11 febbraio 2014

Amico, terrificante, cadere

Solita premessa: il 25 ottobre 2009 ho chiesto ai miei lettori di darmi, nei commenti, tre parole; per l'esattezza un aggettivo, un sostantivo ed un verbo, ed io ci avrei tirato su un racconto. Ne arrivarono tante, di triplette, circa trentatre! All'inizio ero partito anche bene, spedito, poi, vuoi la vita, vuoi gli scazzi, ho rallentato la scrittura dei racconti; l'ultimo, infatti, risale addirittura al 27 settembre 2013, insomma, sono più di quattro anni che ho cominciato questa impresa e non mi fermerò fino a che non avrò esaurito le triplette. Qui sotto c'è il nuovo post, gli altri li potete leggere qui.

Il post dalle tre parole di Pupottina

Un pezzo di me


Uno dei miei rimpianti riguarda l’università, non che non l’abbia fatta, tutt’altro, solo che avrei voluto viverla di più. Ho seguito pochi corsi, non per presunzione, semplicemente perché pensavo che, trattandosi di una facoltà direi semi-umanistica, la maggior parte delle materie l’avrei capita di più confrontandomi semplicemente con i testi d’esame che ascoltando lezioni poco pratiche in mezzo ad altre migliaia di persone. Ho capito dopo che non è tanto per l’esplicazione delle materie che l’università va vissuta ma per la vita che ci passa in mezzo, e trattandosi di vita, a parte gli illuminati, si capisce solo alla fine del percorso, non all’inizio. Questo, comunque, non mi ha privato completamente di alcuni bellissimi ricordi del poco tempo trascorso nelle aule della facoltà di Economia di Bari, nei suoi corridoi, o bivaccando, nelle ore più fresche di quasi estate o in quelle più calde di autunno e primavera, sulle panchine sparse qua e la in quella parvenza di giardino che circondava la facoltà. Non penso che dimenticherò le partite a carte sui banchi, nell’attesa delle ore di esercitazione oppure l’ansia feroce che mi assaliva prima di un esame; l’ansia, quella fedele compagna che mi è accanto sempre, prima di ogni evento importante. Di quel periodo mi è rimasto anche qualche buon amico, persone che il destino mi ha posto accanto e che ancora adesso, per quanto magari divisi e lontani, lì accanto mantiene. Uno dei ricordi più vivi che ho riguarda uno dei pochi corsi che ho seguito, Ragioneria I; l’esame faceva parte, e lo fa ancora, credo, di quelli fondamentali del primo anno e proprio perché relativo al primo anno e fondamentale, il numero di soggetti che lo seguivano, o che avrebbero dovuto, era talmente alto da aver portato a dividere l’insegnamento in tre gruppi separati, con tre docenti separati. La separazione era fatta in base all’iniziale del cognome degli studenti e trovandosi, la mia, verso la periferia esterna dell’alfabeto, il mio gruppo di appartenenza era il terzo, a detta di tutti il più difficile. Il docente che teneva il corso, il professor P., portava con se una reputazione terrificante; a noi matricole venivano raccontate storie di ripetute bocciature all’esame, di pubbliche umiliazioni in aula, di terribili reprimende udibili fino all’ultimo piano della facoltà. Lo spirito, dunque, con cui affrontai la prima lezione era molto vicino a quello di un condannato e confesso che anche il primo approccio con il docente, al suo ingresso in aula, non fece che confermare tale stato d’animo; era molto alto e magro, vestiva un abito grigio di un’eleganza un po’ âgée ma quello che colpiva era il suo sguardo, duro, arcigno. L’altra cosa che si notava subito era l’estrema difficoltà che aveva nel camminare, anche aiutandosi con un bastone, era come fosse un pezzo unico; ci volle poco a sapere che, negli anni, la sfortuna s’era accanita contro di lui quasi paralizzandolo e non consentendogli elasticità nei movimenti. Il corso fu duro ma lui si rivelò meno terribile di quello che ci aspettassimo, almeno durante le sue spiegazioni; non che quello che ci era stato raccontato fosse del tutto falso o solo una leggenda, nei primi anni era stato davvero il docente più temuto con cui andare alla lavagna ma, probabilmente per le vicissitudini della vita, come a contrastare l’indurimento delle ossa, aveva ammorbidito il comportamento, senza però perdere la serietà nello svolgere il suo lavoro. Superai l’esame, che prevedeva un difficile scritto, con un ottimo voto ma, più di tutto, quello che è rimasto indelebile dentro di me è stato quello che ci disse all’ultima lezione del corso; dopo averci spiegato come si svolgeva l’esame, che non avrebbe accettato nessun mercanteggiare sul voto che avrebbe espresso, sul fatto che eravamo fortunati perchè, a differenza di quanto avveniva durante i suoi studi, le bocciature non venivano verbalizzate; alla fine di tutto questo ci disse: “E comunque, ragazzi miei, ricordatevi che nella vita può capitare di cadere, l’importante è sapersi rialzare con onore”. Se già allora, poco più che ventenne, quelle parole mi rimasero dentro, adesso, dopo più di quindici anni, ho capito il loro senso profondo che non è quello di sfida, di forza, di rabbia, nell’affrontare la caduta ma di comprenderla per quello che è, una delle tappe della vita.

11 commenti:

MikiMoz ha detto...

Beh, è proprio come disse il prof... La vita spesso fa cadere ma offre sempre appigli con cui rialzarsi alla grande.

Mi hai fatto tornare in mente i primi anni di università... un mondo che mi pare come perso nel tempo, adesso.

Moz-

Francesco ha detto...

secondo me l'incipit è terribilmente autobiografico ! :-)

Costantino ha detto...

Che bei tempi quelli dell'Università, mi ricordo ancora tutto, persino la facoltà che ho frequentato!

La Ballata di Stroszek ha detto...

Bella trovata. Passavo di qui ed ora ho lasciato un segno.

G.

Unknown ha detto...

ventenne... dopo più di quindici anni...ppfff alza il tiro!!!
o deduco che a ragioneria li fatte male i conti :P

certo che ci si rialza: ovvio.
il bello sta nel non cadere DUE volte nel medesimo punto :-)

Baol ha detto...

@ MikiMoz: No Moz, senza appigli, da soli.

@ Francesco: Ma come? Per una volta che scrivo un post TOTALMENTE autobiografico? Non mi sono inventato praticamente nulla :)

@ Costantino: Che poi quello è il minimo no? :)

@ La Ballata di Stroszek: Grazie, per tutte e tre le cose :)

@ En Joy: Guarda che i conti son fatti giusti, tzè.

Ed anche le mie cadute...e lo sai bene tu! ;)

ale ha detto...

cavoli! che bel post!!!

(uè aspetto ancora il mio!)

baci!

Baol ha detto...

@ Ale: Grazie!! Arriverà anche il tuo, solo che è l'ultimo, sei stata l'ultima a lasciarmi le tre parole

Ernest ha detto...

me lo ricordo quel post... bravo!

ale ha detto...

ma davvero???? dai! come sempre! :D un abbraccio ...

Baol ha detto...

@ Ernest: Grazie!!

@ ale: Certo, arriverà!!