29 agosto 2017

I monotematici

Cosa sono i monotematici? Quanti se ne incontrano nella vita? Sono tutti uguali? Dobbiamo picchiarli? Stamattina mi sono soffermato a pensare sui monotematici, quei soggetti che parlano solo e soltanto di un argomento, che tu magari parti parlando, che so, della fotosintesi clorofilliana e loro, grazie ad un varco spaziodimensionale riescono a portare il discorso sul loro argomento unico. Non sono tutti uguali i monotematici, ci sono quelli che più che parlare di un solo argomento, parlano di un solo soggetto: loro stessi. Chiaramente in questo caso si tratta di di egocentrismo sparato all'ennesima potenza; ma a cosa sono dovuti tutti questi discorsi egoriferiti? A volte è una forma di rassicurazione personale credo, il non sentirsi davvero importate e quindi cercare di portare sempre il discorso su se stessi, altre invece è proprio l'enorme presunzione di credersi migliori ed il centro di tutto. Poi ci sono quelli che parlano sempre di sesso, che ogni battuta ha un doppio senso; non una ogni tanto, no, proprio tutte; in tal caso, va da se, solitamente è perché se ne fa poco, ma magari è proprio una forma maniacale, spesso di misoginia, e via ad immaginare tutte le parafilie di cui possono essere affetti questi soggetti. Poi ci sono quelli che parlano solo di calcio, unica fonte di gioia della loro vita mi sa, che poi, bisogna pure analizzare se si tratta di gioia vera, perché se nei momenti di felicità devi andare a cercare quelli che, in antitesi, non stanno gioendo, per sbattergliela in faccia, qualche problema mi sa che ce l'hai eh. Poi c'è chi parla solo e soltanto di lavoro, i workhaolic, i malati di lavoro, quelli che non possono proprio farne a meno, anche fuori dall'orario di lavoro, anche in vacanza, anche mentre dormono, nel sonno. Poi ci sono quelli che hanno avuto un'esperienza bellissima, un viaggio che li ha cambiati, una roba così, e per un lungo periodo, che può davvero essere molto molto lungo, parlano solo e soltanto di quello (tipo me quando parlo di Milano e di quando ho vissuto lì per il master); sono quelli che all'inizio ci fa anche piacere ascoltarli perché il brillare dei loro occhi mentre descrivono ci fa quasi vivere le stesse loro emozioni. Poi dopo un po' anche basta però, quando ascolti per l'ennesima volta dell'alba vista dalle cime del tal monte o del rumore delle onde della tal spiaggia sperduta, un po' ti si rompono le palle e ti vien voglia di prendere un cargo ed andare a scaricare napalm sulla zona in questione, che sia abitata o meno. Poi ci sono i monotematici per necessità, quelli che lo fanno perché si sono accorti di qualcosa che non va e ci vogliono avvisare e sono gli unici che, in realtà, andrebbero ascoltati ma che, ahimè, come Cassandra, sono quelli che vengono additati prima di rompere il cazzo. Ora faccio un esempio: mettiamo che c'è un bel prato, un parco pubblico, dove la gente va per godersi il verde, per passeggiare, per rilassarsi; mettiamo che uno dei tanti che ci va per starci bene si accorge che nel parco sono cominciati ad arrivare anche dei soggetti un po' maleducati, che lasciano le carte in giro, che urlano sguaiatamente tra di loro, che si danno manforte. Ed allora il tizio comincia a raccontare a tutti quelli che incontra, che anche loro frequentano il parco per star bene, che c'è gente che il parco lo sta rovinando; e lo dice al primo, lo dice al secondo e via così, sempre, perché è giusto che si sappia. Solo che non tutti quelli che lo ascoltano sono della stessa idea, alcuni dicono "son ragazzi, si divertono", altri addirittura si trovano bene con i nuovi arrivati, altri non vogliono avere problemi, e solo pochi son d'accordo e annuiscono. Mettiamo poi che i nuovi arrivati comincino a portare nel parco i liquami che a casa loro non riescono a smaltire, il monotematico ancora di più ripeterà fino allo sfinimento quello che sta accadendo e sarà vieppiù tacciato di essere un monotematico, un rompicoglioni. Ecco, a mio parere, a differenza degli altri, questo monotematico sarebbe da ascoltare.

07 agosto 2017

Ho visto

Ho visto un sacco di cose in questi anni, ho visto persone dall'intelligenza superiore perdere il sonno per sottospecie di amebe, per delle aberrazioni dell'umanità che partoriscono pensieri che nemmeno una scimmia urlatrice del Borneo dopo una lobotomia prefrontale arriverebbe a partorire. Ho visto solitudini acide inventarsi un personaggio e trovare seguaci pronti a difenderle davanti all'indifendibile; solitudini sacrosante per mancanza del diritto stesso di rovinare la vita ad altre persone che si arrogano senza alcuna ragione sensata il diritto di giudicare la vita degli altri, che offendono la decenza stessa dell'essere umano soltanto respirando e che, per i miracoli dell'analfabetismo funzionale di ritorno, trovano terreno fertile ed aspettative. Ho visto degli ego grossi come persone che sommando luoghi comuni di una stupidità ipergalattica trovano consenso dentro occhi troppo ciechi per vedere il contorno; ego ipertrofici che si gonfiano ad ogni apprezzamento anche solo virtuale e che si dedicano ad una masturbazione del loro stesso pensiero tale da rasentare la pornografia più efferata. Ho visto giudici giudicare senza alcuna ragione ne esperienza sul giudizio in questione per il semplice fatto di essere, tale atto posto a giudizio, fuori dai mediocri schemi mentali in esso stesso presenti. Ho visto acclamazioni a tali giudizi e contemporaneamente stigmatizzazioni violente degli stessi. Ho visto assoluzioni per semplice amicizia e condanne a morte per motivi opposti. Ho visto intelligenze meno che medie credersi premi Nobel senza motivazione alcuna per una specie di autoproclamazione di superiorità inestistente. Ho visto genti a cui non sarebbe giusto dare nemmeno un mezzo soldo bucato di un monopoli scaduto da una decina di anni ritrovarsi in futili empirei autospompinatori fino a fratturarsi le vertebre cervicali e dorsali in esercizi di genuflessione nei confronti di soggetti a cui non andrebbe affidata nemmeno la pulizia di una stalla dell'Epiro i cui animali sono affetti da diarrea congenita. Ho visto tutto questo e altro ancora. Per fortuna che ho guardato anche altrove.