immagine presa da qui
Prima persona
La pioggia mi aveva colto di sorpresa uscendo di casa, la mia insana abitudine di non controllare mai, dalla finestra, che tempo c’è. Ero già in ritardo, Laura mi aspettava in stazione e non potevo tornare su per prendere l’ombrello e così iniziai a correre stando attento a non scivolare sull’asfalto lucido e viscido per il forte scroscio; per fortuna almeno le scarpe avevano la suola in gomma. Arrivai sulla banchina che il treno si stava già allontanando, Laura mi guardava con la testa fuori dal finestrino, inzuppandosi anche lei, come me; aveva la faccia di chi se lo aspettava, alzò quattro dita dal bordo del vetro e sparì nella curva. Non ero riuscito nemmeno ad urlarle “ciao”, capii che dovevo diventare puntuale.
Seconda persona
Mio fratello Luca è diventato puntuale quando non riuscì a salutare Laura, la sua fidanzata, il giorno che partì. Quel giorno si alzò già in ritardo confidando, come suo solito, in un bioritmo che, secondo lui, era perfetto ma che non poteva sostituire una sveglia. Certo, il tempo non fu nemmeno dalla sua parte perché si trovò ad uscire sotto un acquazzone di quelli che vengono ricordati; mettendo a repentaglio tutte le ossa del corpo, corse verso la stazione ma non ce la fece, arrivò sulla banchina che il treno si stava allontanando e Laura lo guardava, consapevole, con la testa fuori dal finestrino salutandolo con un cenno. Fu allora che Luca capì che doveva essere puntuale ma, come al solito, lo capì in ritardo.
Terza persona con punto di vista limitato
Quando vide l’ora, aprendo gli occhi, quella mattina, forse si domandò del perché non avesse messo la sveglia. Cercò di ridurre al minimo le azioni così da recuperare un po’ di tempo; i suoi familiari lo guardavano con un’espressione tra l’interrogativo e lo sconfortato, la faccia di chi si chiede se lui cambierà mai e si risponde “no”. Davanti al portone alzò gli occhi al cielo e lo vide cadere in tante, tantissime gocce; pioveva ed il tempo diventava sempre meno. Si assicurò che le scarpe gli dessero una vaga possibilità di non scivolare ed iniziò a correre ricordandosi, ogni tanto, di respirare. Quando arrivò sulla banchina il treno ormai si allontanava e lei era lì, affacciata al finestrino, con la faccia di chi se lo aspetta e lo salutò facendo spuntare quattro dita dal vetro. Lui guardò l’orologio e mormorò “mai più”.
Terza persona con punto di vista esterno
Uscì di casa con un lembo della camicia che spuntava dal davanti dei pantaloni e venne investito in pieno dallo scroscio della pioggia che, da alcuni minuti, martellava la città. Titubò un attimo guardandosi le scarpe e si buttò a capofitto tra le auto imbottigliate nel traffico che suonavano una overture per clacson. Entrando in stazione si fermò a dare una veloce occhiata al tabellone delle partenze ed il giubbotto lucido d’acqua ne approfittò per piangere un po’ sul pavimento; giusto il tempo di creare una piccola pozza d’acqua sotto di lui che corse verso i binari. Arrivò sulla banchina che il treno si stava già allontanando, i vagoni chiusi, solo una ragazza affacciata al finestrino lo guardò con un’espressione enigmatica e fece un cenno con la mano che sembrava un saluto. Lui si fermò a respirare e si batté le mani sulle cosce.
Narratore onnisciente
Luca quella sera, come suo solito, si fidò troppo di se stesso e non puntò la sveglia; Laura partiva il giorno dopo e lui le aveva detto che sarebbe stato lì per salutarla; lei, più pragmatica, non si era illusa nemmeno un minuto. Quando, il giorno dopo, Luca avrebbe aperto gli occhi puntandoli sull’orologio a parete, per l’ennesima volta si sarebbe stramaledetto. I suoi familiari conoscevano perfettamente il copione, suo fratello, prima che andasse a letto, lo aveva anche avvisato ma aveva fatto la fine di Cassandra. Luca non immaginava che potesse esserci qualcosa a rallentare il suo cammino, non lo metteva in conto ma il giorno dopo una pioggia battente lo attendeva sul portone di casa; corse con dentro una speranza incosciente mentre, in stazione, Laura non batteva nemmeno il piede, guardava l’orologio più per abitudine che per altro; certo, dentro aveva un piccolo barlume di speranza ma neppure lei ci credeva davvero. Lo vide arrivare correndo, sulla banchina, con addosso più acqua che vestiti, che il treno già si allontanava. La curiosità l’aveva spinta ad essere l’unica affacciata al finestrino e l’arrivo di lui non fece altro che spegnere quell’ultimo barlume; lo salutò senza espressione e chiuse il vetro, non badando ai rivoli che le scendevano sul collo mentre lui, in debito di ossigeno e fiducia, si rendeva conto di dover cambiare.
Visto che non so mai quale è il modo migliore per narrare una storia perché c'è chi preferisce, per esempio, i racconti in prima persona e chi no allora stamattina mi sono detto "quasi quasi provo a raccontare una storia in tutti i modi possibili e vediamo cosa ne viene fuori". Sì, ma che storia? Allora sono andato a cercare una foto (e spero che l'autore apprezzi) e mi sono fatto ispirare...
La pioggia mi aveva colto di sorpresa uscendo di casa, la mia insana abitudine di non controllare mai, dalla finestra, che tempo c’è. Ero già in ritardo, Laura mi aspettava in stazione e non potevo tornare su per prendere l’ombrello e così iniziai a correre stando attento a non scivolare sull’asfalto lucido e viscido per il forte scroscio; per fortuna almeno le scarpe avevano la suola in gomma. Arrivai sulla banchina che il treno si stava già allontanando, Laura mi guardava con la testa fuori dal finestrino, inzuppandosi anche lei, come me; aveva la faccia di chi se lo aspettava, alzò quattro dita dal bordo del vetro e sparì nella curva. Non ero riuscito nemmeno ad urlarle “ciao”, capii che dovevo diventare puntuale.
Seconda persona
Mio fratello Luca è diventato puntuale quando non riuscì a salutare Laura, la sua fidanzata, il giorno che partì. Quel giorno si alzò già in ritardo confidando, come suo solito, in un bioritmo che, secondo lui, era perfetto ma che non poteva sostituire una sveglia. Certo, il tempo non fu nemmeno dalla sua parte perché si trovò ad uscire sotto un acquazzone di quelli che vengono ricordati; mettendo a repentaglio tutte le ossa del corpo, corse verso la stazione ma non ce la fece, arrivò sulla banchina che il treno si stava allontanando e Laura lo guardava, consapevole, con la testa fuori dal finestrino salutandolo con un cenno. Fu allora che Luca capì che doveva essere puntuale ma, come al solito, lo capì in ritardo.
Terza persona con punto di vista limitato
Quando vide l’ora, aprendo gli occhi, quella mattina, forse si domandò del perché non avesse messo la sveglia. Cercò di ridurre al minimo le azioni così da recuperare un po’ di tempo; i suoi familiari lo guardavano con un’espressione tra l’interrogativo e lo sconfortato, la faccia di chi si chiede se lui cambierà mai e si risponde “no”. Davanti al portone alzò gli occhi al cielo e lo vide cadere in tante, tantissime gocce; pioveva ed il tempo diventava sempre meno. Si assicurò che le scarpe gli dessero una vaga possibilità di non scivolare ed iniziò a correre ricordandosi, ogni tanto, di respirare. Quando arrivò sulla banchina il treno ormai si allontanava e lei era lì, affacciata al finestrino, con la faccia di chi se lo aspetta e lo salutò facendo spuntare quattro dita dal vetro. Lui guardò l’orologio e mormorò “mai più”.
Terza persona con punto di vista esterno
Uscì di casa con un lembo della camicia che spuntava dal davanti dei pantaloni e venne investito in pieno dallo scroscio della pioggia che, da alcuni minuti, martellava la città. Titubò un attimo guardandosi le scarpe e si buttò a capofitto tra le auto imbottigliate nel traffico che suonavano una overture per clacson. Entrando in stazione si fermò a dare una veloce occhiata al tabellone delle partenze ed il giubbotto lucido d’acqua ne approfittò per piangere un po’ sul pavimento; giusto il tempo di creare una piccola pozza d’acqua sotto di lui che corse verso i binari. Arrivò sulla banchina che il treno si stava già allontanando, i vagoni chiusi, solo una ragazza affacciata al finestrino lo guardò con un’espressione enigmatica e fece un cenno con la mano che sembrava un saluto. Lui si fermò a respirare e si batté le mani sulle cosce.
Narratore onnisciente
Luca quella sera, come suo solito, si fidò troppo di se stesso e non puntò la sveglia; Laura partiva il giorno dopo e lui le aveva detto che sarebbe stato lì per salutarla; lei, più pragmatica, non si era illusa nemmeno un minuto. Quando, il giorno dopo, Luca avrebbe aperto gli occhi puntandoli sull’orologio a parete, per l’ennesima volta si sarebbe stramaledetto. I suoi familiari conoscevano perfettamente il copione, suo fratello, prima che andasse a letto, lo aveva anche avvisato ma aveva fatto la fine di Cassandra. Luca non immaginava che potesse esserci qualcosa a rallentare il suo cammino, non lo metteva in conto ma il giorno dopo una pioggia battente lo attendeva sul portone di casa; corse con dentro una speranza incosciente mentre, in stazione, Laura non batteva nemmeno il piede, guardava l’orologio più per abitudine che per altro; certo, dentro aveva un piccolo barlume di speranza ma neppure lei ci credeva davvero. Lo vide arrivare correndo, sulla banchina, con addosso più acqua che vestiti, che il treno già si allontanava. La curiosità l’aveva spinta ad essere l’unica affacciata al finestrino e l’arrivo di lui non fece altro che spegnere quell’ultimo barlume; lo salutò senza espressione e chiuse il vetro, non badando ai rivoli che le scendevano sul collo mentre lui, in debito di ossigeno e fiducia, si rendeva conto di dover cambiare.
Visto che non so mai quale è il modo migliore per narrare una storia perché c'è chi preferisce, per esempio, i racconti in prima persona e chi no allora stamattina mi sono detto "quasi quasi provo a raccontare una storia in tutti i modi possibili e vediamo cosa ne viene fuori". Sì, ma che storia? Allora sono andato a cercare una foto (e spero che l'autore apprezzi) e mi sono fatto ispirare...
43 commenti:
Baol, seriamente... sei geniale! :)
Caspiterina! sono la prima commentatrice? Allora è vero che c'è tanta gente in ferie ancora! :)
Decisamente il racconto in prima persona.I miei racconti ho cominciato a scriverli in prima persona: mi piacciono di più e mi ci trovo di più. Più sentiti e coinvolgenti. Bacioni!! :)
Cavolo !!!
sembro quasi io...
visto che mi manca la chiacchierata mattutina, ti "commento" rompendo la regola (anche perche' si sa che _le norme_ sono fatte per essere rotte)
... e poi questo post lo merita davvero ! ora non fare come le donne che dici
"oggi sei bella" e ti rispondono "perche' ieri no?!"...
altri spunti:
- Narratore incosciente... che non ha capito nulla della storia
- Racconto vista "popolo, gente e dicerie" possibilmente in linguaggio autoctono
- Racconto con flaskback (ma questo fa un pò troppo esercizio di stile e quindi lo cassiamo... tanto l'ho scritto solo per far vedere che non sono un cretino anche se ti...)
- Racconto (immagino umido) visto dalle scarpe del protagonista
- Racconto vista mare... che non so cosa vuol dire ma non vedo l'ora di leggere la tua interpretazione
Baolino caro, se me l'avessero spiegata così, alle medie, non avrei fatto tanta fatica a capire quali diavolo possono essere i punti di vista di una storia!!! ;) bravo!!
Posso ripetere quello che ha detto Vale? del resto lo penso anche io...
sei geniale!
Ho letto tre libri che partecipano ad un concorso letterario piuttosto importante (faccio parte della giuria dei grandi lettori): niente di quello che hanno scritto si avvicina al tuo modo... perché non scrivi SERIAMENTE!!??!!!
Baol, scrivi, ti prego!
Quoto la prima persona, ne sono affascinata. La sento una scrittura più "vera", più "trasparente". Ma ammetto di essere in difficoltà quando leggo qui da te, una cosa scritta bene è una cosa scritta bene e succede che mi piace tutto, ma proprio tutto, quello che leggo. A prescindere dai punti di vista! Un giorno raccoglierai tutti questi racconti e ne farai un libro che a me, ovviamente, regalerai ;) :*
marò....non ci ho capito niente.
che noia!
;-)
Ciao!
Io sicuramente preferisco la prima persona ;) ma non mi dispiace nemmeno il narratore onnisciente!
Cmq sono nuova del tuo blog, ora ci do un'occhiatina indagatoria.. se ti va e quando ti va mi farebbe piacere se venissi a fare una visitina al mio ;)
ad ogni modo a presto!
e ho cliccato su WOW... perchè WOW è quel che ho pensato alla fine! Che cosa geniale! e sei troppo avanti. così avanti che sei pure in anticipo non come Luca!
eheheheh... forte questa bro!
AVANTISSIMO, quasi irraggiungibile ormai !
un gioco affascinante. Davvero, a volte anche quando raccontiamo la nostra storia non sappiamo sempre da che punto di vista metterla. Mi piace questo osservare...dapertutto!
devo dire che a farti stà sfaticata con questo caldo sei stato bravo ( lo sei e basta) ; io preferisco quella in prima persona che t'immagino grondante arrivare inutilmente senza fiato al binario (..aih aihaihai )
Questa volta hai superato te stesso!
Cool, fa molto Faulkner
Cool, fa molto Faulkner
bellissimo questo tuo esperimento :))
sei bravissimo e geniale belli tutti.. ma anche io preferisco quello in prima persona
un caro saluto e un abbraccio
@ Vale: Seriamente...GRAZIE! :)
@ elle: La moderazione inganna, non eri la prima :P
Io invece preferisco la terza persona...
@ charlie68g: Tu hai il ginocchio a pezzi, non puoi correre :D
@ anonimo: Ho sempre pensato che le regole fossero come le palle, infatti :D
comunque cercherò di cimentarmi con gli stili proposti ;)
@ Zion: Proporrò il post a qualche prof allora :)
@ i Filibustieri: Arrossisco :)
@ Maraptica: Come ho detto, ho sempre preferito la terza persona ma se questo gioco qui mi prende vedrò di variare...quanto al libro...vedremo... :D :*
@ mod: brutta cosa la noia eh? :P
@ Lisa: Ciao Lisa e benvenuta sul blog, come ho detto ho sempre preferito la terza persona, magari cambio in vecchiaia adesso :)
@ ...daisy...: Ecco chi era quello che ho superato! :P (grazie)
@ fabio: Grazie bro!!!
@ Lila: Non so, mi piaceva questa idea qui dei diversi stili :)
@ Caty: Ma io sono uno puntuale!!!
(comunque ho acceso l'aria condizionata, per scrivere :P )
@ Suysan: Ecco chi era il tizio che ho scavalcato, pensavo fosse Luca :P
@ Elfonora: Azz! Addirittura?! Mecoj...ehm...Grazie!
@ albafucens: Ma tutta questa voglia di sapere i fatti degli altri?! Curiosoni!!! ;D
Bravo ! Bell'esercizio, accativante,
ma me piace più la terza persona non prolissa, ci sono già tanti spunti riflessivi... almeno per me.
Bellissimo questo esercizio di stile, sei veramente geniale.Tra tutti ho preferito la prima persona, anche perchè essendo blogger anch'io mi trovo spesso a narrare in prima e poi non so è anche bello leggere così.
Non ci siamo capiti manco un pò... la mia non era una domanda, ma una pretesa! :*
@ Lucignolo: Anche io preferisco la terza persona ma mi piace allenarmi ;)
@ Tintarella: Grazie per il complimento; la prima persona per ora è lo stile preferito anche se credo che in alcune cose limiti un po'
@ Maraptica: Ma secondo te? A te, proprio a te non dovrei regalare il libro?! Tzè, quanta poca fede c'è in giro!
Diciamo che l'ultimo è insopportabile: come tutti i saputelli!
io racconto solo di me e di quel che mi accade e quindi riesco ad usare solo la prima persona, in qualche favola al rovescio devo aver usato invece la terza persona
non sono riuscita a decidere quale versione mi piacesse di più,
mentre il finale che mi piace è questo: Fu allora che Luca capì che doveva essere puntuale ma, come al solito, lo capì in ritardo.
certo che di tanti n omi propri !!!!!
L'ho letto d'un fiato! Bravissimo veramente! :)
Ma sei un mito anche nelle risposte!!!!
Dal punto di vista della ragazza: "Stronzo. Pure stavolta in ritardo. Eh, ciao... sì... salutami a ssoreta!"
WOW!
bravo Baol!!
@ Saamaya: Anche a me non piacciono proprio i saputelli presuntuosi, quelli che sanno tutto loro ma nel raccontare servono :)
@ zefirina: Io racconto le mille vite possibili...i nomi sono scelti a casa, sorry :)
@ Vittoria A.: Grazie!
@ Suysan: In realtà sono più bravo in quello :D
@ regulus21: Ottimo punto di vista...
@ Pupottina: Grazie!
eheheheeh...
Molto, molto carino!
davvero davvero bello, complimenti!
@ ...daisy...: :)
@ VD: Grazie :)
@ Ernest: Molte grazie anche a te!
eccezionalmente vinco la mia sopraggiunta pigrizia nel commentare proprio perché questo post mi è piaciuto particolarmente! :)
bello, bello, bello! bravo mio baolino :)
a prestissimo,
M@;-)
Meim, hai un cervellino sempre in fermento. :)
Personalmente preferisco la prima persona, ma sarà a causa del mio egocentrismo. :)
ps.
Il fidanzato di Laura si doveva chiamare proprio Luca?
:)
@ M@rcello: Ma quale onore!!! Grazie amico mio! ;)
@ nicbellavita: Ilmio cervellino a volte rompe un po' le scatole ma poi si fa perdonare...
Il nome è scelto a caso, come tutti i nomi che uso.
Basta! Basta! Basta!!!!
BUTTA il titolo di commercialista e diventa SCRITTORE!!
SUBITO!!!
HO DETTO SUBITOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
@ Gata: A buttare il titolo da mo che ci penso...
Mancano nell'ordine: il punto di vista di Laura, del treno che parte, del capostazione che urta Luca, del tassista che schiva Luca davanti la stazione, delle gocce di pioggia, delle scarpe di gomma, del finestrino davanti le quattro dita e della stazione. Per il resto ok. p.s. Chissà dove cacchio stavo nel duemiladieci...
@ Franco Battaglia: Me ne avevano già proposti altri, di punti di vista ;)
Quanto al 2010, io ricordo perfettamente (quasi) tutto :)
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