25 aprile 2012

Impressioni

L'attesa per l'imbarco.
Il decollo
La notte dall'oblo, la luce in fondo.
L'atterraggio con sobbalzo.
Il ghiaccio nei campi.
L'autostrada di notte.
Cartelli sconosciuti.
Poche auto, nessuna oltre i limiti.
Stoccolma.
Le luci.
Il freddo.
Birra e patatine alle due e mezza in un parco in centro città.
I conigli in giro per il parco.
Il senso di sicurezza, mio, non dei conigli che con me in giro, si sa, si preoccupano.
Delle finestre senza tapparelle.
Una colazione continentale, anche per quantità.
Una nuova moneta tra le mani.
Mille facce, una lingua sconosciuta ma anche un perfetto inglese.
La metro, anzi, tunnelbana.
Lo sguardo sul lago? Sul mare? Non sai mai quando è il Malaren e quando il Baltico.
I vicoli antichi.
I sorrisi.
Una cartina, della città, non per altro.
Una chiesa, tanto per gradire.
Il sole, tra le nuvole.
Un giro in battello.
Gli occhi che non bastano per tutto.
Un panino con non so cosa, nemmeno dopo averlo mangiato.
Un espresso direi passabile.
Il wi-fi del Caffè.
I musei.
"Taxi driver" e "Il Padrino" sottotitolati in svedese, nel museo.
L'aria.
Un ossigeno diverso.
Un passo dopo l'altro.
Una birra al bancone, ok, più di una.
Chelsea - Barcellona alla tv del pub.
Il dedalo di corridoi per la nuova stanza.
Una corona su un ponte.
Andy Warhol.
Sua sorella gemella, in metro.
La linea blu della metro piena di opere d'arte, ad ogni stazione.
Uno scheletro di balena, enorme.
Il fasciatoio anche nel bagno degli uomini; non che mi sia servito, il fasciatoio, il bagno sì.
Passi, passi e ancora passi.
Una zuppa calda, buonissima.
Perdersi.
Un aiuto per ritrovarsi.
Un parco.
Il suo lungolago, lungo chilometri.
Anatre e cigni tra i piedi.
Gente che corre, da sola, in compagnia, con il cane, con la carrozzina con il figlio.
Una panchina.
Senso di tranquillità.
L'agognata stazione della metro.
Un caffè.
Un dolce alla cannella.
Il cielo che si scolora, poco.
Un turco che mi nomina Del Piero.
Un piatto di kebab.
Un simpatico barista.
Una (ok, due) lager alla spina.
Un rosso del salento, inteso come vino, lì nel profondo nord; non ho avuto il coraggio di assaggiarlo.
L'ultima aria della notte, fredda, nelle narici.
La pioggia come saluto, lenta, fredda.
Le ultime spese.
Una foto in particolare.
L'autobus per l'aeroporto.
La stessa autostrada di due giorni prima.
Alberi, di notte si vedevano poco.
Fiumi.
Il peso del bagaglio, fortunatamente nei limiti.
Un pranzo svedese, molto buono.
Una perquisizione.
La mia rivista di fotografia, nella loro lingua assurda.
La fila per l'imbarco.
Il rollare dei motori.
Il volo sull'Europa.
Un vuoto d'aria.
L'atterraggio.
L'aria di casa al tramonto.

17 aprile 2012

Mai 2

Non sono mai stato all'estero. Sì, sono stato un giorno a Lugano ed uno a San Marino, ma, non me ne vogliano i simpatici abitanti del posto, non me la sento di considerlo estero; non voglio fare mica il difficile però credo che converrete. Non sono stato mai un gran viaggiatore, in realtà, ho visto meno dell'oncia di un quarto del decimo di quello che altri occhi hanno visto. Non sono mai stato all'estero, mi manca il confronto con le altre culture, il sentire un'ossigeno diverso nell'aria che hai voglia a dire che "è uguale", lo so bene che non lo è. Ho ascoltato racconti di viaggi e non li ho mai vissuti, ho viaggiato nelle parole di altri e vi confesso che ho invidiato ed invidio molto. Non sono mai stato all'estero, pure per poter dire "ho visto un altro cielo", "ho ascoltato un altro suono" e magari, stando zitto, confondermi con gli altri. Ho sommato motivi su motivi e ne ho fatto una collezione e non ho mai detto quanto misero mi sentissi dentro i racconti degli altri né quanto io stesso non sapessi trovare, in quella collezione, la motivazione giusta. Ho capito che di motivazioni sbagliate ce ne sono tante ma le motivazione, va da se, sono nostre ed hanno un significato per noi ed è divertente anche sentirsi dire come vanno le cose e come devono andare. Non sono mai stato all'estero. Ho assaggiato cucine diverse ma sempre sullo stesso suolo ed è diverso, lo so, non lo sto nemmeno a dire; non posso confrontare i sapori, nemmeno fare il gradasso, quello che gira il mondo ma cerca la pasta e poi dice "Ma come si mangia in Italia, da nessun altra parte", nemmeno l'italiano medio posso fare. Non sono mai stato all'estero, sentire una lingua diversa, concreta, tutto intorno a me e disinteressarmi al senso e cogliere solo il suono. Non sono mai stato all'estero a guardare mari diversi e diversi fiumi, annusare altre notti e sbadigliare di altra noia. Non sono mai stato all'estero, lo so, ma rimedio presto, stasera parto per Stoccolma.