vediamo stasera alla “Taverna dei sorci incazzati” per il concerto di proto-punk noise.
M.: Vai ad un concerto?
G.: Sì, stasera suonano le “lucertole squartate al sole”
M.: E chi sono?
G.: Come chi sono? Sono il gruppo del momento! Suonano con degli attrezzi da cantiere amplificati.
M.: Che suoni morbidi che devono essere…
G.: Ma il massimo sono i testi. Il loro pezzo più famoso: “sodomizzati dal mondo”, dicono: “finiremo tutti sodomizzati dal mondo perché la società è marcia dal profondo”
M.: Pura poesia…So che stasera c’è anche il concerto di Riccardo Acciaio…
G.: Nooooo….ma quello fa schifo!
M.: Pare, dico, PA-RE, che nel mondo ci siano persone che non abbiano i tuoi stessi gusti; lo so, è una notizia che ha dell’inverosimile ma te la riporto esattamente come l’ho sentita.
G.: Ma è gente che non capisce niente.
M.: Non ci sono dubbi.
G.: Fai l’ironico?
M.: Chi? Io?! Noooooo, ma che vai a pensare? Sai che sono d’accordo con te: sono una specie di trogloditi se non hanno i tuoi stessi gusti. Guarda, secondo me sono l’anello mancante tra l’uomo e la scimmia.
G.: Ma è così scusa, il concerto di Riccardo Acciaio?! Come si fa a dire che ‘sta cosa è bella?
M.: Beh, lo dicono in molti alla tua ragazza parlando di te, eppure…
G.: Vabbè, che c’entra il sentimento? Qui si parla di arte!
M.: Davvero? Le “lucertole squartate al sole”? Non me ne ero accorto; però, ora che ci penso, ho letto stamattina che gli esporranno al Louvre…Guardavo il tuo cellulare, bello!
G.: Ultima generazione, UMTS con fotocamera da 8 megapixel, registratore vocale, navigatore satellitare, termometro, altimetro ed oroscopo cinese.
M.: Lo hai comprato per l’oroscopo cinese immagino…
G.: Scemo, l’ho fatto così in un unico strumento ho la possibilità di prendere i miei appunti foto-vocali.
M.: Per combattere il consumismo…ha anche gli auricolari vedo.
G.: No, quelle sono le cuffie del lettore di mp3; lo uso per non sentire i rumori del mondo.
M.: Fa vedere….bello, mi piace di questo colore, da dove lo hai preso?
G.: Un culo pazzesco, ho scovato un sito giapponese, che si appoggia su un server russo, che ne vendeva degli stock destinati alla Finlandia. L’ho comprato, poi ho contattato un hacker svizzero che mi ha venduto per pochi euro un suo programmino che mi ha installato il supporto per la lingua italiana. Tutto mi è venuto 210 euro.
M.: Ma se al negozio, lo stesso, già in italiano, con la garanzia italiana, costa 190?!
G.: Ma vuoi mettere scusa? Me lo sono configurato tutto io e, cosa principale, non mi sono mosso dalla mia stanza.
M.: Giulio?! Il negozio è sotto casa tua! Tu sei strano forte…Cosa fai per il San Silvestro? Festa in piazza?
G.: Con tutta quella gente? Naaaaaaa….
M.: E perché? E’ divertente.
G.: Non mi piacciono i fenomeni di massa.
M.: Non ho capito.
G.: I fenomeni di massa, quelle cose che le persone fanno perché lo fanno in molti.
M.: Sì?
G.: Non mi piacciono.
M.: Sulla terra ci sono all’incirca 6 miliardi di persone che praticano sesso da soli o in compagnia…
G.: Ed allora?
M.: Più “fenomeno di massa” di quello…Insomma, cosa farai la notte del 31?
G.: Chatterò con un mio contatto polinesiano e mi farò mostrare via webcam la prima alba del nuovo anno!
M.: Giulio?
G.: Sì?
M.: Mavaffanculo!


Lo so, fa tanto "voce del pianeta che muore" di Crozza Italia, ma vi assicuro che ce l'ho scritto dall'anno scorso, solo che non avevo fatto in tempo a postarlo.

24 dicembre 2007

L’arte del dubbio

“L’arte del dubbio”
Gianrico Carofiglio
Ed. Sellerio

Il controesame, in un processo, è l’interrogatorio che, l’avvocato difensore o il Pubblico Ministero, possono svolgere nei confronti del teste dell’altra parte dopo l’esame diretto fatto dalla stessa. Chiunque abbia visto o letto un legal-thriller sa cos’è e quanto sia avvincente, di solito è la parte più importante del film o del libro; ancora adesso, dopo averlo visto migliaia di volte, alla fine del controesame fatto dal Tom Cruise a Jack Nicholson in “Codice d’onore” esulto più che per un gol della nazionale in una finale mondiale. Questo libro tratta del controesame, ma cos’è esattamente? Qualche tempo fa, parlando del libro del mio amico Rocco, ho detto che scrivere un romanzo giallo è come giocare a Tetris, un controesame invece segue le regole strategiche di una partita a scacchi. Ecco, questo libro è un manuale che insegna a giocare a scacchi con le parole; perché non è un romanzo ma un vero e proprio testo giuridico su questa importate fase del dibattimento. Naturalmente è stato “depurato” da molti dei termini conoscibili solo dagli addetti ai lavori e ne è rimasto il succo: un interessante manuale di strategia che con la proposizione di controesami svoltisi realmente spiega come gli stessi vengono formati e soprattutto perché siano così avvincenti.

Approfitto di questo post per fare a tutti quanti i miei più cari auguri di BUON NATALE...ci risentiamo presto!

19 dicembre 2007

Mi hanno passato un altro meme...

Mi hanno passato un altro meme, questa volta però non mi invento niente di particolare per svolgerlo, oddìo, ci ho pensato per un po', ma poi mi sono detto che questo va svolto seriamente. Anche perchè non è propriamente un meme, io lo vedo come un premio perchè la gentilissima SUYSAN mi ha dato la targa del THINKING BLOGGER AWARD, per la precisione, questa qui:



Io la metterei fissa nel blog da quanto sono contento ed orgoglioso (se solo lo sapessi fare), lo so, magari è una piccola cosa e, bene o male, tutti quanti l'hanno ricevuta, però a me ha fatto un enorme piacere perchè, per quanto il blog sia un passatempo, cerco di farlo nel modo più interessante e divertente possibile e sapere che, pur essendo io una specie di guitto (nel senso buono), riesco a far pensare chi mi legge beh, mamma mia quanto mi rende contento!

Adesso devo dare a mia volta questa targa ad altri 5 blogger che mi fanno pensare, è difficile, io la darei a tutti i blog che seguo perchè ognuno a modo suo mi fa pensare ma visto che una scelta va fatta, a malincuore, ne scelgo 5, ben sapendo che ne elimino centinaia tutti interessantissimi.
Allora, il primo blog a cui do la targa è quello di Panzallaria perchè i suoi racconti di vita con la frollina sono teneri, divertenti e, quando c'è di mezzo la suocera, anche avvincenti!
Poi al blog Magari sul tardi perchè è così stupendamente politicamente scorretto.
La terza targa va a Mitì perchè ogni volta che vado sul suo blog torno sapendo qualcosa in più.
La quarta targa va al miniblog di Ramskilo et Marco, perchè con mini post dicono un sacco di cose.
L'ultima, la quinta, la spedisco a moltissimi chilometri da qui, la mando in Texas, da nonsisamai, perchè il suo sguardo su un mondo così diverso dal nostro mi ha fatto capire tante cose.
Ecco, io i cinque nomi li ho fatti, però in realtà la targa la mando a tutti i blog che leggo.

Faccio un piccolo aggiornamento: sul blog di Pideye è cominciata la mia semifinale per il rompicapo letterario; andate su questo post qui, se vi piace il mio racconto votatelo...grazie :)

14 dicembre 2007

Oggi saldi: 2 meme al prezzo di 1!

Giraffa e Margy mi ha lanciato il meme delle 5 foto e Kabalino quello del Dire, Fare...ecc. ecc. ma quanti meme ho da fare? Sto perdendo il conto, per recuperare terreno questi due li faccio insieme.

1) I miei migliori amici, all'epoca della foto eravamo giovani e scemi, che DIRE? Le cose sono cambiate: ora non siamo più giovani.


2) Non c'è niente da FARE, se decido di sembrare quello che non sono, ci riesco sempre benissimo.


3) BACIARE...che bello baciare, ogni volta che lo faccio, naufrago nel mio oceano personale

4) Al maestro dissi: "Vorrei avere la sua penna"...mi sa che mi prese un po' troppo alla LETTERA.

5) TESTAMENTO....Quando sento parlare di testamento, a me viene subito in mente quello di Tito.

(questa foto è presa dal sito fontesarda)

10 dicembre 2007

Lezioni di jedi

Poco tempo fa, in una blogosfera vicina vicina, due giovani blogger, Baol e Kabalino, decisero di scrivere un post a quatto mani…forte era la forza in loro…

Per le strade della caotica città-pianeta Coruscant due giovani discutono tra loro...


Baol: No! Dai, le crocs col pelo no, non ti si può guardare!
Kabalino: Eh, ma queste son col pelo di Ewok! Mica quella robaccia che contrabbandano dalle periferie dell’impero...
B.: Ma...ma...io avevo pensato a dei calzari da centurione…
K.: I calzari da centurione te li metti te, che poi ci vai a fare lo splendido il sabato pomeriggio... Io, nei miei piedi, ci tengo queste meraviglie...
B.: Guarda che ho rimorchiato certe ancelle di principesse con quei calzari che te nemmeno te lo immagini. E comunque le crocs non sono jedi!
K.: Ma sono calde...e poi, dove sta scritto che quella roba lì che porti ai piedi è jedi?
B.: A pagina 18 del manuale del perfetto jedi.
K.: Seee...il manuale del perfetto jedi...perchè te leggi quella roba? Ma te lo sai quanto vive uno jedi? E li hai mai visti dei geloni di mille anni? E poi le mie crocs sono di una comodità che non te la immagini neanche...
B.: Le scarpe di uno jedi devono essere pratiche per l’agilità! Con le crocs si corre una meraviglia, vero?
K.: Eh...lo so, però queste, sotto, c’han la gommina che fa presa. Ti risulta che il grande Yoda se ne vada in giro con calzari da centurione?
B.: Se è per questo non l’ho mai visto nemmeno con le crocs...il grande Yoda va in giro scalzo!
K.: E infatti quell’esserino verde lì c’ha una raucedine che fa provincia...ma hai sentito come parla? No, dimmi te?
B.: Sei scemo o cosa? Ti sei per caso accorto che il grande Yoda proviene da un altro sistema planetario?!
K.: Embè? Hai mai sentito parlare della Galassia di Raucedine?
B.: Ma quale Galassia di Raucedine...guarda che il corso di Universografia lo abbiamo seguito insieme e lo so che non sei una cima, dì la verità, su Yoda ti eri sbagliato...
K.: E’ che c’ha un aspetto quel Yoda...mi ricorda una mia amica...
B.: Wow, doveva essere un figone…
K.: Guarda Baol! C’è Chewbecca!!! Madonna...che gran pezzo d’animale...
B.: E’ un Wookiee, non un’animale...bestia che non sei altro...
K.: Se, seee...ci siam capiti...
...
B.: Piacere di conoscerla...è un onore...guardi, ho il suo pupazzetto nel portachiavi...
K.: (Ma come stai messo...il pupazzetto...io almeno ce l’ho del Gattobus...) Sì, sì...piacere anch’io...
Ciube: Aaaaaaawwwwwwhhhh awweeeeeeaaaaaagggh awwwwwwwww
B.: Ehm…no no , signor Chewbecca, le scarpe del mio amico son di sintetico, non è pelo di Wookiee…
Ciube: Weeeeeewwwwwwwwaaaaaaaaa ahhhaaaaaawwwooooou
B.: Sì lo so signor Chewbecca, ci strapperebbe le braccia se fossero di Wookiee...a...arrivederci...
K.: ...(oh santiddio...eccheccosai in bocca...)...ci si becca in giro...
Ciube: Aaaawwwweeeeeaaaahhhhh
...
K.: Ma hai sentito che versi che fa? E te li capisci? Fa paura!
B.: Non son versi, è la sua lingua...Chewbecca parla shyriiwook...
K.: Ah...
B.: L’ho studiata alle medie; eravamo 5 sezioni, quattro d’inglese e una di shyriiwook...e io son finito in quella di shyriiwook...
K.: ...tutte le fortune...
B.: Vabbè, Ma mi hai fatto fare na figura, te e quelle scarpe lì! Lo sai come ci poteva combinare quello?! Comunque domani è il nostro primo giorno al Master per jedi e non mi va di presentarmi lì con le crocs col pelo.
K.: Ed a me non va di andarci con i piedi viola dal freddo; s’ha da trovare una soluzione...guarda un pò se quel tuo manualetto dice qualcosa...
B.: Mah...mmhhh...vediamo... per essere uno jedi alla moda bisogna indossare stivaletti rossi ed una cappa nera.
K.: Una cappa nera? Ma, scusa, chi è l’autore del manuale?
B.: Il maestro Qui-Gon Jinn.
K.: E chi è?
B.: Ma come chi è? Voglio ricordarti che sarà lui a tenerci le lezioni di equilibrio jedi.
K.: Eh, ma io ho visto solo i primi tre episodi di Guerre stellari...che va beh...in realtà sono il 4,5,6...però ci siam capiti...
B.: Lasciamo perdere...Che ne dici della classica tuta beige con gli stivali marroni?
K.: Alla Obi-Wan? Mi piace! Ok, aggiudicato. Ma Obi-Wan è tra i docenti?
B.: Sì, al terzo anno, insegna battaglia jedi nella lava.
K.: Io di battaglie, finora, ho visto solo quella delle donne nel fango... A proposito, che lezione abbiamo domani?
B.: Controllo sul programma ma dovrebbe essere “Primi approcci con la forza”…sì, infatti.
K.: Ma in cosa consiste? Lo dice? Che io non so mica se son subito pratico con la forza eh.
B.: Mah, guarda, qui dice che è un semplice approccio alla tecnologia laser.
K.: Una volta a uno che conosceva mia cugino gli dovevano raddrizzare l’occhio col laser e gli han bruciato la pupilla, per dire...
B.: Sì, va beh...ma noi siam jedi...
K.: Sarem jedi...ma io, per non saper né leggere né scrivere, vengo con gli occhiali da saldatore...Baol?
B.: Ehi! Che c’è ancora?
K.: No, niente...è che...ogni tanto sento come un fremito nella forza...
B.: ...
K.: ...lascia perdere...
B.: Meglio va. Dai, andiamo che s’è fatto pure tardi...mannaggia a te e il fremito!
...


E’ che io e Kabalino ogni tanto ci si diverte così...come fanno i bambini. Che a stare sempre nelle proprie corde ci si impicca e allora, noi, si fa queste cose qui proprio per non rimanere impiccati, che quella fine lì a me e Kabalino ci fa paura...

Solo un'ultima cosa, questo è il mio centesimo post...

08 dicembre 2007

Questione d'alfabeto

L'ennesima attricetta entrò, con un vestito rosso che non lasciava spazio all'immaginazione, non lasciava spazio nemmeno al suo corpo che, infatti, era più fuori che dentro. Come al solito i giornalisti, anche un po' annoiati, le si ammassarono intorno; aveva da poco fatto un film di Natale, non si sa con quale talento...o, meglio, qualche produttore sicuramente lo conosce questo talento. L'attricetta si trovò davanti una ventina di microfoni di tutte le misure, le sue labbra si schiusero in automatico, quasi a rispondere ad un riflesso condizionato; prima di tutti gli altri, il giornalista più scafato le chiese: "Dopo il successo del film cosa crede di essere, lei, per i suoi fan?", l'attricetta sorrise: "Una icona", "Ragazzi, chi è che si è preso tutte le effe?"

05 dicembre 2007

La saggezza dei padri

A settembre ho fatto un meme (ma guarda...), penso lo abbiate anche letto quel post, nel caso, è questo qui; al punto sette di quel lunghissimo post racconto, a modo mio, la mia prima e unica sbronza (sì era capito? Spero di sì). Quella notte lì, per quanto stavo male, mi riaccompagnarono in due a casa, portandomi appeso tra di loro, visto che non mi reggevo nemmeno in piedi (avevo vomitato pure l'anima). Già mi immaginavo il cazziatone che mi avrebbero fatto i miei ma, in quel momento, non me ne importava molto, volevo solo stare un po' meglio. Naturalmente due persone che trasportano un ubriaco non riescono ad essere molto silenziose, ed infatti i miei si svegliarono (e si svegliarono pure gli ospiti che avevamo in casa); mi portarono direttamente in bagno, anche perchè, nonostante tutto, il mio stomaco aveva ancora voglia di buttare roba fuori. Ero lì, affacciato alla tazza del cesso come ad un balcone quando entrarono i miei, mia madre lievemente preoccupata che mi chiedeva se mi avessero fatto bere o se avessi fatto tutto da solo (la risposta era la seconda e, a quanto pare, la confortò; non so, forse si diceva "coglione sì, ma con le palle!"). Mio padre invece mi guardò e scoppiò a ridere! Ma di gusto eh, mica roba piccola, proprio risate forti, al che, in un attimo di lucidità ritornante dovuta all'abbassamento del tasso alcolico chiesi: "Ma non sei incazzato?" (Scemo eh? Me la cercavo...) e lui mi rispose: "E perchè? Na vold s'mbik Ce'r, c s'mbik a seconda vold je k'ghjoun" (ok, ve lo traduco, però con le mie lezioni avreste dovuto capire qualcosa! La frase era "E perchè? Una volta si impicca Cesare, se si impicca la seconda volta è un coglione!"); insomma, voleva dire che nella vita capita di sbagliare, l'importante è imparare da quegli errori. Beh, capii tanto da quell'episodio, e, che ci crediate o no, mi è servito, infatti non mi sono più ubriacato. Ma perchè racconto questa cosa? Perchè mi accorgo che il ripetere gli stessi errori è una cosa che capita sempre più spesso, la nostra memoria diventa sempre più corta e più forte gridiamo e sbraitiamo contro gli altri e contro noi stessi che non faremo mai più quel errore, tanto più alta è la probabilità che ci ricadremo; in fondo è proprio dell'essere umano dirsi: "Dai, non può essere che vada di nuovo così", forse per una fiducia insita oppure, più facilmente, perchè ci piacerebbe di più che le cose andassero in un modo invece che in un altro. Con questo non voglio dire che io non ripeto i miei errori, anzi, a parte in quel caso lì, è facile che succeda il contrario, che insista su sbagli già fatti, che li ripeta, che li migliori addirittura, se possibile; però da quelli più marchiani ho imparato sul serio.

02 dicembre 2007

Le fate mentono?

L’uomo è seduto al piano, le sue mani si muovono veloci sui tasti in un vorticoso inseguirsi di scale; lo sguardo è fisso fuori dalla finestra, “Chi hai scelto per il servizio fotografico questa volta?”, “Guarda, vedrai che sarai contento, è una giovane fotografa emergente”. A parlare è un uomo in abito blu, molto elegante e professionale. L’uomo continua imperterrito a fissare fuori dalle grosse vetrate della stanza, se non fosse per il frenetico muoversi delle mani sembrerebbe immobile, “E come si chiama?”, “Fay Lying”. La musica si calma un attimo, improvvisa una specie di marcetta sghemba fatta di un’alternanza di suoni acuti e gravi, “Quando dovremmo iniziare?”, “Ora”, la voce arriva dalla porta, l’uomo al piano smette di suonare, si gira alla sua sinistra e la vede, incorniciata dalla porta, la silhouette lievemente in controluce fa risaltare i capelli che le cadono sulle spalle ed il lungo collo, è snella e vestita in modo pratico, una maglietta color ruggine ed un pantalone di tweed marrone. In mano ha già la macchina fotografica, pronta per il suo compito. L’uomo al piano, quasi istintivamente, inizia, con l’indice ed il medio della mano destra, ad alternare lievemente due note, sembra una pioggia estiva e, senza rendersene conto, sorride. L’uomo in blu si avvicina alla fotografa, “Salve, sono M., l’agente del signor A., ci siamo parlati per telefono”, “Salve, piacere di conoscervi”, “Da dove preferisce iniziare?”, “Come le ho già spiegato per telefono, non sarà una cosa lunga, non voglio set e pose, mi lasci con il signor A. ed avrà le sue foto”, “Certo, naturalmente se A. e d’accordo” e mentre lo dice si volta verso l’uomo al piano che, con un’alzata di spalle, annuisce. Lei ha già scattato, veloce, un paio di foto di lui al piano con la faccia impassibile e le mani pronte. Lui la guarda avvicinarsi, si ridefiniscono i dettagli dopo il controluce della porta, ha gli occhi luminosi e veloci, pronti a cogliere particolari da fotografare ed un sorriso sornione, quasi da gatta. “Adesso, per piacere, non mi dica cazzate del tipo: farò uscire la sua vera anima dalle foto”, lei continuava a scattare foto, “Ho ascoltato la sua musica” è la sua risposta, “E beh?”, lui non capisce, “Non ho bisogno di far uscire la sua anima, lei la tira già fuori quando suona; io devo solo fare delle foto, spero belle” e sorride ed anche lui, nuovamente, senza accorgersene, sorride. Lei si avvicina, “Può suonare qualcosa, per favore?”; il suo profumo lo colpisce e, come tutti i profumi, gli scatena un ricordo: una passeggiata in riva al mare di tanti anni prima e le sue mani partono, quasi autonome; suonano una musica lenta che parla di onde. Lei è vicina, molto; scatta una foto, di lato, delle sue mani mentre suonano, usa un’apertura alta così avrà solo i tasti più vicini a fuoco con gli altri che, allontanandosi sfumano quasi in una nebbia. E’ leggera, non si sente andare in giro per la stanza e lui, pure, si sente leggero, a suo agio. Lei adesso è di fronte alla grande vetrata e guarda fuori, la luce le disegna un’ombra sul viso; lui continua a suonare e sorride e pensa che è bella. “Abbiamo finito”, la voce di lei interrompe i suoi pensieri e la musica, è sorpreso, “Di già?”, un velo di tristezza accompagna le parole, “Sì, avevo detto che non sarebbe stata una cosa lunga. Appena sono pronte le foto scegliamo le migliori”, detto questo si avvicina alla porta e mentre esce si volta sorridendo e dice: “Spero di rivederla per un altro servizio fotografico”. Anche lui sorride ed annuendo con la testa capisce che lei gli ha mentito: la sua anima l’ha davvero tirata fuori ed ora ne sta portando via un pezzo.

Qualche tempo fa, tra i commenti a questo post qui, fatabugiarda mi chiese se ero capace di scrivere una storia in cui lei è, sue testuali parole, "secca e fica", beh, il risultato è questo qui.