29 dicembre 2009

Lotta al terrore

La nuova arma dei terroristi è la mutanda imbottita


arrestato Rocco Siffredi


Mi hanno confidato che non corro rischi

Doh!


Ecco la cazzata di fine anno

23 dicembre 2009

un sonoro vaffanculo ha squarciato il silenzio della notte...

Ma perchè durante la notte mi viene di pisciare?
Ma perchè mi ostino ad arrivare in bagno solo con le luci di cortesia?
Ma perchè ci vado scalzo?
Ma soprattutto...
perchè cazzo fanno i letti con gli spigoli vivi?!

For the title and ispiration thanks to Valeriascrive

Il presente post è tutto frutto di fantasia, nessun alluce è stato maltrattato nella produzione dello stesso.

22 dicembre 2009

Disegnare con la luce

Dal poco che ne so "fotografia" significa, più o meno, disegnare con la luce e la prima cosa che viene in mente sono quei bei quadri realistici, magari di panorami, quei quadri che li guardi e dici: "Cavoli, sembra proprio una foto!". Però, ho scoperto, le foto non sono solo questo ma molto di più, perchè ci sono persone che con la macchina fotografica in mano non ti rappresentano soltanto un immagine, un disegno, ti raccontano una vera e propria storia. Quanta invidia, mi piace fotografare, mi piace tagliare la luce in modi particolari ma di fronte ad alcune foto rimango sempre a bocca aperta. Sapendo questa cosa, la mia amica Viola un giorno mi manda una mail e mi dici: "Guarda 'sta roba qui, l'ha fatta un mio amico", posso io, se un amico mi dice "Guarda 'sta roba", non guardare? No, assolutamente, ed era una specie di libro fatto di immagini e parole e davanti alle immagini mi sono detto che non sembravano nemmeno foto. Foto di oggetti comuni, di particolari di oggetti comuni, che non solo ti raccontano qualcosa ma è qualcosa che, tutto sommato non ci saremmeno nemmeno aspettati e, di solito, meravigliarsi non è nemmeno male. Questo progetto, questo libro, si chiama "Il teorema dello scaffale" e, davvero, incuriosisce e per togliersi la curiosità, in fondo, basta chiedere maggiori informazioni a chi lo ha fatto: ilteoremadelloscaffale@gmail.com

20 dicembre 2009

La mia strada?

c'è chi mi vuole come vuole
un po' più santo
più criminale
e un po' più nuovo
un po' più uguale
mi vuole come vuole
c'è chi mi vuole per cliente
chi non mi vuole
mai per niente
e c'è chi vuole le mie scuse
che ciò che sono l'ha offeso
di un po': te come ti vogliono?
di un po' tu come ti vuoi? tu come ti vuoi?
sono vivo abbastanza
sono vivo abbastanza
per di qua
comunque vada
sempre sulla mia strada
c'è chi mi vuole… Click

E tu c’hai ragione Ligabue ma se non si capisce più qual è la strada? Confusa nell’intrico di bivi e viuzze che si sono accavallati giorno dopo giorno? E’ un bel problema no? Come perdersi nella nebbia e non sapere, per davvero, da che parte andare. Anche io sono vivo abbastanza, cosa ti credi? Ma ci sono giorni in cui la strada non la vedo nemmeno, come se fossi al centro dell’autostrada di Los Angeles perso tra tutte le curve degli svincoli e poi, oh, non sempre c’ho “ancora la forza” come vai cantando tu; alle volte ci sono giornate, periodi, in cui vorrei solo dire: “Ok, avete vinto, dove devo firmare?”. Non tutti i giorni si ha la forza di lottare, anche Don Chisciotte c’eran giorni che si rompeva i coglioni di attaccare i mulini a vento, Cervantes non li descrive solo per ragioni narrative ma ce li aveva anche lui i giorni così. Quei giorni in cui ti stanchi di dover rispondere la risposta giusta a tutti che tu li devi capire gli altri, e tu, “gli altri”, non lo sei mai e, citando Pirandello, non è che desideri di essere Nessuno ma, ogni tanto, non ti dispiacerebbe essere disperso nei Centomila.

16 dicembre 2009

Dettatore

Che noi blogger siamo gente che ci piace scrivere si sa, però a noi ci piace scrivere le cose che ci vengono in mente a noi stessi medesimi, mica ad un altro. Insomma, se noi non potessimo scrivere le cose che ci vengono in mente a noi stessi medesimi ma ci fosse un altro, uno che ci dice cosa dobbiamo scrivere, non sarebbe una cosa nostra, sarebbe un dettato e a noi blogger non ci piace di scrivere sotto dettatura.

15 dicembre 2009

Sole, luna, acqua, fuoco, notte, giorno, terra, mare, troppo e poco

il post dalle parole di Zefirina


Promises

Il sole splende talmente forte lì in alto da far esplodere l'azzurro del cielo; guardo in su e per non abbagliarmi difendo gli occhi con le mani ed a guardale, le mie mani, mi ricordo di quando combattevo. Praticavo il full contact qualche anno fa, dicevano che ero bravo, che ero una promessa. Bisogna stare attenti quando si fa una promessa, bisogna sempre essere sicuri di poterla mantenere, ma io ci credevo davvero, mi allenavo per ore, giorni interi a massacrarmi il corpo per essere il più forte, il più veloce e poi salivo sul ring come se dovessi sfidare il mondo; il mio allenatore lo diceva: “il mondo non puoi batterlo tutto insieme, devi affrontarlo un avversario la volta” ma io ridevo e gli dicevo di farne salire anche due, tanto li battevo comunque. Allora ero così: sfrontato ed incazzato con tutto, geneticamente con la luna storta e sicuro di non avere rivali ma sarei tornato con i piedi per terra molto presto. Mi ero preparato per quel incontro chiedendo a me stesso più di quanto potessi realmente concedermi e quando, quel giorno, mi trovai di fronte il mio avversario, ai primi contatti capii che avevo chiesto troppo; ero lento e prevedibile e per i suoi colpi era uno scherzo raggiungermi dove facevano più male. Alla fine del primo round raggiunsi l’angolo a malapena ed il mio allenatore mi consigliò di gettare la spugna ma, come ho detto, allora ero sfrontato ed incazzato, nonostante la nebbia che avevo negli occhi ero ancora convinto che lo avrei battuto. La seconda ripresa stava andando come la precedente, sembrava la sua replica: lui che picchiava, bene, ed io che mi difendevo, male; non potevo continuare così, dovevo fare qualcosa, la cosa più giusta era abbandonare ma credevo ancora di poterlo battere e mi spinsi oltre; cercai di colpirlo con un calcio rovesciato, trecentosessanta gradi di movimento veloce, ma nella torsione sentii chiaramente i legamenti del ginocchio destro che dicevano basta al mio posto, una fiammata di dolore immediata, come se avessi avuto il fuoco dentro. Mi ci volle poco a capire che l’incontro era finito, come la mia carriera; caddi per terra urlando e tenendomi la gamba, il mio allenatore corse sul ring, sconfitta per abbandono. In ospedale mi confermarono semplicemente quello che già sapevo, erano saltati i crociati e mi sarei dovuto operare; passai la notte lì, piangendo per un dolore che i medicinali non mi potevano togliere perché è quel dolore che ti colpisce in faccia come un muro apparso all’improvviso, il dolore della consapevolezza. Smetto di guardarmi le mani, il sole è ancora lì a far esplodere il cielo, sento l’umido della sabbia sotto i piedi; questa spiaggia l’ho scoperta mesi fa, quando mi sono trasferito; troppi ricordi nella vecchia città, troppi segni di una vita passata. Ho scoperto che guardare il mare mi rilassava, mi sedevo sulla sabbia e lo fissavo. Un giorno, poi, ho visto un bambino che costruiva un castello di sabbia proprio sulla riva, le onde, sistematicamente lo buttavano giù e lui, sistematicamente, lo ricostruiva; avrebbe potuto farsi un po’ più indietro, dove l’acqua non lo avrebbe raggiunto ma non lo faceva, no, lui rimaneva lì e ricostruiva dopo ogni distruzione ed allora capii. Su questa spiaggia adesso ci vengo ogni giorno, all’alba, ma non vengo per contemplare il mare, vengo ad allenarmi ed ogni giorno mi sento più forte, ogni giorno mi sento meglio. Ho anche trovato una palestra dove praticano il full contact, ho iniziato a frequentarla, ogni tanto, faccio pesi, aiuto i giovani e qualche volta combatto; mi sono ricordato di una promessa e le promesse, in un modo o nell’altro, vanno mantenute. Mi tocco la cicatrice sul ginocchio, è coperta dal tatuaggio che mi sono fatto, brucia ancora un po’ ma quando lo guardo sorrido; è una fenice che risorge dalle fiamme e sopra c’è una scritta in latino: post fata resurgo.


Finalmente, dopo un po' di tempo, tornano "i post dalle tre parole", so che, in realtà, in questo caso non sono i previsti sostantivoaggettivoverbo ma essendo un gioco, qualche strappetto alla regola si può fare.
Gli altri li trovate qui.

11 dicembre 2009

Soddisfare dei bisogni

Ho bisogno di una scala a pioli, devo cambiare una lampadina ma è troppo in alto per me e per la sedia, anche sommati. Decido di andare al centro commerciale a comprarne una, non si sa mai possa servire per altro, le lampadine sono sempre troppo in alto; al centro commerciali hanno tutto, anche le scale a pioli in alluminio, anche quelle in legno, anche le lampadine se è per questo. E’ una bella giornata, fredda ma secca, di quelle che quando ti dicono: “Madonna che freddo”, rispondi “Sì, ma senti che bel secco!”. Guido verso il centro commerciale, una strada tutta curve in mezzo alla campagna, vado tranquillo tanto non ho fretta, al centro commerciale c’è abbondanza di scale a pioli, non me le finiscono di certo, anche stessero in offerta. Guido tranquillo e mi godo la vigna e gli ulivi, più gli ulivi della vigna a voler essere precisi e mentre me li godo vedo un tizio che raccoglie le olive all’antica: sale su una scala e scuote i rami facendo cadere le olive su dei teli che ha steso sopra le radici. Ho sempre avuto una curiosità su questo metodo di raccolta e decido che è la volta di soddisfarla. Accosto la macchina in uno slargo, ce l’ho fin da piccolo, la curiosità, non la macchina, e mi avvicino al tizio che è a metà della scala; “Buon uomo, mi scusi”, sono sempre una persona educata, “Mi dica”, tra gentiluomini ci si riconosce al volo. “Ho una curiosità che mi porto dietro da un po’, me la toglierebbe?”, “Certo, quale sarebbe questa curiosità?”, “Quando ci sono ulivi grossi come questo, come si fa a scuotere i rami più in alto visto che con la scala non ci si arriva?”, “Ma è molto semplice caro signore, cerco i rami più solidi e appoggiandomici, salgo più su e raggiungo i rami più alti, le faccio vedere”. Lo guardo salire agilmente per un altro paio di metri ed appoggiarsi con i piedi su un grosso ramo e da lì scuotere anche le cime più alte per far cadere le olive; lo guardo sorridendo e gli dico: “Molte grazie”. E’ stata una mattinata proficua, mi sono tolto una curiosità che avevo fin da piccolo ed ho anche trovato la scala a pioli che mi serviva, senza nemmeno andare al centro commerciale.

09 dicembre 2009

Adottiamola!

A cosa serve avere un blog? Serve ad un sacco di cose, fra queste anche quella di poter fare una cosa buona. Tazzozza mi ha chiesto una mano per trovare una casa a questa cagnolina qui sotto

Si trova a Molfetta, in provincia di Bari, se andate sul suo blog troverete maggiori indicazioni

06 dicembre 2009

Tinsegnotuttoio

"Tinsegnotuttoio" incontrò Esmeralda Matilde Lapis in un negozio di elettronica, davanti ad un televisore al plasma da 50 pollici, lei era lì che guardava beata un video di pesci che nuotano; "Tinsegnotuttoio" vide questa tipa alta alta e secca secca, con i capelli neri raccolti all'insù e gli occhiali, che guardava quei pesci inclinando lievemente la testa e sorridendo e sorrise empatica anche lei, disse al tipo che aveva vicino "Neutro, io vado a vedere da 'sta parte, tu vai ai piccì? Sì, ok, ci vediamo ai piccì" e si allontanò. Come al solito Neutro non aveva detto niente, nemmeno annuito, non aveva nemmeno fatto in tempo ad aprire la bocca e si diresse verso l'elettronica con il passo di chi voleva un lettore mp3. Esmeralda aveva le mani in tasca e quando "Tinsegnotuttoio" le si piazzò accanto si spostò lievemente per farle posto. "Belli vero?", le aveva detto "Tinsegnotuttoio" senza girare la testa ed Esmeralda, senza distogliere lo sguardo aveva risposto "Bellissimi, mi piacciono gli acquari, ma come fanno i pesci a stare in così poco spazio? E l'acqua, l'acqua da dove la mettono?". "Tinsegnotuttoio" aveva alzato gli occhi al cielo, lo faceva spesso, le persone secondo lei avevano l'urgenza di sapere e lei il dovere di colmare le loro lacune, era una missione per lei. Si era avvicinata allo schermo ed aveva preso in mano il cavo dell'alimentazione: “Lo vedi questo? L'acqua entra da qui”, “Ed i pesci?”, “Beh, quelli saranno sogliole”. Lo sguardo di Esmeralda si illuminò, come se avesse finalmente capito; nello stesso momento sullo schermo passarono le immagini di una partita di calcio, "Tinsegnotuttoio" prese subito per mano Esmeralda e la tirò via, “Andiamo, Neutro ci aspetta ai piccì”, aveva deciso che sarebbe stata la sua nuova amica.

La prima parte qui

05 dicembre 2009

Come se non avessi niente da fare...

Quando il buon berry ha iniziato a commentare i miei post parlando di blogger anonimi e rapimenti di vips e api Piaggio con cui scorrazzare, io non ho potuto che cazzeggiare di rimando. Contemporaneamente ci è venuto nel cervello lo schiribizzo di rendere questi due blogger più reali e portare i nostri commenti in un blog a parte, come se non avessi già un sacco di cose da scrivere. La vedete quell'ape verde lì a destra? Massì, sotto il blogroll! Ecco, se ci cliccate sopra vi porta dritti dritti a questo nuovo blog mio e di berry in cui troverete i primi due post e la nostra dichiarazione di intenti e chi vuole intenTere inTenTa!
Se poi, come si dice dalle mie parti, vi sfingete a far girare la rotellina e portare il puntatore a pungere l'ape, potete cliccare direttamente qui. Naturalmente questo blog continua a vivere la sua vita e a far apparire le mie cazzate, racconti "ispirati" compresi, mo non è che ve ne andate tutti lì eh! State qui e lì (e pure da berry, va)!

03 dicembre 2009

Selezione, innaturale, desiderare

Il post dalle tre parole di Fabrizio

Il viaggio


Fuori dalla macchina ci sono solo la strada, l’asfalto e la notte; un unico, uniforme strato di nero. Le stelle probabilmente sono andate a fare da sfondo dove sono più utili, magari a qualche coppia ferma in contemplazione, impegnata ad unire i puntini e disegnare costellazioni inventate aspettando che cada una stella per desiderare quello che entrambi vogliono ma non si decidono a fare. Qui la notte è così nera che potrei essere già arrivato e non me ne accorgerei, se sapessi davvero dove sto andando. Il buio è squarciato solo dalla luce dei miei fanali e da quella delle poche auto che incrocio, ci salutiamo con un colpo di abbaglianti riconoscendoci tra navigatori del nulla. Ascolto la radio per avere un compagno di viaggio virtuale, per non sentire troppo la solitudine; per fortuna la selezione musicale che stanno trasmettendo è una perfetta colonna sonora per il mio stato d’animo: Feeling good nella versione dei Muse.
It's a new dawn
It's a new day
It's a new life
For me..
And I'm feeling good
“Una nuova vita”, non è forse per questo che sto viaggiando? Mi accendo una sigaretta, apro il finestrino per non affumicare l’abitacolo. Fuori l’aria è frizzante, meglio, un po’ di fresco mi aiuta a rimanere sveglio; abbasso il volume della radio fino ad azzerarlo per sentire il rumore della notte, del viaggio, ma a parte il fruscio dell’asfalto sotto le ruote non si sente altro. Il silenzio è quasi fisico, palpabile; è innaturale, mi sembra di essere in un’altra dimensione, fuori dal mondo, lontano da tutto. I pensieri però sono ancora con me, come un fardello che non posso abbandonare a mio piacimento; per quanto ci allontaniamo velocemente loro sono sempre più veloci di noi.

02 dicembre 2009

Questo post non è in ritardo



No, questo post non è in ritardo, non è per la giornata mondiale per la lotta all'AIDS perchè quella lotta lì va fatta tutti i giorni e non solo il primo di dicembre.