Ancora una volta devo fare una piccola premessa: a fine ottobre del 2009 ho chiesto a voi che mi leggete (quelli che sono rimasti) di propormi tre parole, per l'esattezza un sostantivo, un aggettivo ed un verbo, io poi le avrei usate per scriverci un post. Arrivarono trentaquattro triplette ma ormai avevo promesso e così mi sono avventurato in questa missione. Faccio la premessa perchè, come al solito, tra un post e l'altro ho fatto passare una marea di tempo, i vecchi racconti li potete leggere qui e questo di seguito è quello nuovo.
Il post dalle tre parole di Zion
Every whisper of every waking hour
Che ore saranno? Le due? Le tre? Ho twittato l’ultimo messaggio ed ho chiuso gli occhi un momento, devo essermi addormentato. Mi stropiccio le palpebre con il pollice e l’indice della mano destra per cercare di far andare via quel fastidio fisso, in mezzo agli occhi. Guardo lo schermo del computer, sono le tre di notte ma potrebbe essere mezzogiorno o le cinque del pomeriggio e non cambierebbe nulla in questa notte artica senza fine. Mi tocco una guancia e sento la barba ispida e dura, chiaramente rasata male, non so più quanti giorni fa ma potrebbe anche essere stato stamattina; sarà per la posizione estrema ma il tempo da queste parti diventa un concetto relativo, scorre lento, talmente lento da addormentare anche i pensieri, forse è per questo che sono venuto qui, non me lo ricordo più. Mi appoggio allo schienale e sparisco per metà dal cono di luce della lampada da scrivania che crea un’isola definita nel mare color pece del buio; cerco di ricordarmi cosa mi ha portato lì, un grosso debito di gioco? Un amore perso? Oppure solo la noia? Sei mesi in una base scientifica quasi completamente automatizzata al circolo polare artico, a nord di tutto. Sono l’unica forma di vita qui dentro ed ho il compito di monitorare la strumentazione e di comunicare periodicamente su Twitter; con tutta la tecnologia che c’è qui dentro io a cosa servo? Ogni tanto penso che l’esperimento sia su di me e che siano le macchine a monitorarmi e non il contrario, ma in realtà non mi importa. Forse ho accettato perché la paga era buona e non avevo altro di meglio da fare, l’ho detto: noia; non ricordo nemmeno da quanto tempo sono qui, da quanto non parlo con un amico, dal vero, faccia a faccia, magari di fronte ad una birra, qui sarebbe sicuramente ghiacciata al punto giusto. Ricordo che all’inizio, attraverso internet, cercavo di mantenere un contatto con il mondo esterno pensando di ingannare la solitudine ma, come il gelo, alla fine è entrata dentro le ossa e adesso mi limito a mandare i messaggi periodici e a perdere interminabili partite a scacchi con il computer. Ho anche scordato il suono della mia voce; quando ho cominciato parlavo da solo, ripetevo le procedure, elencavo i risultati; tanto per esorcizzare il silenzio che c’è qui dentro che il lieve ronzio delle macchine in funzione non fa che evidenziare ancora di più; poi, poco alla volta è come se quel silenzio, quel ronzio, siano diventati una parte del tutto, come se, da andare in dissonanza, da essere “disturbo”, si siano armonizzati con il rumore dei pensieri fino quasi ad annullarlo ed è piacevole in realtà, è come fondersi con l’ambiente, smettere di essere al centro dell’attenzione e diventare una parte del tutto, abbastanza zen come cosa. In fondo è ironico, si passa la vita a cercare di essere protagonista e poi ti ritrovi che non sei nemmeno una comparsa ma proprio parte della scenografia, una sagoma di cartone, e ne sorridi anche. Forse è semplicemente questo il senso di tutto, avevo speso troppo tempo a rincorrermi che per capire ho scelto di fermarmi, ed è stato allora che mi sono raggiunto ed adesso passo il tempo semplicemente contando ogni respiro che faccio quando sono sveglio. Prima di ricominciare a correre.
Il post dalle tre parole di Zion
Every whisper of every waking hour
Che ore saranno? Le due? Le tre? Ho twittato l’ultimo messaggio ed ho chiuso gli occhi un momento, devo essermi addormentato. Mi stropiccio le palpebre con il pollice e l’indice della mano destra per cercare di far andare via quel fastidio fisso, in mezzo agli occhi. Guardo lo schermo del computer, sono le tre di notte ma potrebbe essere mezzogiorno o le cinque del pomeriggio e non cambierebbe nulla in questa notte artica senza fine. Mi tocco una guancia e sento la barba ispida e dura, chiaramente rasata male, non so più quanti giorni fa ma potrebbe anche essere stato stamattina; sarà per la posizione estrema ma il tempo da queste parti diventa un concetto relativo, scorre lento, talmente lento da addormentare anche i pensieri, forse è per questo che sono venuto qui, non me lo ricordo più. Mi appoggio allo schienale e sparisco per metà dal cono di luce della lampada da scrivania che crea un’isola definita nel mare color pece del buio; cerco di ricordarmi cosa mi ha portato lì, un grosso debito di gioco? Un amore perso? Oppure solo la noia? Sei mesi in una base scientifica quasi completamente automatizzata al circolo polare artico, a nord di tutto. Sono l’unica forma di vita qui dentro ed ho il compito di monitorare la strumentazione e di comunicare periodicamente su Twitter; con tutta la tecnologia che c’è qui dentro io a cosa servo? Ogni tanto penso che l’esperimento sia su di me e che siano le macchine a monitorarmi e non il contrario, ma in realtà non mi importa. Forse ho accettato perché la paga era buona e non avevo altro di meglio da fare, l’ho detto: noia; non ricordo nemmeno da quanto tempo sono qui, da quanto non parlo con un amico, dal vero, faccia a faccia, magari di fronte ad una birra, qui sarebbe sicuramente ghiacciata al punto giusto. Ricordo che all’inizio, attraverso internet, cercavo di mantenere un contatto con il mondo esterno pensando di ingannare la solitudine ma, come il gelo, alla fine è entrata dentro le ossa e adesso mi limito a mandare i messaggi periodici e a perdere interminabili partite a scacchi con il computer. Ho anche scordato il suono della mia voce; quando ho cominciato parlavo da solo, ripetevo le procedure, elencavo i risultati; tanto per esorcizzare il silenzio che c’è qui dentro che il lieve ronzio delle macchine in funzione non fa che evidenziare ancora di più; poi, poco alla volta è come se quel silenzio, quel ronzio, siano diventati una parte del tutto, come se, da andare in dissonanza, da essere “disturbo”, si siano armonizzati con il rumore dei pensieri fino quasi ad annullarlo ed è piacevole in realtà, è come fondersi con l’ambiente, smettere di essere al centro dell’attenzione e diventare una parte del tutto, abbastanza zen come cosa. In fondo è ironico, si passa la vita a cercare di essere protagonista e poi ti ritrovi che non sei nemmeno una comparsa ma proprio parte della scenografia, una sagoma di cartone, e ne sorridi anche. Forse è semplicemente questo il senso di tutto, avevo speso troppo tempo a rincorrermi che per capire ho scelto di fermarmi, ed è stato allora che mi sono raggiunto ed adesso passo il tempo semplicemente contando ogni respiro che faccio quando sono sveglio. Prima di ricominciare a correre.
50 commenti:
Moon... ora devi vederlo (perchè so che manca all'appello), mi ci hai fatto pensare. Andrai pure piano, ma quando posti... lo fai sempre molto, ma molto, ma davvero molto, BENE! ;)*
Mi piace troppo la solitudine che riesco a produrre. A chi dice che sono un'asociale rispondo che non è vero, riuscire a socializzare con me stessa non è affatto facile e se ci son riuscita io…
eh già proprio bene!
Questa atmosfera glaciale, di ricercata insensibilità fisica e affettiva, mi mette un bel po' angoscia.
sei sempre bravo e arrivi straight to the point, caro Baol!
Ma c'ha proprio ragione Maraptica, scrivi straordinariamente bene!!!!
Perché non raccogli tutte queste tue idee meravigliose e ne fai un libricino che i tuoi fan possono acquistare? Eh? Daiiiiiiii..
Comunque sei favoloso!!
Ti ammiro e stimo moltissimo!!
Un abbraccione da una tua fan sfegatata!!!
bellissimo... hai scritto un post profondo con tre parole che in realtà a primo impatto fanno pensare a cose frivole
Ammiro queesta tua grande capacità di scrivere :-) ; mi sento come il tuo protagonista , per tutt'altro motivo , ma cosi mi sento.
Drammatico, coinvolgente surrealismo!
Un racconto che coinvolge, ricco di significati,di dubbi,ma anche di certezze.
ei fenomeno....mi perdoni se passo solo ora?
ecco perchè quando non ci sei
manchi
@ Maraptica: Hehehehehehe mi sa che ora mi tocca vederlo, 'sto film :)))
grazie, le mie parole vanno un po' a rilento, ogni tanto, magari è come con il vino, no? Spero solo che non diventino aceto ;)*
@ petrolio-muso: Io sono un animale sociale ma, a volte, si sente davvaro il bisogno di stare da soli, completamente. Però poi deve anche uscir fuori una birra con amici :)
@ Ernest: Grazie :)
@ Ross: Diciamo che l'angoscia era la sensazione che volevo trasmettere, insieme allo straniamento ma anche la spinta positiva del riposare il cervello per poi ripartire :)
@ Calzino: Cerco di fare del mio meglio cara Calzino :)
@ Debora: Grazie, scrivere un libro è un sogno che ho da tanto tempo chissà se un giorno sarò capace di avverarlo :)
@ bussola: Quando tento di scrivere questi tre parole prima le fisso un po' e vedo che cosa mi raccontano, soprattutto se ispirano qualcosa di diverso dal primo pensiero che viene in mente (certo che twittare è stato abbastanza difficile)
@ Caty: Allora ti auguro, come per il mio protagonista, che sia solo una fase momentanea prima di ricominciare a correre :)
@ Adriano Maini: Grazie Adriano, quello che ho raccontato mi è venuto in mente come una specie di quadro dai colori freddi
@ Costantino: Grazie, significa che il racconto arriva dove dovrebbe arrivare :)
@ berso: Perdonato amico mio, perdonato ;)
@ zefirina: Grazie, cerco di esserci il più possibile, mi piace stare qui sopra :)
Molto bella l'idea... prezioso il tuo blog!!! teniamo duro... :)
Bella,ero seduta davanti al pc con lui a contare i respiri prima di rimettermi a correre..._maRì
senza parole...è sempre un piacere leggere i tuoi racconti!
fra
No, ma io dico, nel 2009 una telefonatina me la potevi anche fare..
- Oh, Gre’.. che ME LE ESCI TRE PAROLE che ci faccio un capolavoro?
Eh..no, sono troppo grezza per te..
Avevi paura ti tirassi fuori parole volgari tipo:
- femore
- adamantino
- secernere
?
Eh, forse l’avrei fatto..meglio che non mi hai telefonato, valà!
(seria) MA QUANTO SEI BRAVO?
Ti comprerei in libreria immediatamente :)
@ Cilions: Beh, grazie! Tu sei stato tra i miei primi commentatori :)
@ GIALLOSANMARINO: E Augustolo cosa faceva intanto?
@ fra: Grazie, mi fa piacere che vengano apprezzati
@ la_cozzalona: Che io lo so cosa stai facendo Greislacozzalona! Tu butti lì le tre parole credendo che io poi ci casco e, colpito nell'orgoglio, nel mio essere così orgoglione, ti dica accetto la sfida!...Ennò, tu non mi leggevi allora, hai perso il treno, la prossima volta seguimi meglio :)
(serio) grazie, sei davvero molto gentile, cerco di scrivere al meglio che posso
conosco questo "progetto" e ogni tuo racconto è una sfida vinta, su tutti i fronti. La solitudine che il tuo "personaggio" patisce è talmente tangibile, che pare vera!
io ti invidio, per come scrivi
bravo
Respect!
Davvero sei Bravo Bravo! E se scriverai un libro,prenoto una copia fin da ora!
beh, zion è sempre una gran bella ffffonte di ispirazione :-)
bello il racconto... un pò angosciante a tratti :-S ma le tre parole erano ben inserite e non buttate a casaccio! un abbraccio.
.....ero in negozio!!! kiko a casa ...:( _marì
Caspita! Come sempre un bel "lavoretto"...
Mamma mia deve essere difficile creare un racconto stando attento a utilizzare le tre parole, ma penso che sia un esercizio assolutamente stimolante!!!! A presto amico Baol!!!
Ti ho riservato un premio.. Quando vuoi passa a ritirarlo!!
Buon week end!!
@ TuristadiMestiere: Se quello che ho scritto sembra vero alla lettura allora significa che ho colto nel segno :)
@ Queen B: Grazie davvero, spero sia invidia buona :)
@ vitty: Se un giorno pubblicherò un libro e tutte queste prenotazioni di cui scrivete non si materializzeranno...chiamerò l'avvocato! :P
@ indierocker: Guarda che non intendevo mica la Zion di Bob Marley, non è che pensi che ho scritto sotto l'effetto della Ganja, vero? :D
@ Alfie: Visto quante parole mi hanno dato diventa sempre più difficile ma cerco di fare il possibile :)
@ GIALLOSANMARINO: Povero Augustolo :(
@ Adriana: Un lavoro pulito, ci intitolerei un libro su un killer :)
@ Claudio Cerri: Beh, io invidio la tua capacità di rendere attraverso i disegni sensazioni e sentimenti ;)
@ Debora: Grazieeeeeeeeeeee, ho visto e apprezzato!!!
hai raccolto una bella sfida.. tre parole ..un bel racconto: sei bravo :)
cmq.. si mi hai sgamata.. l'amico mio fa il topo gigante da laboratorio .. non ve la si fa!!
felice WE:))
E' arrivata l'ora di esplodere. Di esplodere negli abbracci, reali, carnali, non gli abbracci virtuali che parecchi dispensano a piene mani alla fine dei commenti. In mancanza di altro vanno bene ance questi.
Con me non ce ne sarà bisogno caro Baol! Io adoro leggere! Vengo qua molto volentieri a leggerti a tappe,figuriamoci la soddisfazione di leggerti tutto insieme!!!!!
Tu scrivi,pubblica ed io compro,di sicuro!
Buon fine settimana,ciao!!! :)
era l'ottobre del 2009? come è volato il tempo!!!
io c'ero e il racconto con le mie 3 parole o mi è sfuggito o deve ancora vedere la luce... o l'ho anche letto e me ne sono dimenticato....eheeheheh
mi piace il tocco fantascientifico che dai alla vita... l'essere sperduto lontano dal mondo ma sempre collegato è un qualcosa non solo sembra fantascienza, ma è già anche realtà... eheheheh pagati per stare su twitter... eheheheh sì, che è fantascienza ;-)
c'era pure la canzone che diceva "dammi tre parole"... beh mi ricordo sì quanti mesi fa avevi questo le triplette... cavoli, carattere testardo, ostinato e dannatamente tenace eh? approvo ;)
sai che ha ragione Maraptica? è un film che c'azzecca con le atmosfere del tuo racconto.
A proposito: e io che mi aspettavo qualcosa sui bimbiminkia! sei grande.
Grande.
Però adesso mi è venuta fame... tutto stò correre :-)
bellissimo adoro e mi stupisco sempre di quel che tu riesci a fare con tre parole, virtù di pochi :)
e bellissimo il finale soprattutto
..avevo speso troppo tempo a rincorrermi che per capire ho scelto di fermarmi, ed è stato allora che mi sono raggiunto
direi un bel traguardo
un caro saluto
Adesso che ci penso non è che hai aspettato il grande caldo per pubblicare il grande freddo?
@ chaillrun: Eh, me ne sono accorto che è una bella sfida, infatti il ritmo a cui pubblico i racconti è rallentato ma ho promesso che li finirò e lo farò...e poi ormai due terzi dei racconti sono stati pubblicati :)
Buona settimana
@ Alberto: Mi piace molto il tuo commento, mi ha ricordato un blog che leggevo tempo fa, quello di Dietnam che nella testata del blog aveva scritto graziosamente esplodo che trovo una frase magnifica.
Un abbraccio virtuale ma come se fosse reale, salutami Milano!
@ vitty: Devo farmi venire in mente un'idea più lunga di quella di un raccontino stile post, allora
@ Pupottina: Veramente quello del racconto è pagato per stare da solo al Polo Nord...
Comunque il tuo racconto non è ancora arrivato, arriverà anche quello :)
@ ivy: Ho detto che avrei scritto un post per ogni tripletta e lo farò! ;)
@ Zion: Eppure io quel film non l'ho visto :-/
Cerco sempre di andare oltre quello che, apparentemente, ci si aspetta dalle parole :)
@ Paolo: Seeee, sei come me, ogni scusa è buona per mangiare! Altro che correre, quel del racconto sta fermo al polo nord!!!
@ albafucens: Grazie, le tue analisi dei mie tre parole sono sempre molto gradite :)
...che meraviglia...sai che mi hai fatto venir voglia di trovare un posto così...non per tanto tempo, ma per un pò sarebbe meraviglioso stare in silenzio...e ascoltare solo il rumore delle macchine...e del proprio respiro...
intendiamoci ...solo per un pò...sono donna...e quindi le parole sono parte di me...:-)
Bellissimo!
@ Alberto: Hehehehehe, ora che mi ci fai pensare, mi sa che hai ragione ;)
@ Bruja: Effetto Into the wild hahahahaha
@ pOpale: Ma allora è vero! Sei tornato!! :D
mi sono persa volentieri in questo racconto
Leggerti e' come fare un viaggio dentro a se stessi :)
e bravo! adesso vado a leggermi gli altri :D
@ sabrina ancarola: Anche il protagonista mi sa che ci è andato per perdersi e si è ritrovato :)
@ Vittoria A.: Credo che sia bello, per ognuno di noi, interpretare quello che si legge attraverso i propri occhi :)
@ 2 Laghi: Beh, buona lettura "estiva" allora :)
Baol.. che dire.. questo è davvero il piu bello che io abbia letto tra i tuoi racconti "solo tre parole".. Splendido!!
@ Lisa: Grazie, mi fa piacere; il bello di queste cose, di questi racconti è che, leggendoci ognuno qualcosa di diverso hanno anche modo di apprezzarli in maniera diversa
ma twitta quindi non è prorpio solo, no?
@ Pupottina: No no, è proprio solo, su twitter ci mette solo i dati dell'osservazione dei macchinari :)
Posta un commento