30 agosto 2011

Cose che infastidiscono

Avete presente quando i due veli della carta igienica non sono allineati bene e non combaciano le dentellature degli strappi e quindi, ogni volta che la prendi, si staccano in due punti diversi e si sfaldano e devi aspettare di arrivare almeno a metà del rotolo perchè, per i misteri della fisica rotolistica, i due veli si riallineino? Ecco.

24 agosto 2011

Il secondo dei tre

Visto il buon esito del primo lavoro sapevo che il secondo non avrebbe tardato ad arrivare ed infatti solo pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo dell'Alligatore mi arriva, fermo posta, la seconda foto.


Si chiama Domenico ma si fa chiamare Nico o l'Omonimo, non sembra un tipo pericoloso ma, si sa, l'apparenza inganna, anche io sembro uno come tanti ma in realtà faccio il sicario, non mi chiamo nemmeno Aleister se è per questo; ormai ci basiamo troppo sull'apparenza. Come per il lavoro precedente, grazie al suo blog trovo le prime indicazioni per iniziare la pianificazione; sembra sia una buona forchetta, parla molto di cibo, dalla foto avevo pensato fosse un vegano. Il primo incontro avviene alla sagra del peperone imbottito di strutto, il fatto che lo sponsor della serata fosse il reparto di cardiologia dell'ospedale non mi rassicurava ma avevo un lavoro da compiere. Lo avvicino al chiosco dei peperoni e gli chiedo di consigliarmi cosa prendere. Prendiamo un peperone strutto e mortadella e chiacchieriamo un po', poi passiamo ad un peperone strutto e frutti di mare e mi racconta dei suoi viaggi e poi un peperone strutto e ciccioli lardellati ed a quel punto ho i trigliceridi anche nelle orecchie e non sento più molto, quando mi propone un peperone strutto e tonno ho come l'impressione che anche lui abbia ricevuto una mia foto, fermo posta, e che stia cercando di farmi fuori, riuscendoci alla perfezione; rifiuto dicendo che trovo il tonno un po' pesante ma mi assicura che è quello al naturale, leggero. Al quarto peperone ho le visioni di Giovanni Rana che mi insegna a tirare la sfoglia dei tortellini e cerco qualcosa per favorire la digestione, tipo un idraulico liquido. Sono stremato ma ho ottenuto quello che volevo, mi ha invitato ad una grigliata a casa sua, credo che, alla notizia, ci sia stato un moto di terrore in tutti gli allevamenti nel raggio di tre chilometri. Entrare nella casa del bersaglio è utilissimo per pianificare alla perfezione il lavoro, il mago B me lo diceva sempre. Una volta arrivato l'Omonimo mi chiede se preferisco il petto o la coscia, gli dico che ricordavo che la grigliata fosse di vitello, mi risponde “appunto”; il mio fegato ha un brivido di paura ed il mio fegato ne ha visti di insaccati. A parte il quantitativo di cibo che avrebbe potuto sfamare uno stato centrafricano la serata è piacevole e conviviale, mi chiedo cosa abbia fatto di così terribile il soggetto in questione per meritarsi questa specie di fatwa del mago B che mi viene richiesto di assolvere. Sono tentato di rinunciare al lavoro, in fondo, è una persona molto gentile e non sembra avere luoghi oscuri quando si alza dicendo che mette un po' di musica; gli occhi sbarrati di tutti i parenti ed amici avrebbero dovuto farmi sospettare qualcosa ma mette su Claudio Lolli ed è piacevole da ascoltare. Dopo più di tre ore di Claudio Lolli mi viene voglia di intristire tutta la comunità rom del nord e centro Italia, a mazzate; i vicini di casa hanno approntato una petizione per far spegnere lo stereo, il primo firmatario è lo stesso Lolli capitato, per caso, da amici nella casa accanto; hanno raccontato che volesse smettere con la musica per dedicarsi alla coltivazione del carciofo nano in un eremo sul Pollino. Decido che portare a termine il lavoro è un atto di pietà per i vicini; tornando a casa metto a punto gli ultimi dettagli del piano e sono pronto ad agire, dopo aver smaltito la cena ché mi sento lievemente appesantito, non tanto dai circa due chili di carne plurispecie che ho mangiato ma dalla polenta con il burro fuso sopra usata come uno dei contorni, l'altro era insalata di nervetti e cotiche di maiale. Dopo due giorni di meditazione ed infusi digestivi allo stramonio mi faccio risentire, gli dico che ho scoperto una trattoria nei paraggi che prepara un fantastico cotechino rivestito di pancetta affumicata e lo invito a pranzo, cade nella trappola, come immaginavo. Una volta in macchina gli offro uno snack, un cacciatorino imbottito di tranquillante per rinoceronti, si accascia sul sedile dopo averne mangiati due; per lavorare con calma ho affittato una baita tra i boschi della Maiella, si risveglia intontito, legato ed imbavagliato; mi guarda interrogativo ma basta nominargli il mago B che il suo volto diventa una maschera di terrore e gli occhi gli si riempiono di lacrime, è sicuramente pentito di qualsiasi cosa abbia fatto ma ormai è tardi, non sono un prete; gli inietto una dose di digitale che gli ferma il cuore in pochissimo tempo, ora devo solo approntare la messa in scena per il ritrovamento. Lo metto seduto ad un tavolo da campeggio in una radura appartata con una scorta di duecento chili di cibi ipocalorici, lo ritrovano due escursionisti con la faccia riversa in un piatto di cotechino di tofu e germogli di soia. Come prevedevo, il medico legale la prende per morte naturale; nella sua tasca vengono anche trovati l'indirizzo di un Punto Macrobiotico della zona ed un abbonamento a suo nome, fatto naturalmente da me, alla rivista “alghe commestibili”. Quando Aldo, il proprietario della Trattoria Toscana, a Milano, ha saputo di questo particolare pare abbia detto: “Ce n'è di gente malata in giro, ed io che lo facevo anche entrare nel mio locale, vatti a fidare!”.
Tempo di preparazione ed esecuzione del lavoro: due settimane
Livello di sputtanamento del soggetto: medio alto
Anche in questo caso il mago B si è detto molto contento del lavoro.

16 agosto 2011

il primo dei tre

Mi chiamo Aleister, sono un sicario. Non è il mio vero nome naturalmente, mi faccio chiamare così. Sono diventato quello che sono per noia; i miei giorni scorrevano tutti uguali, guardando lo schermo di un pc per otto ore al giorno e guardando la vita per le altre sedici. Sono diventato quello che sono per caso, un giorno che la vita ha guardato me. Lo so, non è un lavoro di cui vantarsi ma non c'è niente di personale, potete dirmi quello che volete, a me non importa; almeno fino a quando non mi arriverà, fermo posta, una vostra foto con nome ed indirizzo. Non ho fatto tutto da solo, non si diventa quello che sono improvvisandolo, almeno, a me è stato insegnato così; sì, qualcuno mi ha insegnato, il mago B per essere precisi. Non so perché si faccia chiamare così, fino ad allora conoscevo solo il mago G; un giorno gliel'ho chiesto e lui mi ha detto che, continuando così, qualcuno gli avrebbe mandato, fermo posta, la mia foto con nome ed indirizzo, da allora non ho fatto più domande. Come sono diventato quello che sono è un'altra storia, magari un giorno ve la racconterò; vi voglio raccontare di tre dei miei lavori, gli ultimi tre; lo voglio fare perché sono stati tre lavori importanti, mi sono stati commissionati direttamente dal mago B; mi ha contattato sulla chat criptata che usiamo di solito e mi ha detto che, fermo posta, mi avrebbe mandato tre lavori, che dovevo considerarli come un test e che avrei dovuto svolgerli nel migliore dei modi. Dopo nemmeno un giorno mi arriva la prima foto.



Si chiama Diego ma si fa chiamare l'Alligatore, dal suo blog scopro il minimo indispensabile per cominciare a progettare il lavoro. Lo seguo per alcuni giorni e dopo aver studiato le sue abitudini lo aggancio in un negozio equo e solidale, non è affatto difficile, mi basta farmi trovare indeciso di fronte allo scaffale dei caffè che non può fare a meno di venirmi in aiuto consigliandomi un caffè guatemalteco in cui vengono utilizzati chicchi che si presentano spontaneamente alla torrefazione, non sia mai si sfrutti qualcuno per raccoglierli. Devo scoprire il più possibile e lo faccio parlare un po'; mi attacca un pippone sullo sfruttamento delle piantagioni del Sud America e su come i latifondisti vessino i piccoli proprietari: due ore di parole senza soluzione di continuità bevendo una bevanda che sembra fatta mettendo a bagno in acqua calda suole di scarpe, rigorosamente di cuoio, usate nelle marce di protesta; alla fine ho voglia di invadere uno staterello sudamericano per sterminare almeno un paio di villaggi di 'sti agricoltori, tanto per non farli vessare più. E' stata dura ma ce l'ho fatta, so abbastanza per portare a compimento il lavoro. Dopo qualche giorno faccio finta di rincontrarlo per caso nel bar sotto il suo ufficio e con un abile gesto sostituisco la sua borraccia del the verde con un'altra perfettamente uguale. Una roba assurda, quando mi aveva fatto vedere la borraccia, nel negozio equo e solidale, per convincermi a utilizzare sempre quelle così da evitare lo spreco delle bottigliette di plastica, non ci volevo credere; sembrava la borraccia di Aldous Huxley! Forma e colori assurdi, sono convinto che se la guardavi sotto l'effetto del lsd sarebbe sembrata una borraccia normale. Una uguale l'ho dovuta comprare su internet, mi vergognavo a chiederla in un negozio. Nella sua c'era the verde, beve solo e soltanto quello; nella mia, the verde e una neurotossina che, dopo alcune ore dall'ingerimento, provoca l'immediata perdita del controllo del proprio corpo, sei cosciente ma praticamente un pupazzo. Ero sicuro che nessuno dei colleghi avrebbe bevuto il the verde, mi ero informato, aveva talmente rotto le palle con quella bevanda che non solo i colleghi avevano smesso di bere qualsiasi tipo di the ma alcuni si erano dati all'alcolismo pesante ed altri, addirittura, bevevano abitualmente l'acqua di cottura della salama da sugo. Incrociando alla perfezione il tempo di reazione della neurotossina con i tempi del suo percorso giornaliero faccio in modo che perda il controllo del corpo nel momento esatto in cui passa in una zona isolata del parco che attraversa tutti i giorni in bici; da lì è facile prelevarlo senza farmi vedere da nessuno e mettere in pratica la seconda parte del piano. Tutto va come avevo progettato, infatti, giorni dopo la scomparsa, il cadavere viene ritrovato come volevo io ed i giornali della zona titolano a nove colonne “Muore mentre sversa materiale altamente tossico nel lago” ed il cappello continua “si finge ecologista per anni ma in realtà smaltiva materiale inquinante nelle acque del lago”. Procurarmi qualche fusto di scarti di lavorazione chimici non trattati è stato facile, sapevo chi aveva bisogno di farli sparire, ci ho anche guadagnato qualcosa, affittare un furgone a suo nome anche, non aveva una firma così difficile da contraffare né una faccia così particolare da non poterla imitare. La neurotossina poi ha fatto il suo dovere e atteggiarlo come se fosse stato colto da un malore mentre versava il contenuto dei fusti nel lago, un gioco da ragazzi; quando ormai l'effetto della neurotossina era sparito aveva respirato tanti di quei fumi da creparci.
Tempo di preparazione ed esecuzione del lavoro: un mese
Livello di sputtanamento del soggetto: alto
il mago B. è stato molto contento del lavoro, non so cosa deve avergli fatto questo tizio per farlo incazzare tanto.

05 agosto 2011

Dialetto per principianti - lezione 4

Vista l'aria di vacanze non vi voglio tediare (ma? Ma? Vi annoiate con le mie lezioni di dialetto?! Studiate che vi interrogo!) con una lunga lezione ma mi limiterò ad analizzare un singolo modo di dire che può venire utile in molte occasioni:

p'ghjall m'bacc'o'nas

La traduzione letterale sarebbe "prenderlo sulla faccia e (nello specifico) sul naso" ma il significato è "Oibò (bello Oibò eh?), oibò, mi aspettavo che la cosa andasse in tutt'altra maniera, positiva, ed invece, oibò (repetita juvant), è andata nella maniera peggiore". Tale affermazione può essere usata sia riferito a se stessi, in maniera riflessiva e autocritica: u so p'ghjaat m'bacc'o'nas. Ad esempio:

Mi sovviene adesso alla mente che avevi un colloquio di lavoro, orsù (è bello quasi quanto oibò, dite la verità) dimmi, com'è andata? - koum è sciout u kolloqu'j pu fateik?
Guarda, mi sono presentato molto preparato e vestito in maniera acconcia ma mi hanno detto che la posizione non era più disponibile, ed infatti ho scoperto che era stata assegnata al figlio del maresciallo dei carabinieri della locale stazione che non ha nemmeno la terza media. - U sò pìghjaat m'bacc'o'nas.

Ma la forma riflessiva è utilizzabile non solo su istanza di parte, come risposta ad una domanda, ma anche come affermazione solitaria nel caso in cui la situazione necessiti di tale affermazione; ad esempio, giorni addietro avete visto un capo di vestiario che vi interessa molto e che è anche scontato, in un negozio del centro; non vi siete fermati subito ma avete detto a voi stessi che quanto prima sareste dovuti tornare per comprarlo; prendete la decisione in un assolato pomeriggio di canicola estiva e fate una decina di chilometri fino ad arrivare di fronte al negozio che reca il cartello "chiuso per ferie"; in tal caso la suddetta affermazione sorge spontanea alle vostre labbra con un Mooo, u sò p'ghjaat m'bacc'o'nas! a cui aggiungerete stramuort vari come riempitivo.

Naturalmente la nostra amabile esclamazione può essere utilizzata anche per rivolgersi a terzi provocando un subitaneo senso di spiazzamento in chi la riceve; esempio:

Mi scusi, buon uomo, stavo già parcheggiando io lì - Auè, u mè! M stæv a mett jì dè
Mi dispiace non l'avevo vista ma ormai ho parcheggiato - E ji t so fr'k't, mo ce uè?!
Vediamo cosa ne pensa quel vigile che sta arrivando - Schæm, v'deim c deisc u guard'j mo, a veit?
Guardi che qui è divieto di sosta, non può parcheggiare - A mak'n dò na pout stè, te fè a condravvenzioun
Ecco, le sta bene! - Pighjl m'bacc'o'nas!

Vedete dunque quanti utilizzi ha? Sbalordite i vostri vicini di ombrellone facendovi ascoltare mentre, leggendo delle ultime peripezie giuridiche del Premier, esclamate Pighjl m'bacc'o'nas!; al massimo, se preferite dare più enfasi, dite Pighjl n'goul! Tanto siamo tutti maggiorenni.

Nella vita, in fondo, prima o poi capita a tutti di p'ghjall m'bacc o nas...

02 agosto 2011

Bologna, 2 agosto 1980, 10:25

Faceva caldo? Il due agosto doveva fare caldo per forza, ma tanto? In fondo era mezza mattina, mica le 14, l'ora della canicola; ed era umido o secco? Era nuvolo o sereno? E quante facce c'erano, quanti sorrisi in partenza e musi in arrivo? E magari qualcuno s'era fregato la valigia di un altro, così, lasciata incustodita? Oppure tutti si tenevano stretta la propria? Si sentiva bene la voce negli altoparlanti? Oppure era il classico gracchiare che non ti fa comprendere proprio il binario che serve a te e magari invece hai capito tutte le fermate? E quanti pensieri si incrociavano e turbinavano dentro e fuori la stazione? Forse queste domande non avranno mai risposta, non importa; sono altre le domande che devono avere risposta.

A volte servono le proprie parole, altre volte calzano meglio le parole degli altri; questo blog, in fondo, è dedicato a Stefano Benni ed allora leggete le sue parole:




Buon 2 agosto a tutti.