Una piccola premessa, il 3 ottobre scorso l'amico EuGIOnio ha scritto un raccontino che parla di un tizio che si ritrova in un bosco nel mezzo di un temporale (per la cronaca, prima di continuare nella lettura andrebbe letto anche quel post lì, che potete leggere qui); alla fine del raccontino EuGIOnio ha proposto 5 possibili esiti dello stesso ma poi, parlando poco di donne, non ha più continuato a scriverlo e si è perso in una miriade di altri post ché io il segreto di EuGIOnio lo conosco, lui ha trovato l'Aleph di cui parlava Borges e ne attinge a piene mani. Incautamente, nei commenti, ho detto che mi sarebbe piaciuto continuare il gioco e che mi ricordava le storie a bivi dei topolini di tanti anni fa e lì, EuGIOnio, trovandosi d'accordo ha pure ulteriormente calcato la mano richiedendo degli scenari appositi per ogni opzione proposta. Dovevo solo scegliere solo che io, quando devo fare una scelta, sono sempre indeciso e, spesso, faccio quella sbagliata, per questo, alla fine, ho deciso di scrivere tutte e 5 le opzioni, le trovate tutte in questo post ché non mi andava di farne 5 diversi, se vi va, ve li leggete, sicuramente EuGIOnio DEVE leggerli.
Buon appetito!
Opzione A
“Esci incuriosito e sei assalito da una presenza ostile che ti mette in pericolo”
ulteriore richiesta di EuGIOnio: sangue
“La curiosità uccise il gatto”, nonno me lo ripeteva spesso quando correva a salvarmi dai mille pericoli in cui mi cacciavo, come quella volta che ebbi la curiosità di toccare un nido di vespe, facemmo a gara a chi si beccava più punture. Avrei dovuto ascoltarlo almeno stanotte ma quell'urlo, o presunto tale, che mi aveva svegliato, mi ha tirato fuori dal mio riparo per farmi avventurare, solo con la luce del display del cellulare, nel buio della notte. Il temporale sembrava passato ma la luna faceva ancora fatica a farsi spazio tra le nubi; ho mosso dei passi incerti sul sottobosco bagnato, non si sentiva più nessun rumore intorno, anche il vento sembrava essersi ammutolito, solo ammutolito perché le fronde dei rami non hanno smesso di ondeggiare e ballavano contro il buio della notte. Facile, con il senno del poi, dire che dovevo rimanere nella grotta ma quell'urlo mi aveva come ipnotizzato; l'aria odorava di pioggia e la luna aveva vinto la sua battaglia con le nuvole che, veloci, battevano in ritirata lasciandola al centro del cielo, piena, enorme, a far luce tutto intorno tanto che la luce del cellulare non serviva più. Non ho fatto molti altri passi, nemmeno l'ho visto arrivare, ho sentito solo un forte odore selvatico che mi piombava addosso e gli artigli di una zampa o, forse, di una mano, squarciarmi il collo. Ora sono qui che guardo la mia anima scappare nell'ultimo respiro mentre la bestia, la cosa, fa di me il suo pasto dilaniandomi in una pozza di sangue.
Opzione B
“Esci convincendoti che qualcuno ha bisogno d'aiuto, trovi una misteriosa fanciulla che, credi, è stata sorpresa dalla tempesta come te”
ulteriore richiesta di EuGIOnio: mistero
Forse è stato solo un sogno quell'urlo, un incubo sonoro dovuto all'aria spettrale dei lampi che squarciano il buio del bosco. No, lo sento ancora, adesso è sicuro, qualcuno la fuori ha bisogno di aiuto; raccolgo i miei abiti ed il mio coraggio e, facendomi luce con il display del cellulare, lascio il mio rifugio e mi rinfilo nel bosco battuto dalla pioggia e dal vento. Provo a chiamare, a chiedere se c'è qualcuno ed una voce flebile sembra rispondere, tra le fronde alla mia destra; corro, c'è un corpo riverso nel fango, è una ragazza. Scivolo anche io nel cercare di raggiungerla e cado vicino a lei, mi rialzo e la aiuto con un braccio a rimettersi in piedi; è pallida, diafana, si regge a malapena sulle gambe. La pioggia sembra non avere pietà ma, anzi, rincalza e ci schiaffeggia con gocce fredde e acuminate. Mi muovo a tratti, quando i lampi mi lasciano intravedere qualcosa e riesco a ritornare alla grotta trasportando la ragazza che emette solo un flebile lamento, per fortuna è leggera, un fuscello, sembra quasi di trasportare una nuvola. Riesco a farla sedere vicino al fuoco e sembra riprendersi un po', si avvolge nella coperta che le porgo e mi guarda. Mi racconta di essere una campeggiatrice e che è stata sorpresa dal temporale quando si trovava lontano dal campo, come me; mi dice di chiamarsi Penelope e poi mi ringrazia di averla salvata. Stiamo seduti ancora un po' davanti al fuoco, in quel silenzio che si forma tra due sconosciuti quanto si trovano costretti, per forza di cose, a dividere uno spazio. Fuori sembra che il temporale si stia allontanando, mi volto verso l'uscita per dare un'occhiata fuori, ho come la sensazione che sul muro di roccia alle nostre spalle ci sia qualcosa di sbagliato ma non riesco a capire cosa. Mi alzo e vado ad osservare il cielo che, piano, si sgombra dalle nubi, una luminosa luna piena ora illumina la valle e solo qualche piccola nuvola sporca il terreno con la sua ombra... l'ombra! Ecco cosa aveva registrato il mio cervello quando avevo posato lo sguardo sulla parete o, meglio, cosa non aveva visto; riflessa sul muro c'era solo un'ombra, la mia. Alle mie spalle Penelope, mi chiama.
Opzione C
“Impaurito, resti nel tuo rifugio: frughi nel tuo zaino e ne trai un coltellaccio”
ulteriore richiesta di EuGIOnio: sangue
Un urlo, mi sveglia. E’ fuori, nella notte? E’ dentro, nella mente? Non lo so, ora sento solo tre rumori: il mio respiro affannato, il mio cuore impaurito ed il crepitio del fuoco; il resto è silenzio, non si sente nemmeno più il temporale. Ho freddo, il fuoco non sembra fare effetto, guardo la grotta come si guarda uno sconosciuto, le ombre ondeggianti sulle pareti sembrano incombere su di me, ho paura, lo strascico di quell’urlo lontano, nel bosco o nell’anima, si protrae con lunghi brividi sotto la pelle. Devo riscaldarmi di più, forse nello zaino ho un’altra coperta; sento qualcosa di duro quando infilo la mano, un manico. “Penelope”, mi viene in mente questo nome, non si chi sia. Tiro fuori quello che ho trovato, è un coltello da macellaio, trenta centimetri di lama, è sporco di sangue! Lo lancio inorridito, come scottasse; mi guardo le mani, sangue anche lì, ma cosa succede? Tremo come una foglia nella tempesta, mi guardo addosso, sono sporco di sangue anche sui vestiti. “Penelope”, ora il nome ha un volto, il sorriso di una ragazza bruna. Deve esserci una spiegazione, mi calmo, forse è un incubo, sì, deve per forza essere un incubo. Chiudo gli occhi, una serie di immagini mi colpiscono, una radura ed un fuoco, una ragazza seduta; mi muovo come conoscessi il bosco perfettamente, ci sono già venuto? Perché allora le dico che mi sono perso? Ho la faccia spaventata e lei si rilassa dopo un primo lampo di timore, vedendomi. Riapro gli occhi, sono ancora nella grotta, sono ancora sporco di sangue ma la paura è svanita, una strana calma mi pervade. Richiudo gli occhi, altre immagini, sono seduto vicino alla ragazza, beviamo caffè da un thermos, lei mi ha detto di chiamarsi Penelope, io mi sono inventato un nome, Matteo, ma non mi chiamo così, so di chiamarmi Giovanni. Mi dice di venire spesso lì, da sola, che le serve per rilassarsi; nel ricordo, in quel momento sorrido, devo avere una faccia strana perché lei, invece, smette di farlo; sembra aver capito ma è tardi, nascosto nella giacca ho il coltello, non ha il tempo di alzarsi ed un brivido mi corre dietro la schiena, no, non è paura, è piacere. Lei urla, forse, ma so che non può sentirci nessuno, gli unici campeggiatori abbastanza vicini li ho massacrati poco prima ed ora faccio scempio di lei. Riapro gli occhi e rido, ora ricordo tutto, la fuga, il temporale, la caduta; ora ricordo chi sono, sono un mostro.
Opzione D
“Ti risvegli spaventato: è stato solo un incubo ... ma dove stavi dormendo?”
ulteriore richiesta di EuGIOnio: situazioni psico-oniriche-paradossali/introspezioni
Un urlo mi ha svegliato, un urlo, sarà fuori dalla grotta, nella tempesta. Apro gli occhi e mi investe il bianco, da dove arriva tutta questa luce asettica? Nella grotta c’era solo il mio flebile fuoco. Mi sento impacciato. Gli occhi si abituano alla luce, intorno ho solo pareti bianche imbottite, sono seduto per terra, scalzo, con una camicia di forza; dov’è finita la grotta? Il bosco? La tempesta? Sento altre urla, e risate sguaiate, e sferragliare di carrelli. Inizio a ricordare, mi hanno chiuso qui perché ho aggredito il dottore; l’infermiere grosso mi ha fatto una puntura nel collo. Ho sognato una tempesta; mi sento ancora stanco e chiudo gli occhi. Quando li riapro intorno a me le ombre danzano alla luce del fuoco e sono in una grotta, dove sono le pareti imbottite? Le urla? I dottori? C’è solo silenzio intorno a me,fuori la tempesta s’è trasformata in pioggia sottile, sento freddo, mi stringo nella coperta e ravvivo il fuoco. Ho sognato un manicomio; sento ancora nelle narici la puzza di disinfettante industriale che aleggia negli ospedali, respiro forte l’aria fredda e umida che entra nella grotta. E’ ancora notte fonda, sono ancora stanco, mi stendo e chiudo gli occhi. Una porta che si apre, mi sveglio, ho sognato ancora la grotta, c’è un riquadro scuro nella parete bianca, un medico in camice con due infermieri in verde compongono un’immagine sfocata e bicromatica. Il tizio in camice mi chiede se ho dormito bene e se ho sognato, faccio segno di no con la testa, tranquillo, ancora intontito dalla siringa nel collo. Mi parla ancora, mi chiede se mi ricordo del perché sono lì, biascico con la bava alla bocca di una tempesta, fuori sento urla e risate. Il medico mi guarda senza espressione e dice qualcosa all’orecchio dell’infermiere a sinistra, capisco solo “delirio” e “bosco” poi mi sento nuovamente spossato e mi piego sul pavimento. Un tuono, apro gli occhi e rivedo le pareti in pietra della grotta, sembra che il temporale stia tornando. Ho sognato ancora l’ospedale, non capisco se è un sogno o un ricordo o se è questa grotta ad essere un sogno; non riesco a capire e mi sale un’ansia sconosciuta, come se non sapessi più chi sono in realtà, sentendomi in bilico fra due mondi. Ho il terrore di riaddormentarmi, paura di sognare ancora oppure di svegliarmi e capire che questo è il sogno, oppure il contrario. Sono confuso, riesco solo a guardare fuori i lampi illuminare la valle e chiedermi a che punto è la notte.
Opzione E
“Fai finta di nulla e ti metti a dormire”
ulteriore richiesta di EuGIOnio: sangue (mi sa che c’ha la fissa)
L’urlo esplode nel bosco e sovrasta lo scroscio continuo della pioggia, entra nella grotta e rimbalza sulle pareti. L’uomo si gira un attimo, forse sente qualcosa ma crede provenga dall’interno del suo sonno, apre lievemente gli occhi ma in realtà non è sveglio, il suo cervello dorme ancora; si rigira semplicemente sulla scomoda roccia raggomitolandosi nel suo giaciglio di fortuna, cercando di aggrapparsi a quel poco di calore che arriva dal fuoco. Così come è esploso l’urlo tace e lascia alla pioggia tutto il palcoscenico; in mezzo al tamburellare nervoso delle gocce gelate, un rantolo striscia sul terreno. Una ragazza dai capelli rossi esala l’ultimo respiro stringendo, di rabbia e dolore, le dita nel fango rosso del suo sangue; ha gli occhi ormai vuoti, la vita è tutta fuggita via dal grosso squarcio che le apre in due la pancia. Quando anche il rantolo si spegne i lampi illuminano la sagoma di un uomo che risale a fatica la collina, inciampando e scivolando sul terreno viscido di pioggia; anche i suoi occhi sono vuoti, due palle nere come l’abisso, l’unico fremito di vita della sua faccia è il leggero tremolio del labbro superiore. Quando la sagoma ha raggiunto la sommità la pioggia sembra aver esaurito la sua forza ed i lampi illuminano un orizzonte ormai lontano; il bosco sembra quasi muto, solo un lieve, piacevole fruscio che trasforma il tremito del labbro in un sorriso, ed il crepitio del fuoco in una grotta. L’uomo dorme ancora, ogni tanto un brivido di freddo lo fa stringere nella coperta quasi inconsciamente. Forse un brivido un po’ più forte, un sogno più rumoroso o la percezione di qualcosa, il confine tra sonno e veglia viene superato e l’uomo apre gli occhi lasciandosi sorprendere dalla calda luce arancione delle fiamme ma un lampo bianco lo colpisce, è il riflesso di una lama e, dietro, una sagoma scura.
Buon appetito!
Opzione A
“Esci incuriosito e sei assalito da una presenza ostile che ti mette in pericolo”
ulteriore richiesta di EuGIOnio: sangue
“La curiosità uccise il gatto”, nonno me lo ripeteva spesso quando correva a salvarmi dai mille pericoli in cui mi cacciavo, come quella volta che ebbi la curiosità di toccare un nido di vespe, facemmo a gara a chi si beccava più punture. Avrei dovuto ascoltarlo almeno stanotte ma quell'urlo, o presunto tale, che mi aveva svegliato, mi ha tirato fuori dal mio riparo per farmi avventurare, solo con la luce del display del cellulare, nel buio della notte. Il temporale sembrava passato ma la luna faceva ancora fatica a farsi spazio tra le nubi; ho mosso dei passi incerti sul sottobosco bagnato, non si sentiva più nessun rumore intorno, anche il vento sembrava essersi ammutolito, solo ammutolito perché le fronde dei rami non hanno smesso di ondeggiare e ballavano contro il buio della notte. Facile, con il senno del poi, dire che dovevo rimanere nella grotta ma quell'urlo mi aveva come ipnotizzato; l'aria odorava di pioggia e la luna aveva vinto la sua battaglia con le nuvole che, veloci, battevano in ritirata lasciandola al centro del cielo, piena, enorme, a far luce tutto intorno tanto che la luce del cellulare non serviva più. Non ho fatto molti altri passi, nemmeno l'ho visto arrivare, ho sentito solo un forte odore selvatico che mi piombava addosso e gli artigli di una zampa o, forse, di una mano, squarciarmi il collo. Ora sono qui che guardo la mia anima scappare nell'ultimo respiro mentre la bestia, la cosa, fa di me il suo pasto dilaniandomi in una pozza di sangue.
Opzione B
“Esci convincendoti che qualcuno ha bisogno d'aiuto, trovi una misteriosa fanciulla che, credi, è stata sorpresa dalla tempesta come te”
ulteriore richiesta di EuGIOnio: mistero
Forse è stato solo un sogno quell'urlo, un incubo sonoro dovuto all'aria spettrale dei lampi che squarciano il buio del bosco. No, lo sento ancora, adesso è sicuro, qualcuno la fuori ha bisogno di aiuto; raccolgo i miei abiti ed il mio coraggio e, facendomi luce con il display del cellulare, lascio il mio rifugio e mi rinfilo nel bosco battuto dalla pioggia e dal vento. Provo a chiamare, a chiedere se c'è qualcuno ed una voce flebile sembra rispondere, tra le fronde alla mia destra; corro, c'è un corpo riverso nel fango, è una ragazza. Scivolo anche io nel cercare di raggiungerla e cado vicino a lei, mi rialzo e la aiuto con un braccio a rimettersi in piedi; è pallida, diafana, si regge a malapena sulle gambe. La pioggia sembra non avere pietà ma, anzi, rincalza e ci schiaffeggia con gocce fredde e acuminate. Mi muovo a tratti, quando i lampi mi lasciano intravedere qualcosa e riesco a ritornare alla grotta trasportando la ragazza che emette solo un flebile lamento, per fortuna è leggera, un fuscello, sembra quasi di trasportare una nuvola. Riesco a farla sedere vicino al fuoco e sembra riprendersi un po', si avvolge nella coperta che le porgo e mi guarda. Mi racconta di essere una campeggiatrice e che è stata sorpresa dal temporale quando si trovava lontano dal campo, come me; mi dice di chiamarsi Penelope e poi mi ringrazia di averla salvata. Stiamo seduti ancora un po' davanti al fuoco, in quel silenzio che si forma tra due sconosciuti quanto si trovano costretti, per forza di cose, a dividere uno spazio. Fuori sembra che il temporale si stia allontanando, mi volto verso l'uscita per dare un'occhiata fuori, ho come la sensazione che sul muro di roccia alle nostre spalle ci sia qualcosa di sbagliato ma non riesco a capire cosa. Mi alzo e vado ad osservare il cielo che, piano, si sgombra dalle nubi, una luminosa luna piena ora illumina la valle e solo qualche piccola nuvola sporca il terreno con la sua ombra... l'ombra! Ecco cosa aveva registrato il mio cervello quando avevo posato lo sguardo sulla parete o, meglio, cosa non aveva visto; riflessa sul muro c'era solo un'ombra, la mia. Alle mie spalle Penelope, mi chiama.
Opzione C
“Impaurito, resti nel tuo rifugio: frughi nel tuo zaino e ne trai un coltellaccio”
ulteriore richiesta di EuGIOnio: sangue
Un urlo, mi sveglia. E’ fuori, nella notte? E’ dentro, nella mente? Non lo so, ora sento solo tre rumori: il mio respiro affannato, il mio cuore impaurito ed il crepitio del fuoco; il resto è silenzio, non si sente nemmeno più il temporale. Ho freddo, il fuoco non sembra fare effetto, guardo la grotta come si guarda uno sconosciuto, le ombre ondeggianti sulle pareti sembrano incombere su di me, ho paura, lo strascico di quell’urlo lontano, nel bosco o nell’anima, si protrae con lunghi brividi sotto la pelle. Devo riscaldarmi di più, forse nello zaino ho un’altra coperta; sento qualcosa di duro quando infilo la mano, un manico. “Penelope”, mi viene in mente questo nome, non si chi sia. Tiro fuori quello che ho trovato, è un coltello da macellaio, trenta centimetri di lama, è sporco di sangue! Lo lancio inorridito, come scottasse; mi guardo le mani, sangue anche lì, ma cosa succede? Tremo come una foglia nella tempesta, mi guardo addosso, sono sporco di sangue anche sui vestiti. “Penelope”, ora il nome ha un volto, il sorriso di una ragazza bruna. Deve esserci una spiegazione, mi calmo, forse è un incubo, sì, deve per forza essere un incubo. Chiudo gli occhi, una serie di immagini mi colpiscono, una radura ed un fuoco, una ragazza seduta; mi muovo come conoscessi il bosco perfettamente, ci sono già venuto? Perché allora le dico che mi sono perso? Ho la faccia spaventata e lei si rilassa dopo un primo lampo di timore, vedendomi. Riapro gli occhi, sono ancora nella grotta, sono ancora sporco di sangue ma la paura è svanita, una strana calma mi pervade. Richiudo gli occhi, altre immagini, sono seduto vicino alla ragazza, beviamo caffè da un thermos, lei mi ha detto di chiamarsi Penelope, io mi sono inventato un nome, Matteo, ma non mi chiamo così, so di chiamarmi Giovanni. Mi dice di venire spesso lì, da sola, che le serve per rilassarsi; nel ricordo, in quel momento sorrido, devo avere una faccia strana perché lei, invece, smette di farlo; sembra aver capito ma è tardi, nascosto nella giacca ho il coltello, non ha il tempo di alzarsi ed un brivido mi corre dietro la schiena, no, non è paura, è piacere. Lei urla, forse, ma so che non può sentirci nessuno, gli unici campeggiatori abbastanza vicini li ho massacrati poco prima ed ora faccio scempio di lei. Riapro gli occhi e rido, ora ricordo tutto, la fuga, il temporale, la caduta; ora ricordo chi sono, sono un mostro.
Opzione D
“Ti risvegli spaventato: è stato solo un incubo ... ma dove stavi dormendo?”
ulteriore richiesta di EuGIOnio: situazioni psico-oniriche-paradossali/introspezioni
Un urlo mi ha svegliato, un urlo, sarà fuori dalla grotta, nella tempesta. Apro gli occhi e mi investe il bianco, da dove arriva tutta questa luce asettica? Nella grotta c’era solo il mio flebile fuoco. Mi sento impacciato. Gli occhi si abituano alla luce, intorno ho solo pareti bianche imbottite, sono seduto per terra, scalzo, con una camicia di forza; dov’è finita la grotta? Il bosco? La tempesta? Sento altre urla, e risate sguaiate, e sferragliare di carrelli. Inizio a ricordare, mi hanno chiuso qui perché ho aggredito il dottore; l’infermiere grosso mi ha fatto una puntura nel collo. Ho sognato una tempesta; mi sento ancora stanco e chiudo gli occhi. Quando li riapro intorno a me le ombre danzano alla luce del fuoco e sono in una grotta, dove sono le pareti imbottite? Le urla? I dottori? C’è solo silenzio intorno a me,fuori la tempesta s’è trasformata in pioggia sottile, sento freddo, mi stringo nella coperta e ravvivo il fuoco. Ho sognato un manicomio; sento ancora nelle narici la puzza di disinfettante industriale che aleggia negli ospedali, respiro forte l’aria fredda e umida che entra nella grotta. E’ ancora notte fonda, sono ancora stanco, mi stendo e chiudo gli occhi. Una porta che si apre, mi sveglio, ho sognato ancora la grotta, c’è un riquadro scuro nella parete bianca, un medico in camice con due infermieri in verde compongono un’immagine sfocata e bicromatica. Il tizio in camice mi chiede se ho dormito bene e se ho sognato, faccio segno di no con la testa, tranquillo, ancora intontito dalla siringa nel collo. Mi parla ancora, mi chiede se mi ricordo del perché sono lì, biascico con la bava alla bocca di una tempesta, fuori sento urla e risate. Il medico mi guarda senza espressione e dice qualcosa all’orecchio dell’infermiere a sinistra, capisco solo “delirio” e “bosco” poi mi sento nuovamente spossato e mi piego sul pavimento. Un tuono, apro gli occhi e rivedo le pareti in pietra della grotta, sembra che il temporale stia tornando. Ho sognato ancora l’ospedale, non capisco se è un sogno o un ricordo o se è questa grotta ad essere un sogno; non riesco a capire e mi sale un’ansia sconosciuta, come se non sapessi più chi sono in realtà, sentendomi in bilico fra due mondi. Ho il terrore di riaddormentarmi, paura di sognare ancora oppure di svegliarmi e capire che questo è il sogno, oppure il contrario. Sono confuso, riesco solo a guardare fuori i lampi illuminare la valle e chiedermi a che punto è la notte.
Opzione E
“Fai finta di nulla e ti metti a dormire”
ulteriore richiesta di EuGIOnio: sangue (mi sa che c’ha la fissa)
L’urlo esplode nel bosco e sovrasta lo scroscio continuo della pioggia, entra nella grotta e rimbalza sulle pareti. L’uomo si gira un attimo, forse sente qualcosa ma crede provenga dall’interno del suo sonno, apre lievemente gli occhi ma in realtà non è sveglio, il suo cervello dorme ancora; si rigira semplicemente sulla scomoda roccia raggomitolandosi nel suo giaciglio di fortuna, cercando di aggrapparsi a quel poco di calore che arriva dal fuoco. Così come è esploso l’urlo tace e lascia alla pioggia tutto il palcoscenico; in mezzo al tamburellare nervoso delle gocce gelate, un rantolo striscia sul terreno. Una ragazza dai capelli rossi esala l’ultimo respiro stringendo, di rabbia e dolore, le dita nel fango rosso del suo sangue; ha gli occhi ormai vuoti, la vita è tutta fuggita via dal grosso squarcio che le apre in due la pancia. Quando anche il rantolo si spegne i lampi illuminano la sagoma di un uomo che risale a fatica la collina, inciampando e scivolando sul terreno viscido di pioggia; anche i suoi occhi sono vuoti, due palle nere come l’abisso, l’unico fremito di vita della sua faccia è il leggero tremolio del labbro superiore. Quando la sagoma ha raggiunto la sommità la pioggia sembra aver esaurito la sua forza ed i lampi illuminano un orizzonte ormai lontano; il bosco sembra quasi muto, solo un lieve, piacevole fruscio che trasforma il tremito del labbro in un sorriso, ed il crepitio del fuoco in una grotta. L’uomo dorme ancora, ogni tanto un brivido di freddo lo fa stringere nella coperta quasi inconsciamente. Forse un brivido un po’ più forte, un sogno più rumoroso o la percezione di qualcosa, il confine tra sonno e veglia viene superato e l’uomo apre gli occhi lasciandosi sorprendere dalla calda luce arancione delle fiamme ma un lampo bianco lo colpisce, è il riflesso di una lama e, dietro, una sagoma scura.
24 commenti:
Insomma... io le storie a "bivi" di topolino non le ricordo così cruenti! Senza dubbio bravo, come sempre... e anche di più! Non oso immaginare cosa potreste fare tu e EuGIOnio insieme... Baci :*
Dieci e lode.
Davvero bravissimo, complimenti!
Si ricomincia con i giochini Baol carissimo?? :)))
per me l'opzione b
per me opzione D
ho vinto qualche cosa?????
Anche io preferisco l'opzione D. Intricata di sogni e visioni al punto giusto.
ciao supercreativo Baol, non saprei dirti quale preferisco dei finali che vanno tutti bene ... a molti è piaciuto il finale D, ma io propendo anche per A... non metterei D al primo posto del mio gradimento
ciao e buon weekend ^_____________^
non smettere mai di scrivere.. :))
opzione A
inquietante.. brr da brivido.. rami che proiettano di sicuro ombre minacciose.. urla nella notte :( mi è venuta paura solo a leggere mi sa che non metterò più piede in un bosco di notte, anche se a pensarci bene effettivamente non ce l'ho mai messo :))
OPZIONE B
..noooooooooooo ma come solo un'ombra non sarò mica una vampira Penelope @ .@
ed io che già mi immaginavo un fuoco.. una grotta un finale romantico.. :)
OPZIONE C
freddo..fuoco..urla..silenzio.. tuoni. coltelli..sangue.. :(((
cacchio mi stai facendo venire il cardiopalma tu e il tuo amico EuGIOnio
OPZIONE D
che siano alieni.. tornati a riprednerti.. eccelosapevo non potevi essere umano per scrivere così bene.. :))
OPZIONE E
.. ecco la scelta della ragazza dai capelli rossi te la potevi risparmiare ma dico io con tutte le bionde e more che ci sono in giro..perchè proprio rossa :((
ed ora chi dorme stanotte..
bene credo di aver straparlato abbastanza chiudo dicendo solo una parola
GENIALE
ma la prossima volta voglio un astoria d'amore romantica e a lieto fine con sei opzioni
un caro saluto e un abbraccio
@ Maraptica: Anche io non le ricordavo così ma EuGIOnio ha voluto che fossero cruente...io, di mio, sono buuuuuoooooniiiiissimo :*
@ Gio: Grazie collega
@ Tintarella: Mi è sempre piaciuto giocare con le parole :)
@ zefirina: L'eterea e diafana donna del mistero?
@ Suysan: Una settimana nella stanza con le pareti imbottite :D
@ Ross: In bilico su un incubo e l'altro...
@ Pupottina: Quindi tu invece propendi per la belva :)
@ albafucens: Mmmm...storia romantica...chissà, magari un giorno. Grazie per la recensione delle storie!
Un pregnante excursus onirico!
lo confesso: ho letto un paio di opzioni e mi sono arresa... ma DEVO continuare perchè, caspita, questo modo che hai di scrivere mi piace!!!!
Passo per un saluto veloce, magari nel pomeriggio riuscirò a fermarmi un po' più a lungo
Buona domenica e un forte abbraccio
:)))
Troppo lungo, ripasso un'altra volta! Ciaoooo!!!
A me non piacciono granché. Forse perché questo gioco ti ha un po' costretto in uno stile non completamente tuo. O forse perché le storie "de paura" non sono propriamente le mie preferite.
Riconosco però il grande impegno creativo, e questo mi piace tanto! :)
Sei bravissimo!!! Mi ha messo i brividi, soprattutto l'opzione A. Io avrei pensato "vorrei che fosse un incubo, meno male che mi sono sveglaiata!!!" Bravo!!! :)
PS Anche io direi opzione D
Sei il solito genio. :)
@ Adriano Maini: Grazie per l'apprezzamento :)
@ AnnaGi: Non sei tornata più, trovato di meglio da fare eh? :D
@ Viviana B.: Pigrona! :)
@ Regulus21: Beh, se non mi alleno non miglioro però :P
@ Vittoria A.: Vedo che l'opzione due mondi ha avuto successo...bene :)
@ LaCapa: Grazie!
azz che post.. ripasso appena l'ufficio permette! Nel frattempo.. auguri zio ;)))*
le ricordo le storie a bivi sui topolini.. ma mi disturbavano... troppi finali vuol dire che ancora tutto è possibile e quindi niente è sicuro.. e l'insicurezza appunto mi disturbava. anche perchè sul topolino tutto doveva andare a finire bene e stop.
certo il tuo è un mastodontico esercizio narrativo.. wow... complimenti per il post
ehi... complimenti!
@ apepam: Grazie per gli auguri :)
@ ivy: Io impazzivo per seguirli tutti quei bivi :)
@ Ernest: Grazie!
scelgo la C.
...e ora devo fare una cosa...
love, mod
Comunque sei davvero un ottimo narratore.. me lo sto leggendo a rate :))
Quella sul mistero e l'ombra mmmmm^^ bella!
@ mod: Ed una per la C :)
@ apepam: I post a puntate...gli unici che ho fatto sono le lezioni di dialetto
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